Home Page Riflessioni.it
Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

- Indice personaggi intervistati
- Indice rubrica


Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Grazia Marchianò

Luglio 2010

Grazia Marchianò, vedova di Elémire Zolla, estetologa e orientalista, già professore ordinario all’Università di Siena-Arezzo, dottore honoris causa presso la Open University, Edinburgo e presidente onorario dell’Associazione Italiana Studi di Estetica (AISE), ha posto al centro delle sue ricerche interdisciplinari una conoscenza integrata del pensiero filosofico, mistico e religioso di Oriente e Occidente. Ha diretto collane presso Rubbettino e gli Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, traducendo e commentando opere di A.K.Coomaraswamy, Nisargadatta Maharaj e Bhagwan Shri Rajneesh.
Curatrice dell’Opera omnia di Elémire Zolla, ha firmato la biografia intellettuale dello scrittore, Il conoscitore di segreti (Rizzoli 2006).
Nel 2009 viene costituita per suo impulso la "Associazione Internazionale di Ricerca Elémire Zolla (AIREZ)" di cui è presidente fondatore, l’associazione intende tesoreggiare il lascito intellettuale di Elémire Zolla e metterlo a frutto nei modi disponibili oggi (www.elemirezolla.org).

 

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

Sentirsi in accordo con la vita, accettare, perfezionare e, in certi casi, sfidare il proprio destino quali che siano le circostanze che attraversiamo, è una condizione di maturità  che vale più di una felicità inevitabilmente fugace.
Sotto la pressione della disgrazia e del dolore, ci poniamo domande inevitabilmente egocentriche e antropocentriche. Uscire da questa gabbia, aprire la mente su orizzonti più vasti, transumani e cosmici, è un sollievo immenso, un avvio al risveglio.

 

2) Professoressa Marchianò cos’è per lei l’amore?

Il corpo visto nella sua fisiologia sottile è come uno strumento accordato sulle ottave di una scala musicale e i centri timbrici equivalgono ai chakra. Ciò che si chiama  ‘amore’ è un flusso potenziato di energia vitale che attraversando l’intera serie dei chakra, li fa vibrare. L’esperienza comune dell’amore impegna i chakra del cuore e del sesso. Tra l’uno e l’altro si crea un corto circuito che blocca la messa in risonanza degli altri chakra. Il risveglio mistico, l’illuminazione alla maniera buddhica conducono a scorgere svariate e compossibili sfaccettature dell’eros, ignote ai più. Anche in Occidente ci sono stati periodi in cui l’eros è stato vissuto, esaltato e cantato in modi che trascendono la fissazione sessuale – basti pensare alla sublimazione della Donna nella poesia cortese. Tuttavia le acque dell’eros hanno preso esclusivamente la via all’ingiù, con sanzioni etiche un tempo pesanti e alleggerite via via  fino a sparire, col risultato che le sfaccettature amorose si sono ristrette, come un diktat, a una soltanto. Se volessi immaginare un ‘progresso’ nell’esperienza umana dell’amore, ‘sim-patia’, ‘com-passione’, ‘affetto solidale’ ‘amicizia’, ‘abnegazione’ credo siano disposizioni amorose alleviate dall’attaccamento, dalla tirannia egoistica, e pronte a fiorire in altre direzioni dell’esperienza umana. Non si tiene mai conto abbastanza di quanto l’uomo sia marginale nel mondo vivente.

 

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

In tutti i regni della vita, seppure in gradi e misure difficili da stabilire nella sfera extra-umana, domina il ‘sentire’, e dunque la sofferenza, il patire, il duolo esistono e pesano in modo inevitabile. Conosciamo il dolore umano e quello degli  animali a noi più prossimi, ma ignoriamo del tutto il modo in cui piante, minerali e altri sistemi viventi ‘patiscono’ a modo loro.
E’ noto che il Buddha abbia visto la radice del dolore umano nell’attaccamento, nella tensione tra il ‘non più’ e il ‘non ancora’, nella fissazione egocentrica. E ha parlato di ‘giusti mezzi’, di validi ‘espedienti’ per trasformare l’energia del dolore. E’ una chimica sottile ma praticabile non appena si assume la sofferenza come una sfida e non una disgrazia da subire. Per questo occorre un coraggio indomito.

 

4) Cos’è per lei la morte?

