Riflessioni sul Senso della Vita
di Ivo Nardi
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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Luciano Peccarisi
Agosto 2009
Luciano Peccarisi è medico di famiglia, specialista in Neurologia.
Vive e lavora ad Ostuni (Br). Si interessa di coscienza e del rapporto mente-cervello.
E' autore del recente libro: Il miraggio di “conosci te stesso”. Coscienza, linguaggio e libero arbitrio, edito da Armando, Roma, 2008.
Da luglio 2009 collabora con Riflessioni.it come autore della rubrica "Riflessioni sulla Mente".
1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per te la felicità?
Per un leone o un gorilla o per l’uomo primitivo è probabilmente quando ha scacciato il rivale e preso il suo harem, quando a mangiato e quando si sente a posto. Per l’uomo di oggi bisognerebbe aggiungere altro: prestigio sociale, soldi, casa e auto di livello, vestiti, potere, amici, reputazione, e tutto ciò che il vicino possiede in più. Sono aumentate dunque le occasioni d’infelicità. Per me sprazzi di serenità vengono quando non ho preoccupazioni, non bisognerebbe crearsene di superflue, e quando ottengo soddisfazioni.
2) Cos’è per te l’amore?
L’amore, anche se un po’ annebbia e a volte delude, arricchisce la vita. Deriva probabilmente dal piacere sessuale che è la molla dell’intera evoluzione, per questo è un’emozione tra le più forti. E’ necessaria per farti sentire meglio, più leggero e meno solo. Può indirizzarsi anche su diversi oggetti, religiosi, artisti, politici, perfino su una squadra di calcio. In questi casi sembra supplire forse ad una vita sociale non gratificante. E’ sale nella vita, ma ci vuole razionalità per non perdersi.
3) Come spieghi l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
Non credo esista una spiegazione. Il dolore di una ferita è uguale a quello degli animali; è il prezzo da pagare alla biologia. Noi abbiamo nuove sofferenze, che a quanto pare gli animali non hanno: invidia, avarizia, ingiustizia, scetticismo, ipocondria, ecc. Gli animali hanno paura in genere per eventi immediati, noi possiamo provare angoscia per eventi futuri, che magari non accadranno mai. E’ la crescita di conoscenza e sensibilità che ha aggiunto nuove emozioni positive e purtroppo negative.
4) Cos’è per te la morte?
Gli animali non la conoscono e appaiono meno ansiosi di noi. A noi condiziona e fa paura. E’ un mistero; l’idea sfugge come il sapone tra le mani. La nostra poi non è raffigurabile, mentre vediamo quella degli altri. Gli animali non pensano nemmeno a quella degli altri, forse sono più sereni. Per quella serenità perduta ci siamo inventati una speranza d’immortalità. Che, per quanto sia augurabile, temo tuttavia che sia poco probabile. Quasi tutto ciò che faccio è in fondo un modo per esorcizzare la morte, ora che so che esiste.
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i tuoi obiettivi nella vita e cosa fai per concretizzarli?
Eravamo programmati per vivere senza obiettivi ma ora li dobbiamo inventare. I miei obiettivi sono cambiati secondo le fasi della vita. Ricordo quello di raggiungere la laurea, mobilitava tutte le mie risorse. Poi ve ne sono stati altri, sono passati, altri sono venuti ancora… piccoli e grandi. Oggi abbiamo bisogno di obiettivi, attivano la nostra intelligenza, muovono energie insospettate, ci accompagnano, perciò dobbiamo, come cerco di fare, impegnarci a trovarli.
6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?
Dubito che ci sia scritto nulla da nessuna parte. Noi progettiamo molto, spesso cose futili, come far correre la Ferrari l’anno prossimo a 398 Km all’ora anziché a 392. Ma anche cose utili, come ad esempio i farmaci contro il dolore. Meglio costruirsi il proprio progetto di vita, e se riusciremo a fare qualcosa di buono sarà un bel successo, altrimenti basterà, semplicemente, vivere con dignità.
7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensi?
Tra individualismo asociale e sociale farei una distinzione. Il secondo non è detto sia un’involuzione. L’alfabetismo, le conoscenze, la cultura, il tempo libero, l’indipendenza economica, rendono l’uomo più libero e meno omogeneo agli altri, come la natura l’aveva fatto. È grandemente aumentata pure la potenza d’influenzamento. Si tratta sempre di rendersi conto di quante idee ci sono state inculcate fraudolentemente e quante sono veramente nostre, originali. Più ci riusciamo e meno saremo gregari, e meno ci ritireremo in noi stessi. Un individualismo costruttivo non è male, e neanche facile.
8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
L’animale li riconosce, si è evoluto cercando il bene (per lui) ed evitando il male. Possono esserci episodi di altruismo ma nulla di pianificato, per quanto se ne sa. L’animale educato, l’essere umano, è capace, oltre a far molto male, dove è più portato, anche a far del bene. Per far questo necessita di intelligenza e forti motivazioni. Ormai si è convenuto, a grandi linee, cos’è bene e male, perciò per elevarci un po’, dovremmo fare il possibile per l’uno ed aborrire l’altro.
9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato te?
L’aiuto può venire da favole e illusioni, se uno ci crede. Certo rischiamo di vivere costantemente in uno stato d’ansia oltre che per l‘ignoto anche per il noto: salute, soldi, carriera, famiglia, politica, che alla fine porta ad uno stato di lieve depressione cronica. La televisione in aggiunta, ci serve a pranzo i mali del mondo. Forse per questo gli occidentali (informati e stressati) appaiono più tristi dei popoli più poveri. Oltre ad avere la fortuna di nascere con il carattere giusto, bisogna alzare lo sguardo, allargare i propri interessi e sensibilità, cercare di capire, avere curiosità.
10) Qual è per te il senso della vita?
Dobbiamo inventarcelo. Molti non si pongono il problema, altri lo trovano nelle risposte molto attraenti delle Verità Rivelate. Ma se le Verità non soddisfano è facile rimanere incastrati tra una ragione che non infonde ottimismo (anzi un senso di vuoto piuttosto pauroso) e il non pensarci proprio. Rimane, ancora una volta, la voglia di sentimento, sapienza, conoscenza, originalità, umorismo, esplorazione e tutto ciò che serve per non lasciarsi vivere passivamente.
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