Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
Masse e biomasse
Maggio 2013
Abbiamo più volte detto che l’Occidente è in crisi d’identità, i progressi realizzati grazie alla scienza e alla tecnica sono poco apprezzati e si ha paura di riconoscere che l’uomo è sempre stato tecnologico e che senza tecnologia non esisterebbe niente di quello che abbiamo. Per dirla in maniera cruda, prima della tecnologia eravamo scimmie, non umani. Evidentemente riconoscere questa rappresentazione mentale può lasciare sbigottiti dato che siamo costantemente cloroformizzati e catechizzati dalla pervasiva tradizione giudeo-cristiana.
Tuttavia a pensarci bene gli dèi civilizzatori, quelli che hanno offerto le tecniche all’uomo per avvicinarlo alla condizione divina, erano déi pagani (Atena, Efesto, Odino, Prometeo). L’avanzamento tecnologico della nostra società è avvenuto proprio in quanto essa è stata in grado di recuperare le proprie radici pagane, non quelle cristiane come si cerca subdolamente di affermare. Con la cultura pagana abbiamo cominciato ad affrontare e risolvere i problemi che l’umanità si portava dietro da millenni e i nuovi problemi che ci assediano li risolveremo immettendo nel sistema più cultura “pagana”, cioè più ricerca, più scienza, più tecnologia, non sottomettendoci ai limiti imposti da una religiosità retrograda. Per far questo è necessario che le masse sappiano discernere e imparino a “vedere bene” chi sono coloro che attaccano la scienza e la tecnica e perché lo fanno.
Purtroppo le masse non sono molto brave nel “saper discernere” e si bevono tutto quello che i media raccontano. Uno dei campi dove più si manifesta questa incapacità riguarda il tema dell’ambientalismo (biomasse, CO2, crisi climatica, ecc.). In Italia ad esempio, l’incidente nucleare di Fukushima fece reagire negativamente la stragrande maggioranza del Paese al momento di votare il referendum e a nulla valsero le ragioni e i numeri che vennero presentati all’opinione pubblica dove si mostrava che il nucleare è la fonte di energia più pulita e sicura che esista. Sorvoliamo sul fatto che in Francia esistono più di 50 centrali nucleari, alcune delle quali forniscono energia proprio a noi (per questo la paghiamo cara) e che in caso di incidente la nube radioattiva non si fermerebbe certo alla frontiera e, data la rotazione terrestre, l’avremmo sulle nostre teste in poche ore. E pensare che il nostro Paese (patria di Enrico Fermi padre della prima reazione nucleare controllata della storia) era il terzo produttore di energia nucleare dopo USA e UK. L'era nucleare durò solo dal 1963 al 1990 ed ebbe 4 unità nucleari (Trino Vercellese, Caorso, Latina e Garigliano).
Per quanto riguarda la sicurezza, se contiamo il numero dei decessi per Terawattora (TWh) si vede una realtà diametralmente opposta a quella che ci viene presentata dai media: il Petrolio fa 37 morti, il Carbone 25, la Lignite 18, la Torba e le Biomasse 12, il Gas 4, l’Eolico 1. L’idroelettrico si colloca sotto l’unità: mezzo decesso per TWh. E il nucleare? Ebbene, il nucleare batte tutte le fonti: fa solo 0,1 morti/TWh. Come dire che il petrolio porta sulle spalle un numero di decessi di quasi 37.000 per cento in più rispetto al nucleare! Eppure noi non vogliamo il nucleare perché “pericoloso”. Si tratta evidentemente di una paura irrazionale, come quella che molte persone hanno di prendere un aereo, nonostante sia il mezzo di trasporto più sicuro, di gran lunga più sicuro rispetto ad esempio a viaggiare in automobile. Da questo punto di vista risulta sorprendente che in un recente sondaggio i cittadini britannici si siano mostrati a favore del nucleare. Forse gli inglesi sono più razionali di noi? La risposta è ovviamente no, sono invece più informati di noi, questo sì.
Gli ambientalisti che schiamazzano contro ogni forma di progresso e che dicono NO a tutto, dovrebbero fare un esame di coscienza perché non si può aspettare che l’energia arrivi dal cielo e dovrebbero essere invece più cauti quando caldeggiano le energie c.d. rinnovabili. Nella disinformazione che regna sovrana non ci accorgiamo che molta produzione energetica “alternativa” funziona solo perché sovvenzionata. Se si mette in conto il costo degli incentivi potremmo rimanere basiti nel vedere che quello che si tende a considerare un bene in realtà non lo è. Ad esempio gli incentivi alle biomasse vengono concessi perché si suppone che la CO2 emessa dalle biomasse ritorni poi in "natura" con la crescita di nuove piante, facendo sì che la CO2 complessiva in atmosfera non aumenti. Ma questo è assai dubbio e in effetti non sembra affatto che dietro questo processo ci sia un vero risparmio sulla CO2.
