Spiritualità del Mondo
Massoneria teosofica. Simbolismo, Sacralità, Esoterismo, Reminiscenza, Profanità.
di Vincenzo Tartaglia indice articoli
Argomentazioni estreme.
Incontro con l'invisibile
- Agosto 2016
Non si capisce per quale via possa apparire morto il nostro Pianeta, dal momento che sprizza vitalità nei colori, nei suoni… nelle infinite espressioni che raccontano il suo passato. All’interno o sulla superficie della Terra, la vita soffia e vibra; secondo il grado di coscienza, ogni essere o cosa volge all’uomo le sue attenzioni e vibra con lui, con la sua anima. Lo spiritualista, che ne è convinto, si guarda dal rubare persino quando si crede tutto solo: neppure tra le stelle siamo soli! Vi è infatti reciprocità in natura: ciò che osserviamo, ci osserva; siamo toccati da ciò che tocchiamo; gustati da ciò che gustiamo… I nostri occhi vedono altri occhi; e persino l’invisibile ci scruta, quando siamo nel buio.
Essendo costituito di corpo, anima e spirito, il nostro Pianeta guarda tramite occhi fisici, animici e spirituali; similmente ogni sua particola. Se fosse non vedente si sentirebbe abbandonato, isolato nell’immensità! Di giorno e di notte, la Terra tiene invece aperti gli innumerevoli suoi occhi: li conteremmo invano! In nessun punto è bendata, non vedente; da ogni parte ci guarda non solo per mezzo di uomini ed animali ma anche attraverso minerali e vegetali i quali, avendo un “corpo”, debbono pur essere dotati di occhi compatibili con la loro natura. Sicché la Terra ci osserva mineralmente, vegetalmente, animalescamente ed umanamente. E gli dèi stessi, entità spirituali prive di occhi fisici, non osservano forse le cose e gli esseri terreni tramite gli occhi degli uomini e degli animali, dei vegetali e dei minerali?
D’altra parte noi, sulla Terra, percepiamo i mondi ultraterreni tramite le anime e gli spiriti, ossia gli dèi inferiori e superiori. Dunque la reciprocità tra terreni ed ultraterreni può essere sintetizzata in questi termini: tramite la sensorialità umana, gli dèi entrano in contatto con la vita materiale terrena; a nostra volta non potremmo avere, in quanto esseri fisici, rapporti con l’ultraterreno se non tramite le entità animiche e spirituali che vivono oltre le condizioni terrestri. Come si può capire, ciò perdurerà fino a quando non avremo noi stessi raggiunto, purificandoci, i mondi immateriali che attualmente sono per l’uomo trascendenti.
Su livelli infiniti tutte le forme di vita fanno la stessa COSA, ma in maniere differenti; attraverso sentieri secondari, infiniti, apparentemente diversi, percorriamo il CAMMINO, la VITA Una… Gli uomini sognano, ma non sono i soli a sognare. Basta a tal proposito ricordare, che l’UNO è onnipotente ed onnipresente: ciò che i più creativi individui hanno intuito e creato, è nelle possibilità di ogni particola esistente. Ogni uomo al pari di ogni altra forma di vita sarà prima o poi un essere divino, in qualche punto dello spazio ed in qualche periodo di tempo. Finché l’esistenza dipenderà infatti dal tempo scorrevole, vi saranno precoci e ritardatari: ma la META è sempre l’UNO, infinitamente divisibile e variabile, infinitamente indivisibile ed invariabile.
Dunque nessuna visione e nessuna teoria è totalmente giusta o fasulla: ogni cosa è tanto vera quanto il suo contrario! Ciò che sembrò falso è oggi vero; il falso di oggi sarà vero… Tutto dipende dal tempo, che corre ansioso e come impazzito avanti e indietro per cercare la pace e la quiete. Quando le avrà trovate, le abbraccerà: in tal modo, ossia in questo abbraccio, il tempo rientrerà nell’Eternità che è nutrita dall’UNO, dalla NOTTE MADRE, dalla DURATA senza inizio e senza fine.
Se minerali e vegetali ci appaiono senza occhi, non significa che sono non vedenti: in verità i loro occhi sono differenti dai nostri, e da quelli degli animali. Se del resto l’uomo vive e vede “umanamente”, perché la pianta non potrebbe vedere “vegetalmente” dal momento che vive in maniera vegetale e conduce un’esistenza vegetale?! E poiché l’UNO è CAUSA e MODELLO di ogni manifestazione e forma di vita, possiamo affermare che gli infiniti sguardi procedono dallo SGUARDO e gli infiniti occhi dall’OCCHIO: ma dicendo OCCHIO, SGUARDO, CAUSA, MODELLO, non altro intendiamo che il divino, onnipotente, onnipervadente SPIRITO.
