Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
La multinazionale dell'ambientalismo ideologico
Marzo 2015
Qualche giorno fa camminando in Piazza Unità a Trieste mi sono imbattuto in uno sparuto gruppo di ragazzi che raccoglievano firme e contributi per Greenpeace. Una ragazza si avvicinò con il suo bel distintivo sul petto e mi chiese se volevo firmare qualche loro petizione. Approfittai per chiedere delucidazioni sulle polemiche e le accuse contro Greenpeace per i danni che avevano fatto in Perù sulle Linee di Nazca. La ragazza sembrava spaesata allora le spiegai che alcuni mesi fa, attivisti di Greenpeace avevano disposto vicino a una delle figure più famose nel deserto peruviano, quella del colibrì, un messaggio scritto in inglese (TIME FOR CHANGE! THE FUTURE IS RENEWABLE - è tempo di cambiare! Il futuro è rinnovabile) con tanto di firma gigantesca: GREENPEACE. Spiegai alla ragazza che Greenpeace ci era andata col piede pesante dato che il governo di Lima fece poi una denuncia all’Unesco chiedendo l’identificazione degli attivisti e la loro estradizione perché avevano rovinato le linee di Nazca che sono patrimonio dell’umanità. Greenpeace aveva presentato le sue scuse ma non erano state accettate dalle autorità di Lima perché gli ambientalisti non avevano ammesso di aver causato alcun danno laddove esperti archeologi avevano dimostrato che le tracce dell’intervento erano rimaste visibili nel sito. Fin qui erano le arrivate le mie informazioni, quindi chiedevo a loro che sono militanti come erano andate a finire le cose.
La ragazza però non sembrava granché informata, accennò un sorriso ma si vedeva che stava facendo una faccia di circostanza, quindi si girò verso un irsuto compagno zazzerone che stava a un paio di metri e disse semplicemente “Nazca”. Costui capì al volo e venne verso di me ammettendo subito che era stato commesso un grave errore anche se (questa era la sua giustificazione) non erano stati militanti peruviani di Greenpeace ma alcuni attivisti argentini e brasiliani peraltro neppure iscritti (a detta sua) alla loro associazione. Ho subito ribadito che il ministro della cultura peruviano, Alvarez Calderòn, aveva chiesto ufficialmente alla loro chiassosa multinazionale ambientalista di fornire i nomi di coloro che avevano compiuto quello sciagurato blitz; ma lui cominciò a mostrarmi un album di foto di tutto quello che avevano fatto negli anni e poi aggiunse “… quando si fa tanto, un piccolo errore ci può anche stare”. La discussione aveva ormai assunto aspetti surreali, da un lato il ragazzo mi dava ragione su tutti i fronti ma io semplicemente cercavo di sapere come fosse finita la vicenda, lui invece cercava di cambiare tema dicendo che non si può accusare un’associazione che ha fatto tanto per il pianeta (sigh!) per un errore di pochi.
Io cercai di spiegare il mio punto di vista argomentando che a mio avviso loro sono una piccola multinazionale verde che praticano un ambientalismo ideologico e che sono poco interessati a guardare come stanno le cose e molto attratti a fare pagliacciate di grande scalpore mediatico. Il ragazzo non si scompose e continuò a cercare di mostrarmi foto. Io gli dicevo che le foto erano la prova provata dei loro lazzi mediatici che non dicono nulla di per sé perché bisognerebbe partire da fatti accertati mentre loro partono sempre dalle opinioni. Finalmente mi chiese a cosa mi riferivo, aveva smesso di raccontarmi la cantilena imparata a memoria e cominciava, forse, un dia-logos.
Gli ho spiegato che siccome le balene non fanno più presa sul pubblico perché sono passati ormai molti anni da quando eravamo tutti dalla loro parte perché li vedevamo come Davide contro Golia, loro con un piccolo scafo accanto a una balena arpionata che disturbavano e ostacolavano le operazioni delle baleniere. Gli ho detto pure che a mio avviso ormai Greenpeace segue la moda di fare solo disinformazione scientifica cercando di piegare la scienza ai loro obiettivi. Nel 2002 avevano rilasciato un rapporto che parlava male del cotone Bt resistente agli insetti in Cina, e lo fecero citando a supporto i lavori del prof. Kongming Wu, un entomologo espero di insetti del cotone. Tuttavia il prof. Kongming venuto a conoscenza del loro rapporto rilasciò un comunicato di fuoco contro Greenpeace perché sostenevano l’esatto contrario di quanto lui diceva.
