Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
Non è vero
Settembre 2010
L’ecologismo è una ideologia teocratica, fondamentalista e coloniale. Così viene definita da Bjorn Lomborg (scienziato e professore all’Università di Aarhus in Danimarca) nel suo libro The Skeptical Environmentalist. Allo stesso modo, altri grandi scienziati stanno rivedendo quel credo ambientalista costituito da luoghi comuni: Stephen Schneider con il Global Warming, John P. Holdren per la questione energetica, John Bongaarts riguardo all’impatto della popolazione, Thomas Lovejoy con la biodiversità.
Basterebbe un semplice “Non è vero” rivolto agli ecologisti nostrani per scrollarsi di dosso tutte le fandonie che ci hanno raccontato in questi anni. Tre paroline che riassumono e mettono a nudo i loro stereotipi costruiti ad hoc per impaurire la gente. La riflessione di oggi si basa su queste tre parole e vuole demolire i luoghi comuni degli ambientalisti del pensiero unico, quelli che sono rimasti orfani del comunismo e, nella disperazione, hanno sposato una battaglia che apparentemente si presenta bene, pulita, onesta di fronte alla gente, giacché tocca il cuore di tutti (perché tutti amiamo l’ambiente) ma che in realtà è sporca, disonesta e totalmente fuori di senno per le cose che dicono e per come le dicono.
Dunque, “non è vero”, significa proprio questo, che non è vero quello che affermano gli ambientalisti, non è vero ad esempio che le risorse stiano finendo e neppure l’energia: le prime grida d’allarme in tal senso hanno già compiuto i 40 anni da un pezzo, eppure i nostri ambientalisti continuano con la stessa tiritera ripetuta come un mantra. Sarebbe da rivolgere loro la catilinaria di Cicerone: quousque tandem ambientalista abutere patientia nostra (…) patere tua consilia non sentis...
Così come non è vero che ogni anno c’è più gente povera nel mondo che muore di fame. Anzi, è vero il contrario: nel 1900 la speranza di vita di un essere umano era di 30 anni, oggi è di 67. Secondo i dati dell’Onu la povertà si è ridotta più negli ultimi 50 anni che nei cinquecento anni precedenti in quasi tutti i paesi del mondo. Oltre a non essere vero che c’è più gente povera, non è neppure vero che la fame nel mondo sia aumentata. Di fatto gli indicatori ci dicono che è diminuita: Nel 1970 le persone senza cibo erano il 35% e nel 1996 erano il 18%. Quest’anno l’Onu prevede che scenderà al 12%. Le persone che hanno cibo sufficiente sono incrementate di due miliardi in termini assoluti.
Non è vero che c’è un riscaldamento globale in atto di origine antropica, c’è senza dubbio un riscaldamento globale ma perché dare la colpa all’uomo? Si calcola che di tutti i gas serra la CO2 rappresenta appena il 2% mentre l’andamento del vapore acqueo è del 90%. Le attività umane rappresentano solo il 4% del totale dell’anidride carbonica emessa in atmosfera mentre il 96% restante è di origine naturale.
Non è vero che il riscaldamento globale sarà foriero di fenomeni soltanto negativi. Anzi, in altri momenti della storia dell’umanità è stato proprio l’innalzamento della temperatura che ha prodotto benessere ambientale e notevoli benefici alla qualità della vita: inverni più miti hanno fatto fare alla civiltà un notevole balzo in avanti.
Non è vero che perderemo tra il 20% ed il 50% delle specie viventi durante la nostra vita. Anche questo dato è fortemente ridimensionato. Le specie viventi che spariranno nell’arco di una vita umana sono solo un 0,7% e neppure è vero che la pioggia acida sta uccidendo i nostri boschi o che l’acqua e l’aria sono sempre più inquinati. E’ vero il contrario, gli indicatori mostrano che c’è sempre meno inquinamento (ovviamente al di là dei singoli casi locali). Il mondo è meno inquinato di 100 anni fa, nonostante in questo momento il Golfo del Messico risulti essere estremamente inquinato, ma ciò è dovuto all’incidente puntuale che nulla ha a che fare con il trend.
La verità è che gli ambientalisti del pensiero unico e dal vaniloquio inconsistente, quelli specializzati nel conformismo iettatore e catastrofista hanno il compito di impaurire la popolazione, e lo fanno in combutta con i poteri forti. Un piano geniale per tenere la gente in continuo stato di allarme così può dedicare tempo e risorse a risolvere problemi inesistenti, tralasciando quelli importanti (che nulla hanno a che vedere con l’ambiente) in modo da non disturbare il manovratore (i politici).