Esseri e cose sono creature coessenziali, dentro; più o meno dissimili, all’esterno. Percepiamo lo sguardo degli umani e degli animali; non percepiamo quello di una pietra e di una pianta, le quali pur ci osservano dal momento che vivono e fanno parte della cosmica Ruota: la parola “creatura” non deve evocare solamente l’essere umano, ma ogni altra forma di vita. D’altronde la parola “corpo” non si riferisce unicamente all’uomo, dato che anche animali e vegetali e minerali ne hanno uno. Come se non bastasse, tutto ciò che esiste nel cosmo è coagulato e latente (più o meno sonnecchiante) nell’uomo: infatti sappiamo, e con enfasi ripetiamo che l’uomo è un microcosmo. Dunque lo sguardo “umano” è totalizzante, universale.
Se abbiamo la capacità di vedere e riconoscere un animale, è perché l’animalità è in noi. Questa, originariamente nel Cielo, tra le Essenze, sulla Terra è trasformata, adattata, ma pur sempre in grado di identificare se stessa. Ovviamente gli impulsi, propri al mondo animale, si manifestano completamente in quel mondo ma non nell’uomo; il quale, disponendo del raziocinio, è infatti in grado di controllarli, mitigarli. Significa che, in noi, l’animalità subisce positivamente l’influsso della nostra coscienza e della volontà; quindi assume caratteri animici, più sottili, più raffinati, oltre a conservare in certa misura quello primitivo materiale e grezzo.
Sicché l’uomo terreno osserva gli animali tramite gli occhi fisici; ma appercepisce l’animalità con gli occhi dell’anima e dello spirito, affini al mondo delle Essenze e del Vero.
Quando un individuo ti scruta, attraverso i suoi occhi l’universo intero ti scruta. Guardandoti intorno, il fiore che ti appare rivela nel contempo un carattere universale, vegetale, “terroso” e umano, poiché esseri e cose visibili sono affini al tuo sguardo in virtù dell’unica CAUSA e dell’unico MODELLO. Ammirando un fiore sei quindi a tua volta ammirato da esso, e per suo tramite da ogni altra creatura nello spazio; anzi direi che sei eccitato ed elettrizzato: come ogni sensazione e sentimento, l’ammirazione è infatti per l’anima ciò che per il corpo è una scossa elettrica. Sicché l’anima vive elettricamente, avvertendo scosse, ossia energia vitale: se l’ammirazione fosse visibile, vedremmo nello spazio un intreccio di raggi luminosi. Attraverso lo sguardo, l’anima libera dunque qualcosa dell’energia cosmica che essa riesce via via ad accumulare: pertanto l’espressione suggestiva, “sguardo magnetico”, non è vuota né insensata dal momento che gli occhi sono, al pari dell’intero corpo umano, al servizio dell’anima.
Se non eliminasse l’energia eccessiva accumulata, l’anima andrebbe incontro alla morte. Infatti l’energia cosmica, da cui abbiamo la vita, è bivalente: pertanto uccide ciò che essa stessa crea. Esprimendomi in forma simbolica, dico: i fulmini di Giove producono energia per la vita e per la morte; similmente lo sguardo di Venere. Con la potenza della Volontà, Giove crea ed uccide ciò che Venere crea ed uccide con il fascino della Bellezza. Superando dunque certi limiti, variabili da individuo a individuo, le meraviglie del Creato diventano mortali.
Se non sfogassero tramite l’Arte l’energia assorbita dall’anima attraverso la contemplazione del Bello, gli individui fortemente creativi diventerebbero esseri squilibrati e violenti, maledetti…: come gli occhi rischiano la cecità di fronte a troppa luce, così l’anima è accecata da troppa Bellezza. La sorte dell’anima, che soccombe al Bello, è invero simile a quella che nel mondo fisico subisce un corpo quando viene elettrizzato: tutto ciò che avviene nell’ordine sensibile sappiamo del resto che, dovendo obbedire alla legge della Dualità, ha corrispondenza nella sfera sovrasensibile dell’anima e dello spirito. Possiamo dire che il corpo, l’anima e lo spirito sono le porte attraverso le quali passano la vita e la morte, il bene e il male, l’odio e l’amore ed ogni altra coppia di opposti.
