Riflessioni sul Senso della Vita
di Ivo Nardi
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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista ad Alberto Oliverio
Gennaio 2014
Alberto Oliverio lavora nel campo delle basi biologiche del comportamento, è emerito di psicobiologia nella Sapienza, Università di Roma. Ha lavorato in numerosi istituti di ricerca internazionali. Dal 1976 al 2002 ha diretto l'Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal 2007 al 2009 il Centro di Neurobiologia "Daniel Bovet" della Sapienza, Università di Roma. Fa parte del comitato editoriale di numerose riviste scientifiche e collabora al Corriere della Sera, al Messaggero ed alla rivista Mente e Cervello, ha organizzato e partecipato a numerosi congressi nel campo delle neuroscienze e della biologia del comportamento e, più in generale, dei rapporti tra scienza e società. E' autore di oltre 400 pubblicazioni scientifiche, di saggi professionali, didattici e di divulgazione. Intervista 26 novembre 2013.
1) Normalmente le grandi domande sull'esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos'è per lei la felicità?
Spesso è qualche cosa di non prevedibile, in positivo ovviamente.
Sin da quando siamo bambini, l’imprevisto, la novità è qualche cosa di attraente, una novità che si associa ad un piccolo grande piacere, è indubbiamente una forma di felicità, anche se, come sanno gli psicologi sperimentali, poco duratura. Siamo per un breve momento o per qualche ora o addirittura per qualche giorno di umore migliore, poi ritorniamo alla situazione precedente e andiamo di nuovo alla ricerca di qualche cosa che ci tranquillizzi, rassereni e renda felici.
2) Professor Oliverio cos'è per lei l'amore?
Per essere in linea con Dante direi: “L'amor che move il sole e l'altre stelle”. L’amore è un qualche cosa che si associa un po’ alla condizione degli esseri umani, altrimenti non saremmo qui con tutti gli aspetti negativi di aggressività, violenze etc... Gli esseri umani, alla fine, hanno delle forme di solidarietà, nei confronti degli altri, dei figli, dei nipoti; questo ci aiuta a guardare al futuro in una dimensione positiva, perché noi, senza gli altri, non avremmo una forma, un’identità precisa.
L’amore ci pone in relazione con gli altri.
3) Come spiega l'esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
È quasi un problema filosofico, senza sofferenza non ci sarebbe benessere. Già gli enciclopedici, quando avevano fondato l’enciclopedia, dicevano: la salute è l’assenza di malattia; la malattia è una mancanza di salute, e possiamo dirlo anche per la sofferenza: senza la sofferenza non avremmo la dimensione della positività e del bene, sono i due poli entro cui ci dibattiamo.
4) Cos'è per lei la morte?
È lapalissiano, è la fine della vita. È il non poter seguire più gli altri.
Spesso, quando riflettiamo sulla morte, pensiamo che ci piacerebbe continuare a vedere come decorrono le vite delle persone a noi care e in generale quali sono gli sviluppi dell’umanità, morendo tutto questo ci manca, quindi è un senso di rimpianto, non soltanto non esserci più individualmente, ma non vedere il compimento della vita degli altri.
Io penso che più che temere la morte - naturalmente tutti dovrebbero morire in maniera dolce - ciò che temiamo è che vengano a mancare le relazioni che ci rendono vivi.
Immaginiamo ogni tanto di seguire dall’alto il futuro degli altri, ma questo temo non avvenga.
5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
Uno dei modi per concretizzare degli obiettivi è quello di costruirsi un’identità, attraverso il lavoro, le amicizie, gli affetti. Già il poter essere in qualche misura un po’ padroni del proprio destino, ottenere dei piccoli raggiungimenti, ritenere che qualche cosa valga la pena di essere fatta e vissuta, è un grande passo.
L’essere appartati da tutto chiaramente non ci dà un’identità e ci fa perdere gli obiettivi.
6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?
Si, tutti lo abbiamo, senza un progetto esistenziale saremmo morti viventi.
Osservando i bambini vediamo che c’è questo forte interesse per la vita, per impossessarsi e modificare la realtà; in misura più o meno diversa, anche gli adulti tentano di lasciare una piccola impronta nella realtà in cui vivono.
7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un'epoca dove l'individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?
Si, ci possono essere dei momenti storici in cui la collettività può apparire meno importante dell’individualismo, del progetto individuale. In realtà penso che questo sia un atteggiamento mentale. Uno cerca di realizzarsi, di perseguire dei valori in rapporto agli altri, altrimenti sarebbe una monade isolata, non avrebbe modo di rispecchiarsi anche nei propri successi. Comunque non bisogna essere troppo negativi, in fin dei conti vediamo molti esempi di individualismo e di egoismo, ma anche tanti esempi di solidarietà, senza di essa gli esseri umani non sarebbero al punto in cui sono arrivati.
8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
Non so se esiste un bene assoluto o un male assoluto, nel senso che ci sia un’etica naturale, alcuni ne sostengono l’esistenza, altri sono più restii da questa idea che ci sia qualche cosa di stampato dentro di noi, che ci guida verso il bene o che ci fa rifuggire il male. In realtà i valori che noi acquisiamo, li acquisiamo attraverso la cultura, siamo dipendenti dalla cultura che orienta i nostri concetti di bene o di male, di solidarietà o di egoismo. Anche le leggi hanno delle forme di relativismo, persino per quanto riguarda l’obbligo di prestare aiuto agli altri, come è previsto nel nostro codice, la cosiddetta: omissione di soccorso, in alcuni paesi come il Regno Unito questo obbligo è molto più blando, vale per il mare, non vale molto per la terra. Ci sono delle regole che in qualche modo rispecchiano anche il modo di guardare alla realtà, alle tradizioni e così via, certo, di fronte ad alcuni principi più o meno ci comportiamo in modo simile, danneggiare gli altri è sempre un aspetto negativo, una versione del male.
9) L'uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall'ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?
Non so se sia stato proprio terrorizzato, l'uomo è stato come perplesso su cosa sia l’ignoto; in pari modi cerca di controllare il futuro, con i riti collettivi, individuali, con la nascita delle religioni, con la stessa filosofia.
Penso che, per la formazione che ho avuto, la razionalità è un modo per cercare di controllare, possiamo dire, alcuni aspetti della realtà, anche se è molto più difficile affidarsi alla ragione piuttosto che ai vari credi, alla religione.
10) Qual è per lei il senso della vita?
Non so qual è il senso della vita, penso che sia di quelle domande a cui è difficile dare una risposta. Ognuno ha un suo senso della vita, certo, ne deve essere consapevole, deve pensare che senso dà a tutta la realtà che lo circonda, al suo futuro, come inquadrare il passato, in questo la memoria aiuta. Ricordare come ci siamo comportati, cosa è successo, è una guida per il futuro. Il senso della vita nasce anche dal passato, dai successi e insuccessi che abbiamo avuto, dagli affetti, dalla mancanza di affetti e via dicendo.
Il senso della vita, visto dal pulpito di un evoluzionista, è che non ha un gran senso, è una continuità di forme viventi che man mano si modificano e cambiano caratteristiche. La vita cerca di perpetuarsi, questo è uno degli aspetti fondamentali dei viventi, cercare di sopravvivere e perpetuarsi e quando ci riescono danno luogo a nuovi individui a nuove specie e così via, però, questa è una versione scientifica del senso della vita.
Il senso della vita è cercare di individuare un significato, un progetto alla luce del passato.
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