“Morte” è una parola sostantiva, che cioè conferisce ‘sostanza’ a un evento biologicamente, psicologicamente e intellettualmente ininterrotto. Si ‘muore’ ad ogni istante, ed è questa sottile metamorfosi, questo perpetuo mutare la circostanza-chiave che merita di essere indagata davvero. Lo strappo che ci priva del respiro e della coscienza, l’evento terminale definito ‘morte’, non ha il rilievo che gli si suole attribuire. Riguarda chi è partecipe del decesso più  che il morente stesso.
‘Morte’, inoltre, è una parola usata quasi sempre  al singolare. Ma ci sono infiniti casi e modalità del venir meno: di idee, credenze, sentimenti, idiosincrasie, giudizi, condanne e assoluzioni: sono altrettante ‘morti’ cui non facciamo caso, abbagliati come siamo dall’evento sostantivo e intimante ‘morte’.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

I miei obiettivi nella vita sono l’andare a fondo il più possibile nella conoscenza nelle più varie direzioni. Lavorare su me stessa come su un essere capace di perfezionarsi, di elevarsi e mettere a frutto le sue potenzialità di mente e di cuore. Sono troppo consapevole che prima di aiutare altri a farlo, devo aver operato su me stessa senza risparmio.
Quando il dispositivo che irrora l’ossigeno durante un volo aereo si attiva, la buona regola è indossare anzitutto la maschera e solo dopo soccorrere chi ci è accanto. Lo stesso vale nel processo di perfezionamento interiore. Un buon maestro è uno che ha già percorso il cammino, ne conosce le trappole ed è in grado perciò di guidare l’altro.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Apparentemente sì, la propria vita è un progetto e va svolto dal principio alla fine. Tuttavia sussistono incognite, e le circostanze hanno un peso grandissimo nell’andamento del progetto. Conquistare la totalità di se stessi, farsi complici e amici del proprio destino può essere un progetto valido.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

La mia impressione è che nelle società in cui si è raggiunto un livello di vita accettabile, si stia uscendo dalla fase di un esasperato individualismo. La solidarietà, il riconoscimento che l’altro è uno di noi e il suo bene è il nostro, è un  atteggiamento che nonostante le apparenze manipolate in modo da nascondere tutto il resto, si va diffondendo, e va di pari passo con una sensibilità normativa che, almeno in linea di principio, va nella stessa direzione. Occorrerebbe però mettere a fuoco una diversa angolazione della forbice diritto-dovere,egoismo-altruismo. “Devo rispettare l’altro”, “sono tenuto a un comportamento morale” è visto come un ‘dovere’ fino a quando uno sfrenato egoismo o un altruismo pur sempre nutrito di individualismo sono dominanti. Ma se la pressione del ‘dovere’  e un’impostazione fortemente giuridica della relazione interpersonale si  allentano, ecco che può fiorire un modo diverso di accettarsi, aiutarsi e convivere in pace. Un’utopia? Non lo credo, in molti ambienti delle giovani generazioni l’individualismo è un relitto, un fossile senza valore d’uso. Cercarne però le prove nelle cronache giornalistiche è una via sbagliata. La cronaca non fa che mettere in mostra  la perversione, l’abiezione, il male endemico.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Il bene, il male si misurano sulla base di ciò che suscitano in noi le evidenze dell’uno e dell’altro.
Se riconosco qualcosa come male, ciò significa  che in me c’è del bene. Se invece male e bene si equivalgono, e non so minimamente distinguerli, vuol dire che ho contratto una sordità pericolosa per me e per gli altri. Una sordità biologica, esistenziale, prima che etica. In una certa prospettiva, bene e male sono relativi. Ciò che è bene per il virus che si installa dentro di me, è male per la mia salute. Ciò che è giusto sotto un cielo, è iniquo sotto un altro. Esiste però, in un individuo sano di mente, una risposta innata al bene e al male, un modo sorgivo di riconoscerli agli antipodi, e di comportarsi in conseguenza.

 

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Non sarei così sicura che l’ignoto, dal tempo dei tempi, sia stato una fonte di angoscia e terrore, né che la ‘ragione’ sia l’apice dello sviluppo mentale dell’individuo. Al contrario, inseguire l’ignoto è un lievito formidabile, dispensatore di gioia, intuizioni, creatività e conoscenza, e fondare l’esistenza sul solo principio di ragione, è un’amputazione micidiale. Personalmente mi ha aiutato riconoscere la potenza dell’ignoto e l’angustia della ragione.

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

Non domandarsi se la vita abbia un senso, limitarmi a essere nel mondo, scoprirne  le meraviglie e crescere nella consapevolezza interiore è il modo a me congeniale di percorrere il tempo che mi è dato.


I contenuti pubblicati su www.riflessioni.it sono soggetti a "Riproduzione Riservata", per maggiori informazioni NOTE LEGALI

Riflessioni.it - ideato, realizzato e gestito da Ivo Nardi - copyright©2000-2024

Privacy e Cookies - Informazioni sito e Contatti - Feed - Rss
RIFLESSIONI.IT - Dove il Web Riflette! - Per Comprendere quell'Universo che avvolge ogni Essere che contiene un Universo