Riflessioni Iniziatiche
Sull'Uomo, lo Spirito e l'Infinito
di Gianmichele Galassi
La sintesi della maestria e la scala a sette gradini.
Tratto da: L'Acacia, vol.1/10, EDAP - Angelo Pontecorboli Editore, Firenze.
Novembre 2011
«Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz'ora. Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe.» - Giovanni, Apocalisse (8:1-2)
Con l’elevazione abbiamo oramai tutti gli strumenti necessari per riuscire a percorrere l’ultimo e più difficile tratto della via iniziatica. Teoricamente, quindi, dovremmo essere in grado di capire quel complesso di tecniche latomistiche necessarie alla risoluzione del problema finale. Prima di fronteggiare l’ultima e più difficile prova, la scala di sette gradini, è necessario però comprendere se siamo riusciti a salire i gradini precedenti, scorgendo così la Stella Fiammeggiante.
Abbiamo cominciato scendendo nelle tenebre (V\I\T\R\I\O\L\), per rinascere poco dopo con l’iniziazione che ci ha fornito gli strumenti necessari alla “scalata” dei primi tre gradini ed allo sgrossamento della pietra Grezza: era il momento dell’introspezione, della conoscenza interiore, quindi, nel caso di successo, dovremmo saper rispondere con chiarezza alla domanda: “Chi siamo?”.
L’aumento di salario a Compagno, attraverso l’uso sapiente della livella, ci dovrebbe aver insegnato a trasformare la Pietra Sgrossata in Pietra Cubica ed aiutato a salire una scala curva di cinque gradini. Con ciò, adesso dovremmo essere in grado di rispondere al secondo, fondamentale quesito: “Da dove veniamo?”.
Appena riusciti nell’intento, ci troveremo di fronte la scala di sette gradini al cui apice risplende la luce della conoscenza suprema, dell’incontro ed unione con Dio, raggiunto il quale ci sarà permesso di rispondere al quesito «ultimo ed ineffabile»: “Dove andiamo?”.
Nel cammino iniziatico è ben evidente l'importanza simbolica assegnata ai gradini della scala utilizzata per ascendere a piani più elevati dell'esistenza umana: dal piano fisico si giunge a quello spirituale passando da quello animico, su cui ha lavorato il compagno.
La scala, nella cultura occidentale, ha sempre simboleggiato il tramite, ovvero il mezzo di unione, fra cielo e terra, spirito e materia: per la cristianità (v. Libro della Genesi, 28,10-22), si può fare riferimento alla visione di Giacobbe che parla del sogno in cui gli angeli salgono e scendono da una scala, segno di un collegamento comunicativo fra Dio e gli uomini:
10 Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. 11 Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. 12 Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. 13 Ecco il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. 14 La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. 15 Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto». 16 Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo». 17 Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo». 18 Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. 19 E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. 20 Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, 21 se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. 22 Questa pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò la decima». (Bibbia C.E.I.)
Secondo Fulcanelli (ne Il mistero delle cattedrali - "Le Mystère des Cathédrales") l’alchimia è rappresentata allegoricamente in un bassorilievo del pilastro centrale all’entrata della Cattedrale di Notre Dame a Parigi, con una figura seduta su un trono, nella mano destra ha due libri, nella sinistra uno scettro mentre dai piedi sale una scala a pioli che giunge sino al petto, proprio sotto la gola…
Lo stesso Dante, nella Commedia (Paradiso XXI, 25-33), mentre si trova con Beatrice nel settimo ed ultimo cielo (Saturno), vede una scala dorata che si innalza oltre il limite del visibile, alcune anime contemplanti vi salgono – scomparendo – ed altre scendono (1):
Dentro al cristallo che 'l vocabol porta,
cerchiando il mondo, del suo caro duce
sotto cui giacque ogne malizia morta, 27
di color d'oro in che raggio traluce
vid' io uno scaleo eretto in suso
tanto, che nol seguiva la mia luce. 30
Vidi anche per li gradi scender giuso
tanti splendor, ch'io pensai ch'ogne lume
che par nel ciel, quindi fosse diffuso. 33
In questo contesto, la scala dorata simboleggia la possibilità per l’uomo di risalire a Dio dopo la caduta sulla Terra, ovvero di raggiungere l’immortalità.
