Riflessioni Iniziatiche
Sull'Uomo, lo Spirito e l'Infinito
di Gianmichele Galassi
Il potere della spada. Curiosità simboliche e valenze iniziatiche
Febbraio 2012
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Introduzione
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Simbologia e spade mitiche
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La spada e la cavalleria
Il Bodhisattva (1) porta la «spada fiammeggiante» nel mondo degli Asura (2): è il simbolo della lotta per la conquista della conoscenza e la liberazione dai desideri, dai vizi... con la sua possente lama è capace di squarciare le tenebre dell’ignoranza.
«Qui acceperint gladium gladio peribunt»
"Coloro che mettono mano alla spada periranno di spada"
(Matteo 26,52)
Introduzione
Apparentemente la spada è uno mero strumento, solo un freddo e metallico oggetto, un’arma nulla di più, ma in realtà non è così… al pari del fuoco sembra avere per l’uomo un significato atavico, un valore ancestrale. Per millenni ha svolto una funzione basilare per la nostra sopravvivenza: partendo dalla tagliente selce legata sulla punta di un bastone ha permesso all’uomo di cibarsi, difendersi e conquistare nuovi territori. A pari del fuoco –dicevo- è capace di risvegliare in molti, una sensazione avita, primordiale; volendo approfondire l’argomento accorrerebbero fiumi di inchiostro tante sono le valenze simboliche attribuitegli dall’uomo lungo la propria lunga storia.
Iniziando dall’etimologia, il termine spada deriva dal latino spătha(m) [col tardo derivato spathāriu(m)] e dal greco spáthē che significa spatola, uno strumento dei tessitori e dei farmacisti, tale vocabolo poi potrebbe essersi diffuso in Italia “dalla fabbriche di armi lombarde” (3).
Simbologia e spade mitiche
La spada è, ovviamente, espressione diretta della “condizione militare”: simbolo di ardimento, come virtù. Nella tradizione biblica assume vari significati… allegoricamente è spesso utilizzata per rappresentare l’esercito (es. le «spade egizie») e, contemporaneamente, quale espressione di potenza, in stretta derivazione dalla propria funzione. La potenza in questo
contesto assume a sua volta molteplici valenze, dalla più immediata «distruttiva» sino all’opposto valore costruttivo, quale simbolo di giustizia (insieme alla bilancia) o strumento utile a mantenere la pace ed i più alti valori (cavalieri).
Pietra angolare di miti e leggende, alla spada sono state attribuite numerose capacità e proprietà, molto spesso magiche e religiose: tanto importanti nella visione mitologica da vedersi attribuito un nome proprio, che le identificava fra mille. Eroine materiali delle maggiori epopee narrate nei secoli, come detentrici di potenze ultraterrene, divine, fonti di forze spirituali che rendevano invincibile il guerriero a cui fosse permesso di brandirle: di frequente era proprio la spada a scegliere colui, spesso predestinato, che avrebbe potuto sfruttarne appieno i poteri.
Ecco quindi alcuni esempi di spade non comuni, capaci di fare di un semplice uomo un paladino, un cavaliere, un eroe invincibile:
Durlindana, Durindana o Durendal è, secondo la tradizione francese, la spada di Orlando, paladino di Carlo Magno. La leggenda vuole che la spada fosse stata donata a Orlando proprio dal sovrano. Invece, nell’Orlando Furioso (canto XIV, 43), l’Ariosto narra che un tempo sarebbe appartenuta addirittura ad Ettore di Troia:
“Non porta spada né baston; che quando l'arme acquistò, che fu d'Ettor troiano, perché trovò che lor mancava il brando, gli convenne giurar (né giurò invano) che fin che non togliea quella d'Orlando, mai non porrebbe ad altra spada mano: Durindana ch'Almonte ebbe in gran stima, e Orlando or porta, Ettor portava prima.”
Nella Chanson de Roland si narra, poi, che Durindana conservasse nel pomo alcune sacre reliquie, un dente di San Pietro, il sangue di San Basilio, i capelli di San Dionigi e un pezzo di vestito della Vergine Maria, che le conferivano un potere divino: in punto di morte, tentando di distruggerla per non farla cadere in mano nemica Rolando avrebbe prodotto la cosiddetta Breccia di Rolando sui Pirenei, ma grazie all’acciaio dagli incredibili poteri il paladino non ebbe successo e fu costretto a gettarla nel fiume.
Excalibur è la spada magica per eccellenza della tradizione occidentale, le sue vicende sono narrate nelle opere del ciclo bretone; fu donata da una entità superiore, la Dama del Lago, a Re Artù perché potesse costruire un nuovo regno caratterizzato dagli alti valori cavallereschi, giustizia e virtù furono le pietre angolari su cui poggiare la Tavola Rotonda. Mentre il fodero aveva il potere sovrannaturale di proteggere colui che la brandiva dall'essere ferito in battaglia.
