Riflessioni sulla Tecnosophia
di Walter J. Mendizza - indice articoli
Astrologia e Tecnosophia
Maggio 2012
La filosofia che guida la nostra associazione Tecnosophia, è quella della saggezza della techné. Saggezza nel senso di libertà del proprio pensiero che però non significa cedere al dogmatismo o peggio ancora al furore ideologico. I tecnosofi sono guidati da una sintassi morale che conduce a un percorso di formulazione del giudizio vero o falso che è universale giacché eliminano la trascendenza dal tavolo di ogni discussione. Così facendo si sottrae al dibattito pubblico ogni elemento non misurabile e quindi fonte di incomprensione. L'astrologia è una di quelle discipline (come la religione, la cartomanzia, la numerologia, ecc.) che a tutti gli effetti deve essere sottratta da ciò che è “pubblico” per assenza di stimoli, per assenza di risultati e perché non è arricchente per nessuno. Fermo restando che ciascuno può attingere ad essa come, quando e quanto vuole nell’ambito del suo privato e delle proprie riflessioni personali.
Per questo motivo tutto ciò che è pubblico non dovrebbe aderire ad alcuna impostazione fideistica. La “res” pubblica deve riaffermare la propria neutralità in una sorta di terreno di gioco laico sul quale tutti possiamo guardare la partita come spettatori oppure anche scendere in campo come protagonisti, ma con regole certe e con una grammatica misurabile. E l’oroscopo? Che ci fa l’oroscopo in radio, in televisione, sui giornali? Niente, non ci fa nulla, riempie la pagina o lo spazio del palinsesto. E’ una droga inutile che anestetizza le coscienze e non gioca su quel terreno laico cui si accennava prima, perciò dovrebbe essere bandito da tutti i media, altrimenti si rischia di generare un’illusione di utilità, di dare una patente di significatività ad una cosa che scientificamente non può averla. Certo, per un liberale bandire qualcosa o qualcuno è un’eresia, quindi una soluzione potrebbe essere quella di mettere prima dell’oroscopo un avviso dove il giornale, la redazione o l’editore prende la distanza dalle propalazioni che vengono enunciate.
E’ fin troppo chiaro che il nostro parere sull’astrologia è assai negativo: gli astrologi parlano di astri, ma combinano disastri! Pretendono di aiutare le persone a fare le proprie scelte interpretando la posizione dei corpi celesti mediante una mappa celeste chiamata oroscopo. Lo riteniamo una assurdità, come lo è quella di farsi predire qualcosa in funzione di una distribuzione casuale di carte disegnate a tale scopo. Eppure milioni di persone in tutto il mondo leggono il proprio oroscopo e molti altri si affidano ai cartomanti; come mai? Evidentemente ritenere che il futuro risiede in noi stessi e non negli astri è da tempo un fatto duro da accettare, ma soprattutto è un’idea confortevole, rappresenta un tempo luminoso sottratto alla vita ordinaria, un tempo che libera lo spirito, lo arricchisce, lo fa sognare. Una sorta di isola di esperienza che in alcune persone può avere l’effetto di renderle più audaci, più coraggiose.
In questo contesto si capisce anche perché, se l’oroscopo non è stato minimamente azzeccato, comunque il giorno dopo si torna a leggerlo, ci si dimentica degli errori e si ricomincia a sognare il miracolo che si ripete. E’ una sorta di imprinting superstizioso del quale non si può fare a meno, pena il ritorno alla quotidianità banale dalla quale si sta scappando. L’incantesimo deve rinnovarsi per esorcizzare una vita che appare grezza, fredda, banale e soprattutto perché è molto duro pensare che ciò che conta è l’autodeterminazione. Non vi è alcuna base scientifica nelle credenze medievali dell’oroscopo, semmai è il contrario, tuttavia rendersi conto di questo è qualcosa che una gran parte della popolazione non riesce a sopportare e perciò ci si affida all’emozione di qualcuno che ti dice chi sei, come sei e come andrà la tua giornata, la tua settimana o tutto l’anno. E’ come se, percependo la piattezza della vita, si sentisse la necessità di renderla attraente affidandosi a un principio superiore. Un principio che aiuta a non pensare. Credere che il carattere e soprattutto il destino di ciascuno di noi possa essere ricavabile dalle posizioni del Sole o della Luna o di altri pianeti al momento della nascita, ci tranquillizza e rende più accogliente la vita facendola diventare parte essenziale di una struttura poetica superiore. Se siamo quello che siamo non è colpa nostra, è il destino che ci ha fatto nascere in quel momento, noi non possiamo farci niente. Un sedativo dell’anima.