Altra disinformazione la fanno costantemente con gli Ogm quando dicono che gli Ogm hanno bisogno di più pesticidi. Si tratta di uno sporco trucchetto: sommano l’aumento di diserbante a seguito della diffusione della soia resistente all’erbicida con la diminuzione dell’uso di insetticidi grazie all’uso degli Ogm Bt. La riduzione degli insetticidi non c’entra con l’aumento del diserbante, però dato che tutto fa brodo, se l’aumento del diserbante è superiore alla diminuzione degli insetticidi ecco servito il comunicato stampa pronto a fare schiamazzo con grande effetto mediatico: GLI OGM HANNO BISOGNO DI PIU PESTICIDI. Una sciocchezza sesquipedale ma siccome Greenpeace gode di buona stampa, può tranquillamente mentire dicendo cose parzialmente vere, tanto nessuno dirà mai niente.
Una cosa analoga succede ormai con moltissimi ambientalisti alimentati dal buonismo scimunito e dilagante di trasmissioni come Le Iene o Striscia la notizia, dove i presentatori si dicono animalisti mentre sono piuttosto animalari (cioè parlano degli animali senza capirne un granché e spacciandosi poi per difensori di questi). Ad esempio qualche anno fa lo pseudo-giornalista ambientalista Edoardo Stoppa di Striscia la notizia che si definisce fratello degli animali, visitando un cortile nel quale erano stati segnalati presunti maltrattamenti di animali, vide dei polli su un albero ed esclamò "guardate amici , questi polli sono addirittura costretti a rifugiarsi sulle piante". Da rimanere basiti dalla sua ignoranza, dato che la razza avicola omeosoma a impennamento rapido (come il pollo inquadrato) si distingue facilmente dai corpulenti polli eterosomi selezionati per l’ingrassamento. Proprio i polli omeosomi hanno la capacità di svolazzare e prediligono appollaiarsi sulle piante anche nei mesi invernali, essendo questo un segnale di buona salute laddove Stoppa invece spacciava l'accovacciarsi sulle piante come sintomo di indisposizione e sofferenza.
Questi “giornalisti” finiscono per essere seguiti da un folto pubblico nella loro propaganda verde o nella loro animalarità faziosa, creando servizi di vera e propria disinformazione. Ultimamente lo stesso Stoppa ha finito per realizzare servizi disinformativi sulla sperimentazione animale confondendola con la vivisezione (che è stata definitivamente vietata dalla circolare 51/72 e poi dalla direttiva 86/609/EEC). Come se non bastasse quando vuole dimostrare che i macachi utilizzati negli esperimenti sono povere vittime li definisce come malcapitate scimmiette e poi finisce per intervistare il presidente della LAV (Lega Anti Vivisezione) che è come chiedere all’oste se il suo vino è buono. Questi servizi sono un compendio di luoghi comuni pronti a sfruttare il cuore buono, onesto e morale delle persone che si ribellano giustamente alle torture fatte sulle povere bestie inermi. Se poi si aggiunge il gioco del montaggio delle riprese che viene fatto magistralmente, molte volte invertendo l’ordine temporale degli eventi, è facile portare lo spettatore a far credere quello che non è.
Tutti sappiamo che con un montaggio “opportuno” si può mostrare e dimostrare quello che si vuole: ad esempio una semplice gabbia che è fatta per rendere più sicuro il trattamento sia per l’operatore sia per l’animale, viene fatta passare come un incivile strumento di tortura. Che dire? Sulla opportunità di fare test sugli animali, come vengono realizzati e come vengono trattati gli animali stessi, posso rimandare a questo piccolo video su Youtube realizzato dal professor Caminiti.
Dunque eravamo cominciati con Greenpeace e siamo finiti con Striscia la notizia. Di primo acchito possono sembrare cose completamente diverse, eppure sono due facce della stessa moneta. Greenpeace è una multinazionale dall’ideologia verde che ha un giro d’affari miliardario, basti pensare che solo in Italia e solo con il 5 per mille ha raccolto lo scorso anno oltre 750 mila euro. Forse Greenpeace o il giornalista Edoardo Stoppa non capiscono niente di polli omesomi o eterosomi, però dai servizi che riescono a rifilare, evidentemente conoscono molto bene i loro polli.
Walter J. Mendizza
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