I gradini, in generale, hanno fin dall'antichità rappresentato l'ascesa ad un piano superiore, quindi più vicino al divino, al cielo; la maggioranza dei templi delle civiltà antiche furono - infatti - edificati a gradini: le piramidi egizie e centro-americane, le torri mesopotamiche, per non parlare dei templi greci.
A tal proposito si potrebbe riflettere sui numerosi viaggi simbolici che l'iniziato è chiamato a percorrere durante il proprio cammino... Dai quattro elementi costituenti l'essenza di tutte le cose, simbolicamente approfonditi nei quattro viaggi previsti dal rituale di iniziazione, salendo una scala di tre gradini, si giunge ad intraprendere i cinque viaggi del compagno che riassumono e sincretizzano le maggiori tradizioni gnostiche occidentali: dalla prima esperienza della fallacità percettiva dell'uomo, ben rappresentata dal platonico mito della caverna, si giunge alla comprensione dell'intima natura della bellezza simboleggiata dagli esempi architettonici che hanno reso immortale l'opera umana.
Passando al significato del sette, ricordiamo che ogni stato massonico è ben rappresentato da un numero: il tre ed il cinque riassumono l’essenza dell’apprendistato prima e del compagnonaggio poi. Con la maestria è, invece, necessario comprendere ed applicare la concezione settenaria dell’universo, che ci potrà poi condurre a tutti i numeri superiori.
Il numero sette ricopre ed ha ricoperto un ruolo importante in molte culture (2): i Caldei lo consideravano il più sacro, per i pitagorici è fonte di ragione, salute e luce, è anche il numero dell’uomo.
Numerosi gli esempi della valenza simbolica di questo numero (3):
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Sette erano i pianeti conosciuti, così come i metalli.
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Sette sono i giorni della settimana ed, esattamente, il tempo necessario a Dio per creare il Mondo.
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Sette sono i vizi capitali, i sacramenti cattolici e le virtù: 3 teologali (fede, speranza, carità) e 4 cardinali (giustizia, temperanza, prudenza, fortezza).
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Sette sono le arti liberali (4).
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Sette è il numero buddhista della completezza.
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Sette fiamme circondano la divinità pre-vedica Agni, dio del fuoco che rappresenta le forze della luce, figlio del cielo e della terra.
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Sette sono i chakra.
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Sette sono le note quale rappresentazione della musica che, regolando il caos, crea l’Armonia nell’universo.
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Sette sono le meraviglie del mondo antico e moderno.
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Sette sono le lettere indirizzate alle rispettive Chiese da Giovanni nell’Apocalisse (5)
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Sette sono i colori dell’arcobaleno, ovvero i colori primari dello spettro individuati da Newton che si basò sulle teorie filosofiche sofistiche.
Dall’elenco precedente è facile notare come questo numero connetta le base stesse della vita: ciò che è visibile (colori), ciò che è udibile (note musicali), ciò che è bene e ciò che è male (etica), il tempo che scorre (giorni della settimana) ed infine ciò che ci è superiore (il cielo, le sette sfere con i relativi pianeti), per non parlare di ciò che è prodotto dall’uomo (arti del trivio e del quadrivio).
Probabilmente il numero sette serviva bene a rappresentare il salto verso il superiore (6), ovvero ciò che va oltre, vista la larga diffusione nel mondo Assiro-Mesopotamico della base sessanta, il numero sette è il primo numero per cui non si può dividere in parti esatte la base di questo sistema di numerazione; del resto a tutt’oggi la utilizziamo come base per la misurazione del tempo e delle misure angolari, ad esempio latitudine e longitudine: in quel periodo quello decimale era relegato a sistema ausiliario. Quindi il sette è l’espressione privilegiata della mediazione tra umano e divino, in quanto somma di tre (trinità divina) più quattro (gli “elementi” che costituiscono il mondo).