L’uomo apre le sue porte, sia verso l’interno che verso l’esterno: tale duplice possibilità è alla base della sua continua trasformazione, in ogni attimo della sua vita, sulla Terra e nell’oltretomba.
E’ possibile che, ammirando un fiore, individui specialmente animici lo vedano muoversi e cambiare odore e colore: ciò, sia per effetto dell’energia e della suggestione del loro stesso sguardo (portatore e messaggero di volontà e sentimenti), sia per la capacità ricettiva e reattiva del fiore. Grazie all’energia del tuo sguardo rientri nel TUTTO; gli appartieni; assorbi qualcosa della sua onnipotenza. Ricrei allora il fiore, il mare, le stelle, il visibile, l’occulto: il Creato aspetta il tuo sguardo per rinnovarsi e rinnovarti continuamente attraverso il movimento in catena, pur restando esso inalterato ed immobile nell’Essenza (SPIRITO).
E quando fissiamo il buio, è il nostro Spirito che lo cerca e desidera: allora il buio si anima; prende vita; corre incontro a noi, per rivelarci i misteri. E’ peraltro così che l’Invisibile si manifesta tramite le infinite forme, e ci arricchisce interiormente. Quando ciò si verifica, la Luce spirituale acquista spazio nello SPAZIO e visibilità nella TENEBRA infinita.
Attraverso il mondo fisico visibile, palpabile, determinati individui risalgono al Metafisico e all’Invisibile: per esempio, nella compattezza e nella solidità delle rocce essi ravvisano la capacità della Terra di pensare logicamente; la coerenza e la robustezza della sua mente. Nella Terra è dunque accesa la facoltà pensante?! Certamente: nel pensiero agisce lo SPIRITO divino, onnipresente. ESSO infatti non illumina gli dèi e poi, come negandosi a tutte le altre forme di vita, con un balzo arriva finalmente all’uomo! Dov’è SPIRITO (o meglio: in ogni puntino, palpabile o impalpabile), lì è la MENTE nelle incalcolabili sue manifestazioni: nella pietra il pensiero è allo stato potenziale, simile ad un seme che sarà albero; nell’uomo è invece attivo, e si manifesta oggettivamente nei suoi effetti.
Se le cose che percepiamo non ricevessero e non custodissero la divina Sapienza (Luce) e il divino Amore (Fuoco), non potrebbero contribuire alla divinizzazione dell’uomo. Infatti il cervello materiale, che viene prodotto per trasformazione dal nostro Pianeta astronomico, è certamente insufficiente perché possano in noi accendersi pensieri celestiali. L’uomo necessita della Trascendenza, della sacralità e dell’onnipotenza della Luce e del Fuoco: grazie all’Illuminazione ascendiamo al Fuoco; sempre più ci riempiamo del divino Amore; avvertiamo il crescente desiderio di assomigliare agli dèi ed elevarci alla loro eccellenza, all’incandescente mondo spirituale, imitando il fuoco che imperiosamente tende all’alto.
Ciò che in noi ha carattere celeste pure al Cielo quindi ritorna, in seguito a metamorfosi incalcolabili che permettono alle creature di rientrare nell’Eternità dopo aver vinto la morte, il tempo scorrevole: infatti ciò che scorre si trasforma; è illusorio, quanto l’Eternità è vera e stabile.
L’onnipresente ed onnipotente SPIRITO imprime il sigillo dell’Eterno e dell’Universale anche in un soffio d’aria, in un barlume di luce: il pensiero più inverosimile e folle non è dunque abbandonato alla sua follia; non è dimenticato, non privo di dignità! Lo SPIRITO è nel dubbio, nel male e nella morte: per questo motivo il dubbio sarà certezza; il male sarà bontà; la morte sarà Eternità; il folle lascerà nella mitezza questa esistenza, e compenserà i sopravvissuti con la saggezza dell’ultimo sguardo…
La pietra su cui sei seduto e riposi, e sembra inerte, in verità vive e pensa. Essa ha in sé lo SPIRITO divino, ricevuto come dono: il suo pensare è estremamente silenzioso e lento; la sua coscienza è altrettanto confusa. Ma la pietra non è immobile; il movimento è nel suo interno, nello spirito profondissimamente addormentato: essa è pensante e mobile senza saperlo, poiché difetta dell’autocoscienza. Ciò perché la sua Luce interiore è quasi totalmente oscura, inoperosa: è soltanto una scintilla, flebile oltre ogni immaginazione.