E’ inutile cercare di ragionare, basterebbe eseguire una semplice divisione: il numero di abitanti del pianeta, 7 miliardi diviso i 12 segni zodiacali, e otterremo che più di mezzo miliardo di persone del mondo dovrebbero avere lo stesso tipo di giornata! Messa così viene da sorridere. Chissà quanti di quelli che si sono recati al lavoro quel famoso 11 di settembre, avranno ascoltato o letto il proprio oroscopo e si saranno sentiti dire che avrebbero avuto una giornata eccezionale. Certo, non si sono sbagliati, in qualche modo l’hanno avuta!
Ancora di più viene da sorridere se prendiamo in considerazione, come pretendono i suoi sostenitori, che l’astrologia sia una scienza. Questo non è possibile proprio perché gli astrologi non sono riusciti a convergere su una teoria comune dopo migliaia di anni di raccolta di dati e di perfezionamento della loro interpretazione. Caso mai questo fatto dimostrerebbe il contrario, ma perché allora si vuole elevare una credenza assurda al rango di scienza? Non solo non c’è alcuna convergenza di risultati, ma questi sistemi si basano sulla superstizione e tendono piuttosto a divergere. Le controversie si manifestano a mano a mano che i nuovi proseliti prendono strade diverse dai loro maestri, per distinguersi, per fare carriera o semplicemente per fare soldi e avere prestigio.
Nel libro Astrology: True or False di Roger Culver e Philips Ianna, gli autori forniscono ulteriori prove illuminanti: ad esempio, l'ostetrica che assiste il bambino al momento del parto possiede un'attrazione gravitazionale che è sei volte superiore a quella di Marte. La forza di una marea è addirittura duemila miliardi di volte più intensa. Perché gli astrologi non ne tengono conto? E vero che l'ostetrica possiede certamente meno massa di Marte, ma la sua forza di attrazione è superiore perché è infinitamente più vicina al bambino.
Come se non bastasse, ho sentito con le mie proprie orecchie qualche anno fa che un dirigente dell’ufficio del personale di una grande compagnia di assicurazioni, teneva conto del segno zodiacale. Il dirigente in oggetto è ormai in pensione da tempo e potrebbe risultare interessante contattarlo per farsi spiegare meglio la questione. Messa in questi termini una tale affermazione potrebbe rivelarsi un boomerang, in essa è insita una discriminazione: immaginatevi di valutare la gente basandosi sulla circostanza (aleatoria) legata alle posizioni degli oggetti celesti nel momento della nascita. Declinare un appuntamento a un Gemelli o un lavoro a un Acquario è altrettanto riprovevole come rifiutare un appuntamento o un lavoro a un musulmano o a una persona di colore.
Da parte degli utenti si potrebbe pretendere che il ricavato dal canone Rai non venga speso per pagare ciarlatani e sfruttatori della credulità popolare, o almeno che non venga dato spazio a tali imbonitori e se proprio non se ne può fare a meno, che queste trasmissioni non stiano in prossimità delle fasce protette, ché si darebbe al ciarlatano di turno una patente di serietà per un qualcosa che rasenta la truffa. Purtroppo, l’utilizzo degli oroscopi è molto diffuso nei media e anche i giornali o i settimanali più seri li pubblicano, e vengono letti alla radio e alla televisione. Temo che sarà difficile togliere una simile abitudine che asseconda i gusti del pubblico. Tecnosophia cercherà senz’altro di manifestare il proprio punto di vista alle redazioni e agli organi competenti affinché venga sradicata tale nefasta consuetudine.
