Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
Creando il futuro tecnosofico
Aprile 2012
Nel nostro Paese c’è sempre stata una classe dirigente al potere specializzata nel mettere bastoni tra le ruote alla scienza o nel porre costantemente freni alla techné, allo scopo di soffocarne lo sviluppo. Un ruolo di primo piano l’ha giocato la Chiesa e non mi riferisco tanto alle vittime delle Crociate o ai roghi dell’Inquisizione ma a “crociate” ben più moderne come i referendum contro le biotecnologie, la vergogna della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita oppure il disegno di legge sul Testamento biologico approvato dalla Camera dei deputati ma non ancora dal Senato, definito da Stefano Rodotà una legge bugiarda, incostituzionale e truffaldina, che fin dal suo primo articolo oltraggia la libertà degli italiani spiegando che la vita è inviolabile e “indisponibile”. Una parolina quest’ultima che è tutto un programma. Indisponibile per chi? Per la propria persona? Per gli altri? Tutti potremmo pensare che sia indisponibile per gli altri, ma già Pio XII diceva che “l’uomo non è padrone assoluto di sé stesso, del proprio corpo, del proprio spirito e non può disporne liberamente”. Addirittura nell’ultima stesura della legge, la parola “volontà” sparisce per cedere il posto ad un’altra parola più generica e in un certo senso più maliziosa: “orientamento”: la frase “le volontà espresse dal soggetto nelle sue dichiarazioni …” è sostituita con “gli orientamenti espressi dal soggetto nelle sue dichiarazioni …”. Come dire che non abbiamo diritto a dire qual è la nostra volontà ma solo ad esprimere un orientamento!
E perché la fecondazione in vitro con il trasferimento dell’embrione nell’utero della donna (la c.d. FIVET) viene considerata immorale dai bioconservatori? Purtroppo conosciamo la risposta: perché permette la selezione degli embrioni “migliori” … insomma là dove i tecnosofi vedono il bene perché tutti siamo interessati a che i bambini che nascono non siano portatori di malattie, i bioconservatori ci vedono il male. E viceversa, là dove i bioconservatori ci vedono il bene (nessuna selezione degli embrioni) i tecnosofi non solo ci vedono il male ma considerano riprovevole tale mancanza di selezione, perché è eticamente disonesto e moralmente criminale che si facciano nascere bambini destinati ad essere infelici o che si obblighi i genitori a procreare bimbi indirizzati verso l’afflizione e la morte prematura. Impedire ex lege a qualcuno di procreare nonostante la tecnica lo permetta è probabilmente incostituzionale ma dimostra fin dove siamo arrivati: per impedire l’eugenetica liberale, i bioconservatori sono arrivati addirittura ad imporre una disgenetica autoritaria e di Stato. Come se non bastasse, i tecnosofi difendono anche la fecondazione eterologa laddove i bioconservatori cattolici la osteggiano talmente tanto che sono riusciti a vietarla in molti stati tra i quali l’Italia. Ed è il colmo che lo facciano proprio loro che credono in un Dio figlio, Gesù, che è stato fecondato con la eterologa!
E’ evidente ormai che siamo in piena crisi d’identità. E non siamo soli, anzi. E’ tutto l’Occidente in crisi. Lo stesso Occidente che da sempre ha seguito, inseguito e perseguito la conoscenza scientifica attraverso la ricerca empirica e razionale; dall’antica Grecia fino alla moderna rivoluzione biotecnologica e le sue applicazioni tecniche. Ebbene mentre i paesi emergenti (eufemismo ottuso perché questi paesi son ben che emersi da tempo) si sono avviati e avanzano con fede incrollabile sulla strada da noi segnata, questo nostro Occidente è in piena crisi, con controversie che riguardano ancora la sindrome dei cibi Frankenstein e le chimere genetiche! Un noto comico diceva in un suo spettacolo: “Quante possibilità ci sono che un merluzzo si accoppi con un pomodoro? Eppure la biogenetica lo fa! Aggiunge il Dna del merluzzo al pomodoro per creare dei pomodori sempre duri. Sono morti sessanta ragazzi di shock anafilattico perché erano allergici al pesce e avevano mangiato il pomodoro!”. Certo, farebbe ridere se non fosse che fa piangere. Le battute così fanno ridere ma sono anche disinformazione allo stato puro e quel che è peggio instillano paure ingiustificate nelle persone. Certo, il comico faceva il lavoro di comico, però resta il messaggio emotivo. Anche Greenpeace ha parlato in questi termini rafforzando l’immagine di un pomodoro contenente all’interno un feto.