Appunto a causa di questa Luce, appena attiva, il pensare delle pietre è estremamente lento. Pertanto ci sfugge, dato che l’eccessiva lentezza è incontrollabile ed inafferrabile quanto l’eccessiva velocità: per poter percepire un solo pensiero che si accende in una pietra, l’uomo dovrebbe vivere millenni!
Tuttavia la genialità, o la Luce spirituale nell’uomo, è talmente veloce da precorrere i tempi: dunque il genio è ben in grado di cogliere la natura spirituale-animica di una pietra, dico pensieri e sentimenti che questa incoscientemente elabora.
Riconosciamo a Michelangelo la divina capacità di parlare a pietre, rocce e montagne, e di ascoltarle! Forse queste, che ai comuni mortali appaiono prive di bocche e orecchi, di pensieri e sentimenti, erano i suoi preferiti interlocutori se non gli unici!
Silenziosamente e con umiltà, le pietre e le rocce e le montagne ci guardano a loro modo; ci osservano; ci interrogano per imparare ed imitarci, oppure per istruirci. Dalla preistoria ancora ci interrogano: rare sono le persone che rispondono, oggi, ai quesiti posti agli avi nel lontano passato. Dobbiamo a questo proposito pensare che non soltanto gli esseri umani si reincarnano (ai fini dell’evoluzione), bensì anche i quesiti, i misteri, i dubbi… le farfalle, le stelle, i buchi neri; in breve tutto ciò che vive e si muove, ed è suscettibile di perfezionamento. Dunque nel mondo governato secondo i principi della Catena cosmica, qualsiasi quesito si muove come una ruota; a sua volta, ogni risposta interessa tutti i raggi della ruota: quando la tua mente vibra nel pensare a qualcosa, il Creato parimenti vibra trasformandosi con la vibrazione.
Ma cosa mostriamo alle pietre, alla loro curiosità? In che modo ripaghiamo la loro amicizia con la nostra, che esse forse meritano più degli esigenti, invadenti e pur amabili cani e gatti? Davvero questi domestici animali, umanizzati ormai nel modo peggiore, sono i migliori amici dell’uomo? O piuttosto la loro amicizia è tanto finta e viziata, quanto la nostra nei loro confronti? Sarebbero essi disponibili, risponderebbero alle nostre attenzioni se non fossero a noi affini e non fossimo, noi, a loro necessari? Se il tuo gatto non avesse insomma un’anima, ti cercherebbe per manifestare anche con insistenza i suoi sentimenti e le sue necessità?
… avviciniamoci non con gli occhi ma con l’anima, alla pietra: cosa scopriamo? Ancorché inconsapevolmente, essa si sacrifica per noi e si mette a totale nostra disposizione! Ci dà la possibilità di sfogare i più grezzi istinti: raramente e per poco tempo, la più generosa e sollecita mamma è capace di tanto! Il massimo della tolleranza e della mansuetudine mi pare sia riscontrabile proprio nelle pietre anziché nei vendicativi e lunatici dèi, con i quali dobbiamo nondimeno convivere, lo vogliamo o no.
Quando parliamo di convivenza, di reciprocità e coinvolgimento, o al contrario d’indifferenza; oppure se parliamo di piacere o dispiacere, è soprattutto l’anima che prendiamo a riferimento. Ancorché assopita e crepuscolare in cani e gatti, essa non dorme infatti a tal punto da privarli della furbizia necessaria per reagire al mondo circostante, e da negare loro le primitive sensazioni di gioia e dolore (come ci è peraltro dato constatare). Come fossero fratelli separati e dispersi, le anime degli esseri e delle cose si cercano in virtù di un impulso innato; si muovono nello spazio animico, impalpabile; intrecciano i loro sentimenti: le anime più affini sono destinate ad incontrarsi per prime. Avendo più affinità con gatti e cani anziché con le pietre, l’uomo trova molto più naturale e fecondo convivere e far amicizia con questi animali: che un individuo possa invece circondarsi di pietre anziché di animali domestici, non è tuttavia senza riscontri.
Dico allora che ogni uomo ha sulla Terra 4 gemelli, con i quali ha un’affinità del tutto particolare: una pietra; una pianta; un animale; un altro uomo. Oltre a questi gemelli, l’uomo ha infiniti altri fratelli più o meno affini, poiché infinite sono parimenti le manifestazioni della VITA Unica ed Onniforme.
Se per esempio riuniremo dunque un frammento di roccia, un petalo di fiore, un orecchio di animale, il dente di un uomo… ebbene non creeremo caos bensì un’armonia tra forme di vita differenti, ma coessenziali e fraterne!
Vincenzo Tartaglia
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