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Sufismo

Riflessioni sul Sufismo

di Aldo Strisciullo    indice articoli


 

I numeri

Dicembre 2008
Sintesi tratta da La via al Sufismo, di Gabriele Mandel

 

Plotino affermò: “I numeri sono prima degli oggetti, che mediante essi vengono descritti. Gli innumerevoli oggetti sensoriali rammentano all'anima il concetto di numero”. Di certo gran parte del pensiero plotiniano (ma anche di quanti parlarono dei numeri: Ermete Trismegisto, Platone, Pitagora, Talete, Archimede…) si ritrova nelle speculazioni filosofiche dei grandi Maestri sufi, a partire da Dhu alNun alMisri, alHallaj, Ibn alcArabì, Suhrawardì... Plotino è studiato ancor oggi in molti “conventi” sufi.
Leggiamo dunque in Plotino, nel capitolo Sui numeri (Enneadi 6,1-18): “Solo il numero è quantità, le grandezze lo sono in secondo luogo. Non dunque un unico genere in senso rigoroso, ma un'unica categoria che contiene anche ciò che è vicino alla quantità in senso originario e in senso derivato. Noi, però, dobbiamo vedere in che senso i numeri in sé siano essenze o quantità anch'essi; ma comunque vengano considerati, i numeri superiori non hanno nulla in comune con quelli di quaggiù, se non il nome [ ... J. Dopo l'Intelligenza viene l'Essere e, in esso, il numero; per suo mezzo l'Essere genera gli esseri agendo secondo il numero, e fa precedere i numeri alla loro esistenza e, allo stesso modo, congiunge con la sua unità l'Essere stesso col Primo [ ... ]. Dunque il numero, il numero primo e vero, è principio e fonte di esistenza per gli esseri. Perciò, anche quaggiù, la nascita di ogni cosa si accompagna ai numeri; sicché se il generante accoglie un numero diverso, o genera una cosa diversa o si annulla”.
L’Islâm trasmise lo zero all’Europa, che in lingua araba si dice sifr, dal sanscrito shunya. Questo concetto presso la Civiltà della Valle dell’Indo indicava il Non-Essere, il Non-Concepibile (la divinità dal quale partono, per scissione, il positivo e il negativo). Le conoscenze indiane relative al numero furono introdotte al tempo degli Abassidi, nel Khorâsân, nel IX secolo, ad opera del turco Muhammad bn Musa âlKhûârizmi.
La numerologia e l’organizzazione dello spazio sono il principio delle arti e delle scienze. I numeri, e le figure geometriche che ne derivano, creano quel mondo dei Simboli con cui si manifestano gli Archetipi; infatti i sufi leggono nei Numeri (la scienza dei numeri, cilm âlÂcdâd) il principio dell’Essere Unico.
Nella sequenza 0-1-2-3-4, apparentemente insignificante, Sayyed Hossein Nasr (in Science and Civilisation in Islam) la interpreta in questo modo: «lo zero, il Dio indivisibile e immoto, la cui Volontà (l’uno) fa nascere l’Intelligenza (il due). Dalla volontà e dall’Intelligenza si manifesta l’Anima (il tre) nella sua unità; dall’Anima nascono le varie nature, che a loro volta generano corpi composti. Le cose possono essere conosciute se si sa cosa viene prima di esse. L’Anima viene prima della natura ed è grazie ad essa che può essere conosciuta. Così l’Intelligenza viene prima dell’Anima, ed è grazie ad essa che può essere conosciuta. Infine l’Intelligenza non può far altro che condurre a ciò che le è superiore, cioè Dio, che l’avvolge e la cui Essenza non è percettibile».
Fu grazie alle traduzioni dei testi scientifici islamici che tutto ciò poté essere conosciuto anche in Europa.
Nella scienza dei Numeri, ogni numero venne affiancato dalle due figure geometriche che ne conseguono - una statica e una dinamica -, dal suo valore nel macrocosmo, dal suo valore nel microcosmo, e dagli attributi matematici conseguenti. Così, ZERO (0): non dà rappresentazione in geometria; nel macrocosmo e nel microcosmo rappresenta l’Essenza divina, inafferrabile dalla mente umana, è l’Assoluto nella sua essenza assoluta, il bindu, originato da speculazioni religioso-filosofiche nella Civiltà della Valle dell’indo e non già da speculazioni matematiche.
UNO (1): in geometria statica e dinamica l’uno dà il punto. Secondo il misticismo sufi nel macrocosmo e nel microcosmo rappresenta il Creatore (Dio, l’uno, il Primordiale, il Permanente, l’Eterno). Nel mondo fenomenico rappresenta l’Anima.  Come attributo matematico il punto è il principio e l’origine di tutto.
DUE (2): in geometria (statica e dinamica) il 2 si rappresenta con due punti, e per conseguenza dà la linea e rappresenta la dualità fra gli opposti. Nel macrocosmo rappresenta l’Intelletto (L’innato, l’acquisito), e nel microcosmo le due parti - destra e sinistra - del corpo, e la specularità. Nella ripartizione funzionale fenomenica rappresenta la psiche, realtà materiale dell’essere umano, che unisce l’anima al corpo. Come attributo matematico divide a metà tutti i numeri.
TRE (3): in geometria (statica e dinamica) il 3 rappresenta tre punti che collegati danno un triangolo equilatero. Nel macrocosmo rappresenta l’Anima (vegetativa, animale, razionale; oppure super-io, inconscio, io). Nel microcosmo rappresenta la costituzione degli animali (un centro e due estremità). Nella ripartizione fenomenica dell’essere umano rappresenta il corpo. Come attributo matematico rappresenta l’armonia, è il numero dispari (l’Uno essendo il principio assoluto)...e così via.

 

...Il 6616 è il numero delle parole arabe contenute nel Corano; sommandone le cifre si ottiene 19, che sommato dà il numero 10, le cui due cifre - insommabili - rappresentano con l’1 Dio e con lo 0 il creato, che è nulla di fronte al suo creatore. Ma lo zero simbolizza anche l’essenza divina, e questo ci pone in un altro ordine di idee, quello dell’essere e del suo contrario, in un continuo fluttuare nell’assoluta inconsistenza del mondo fenomenico e dei nostri concetti umani.

 

Aldo Strisciullo

 

- Sintesi tratta da La via al Sufismo, di Gabriele Mandel

 

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