Quando si mandano questo tipo di messaggi si confonde volutamente la gente. I geni non hanno in fronte un’etichetta con scritto “sono un gene animale al cento per cento” oppure “sono un gene merluzzo”. Il codice genetico è universale e tutti gli organismi viventi hanno moltissimi geni in comune. Quindi non ha senso parlare del gene del pomodoro o del gene del merluzzo, dato che tutte le specie viventi hanno le stesse molecole. Il 98% del nostro Dna umano è in comune con quello di uno scimpanzé. E addirittura abbiamo il 90% del Dna di un topo e condividiamo perfino il 60% dei geni del moscerino della frutta e il 30% dei geni del lievito. Come spiega Dario Bressanini nel suo libro Pane e Bugie, “Quello che è corretto dire è che esistono dei geni che assemblati nei cromosomi di un organismo vivente vanno a costituire di volta in volta il patrimonio genetico del pollo, del lievito, del pomodoro e dell’uomo. E’ ovvio che un pomodoro non si accoppierebbe mai con un pesce! Neanche noi siamo il risultato di un accoppiamento tra esseri umani e mosche, eppure ne condividiamo il 60% dei geni. L’accostamento riesce però a evocare qualcosa di mostruoso, come nel film La mosca, in cui nel corso di un esperimento il Dna di uno scienziato si combina con quello dell’insetto”.
Per tutti questi motivi non dovrebbero procurarci alcuno spavento gli esperimenti Ogm. Perché volenti o nolenti questo è “scritto” nel nostro Dna: il nostro destino è da ricercare nelle scoperte scientifiche e nelle invenzioni tecnologiche e perciò Tecnosophia difende a spada tratta la ricerca scientifica e la techné, perché le nostre radici sono là, la nostra identità è là: noi siamo figli della tecnica checché ne dicano le truppe bioluddiste con le loro reazioni scomposte, rozze e primitive. Oggi grazie alle biotecnologie siamo in grado di modificare il patrimonio genetico di piante e animali in maniera veloce facendo in laboratorio ciò che prima si faceva nei campi e nelle fattorie con un certosino lavoro di prova e selezione. Perché mai un ingegnere genetico dovrebbe essere più odioso o più indegno o più infame di un contadino? Con gli Ogm è possibile pianificare e realizzare cibi più funzionali alla nostra salute, alla longevità, all’intelligenza, alla forza.
Certo, dietro questa storia degli Ogm ci sono multinazionali private che come scopo hanno il profitto e questo fa saltare i nervi a molti bioluddisti di sinistra. E’ però lecito chiedersi cosa c’è dietro questa reazione. Perché la ricchezza degli altri arreca disturbo? Anche su questo Tecnosophia ha qualcosa da dire: è vero o no che chi ha un alto reddito paga più tasse e contribuisce di più all’economia del Paese? Combattere l’evasione fiscale vuol dire che i redditi diventano visibili, fa venire a galla il sommerso. Non ci si deve vergognare della ricchezza conquistata onestamente, perché è una qualità, un valore da rispettare e fare propri. Costruire benessere significa faticare, usare intelligenza e competenza, dunque la famosa frase evangelica secondo cui per il ricco è difficile entrare nel regno dei cieli, è una sciocchezza. L’esaltazione della povertà ha fatto male al mondo ed è indubbiamente un’altra scempiaggine che solo chi è povero è spirituale: la povertà ha spesso liberato i lati peggiori dell’uomo.
Ai tecnosofi non può che far piacere la generosità dei ricchi che finanziano scuole e ospedali; gli imprenditori non sono antagonisti del mondo e non hanno niente da farsi perdonare giacché con la loro ricchezza creano lavoro. Andare verso la agiatezza è un istinto naturale e quando è perseguito onestamente, ha un indiscutibile valore sociale perché produce il bene di tutti. Gli ambientalisti del pensiero unico che sono contrari a tutto, ai rigassificatori, ai treni ad alta velocità, alla costruzione di ponti e strade, non si rendono conto che è socialmente stupido remare contro il progresso sociale giacché nessuno (nemmeno loro) rinuncia mai alle proprie comodità e tornare indietro in qualsiasi aspetto della nostra vita provoca molto più danno all’ambiente.
Come dicevamo all’inizio, l’Occidente è in piena crisi d’identità, perché ha paura di riconoscere che l’uomo è sempre stato tecnologico, che senza tecnologia, non esisterebbe, che prima della tecnologia eravamo scimmie, non umani, che gli dèi del paganesimo (Atena, Efesto, Odino, Prometeo) erano dèi civilizzatori perché offrivano le tecniche all’uomo per avvicinarlo alla condizione divina, esattamente il contrario di quanto accade nella tradizione giudeo-cristiana. L’avanzamento tecnologico della nostra società è avvenuto proprio in quanto essa è stata in grado di recuperare le proprie radici pagane, non quelle cristiane come si cerca falsamente di affermare. Con la cultura pagana abbiamo cominciato ad affrontare e risolvere i problemi che l’umanità si portava dietro da millenni e i problemi li risolveremo immettendo nel sistema più cultura “pagana”, cioè più ricerca, più scienza, più tecnologia, non ritornando ai miti e alle caverne.
I problemi che ha il mondo si risolveranno se l’umanità riuscirà a portare avanti una rivoluzione prometeica invece di rifugiarsi nei localismi delle tribù, se riuscirà a far vincere il “partito Erodiano” favorevole all’ellenizzazione della cultura piuttosto che il “partito zelota” della tradizione biblica, se riuscirà nella propria evoluzione autodiretta e non nell’involuzione dell’integralismo messianico. In definitiva, se Atene vincerà su Gerusalemme.
Walter J. Mendizza
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