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Riflessioni sulla Tecnosophia di Walter J. Mendizza

Riflessioni sulla Tecnosophia

di Walter J. Mendizza - indice articoli

 

Charlie Hebdo

Gennaio 2015


Ci stiamo bevendo il cervello con questa storia di Charlie Hebdo ... si tratta di un piccolo settimanale satirico irriverente ma che a ben guardare è un giornaletto che vendeva pochissime copie a contati estimatori del genere. In sostanza del settimanale non gliene fregava niente a nessuno tranne che a quattro gatti ebeti integralisti perché blasfemi nei confronti del loro presunto dio immaginario. Per noi è una cosa incomprensibile non tanto per la nostra incapacità culturale di capire che cosa è stata, in Occidente, l’uscita dal Medioevo e la nascita dello Stato moderno con la separazione della politica dalla religione quanto per il semplice fatto che se dovessimo ammazzare tutti quelli che insultano il nostro dio immaginario le osterie venete sarebbero fallite già da tempo per mancanza di clienti.

Dunque questi fanatici musulmani facili da abbindolare e soprattutto da aizzare contro i laici perché blasfemi e irrispettosi, sono come polvere da sparo alla quale basta una scintilla per accendere la miccia. Però viene da chiedersi: come si sono procurati tutte quelle armi? Qualcuno di noi saprebbe dove comprare un lanciarazzi o un kalashnikov? Anche se ci dicessero che in Siria li vendono per la strada, qualcuno di noi avrebbe i soldi per comprarli? E poi saprebbe come portarli in Europa senza dare nell’occhio? Ci è stato raccontato che si trattava di una operazione militare ben congegnata. Ma trovare dei criminali oligofrenici pieni di odio che fanno una strage in un ufficio dove la gente sta seduta tranquilla è davvero una operazione militare ben strutturata? Non viene da chiedersi invece da chi sono stati usati? Loro, i fanatici integralisti, ci credevano e magari pensavano davvero di essere martiri e avere la ricompensa delle famose 70 stanze con 70 vergini per essersi immolati contro gli infedeli, ma queste sciocchezze non sono credute certo da chi li manipola, così come le bambine che si fanno esplodere in Uganda.

È appena il caso di notare che tra tutti i morti che ci sono stati nella strage, guarda caso c'era anche un certo Bernard Maris. Chi era costui? Bernard Maris era membro del Consiglio di Governo della Banca di Francia, una posizione che gli permetteva di avere una visione strategica per capire il sistema monetario. Pochi giorni prima della strage gli avevano chiesto: “Da dove prendono, le banche, i soldi che prestano?” La sua risposta fu sbalorditiva: “li creano da sole con il permesso della Banca Centrale …”. Risposta giusta ma sbagliata alle orecchie del potere, non si deve rispondere così perché allora si mette una pulce nell’orecchio delle persone che ascoltano: le banche creano denaro dal nulla! Una verità rivelata molto più pericolosa delle religioni rivelate. Vuol dire che questo Sig. Maris pensa con la sua testa e ciò non va bene, è chiaro che è andato a ricoprire un ruolo che era inadatto per uno come lui.

Quando succedono queste cose viene sempre da pensare che i servizi segreti abbiano deliberatamente permesso che i fatti accadessero, anzi, che li abbiano pilotati; col duplice vantaggio di coprire facilmente un assassinato (in mezzo a una decina o più, un morto anche se speciale passa più inavvertito) e di costruire un consenso popolare alla limitazione delle libertà in nome della guerra al terrorismo. Non desidero soffermarmi sulle tante contraddizioni in questa storia, come il fatto che i terroristi vadano in giro con la carta di identità (lasciandola poi “dimenticata” in macchina) oppure la strana uccisione a freddo del poliziotto a terra (alcuni dicono che si tratti di un film prodotto ad uso e consumo di un pubblico di creduloni): nessuno in realtà ha visto la scena ma il filmino è stato diramato su tutti i media e in effetti alcune incongruenze sembra che ci siano, a cominciare dalla mancanza di sangue e della pallottola (fucile kalashnikov AK47 calibro 7,62mm) che avrebbe dovuto quanto meno far esplodere la testa del poliziotto a quella distanza. Oppure ancora il benzinaio che riconosce la macchina perché i due ebeti vanno a fare benzina con tutta la polizia sguinzagliata lasciando i kalashnikov bene in vista.

Lo scopo di questo scritto è piuttosto far notare che la guerra santa potrebbe essere comoda a molti politici: si dà l’impressione che abbiamo un nemico, che il nemico sia l’Islam che vuole conquistarci e lo fa con l’arma dell’immigrazione vero cavallo di troia nella nostra povera patria Europea; avere un nemico è sempre utile perché permette la distrazione e poi è il pane quotidiano per gli esterofobi perché possono chiedere di sbarrare le frontiere e raddoppiare la vigilanza. Un film già visto che ripete sempre la stessa tiritera a vantaggio dei partiti nazionalisti, populisti, sciovinisti e xenofobi. Quindi ci danno da bere la storia dell’attacco alla cristianità ma la realtà è un’altra: su scala mondiale i morti musulmani sono infinitamente di più dei morti cristiani, solo che di quelli i media non ne parlano. All’interno del mondo musulmano c’è una grande guerra civile che sta provocando centinaia di morti ogni giorno, e invece di parlare di quella che è la cosa più importante a livello mondiale, ci guardiamo l’ombelico e facciamo ore di trasmissione i versiamo fiumi di inchiostro per l’attentato a una rivista satirica. Della vera guerra non gliene importa un fico secco a nessuno, eppure tutto il mondo mussulmano è in guerra: in Libia, in Tunisia, in Egitto, in Pakistan, per non parlare di Iraq o Siria o Afghanistan dove siamo incautamente intervenuti.

Invece ce la raccontano con l’attacco alla libertà di stampa, una baggianata di dimensioni sesquipedali che non è minimamente messa in discussione se non da noi stessi. Viene da chiedersi perché si parli tanto di libertà di stampa quando quattro beduini attaccano un giornaletto mentre non se ne parla quando si vuole imbavagliare il giornalista australiano Julian Assange, fondatore di Wikileaks. Perché non si invoca la libertà di stampa anche lì? Con quale faccia di bronzo affrontiamo questi due pesi e due misure?
Infine, ritengo che sia giunta l’ora di fare una proposta veramente radicale allo scopo di finirla una volta per sempre con le guerre di religione: l’unica soluzione possibile è che la religione diventi come il sesso: un fatto privato. Ciascuno adori il dio che vuole nel privato di casa sua; pubblicamente non si dovrebbe idolatrare nessun dio.

 

   Walter J. Mendizza

 

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