A questo punto dobbiamo coniugare i concetti legati alla simbologia della scala con quella del numero sette, con ciò la scala di sette gradini può assumere innumerevoli significati:
- la scala delle virtù
- la scala delle "arti liberali" medievali
- la scala dei pianeti nei misteri mitraici
etc. etc.
In ambito massonico ritroviamo la scala proprio nel Rito Scozzese, come ricorda Mariano Bizzarri ne “La Scala Misteriosa nel XXX grado del Rito Scozzese” (7):
Nella camera dell’Areopago (XXX grado del Rito Scozzese) si trova al centro del Tempio una doppia scala, a libretto, la Scala Misteriosa, composta da sette gradini per lato. I gradini ascendenti portano i nomi delle sette arti liberali ovvero, dal basso verso l’alto: Grammatica, Retorica, Logica, Aritmetica, Geometria, Musica e Astronomia 1; sul versante discendente i gradini portano dall’alto verso il basso i nomi di Prudenza (Discrezione), Impegno, Lavoro, Fede, Dolcezza, Purezza e Giustizia. Sul primo montante compare la scritta «amore del prossimo»; sul secondo è scritto «amore dell’Eccelso».
Forse per richiamare la vera essenza della scala iniziatica massonica possiamo prendere a prestito una suggestiva quanto calzante visione, formulata da Alessandro Baricco in “Novecento” che rappresenta il mondo come una tastiera di pianoforte con infiniti tasti che il protagonista – peraltro magnifico esecutore - ammette di non saper suonare; tale scenario evidenzia un primario aspetto della vita dell’uomo e sollecita certamente un’attenta riflessione sull’inadeguatezza umana e sulla intellegibile complessità dell’esistenza comune e di ciò che ci circonda. Tentando di salire la simbolica scala di sette gradini è come tentare di suonare la tastiera infinita di Novecento, per la maggioranza di tutto si risolverà nello sforzo prodotto dalla volontà di riuscire, potremmo comunque andar fieri di aver provato con tutte le nostre forze con la speranza di aver ottenuto qualche progresso sul piano individuale e sociale.
Concludendo... in tutti i casi, la volontà di salire ad un piano più elevato rappresenta, per ciascuno di noi, il cardine stesso dell'essere massoni: il perfezionamento è possibile solamente seguendo la via verso la "luce", insomma una strada «in salita», caratterizzata da piccoli passi in avanti, in ascesa (8)…
Gianmichele Galassi
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NOTE
1) Passo tratto dal Paradiso di Dante, fonte:
http://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Paradiso/Canto_XXI
2) Su tale argomento sono state scritte numerose pagine, sarebbe impossibile essere esaustivi nell’economia di un articolo…
3) I seguenti sono solo gli esempi più eclatanti, tra gli infiniti esistenti.
4) Grammatica, retorica e dialettica che costituivano il trivio, più aritmetica, geometria, astronomia e musica (quadrivio).
5) Le Chiese rappresentano la totalità delle Confessioni religiose, tipiche di sette note città dell'Asia Minore. Giovanni era solito utilizzare numerosi richiami simbolici nel proprio testo:
«All'angelo della Chiesa di Efeso scrivi: Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro….» (Apocalisse, 2:1).
6) Basti ricordare il noto proverbio: “Essere al settimo cielo”.
7) Fonte: www.zen-it.com/mason/studi/scalaxxx.htm
8) Su tale procedura è comunque doverosa un’ultima raccomandazione sul piano pratico: salendo la scala, sovente conviene fermarsi a riflettere, magari decidendo di tornare sui propri passi, ripercorrendo più attentamente quelli superati con più incertezza.
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