Riflessioni Politiche
di Danilo Campanella indice articoli
Quando la società muore
Aprile 2015
Mentre i predoni dell’Isis tagliano le gole e ingabbiano i prigionieri, l’Europa si “diletta” con la questione vitale dell’Ucraina contesa da Putin, descrivendo come “grave problema preoccupante” la nascita e il rafforzamento del Califfato. Lo stile tranquillo, borghese, degli occidentali, pur se minato dalla crisi, ci spinge ai più raffinati ragionamenti ma, nonostante le nostre sottigliezze, non abbiamo discernimento.
Hanno quindici, diciassette, vent’anni. Sono ragazze, sono occidentali, sono libere. Sono brillanti, alfabetizzate, spigliate, hanno “il mondo in mano”, si dice. Adolescenti che a stento riescono a capire quale sia il completo più carino da indossare per la serata, prendono la decisione che cambia la loro vita: decidono di partire per la Siria. Non è una vacanza al limite della sicurezza, né una missione umanitaria: vogliono far parte dell’Isis, anche se questo significa sposare un terrorista, vivere di stenti, lasciare la famiglia, abbracciare il velo e sottostare ai dettami di una religione, anzi, di un’ideologia che a malapena conoscono. Hanno paura delle interrogazioni di scuola, queste ragazze, eppure tutto ad un tratto vogliono fare la jihad. Una mattina i genitori non le trovano più: chi lascia un biglietto, chi un messaggio su facebook, chi una registrazione, chi un sms: “Siamo in Siria, sposeremo un uomo e moriremo per l’Islam”.
Genitori in lacrime, media in subbuglio, servizi segreti in movimento. Il risultato è sempre lo stesso. A volte viene chiesto loro di tornare, incinte, a casa, ma spesso il Paese nega loro il rientro, per ovvi motivi di sicurezza; altre volte rimangono li, e non se ne sente più notizia. Solo in Inghilterra, si ritiene che, tra i 500 britannici partiti per la Siria “affascinati” dalla guerra santa, 70 siano ragazzine. In tutta Europa sarebbero circa 200.
Già nel 1918 Spengler aveva riconosciuto nell’Occidente il mantenimento di modelli culturali “già morti” che ne segnavano la definitiva decadenza(1). Nessun processo storico si completa dalla sera alla mattina. La fase di decadenza di questa “civilizzazione” si conclude oggi. Per Ernst Cassier le diverse forme culturali nella loro intima essenza, non sono tenute insieme attraverso un'identità, ma per il fatto che ad esse si pone un comune compito fondamentale(2). L’Occidente non avendo altro compito se non quello di tenere in piedi la macchina capitalista tramite il meccanismo del consumo, ha ovviamente smarrito ogni compito, ogni “mission”, da tramandare alle nuove generazioni.
I ragazzi, però, entrando in contatto con altre forme culturali, ne rimangono affascinati. Essi hanno bisogno di maestri, e da noi non ne trovano; fossero anche cattivi maestri, ma sempre forze sono, simboli dotati di forza, contro una società, quella occidentale, che ha smarrito forme simboliche forti, traviata da lassismo, dalla mancanza di “motivi per vivere”. In alternativa, si trovano motivi per morire.
Valori, sicurezza, affetto, tutte dinamiche che, evidentemente, non bastano a coloro che scelgono tirannia e sottomissione, nonostante siano cresciuti imparando l’abbecedario dei diritti dell’uomo e della rivoluzione femminile. Non possiamo giustificare il tutto pensando che non l’abbiano imparati abbastanza, oppure non li abbiano fatti propri: sono comunque figli e figlie nostre, sono nati qui, nella molle, asettica e ovattata società occidentale.
La frase “sposati e sii sottomessa” causa indignazione e riprovazione, ma queste ragazze la cercano. Ne è la riprova il fatto che si “stuzzicano” con opere cinematografiche che mostrano storie tormentate, ragazzi belli e maledetti, o che esaltano l’amore violento. Ma noi siamo ancora abituati a dire “sono solo ragazzi!”.
Frotte di ragazze che da ogni Paese occidentale vanno nello Stato Islamico per sposare i miliziani conosciuti via web, non sono fenomeni dovuti a un capriccio adolescenziale. Queste ragazze, soprattutto inglesi e ungheresi, lasciano la famiglia e i valori che le hanno alimentate e protette per decenni per farsi ingravidare da un caprone che, conosciuto solo virtualmente, promette loro sottomissione e dominio. Un Occidente che ha generato simili schiave non può combattere: ha già perso. Se anche arrivassimo a un conflitto armato con l'Isis, e questa guerra portasse alla nostra vittoria geopolitica, non avremmo comunque vinto: vi sarà un'altra Isis, un altro nemico, un nuovo Stato del Terrore da combattere poiché l'unico Stato in cui varrebbe la pena fare la rivoluzione è quello nella nostra mente. La nostra società occidentale non è in crisi perché arriva l'Isis: qui arriva l'Isis perché è finita. Gli elementi che banchettano sui resti di una società in disgregazione non ne sono la causa, ma acceleratori di quel declino che, inesorabilmente, conduce alla capitolazione. Per citare il grande Libro: “dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi(3)”.
Danilo Campanella
NOTE
1) Il Tramonto dell’Occidente.
2) Filosofia delle forme simboliche, Vol. II.
3) Lc, 17, 26-37.
Libri pubblicati da Riflessioni.it
RIFLESSIONI SUL SENSO DELLA VITA 365 MOTIVI PER VIVERE |
|