L'Europa ha imposto agli stati membri di dislocare l'approvvigionamento energetico dalle fonti fossili a quelle rinnovabili e per fare questo l’Italia sta adottando politiche di incentivazione, quindi si elargisce denaro per produrre energia elettrica o calore. Fino a pochi mesi fa, lo stato pagava la corrente elettrica prodotta con fonti rinnovabili o assimilate molto più del prezzo di mercato. Così facendo molti imprenditori si sono attivati per produrre moltissima corrente con le fonti rinnovabili anche se non per motivi ambientali ma semplicemente come attività remunerativa. La materia prima per eccellenza annoverata tra le fonti rinnovabili è la legna, dunque era conveniente produrre con essa quanta più corrente possibile, ma dato che la domanda di un bene comporta l'aumento del costo di mercato del bene (la legna), a mano a mano che il prezzo della legna saliva gli imprenditori si sono rivolti ad altre tipologie di biomasse energetiche ma meno costose del legno, tra questi l'olio di palma.
L’olio di palma per uso alimentare venne deviato sul circuito energetico ma così facendo si è dovuto sopperire in qualche modo al mancato uso alimentare: ad esempio quando si hanno a disposizione aree boschive, si abbattono gli alberi per piantarci colture alimentari ... questo però sopprime la biomassa arborea che assorbe molta più CO2 rispetto alle coltivazioni agricole e in più crea un’economia drogata che in realtà non aiuta né la natura né l’economia stessa. Le centrali che utilizzano oli vegetali sono sempre più numerose grazie agli incentivi che paghiamo tutti indistintamente. Nel caso specifico, la domanda di olio di palma è salita così tanto e così in fretta da far aumentare i prezzi e come è noto, arriva un momento in cui il prezzo fa risultare antieconomico l’uso del bene malgrado gli incentivi per cui si cerca di ricorrere ad altre “biomasse” meno nobili (oli animali e recupero degli oli alimentari esausti), queste biomasse però erano usate come integratori nella zootecnia, ad es. come cibi per cani e gatti …. E siamo di nuovo punto e da capo: per produrre questo cibo per gli animali si devono trovare altre fonti, ed il ciclo ricomincia…
Il problema di tutto questo è che calcolando quello che è l'indice EROEI (energia restituita in base all'energia spesa per produrla), le fonti come l'olio di palma e la biomassa legnosa possono comportare dei danni ambientali in quanto si emette più CO2 di quanta se ne risparmia. Inoltre, anche se le biomasse legnose vengono usate solo per la produzione di corrente, comunque il bilancio non è a somma zero. Il vantaggio della legna è quello della produzione di calore ed elettricità, non della sola elettricità, per la quale i pannelli solari, anche quelli attualmente in produzione, sono molto più efficienti.
Gli incentivi sono finalizzati solo ed esclusivamente all'abbattimento della CO2 per combattere la crisi climatica. Tuttavia nella realtà dei fatti non si abbatte la CO2 ma si dissipa soltanto danaro pubblico e si producono danni alla produzione alimentare. E che dire poi dell'inquinamento? Nel senso di emissione di sostanze tossiche, di polveri sottili? Il tema non è stato neanche preso in considerazione dagli ambientalisti. La combustione delle biomasse inquina di più o di meno? Nessuno ha fatto un’analisi su questo fronte, di certo non si può dire che la combustione delle biomasse inquini di meno. Anzi, per quanto riguarda le stufe a legna (caminetti e cucine a legna) la quantità di polveri sottili emessa è peggiore della combustione dei derivati del petrolio e di gran lunga peggiore della combustione del gas metano. Anche se il legno è una sostanza perfettamente naturale.
Come si può apprezzare la questione è complessa, e di fronte alle questioni complesse non si può restare fermi ma si deve proseguire e possibilmente avanzare. Come? Con più tecnosofia. Il mondo riuscirà a sopravvivere solo se l’umanità sarà capace di portare avanti una rivoluzione tecnosofica, una rivoluzione prometeica, se riuscirà a immettere nel sistema più scienza e più tecnica, e si dimostrerà capace di recuperare le radici pagane dell’evoluzione autodiretta, ponendo un freno all’avvitamento assolutista dei verdi, all’involuzione dell’integralismo messianico dei falsi ambientalisti.
Walter J. Mendizza
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