Se confrontiamo il mondo attuale con quello fino a duecento anni fa, non c’è alcun dubbio dello sviluppo in termini “ambientali”: acqua corrente, servizi sanitari e quant’altro. La sporcizia era veicolo di malattie: la mancanza di latrine pubbliche e l’assenza di sistemi fognari o di piccoli pozzi neri, facevano sì che il modo più sbrigativo per eliminare i “rifiuti corporali” era quello semplicemente di sbarazzarsene buttandoli fuori di casa. E, difatti, almeno nelle città, le strade e i vicoli divennero ricettacolo di escrementi e urina. Ogni mattina non c’era casa dalla quale dalla porta o dalla finestra non si svuotassero i “vasi da notte” al grido: “Attenti sotto!”. Non è un caso che grandi città come Parigi hanno tuttora alcune strade il cui nome fa riferimento alle feci: Merdereau, Merdeuse, Merdenchon.
Per non parlare poi dell’analfabetismo: sul terreno dell’educazione abbiamo avuto fin dall’antichità la più grande avversione per la scuola. L’insegnamento teologico era l’insegnamento per antonomasia. In tutto il Medio Evo solo venivano considerate utili quelle scienze che contribuivano alla predica ecclesiastica. Nel Concilio di Calcedonia c’erano 40 vescovi analfabeti. I papi dei secoli seguenti andavano fieri della loro ignoranza, non conoscevano il greco e parlavano male il latino. Gregorio I Magno, l’unico papa dottore della chiesa oltre a Leone I, secondo la tradizione fece incendiare una grande biblioteca che c’era nel Palatino. Le arti non erano che instrumentun theologiae secondo la frase “la mia grammatica è Cristo”. Incluso santo Tommaso d’Aquino, il filosofo ufficiale della chiesa, scrive che “la volontà di conoscenza è peccato quando non serve alla conoscenza di Dio”. En passant, il mondo arabo nel Medio Evo fece un grande balzo in avanti nelle scienze, in matematica e soprattutto in medicina superando il mondo cattolico proprio perché ubbidienti alla consegna di Maometto “L’inchiostro degli scolari è più sacro del sangue dei martiri”. Le nostre conoscenze scientifiche rimasero invariate per più di un millennio fino al XVI secolo, per poi avanzare lentamente fino all’inizio del Novecento: il 75% dei ragazzi nati nel periodo della prima guerra mondiale, erano analfabeti. Questa percentuale è scesa attualmente al 16%. Per quanto riguarda l’accesso all’acqua potabile, nel 1970 solo il 30% della popolazione dei paesi in via di sviluppo aveva acqua potabile laddove oggi la percentuale è salita all’80%.
Infine, nel dibattito ambientalista si sente spesso che vengono sciorinati argomenti di breve periodo laddove sarebbe opportuno parlare di lungo periodo. Tra i primi ad usare questa tecnica catastrofista fu il primo rapporto sullo “Stato del Mondo” di Worldwatch, nel 1984, dove si parlò di un peggioramento del commercio internazionale sulla base di alcune cifre del FMI sul valore delle esportazioni mondiali che ebbero una caduta del 12% dovuta alla seconda crisi petrolifera ed in ogni caso dal 1983 in avanti il commercio internazionale ha praticamente raddoppiato in pochi anni. Un altro esempio di ambientalismo catastrofico fu quello di Lester Brown, che nel 1998 disse che si sarebbe verificato un incremento del prezzo del grano; un incremento storico che avrebbe portato l’umanità alla catastrofe. In effetti negli anni 1994-1996 il prezzo del grano aumentò notevolmente, tuttavia Lester Brown sbagliò completamente la sua previsione giacché il prezzo poi incominciò a calare fino ad arrivare nel 2000 ad essere il più basso mai registrato nella storia dell’umanità.
La verità è che la tecnosophia, la conoscenza scientifica disturba. Alla stessa stregua delle teocrazie, gli ambientalisti integralisti vorrebbero arginare la potenza della conoscenza per paura che le acque della ragione travolgano le palafitte dell’assolutismo e dell’ignoranza sulle quali gli ambientalisti hanno fondato il loro integralismo. Sul nostro Paese, infatti, incombe un inquietante, pericoloso fondamentalismo d’accatto, antidemocratico e antiliberale, sono gli ambientalisti che sputano nel piatto in cui mangiano solo per non pagare il conto.
Walter J. Mendizza
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