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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Paolo Gambi

Marzo 2010

Paolo Gambi, classe 1979, scrittore prestato al giornalismo (9 libri all’attivo) e alla vita catodica nelle tv locali, alterna momenti di razionalità nel bel vivere romagnolo con attimi di follia in giro per il mondo. Penna del giornalismo britannico (prima al Financial Times, ora a The Catholic Herald) è da anni editorialista de “La Voce di Romagna”, scrittore, giornalista e conduttore televisivo. Autore de "I vip parlano di Dio", curatore dei libri del Card. Tonini "Profezie per l'Ottimismo" e "La Ragione della Speranza", e del libro di Alessandro Meluzzi "L'infinito mi ha cercato". Autore di "Massoneria: una nuova primavera", dell'unico libro di storia sulla democrazia cristiana di San Marino, e di altre pubblicazioni. Cultore di psicologia e di neurosemantica. www.paologambi.com

 

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

La felicità è semplicemente la corrispondenza fra la realtà e la nostra percezione di essa. Felicità sta nel riconoscere la grandezza della propria natura umana, liberandoci dalle lenti discorsive che ce la fanno percepire in modo inesatto, incompleto. La felicità è dentro di noi, è la scoperta del nocciolo del nostro sé.

 

2) Cos’è per lei l’amore?

L’amore è riconoscere prima in sé e poi nell’altro il pizzico di divinità che si annida nell’intimo di ciascun essere umano. L’amore è la forza più potente che l’uomo possa possedere, che trascende tutto il resto.
È come una porta dimensionale: quando lo viviamo ci scaraventa in mondi nuovi.

 

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

La sofferenza è semplicemente l’altro lato della medaglia della libertà. Se non ci fosse la sofferenza, il male, la delusione, il fallimento, non saremmo liberi. Non potremmo mai scegliere. Basta provare ad immaginare un mondo perfetto, in cui tutto funziona, senza sofferenze, senza male. Dove sarebbe la libertà? E più ancora: dove sarebbe la gioia? I concetti si definiscono in opposizione al proprio contrario. Come potrebbe esistere il bene se non esistesse il male? Come potrebbe esistere la gioia se non esistesse la sofferenza? La natura poi ha delle sue regole, che l’uomo è chiamato a comprendere, a rispettare, e a governare. Non potremo mai rimuovere concettualmente la sofferenza dall’orizzonte delle nostre vite, ma possiamo spostarlo, come abbiamo sempre fatto, verso strati più alti della piramide dei bisogni. Un tempo si soffriva per la fame. Oggi si soffre per cose meno primarie.

 

4) Cos’è per lei la morte?

La morte è forse l’unica vera certezza della vita umana.
Tutto può essere gettato sul tavolo settorio della ragione, che scompone ogni cosa e la relativizza, tranne la morte. La morte intanto c’è. Nella sua dimensione di mistero, ha aperto le porte dell’interpretazione con cui ciascun sistema di pensiero, ciascuna religione ha voluto tentare di darle una spiegazione. In questo orizzonte, l’idea più affascinante mi pare quella del cristianesimo: un Dio che diventa uomo, si lascia uccidere e risorge per sconfiggere la morte ed abbattere l’ultimo muro che l’uomo da sé non poteva superare. Finisco dicendo che anche concettualmente se non ci fosse la morte, non ci sarebbe la resurrezione.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

Il mio obiettivo nella vita è vivere nella felicità, che è vivere nella compiutezza della mia umanità e nello slancio a trascenderla. Sono molto impegnato nella ricerca del sé tramite le più moderne scienze – una fra tutte la neuro semantica – ma nello stesso tempo frequento regolarmente i sacramenti cristiani, che aprono i cancelli della divinità anche alle più incompiute umanità.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Certamente sì. Ma non tutti sono messi nella condizione giusta per vederlo con facilità, appesantiti da incrostazioni culturali, ideologiche, religiose.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

Non sono d’accordo. Trovo che la scoperta del sé, della propria individualità, sia la grande ricchezza che distingue la tradizione occidentale da altre culture. Certo, se portato a tensioni estreme anche l’individualismo diventa un male e ci fa richiudere in noi stessi facendoci perdere la grandezza della vita, che sta nella relazione. Ma  non c’è relazione se non c’è conoscenza individuale di sé.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Abbiamo uno strumento molto efficace, se ben calibrato, che sta simbolicamente tra la testa e il cuore: la coscienza.

 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Non sono molto d’accordo su questa scansione logica. La ragione e la percezione dello spirituale arrivano nell’uomo di pari passo, sin dalle antiche testimonianza preistoriche. Ragione e ricerca spirituale sono due strumenti complementari per la scoperta di quel grande mistero, di ignoto, che ci portiamo dentro. E sono quelli che personalmente trovo maggiormente efficaci.

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

Scoprire il grande mistero di me che mi porto dentro, per poter scoprire prima il mistero dell’altro, ed infine quello dell’Altro.


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