Il 28 dicembre dell’anno scorso sul quotidiano La Repubblica era apparso un articolo (iniziato in prima pagina!) di Marco Pesatori, un astrologo che scrive oroscopi su "D Repubblica", dove si leggeva che l'astrologia è "... scienza ecologica perché rispettosa dei ritmi che l'ossessione tecnologica ha distrutto. Scienza che non ha mai inquinato fiumi e mari, né costruito mine antiuomo, né si è asservita al dominio economico delle multinazionali chimico-farmaceutiche-meccaniche, che hanno portato l'umanità ad essere così malmessa e triste". Che dire? Commenti del genere suscitano grande perplessità; è un costante appellarsi al desiderio di ritornare al medioevo. Avevamo già detto in un’altra occasione di quanto fossero fuorvianti le immagini di una certa pubblicità ingannevole: campi verdi, piccoli boschetti di alberi di castagno, fiori, ruscelli di acqua limpida, farfalle, ecc., perché non ci rendiamo conto che questo idilliaco quadretto così bucolico e pastorale può solo essere il frutto del lavoro dell'Uomo. L'erbetta verde è il risultato di disboscamenti e successive vegetazioni antropiche, e artificiali sarebbero probabilmente anche la collina e il ruscello, giacché se fossero naturali ci sarebbero invece rovi ed insetti insidiosi, e il rigagnolo si manifesterebbe in paludi con animali predatori e topi giganti. La gente comune si lascia ingannare perché il desiderio del "naturale" è istintuale, sicuramente ampliato dall'industrializzazione su larga scala.
Lo stesso quadretto viene utilizzato non solo dalla pubblicità ma anche dai politici, dagli arringatori di popolo, dai demagoghi e, evidentemente, anche dagli astrologi. L'umanità “felice” e la Natura protettrice evocata dall’astrologo Marco Pesatori è evidentemente quella del Medioevo, dominata dalle superstizioni, dove ogni malattia si curava con il salasso, dove si moriva fin da molto giovani, in tantissimi, e senza sapere perché. L’umanità felice era quella di quando si credeva tutti che l'astrologia fosse veramente una scienza, quando si credeva pure alle streghe e per qualsiasi malanno si ricorreva al fattucchiere o si pensava al malocchio.
Sarebbe opportuno che un quotidiano che ha il coraggio di mettere in prima pagina l’oroscopo o le dicerie dell’astrologo di turno, avesse anche la forza morale di consentire un contraddittorio, magari pubblicando eventuali risposte autorevoli ricevute sull'argomento. Così come dovremmo chiedere conto ai vari Branko, Sirio, Franca Mazzei, Luisa de Giuli, ecc. delle molte previsioni sbagliate o di eventi che nessuno aveva neppure previsto (come furono il disastro di Haiti o l’avventura a lieto fine dei minatori intrappolati in Cile, o lo tsunami in Giappone o la scomparsa di scienziati illustri come il fisico delle particelle Nicola Cabibbo e il premio nobel Georges Charpak o di personaggi famosi come Mario Monicelli, o Lucio Dalla o Whitney Houston, o i recenti suicidi di imprenditori o le ruberie dei tesorieri dei partiti, per citarne alcuni).
Fermo restando tutto il discorso della simbologia, della psicologia della traslazione di Jung, e anche tutto quanto riguarda l’antica alchimia che attribuisce ai tarocchi la funzione di rappresentazione di Archetipi, diventando in tal modo una sorte di “ponte” tra l'intuizione e la ragione e quindi un atto terapeutico che funge da specchio per una consapevole presa di coscienza di sé, resta pur sempre la necessità “tecnosofica” di essere guidati da una sintassi morale che conduca a un percorso di formulazione del giudizio vero o falso.
Tale giudizio, come dicevamo all’inizio, è universale perché si cerca di eliminare la trascendenza dal tavolo di discussione, sottraendo dal dibattito pubblico ogni elemento non misurabile e quindi fonte di incomprensione. Proprio per questo non è possibile rifiutare l’astrologia dal punto di vista scientifico: quindi non tanto per una eventuale valenza terapeutica quanto piuttosto per la considerazione banale che una affermazione scientifica è vera sempre e solo provvisoriamente. Nessun “empirico” rifiuta in toto alcunché, così come nessuno accetta una qualunque teoria senza possibilità di appello. Tuttavia quando si troverà qualche indizio dell’esistenza di correlazioni tra gli astri e gli esseri umani, la comunità scientifica ne prenderà atto e si rimboccherà le maniche. Nel frattempo, per un semplice principio di economia, dedichiamoci a ricerche più fruttifere, dato che in più di 5.000 anni di astrologia non abbiamo ancora tirato fuori un ragno dal buco.
Walter J. Mendizza
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