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Riflessioni sulle scienze

Riflessioni sulle Scienze

di Alberto Viotto    indice articoli

 

Le cose vanno male?
Nessun problema!

Giugno 2012

  • 30 miliardi in 11 mesi

  • Ricchi premi

  • Il ruolo del caso

  • Uno a dieci

  • Il blocco dei bonus


30 miliardi in 11 mesi

Il 1 novembre 2010 il board della Hewlett-Packard, il più grande produttore di computer del mondo, nominò presidente e CEO (chief executive officer – come dire amministratore delegato) il tedesco Léo Apotheker. Le azioni valevano più di 40 dollari l’una e la capitalizzazione dell’azienda (cioè la somma del valore di tutte le azioni emesse) era superiore agli 80 miliardi di dollari. Meno di 11 mesi dopo, a seguito di strategie industriali considerate disastrose dal mercato, la capitalizzazione dell’azienda era scesa a meno di 50 miliardi di dollari e il 22 settembre Apotheker venne licenziato.

 

Ricchi premi

Un problema per lui? Niente affatto, per invogliarlo a lasciare la compagnia senza strascichi legali, ed in base ad accordi pregressi, gli vennero pagati 7.2 milioni di dollari che, in aggiunta a stock options ed altri emolumenti, portarono il totale a 13 milioni di dollari per undici mesi di lavoro da tutti giudicato disastroso. (1)

Il caso di Léo Apotheker non è certo isolato. Stanley O’Neal, nella lista dei peggiori amministratori delegati di tutti i tempi (2), portò nel 2007 la Merryll Lynch ad una perdita di 8 miliardi di dollari, ma il suo “paracadute d’oro” gli consentì di portare a casa 131 milioni di dollari per sé.

Chi parte da una posizione elevata, anche se si comporta in modo disastroso, non perde il suo status e alla fine si trova in una situazione incomparabilmente migliore di chi, meno in alto, ha lavorato onestamente contribuendo in modo decisivo a buoni risultati. Il vecchio detto “chi più in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente” è del tutto superato: chi arriva in alto in alto resta.

 

Il ruolo del caso

Si potrebbe pensare che la pratica dei “paracadute d’oro”, accordi stipulati da un manager prima della sua assunzione che prevedono una ricca buonuscita in caso di cacciata, sia indispensabile per assumere dirigenti brillanti che possono fare arricchire l’azienda. Bisognerebbe però riflettere su quanto un capo d’azienda può effettivamente influire sulle sue sorti e quanto, invece, è dovuto al puro caso (3).

Manager che hanno avuto risultati eccellenti possono fallire miseramente in una nuova azienda, mentre dirigenti che sembravano mediocri possono imbattersi in una congiuntura favorevole ed improvvisamente ritrovarsi sulla cresta dell’onda.

Persino Steve Jobs, che ha portato la Apple ad un grande successo con una serie di prodotti indovinati, come l’iPhone e l’iPad, ha una storia costellata da imbarazzanti fallimenti. Nel 1985 venne cacciato dalla stessa Apple dopo i risultati molto deludenti della prima serie del “Macintosh”. Jobs si dedicò allora ad un nuovo progetto, il computer NeXT, che ottenne pessimi risultati sia nella versione “fisica” (come workstation prodotta direttamente) sia come software da installare su architetture di altri costruttori (chiamato NeXTSTEP) (4).

I successi ottenuti in seguito furono dovuti al fatto che finalmente era riuscito ad esprimere il proprio potenziale o sono stati semplicemente figli del caso?

 

Uno a dieci

La regola d’oro di Adriano Olivetti era molto chiara: “Nessun dirigente, neanche il più alto, deve guadagnare più di dieci volte l'ammontare del salario minimo”. Fino al 1980 in Italia il rapporto tra le retribuzioni degli alti dirigenti e quelle dei dipendenti medi era di circa 45 ad uno. In seguito questo rapporto è esploso, raggiungendo già nel Duemila il valore di 500 ad uno, e le disparità stanno continuando ad aumentare. (5)

Perché c’è stata questa esplosione nei compensi di persone la cui effettiva influenza sui risultati è tutta da dimostrare? In teoria una società per azioni è un’organizzazione democratica: sono gli azionisti con il loro voto a decidere chi la amministra e gli stipendi degli alti dirigenti, e non sarebbe certo loro interesse approvare stipendi e buonuscite plurimilionarie.

In realtà gli azionisti “normali” non possono fare niente se non riescono ad organizzarsi, il che non avviene quasi mai. Le aziende sono controllate da altre aziende, in base a complicati incroci azionari, e negli alti dirigenti prevale il desiderio di compiacere chi fa parte della stessa elite ed in seguito potrebbe contraccambiare.

 

Il blocco dei bonus

Nel 2009 Barack Obama cercò di limitare a 500.000 dollari l’entità massima degli emolumenti erogati ai dirigenti di aziende in cattive acque aiutate con i fondi statali (6), ma incontrò una forte opposizione ed il limite venne aggirato in ogni modo. Altri tentativi sono stati fatti anche in Italia, ma sempre con scarso successo.

Personalmente sarei invece molto drastico nell’imporre queste norme e soprattutto, per evitare i “paracadute d’oro”, darei per legge un limite a quanto un dipendente di un’azienda può ricevere dopo essere stato licenziato. La cifra potrebbe essere di centomila, duecentomila, cinquecentomila euro, se ne può discutere, ma comunque ben lontana dalle decine di milioni di dollari. Ogni clausola contrattuale in contrasto con questa regola dovrebbe essere considerata nulla.

Un limite alla libertà economica? Francamente, più di questo concetto stantio, mi interessa un minimo di etica.

 

   Alberto Viotto

 

Se qualche lettore trovasse questo articolo interessante o ne volesse discutere, all'autore farebbe piacere ricevere delle e-mail all'indirizzo: alberto_viotto@hotmail.com

 

 

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NOTE

1) en.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9o_Apotheker

2) www.cnbc.com/id/30502091?slide=4

3) www.riflessioni.it/scienze/ruolo-del-caso.htm

4) it.wikipedia.org/wiki/NeXT

5) www.corriere.it/cultura/12_gennaio_25/bocconi-mattei-cuccia-elite-non-misurava-busta-paga_157578b0-4745-11e1-8fa7-b2a5b83c8dfe.shtml

6) www.nytimes.com/2009/02/04/business/04pay.html?_r=1

 

 

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