Ama no Murakumo (), letteralmente Spada del Paradiso, detta anche Ama no Murakumo no Tsurugi o Kusanagi-no-tsurugi (, ovvero spada taglia erba), è una spada leggendaria della mitologia shintoista giapponese paragonabile per importanza ad Excalibur: con lo Specchio di forma ottagonale e la Gemma, simboli di Amaterasu, è uno dei Tre Tesori Sacri di Yamato, ovvero del Giappone.
Oltre alle precedenti ne ricordiamo sinteticamente molte altre:
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Anduril - Spada di Aragorn.
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Aradonight - Spada di Lancillotto.
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Balisarda - Sapada di Ruggero.
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Brisingr - Spada di Eragon cavaliere dei draghi, forgiata da egli stesso.
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Caladbolg - Spada di Fergus mac Róich.
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Claíomh Solais - Spada di Nuada Airgeadlámh, leggendario re d'Irlanda.
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Colada - Spada di el Cid.
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Cortana - Spada di Edoardo il Confessore.
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Crocea Mors - Spada di Giulio Cesare.
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Fragarach - Spada di Manannan mac Lir and Lugh Lamfada.
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Gramr (Balmung) (Nothung) - Spada di Sigfrido, eroe della saga dei nibelunghi.
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Hrunting - Spada prestata a Beowulf da Unferth.
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Naegling - Spada usata da Beowulf per combattere il drago.
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Narsil - Spada di Elendil.
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Pungolo - Spada di Frodo Baggins, donata da Bilbo Baggins.
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Shamshir-e Zomorrodnegar - Spada di re Salomone (secondo il folklore persiano).
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Tizona - Altra spada di el Cid.
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Zar'Roc - Spada di Eragon cavaliere dei draghi, donatagli da Brom.
La spada nella roccia, conservata nella Rotonda di Montesiepi (SI), narra un’altra vicenda dalla diversa valenza simbolica.Galgano Guidotti decise di rinunciare al potere ed al dominio rappresentati dalla spada per dedicarsi totalmente alla croce, simbolo estremo d’amore, pace e rinunzia alla violenza, attraverso un gesto dalla valenza straordinaria: «In terram pro cruce spatam fixit», ovvero “conficcò la spada in terra come una croce” (4).
A tal riguardo, bisogna aggiungere che anche la forma d’arma rivestiva un significato simbolico, infatti, è sufficiente notare come le spade avevano una forma che ricordava la croce ai cristiani e la mezzaluna ai musulmani. Specialmente durante il medioevo, alla spada furono attribuite importanti valenze religiose, tant’è vero che, oltre ad assumere un nome proprio, contenevano spesso delle reliquie di santi…
Infine, esiste anche un altro significato se la spada cui facciamo riferimento è quella di Damocle. Essa rappresenta le responsabilità derivanti dal possedere un grande potere, relativamente alla posizione sociale nel caso specifico; per estensione poi è utilizzata per simboleggiare qualsiasi pericolo incombente. Infatti Dionigi I, Re di Siracusa, sfidato dal cortigiano Damocle gli concede di prendere il suo posto per un giorno… ma la sera, al termine del banchetto, dopo aver assaporato i piaceri di essere Re, Damocle si accorge che sulla propria testa incombeva, sorretta da un esile crine di cavallo, una spada affilata, al piacere si sostituirono immediatamente un pungente senso di paura e timore per la propria vita, decise così di abbandonare immediatamente la posizione di potere piacevole all’apparenza, ma scomoda e pericolosa nella realtà: la spada, là posta da Dionigi, simboleggiava al contempo il potere del tiranno congiuntamente alla responsabilità ed alla diretta esposizione al pericolo che ne derivavano (5)…
La spada e la cavalleria
Durante il medioevo, soprattutto nel periodo delle crociate, la “cavalleria”, da semplice reparto militare, è divenuta rapidamente uno status sociale. Sempre più si è ritenuto che l’appartenenza alla classe cavalleresca comportasse un’elevazione sociale, la cerchia di individui che potevano fregiarsene divenne sempre più ristretta sino a che l’investitura a cavaliere fu ritenuto un altissimo onore, una vera e propria iniziazione che conduceva l’individuo verso una dimensione quasi sovraumana, eroica… L’essere ammessi al rango di cavalieri comportava la cooptazione in una vera e propria fratellanza, basti ricordare il sigillo templare, raffigurante due cavalieri su un’unica cavalcatura. L’investitura ricopriva una tale importanza da trasformare un uomo comune in un ardimentoso combattente che perdeva ogni timore a favore di un coraggio tanto virtuoso da ignorare ogni conseguenza se ciò fosse stato ritenuto utile a servire gli ideali propugnati dal codice cavalleresco. Tutto ciò avveniva attraverso il potere della spada, dalla sua imposizione nel momento dell’investitura fino ad essere il vero e proprio simbolo della neo-condizione acquisita; a tutt’oggi molte iniziazioni avvengono tramite l’imposizione di una spada, considerata il mezzo più idoneo alla ideale trasmissione del potere, dello spirito, dello status e di tutto ciò che ne consegue.
Gianmichele Galassi
Da Secreta Magazine n.2 - 2010
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NOTE
1) Nel Buddhismo, un bodhisattva - dal sanscrito, lett. "Essere (sattva) dell'illuminazione (bodhi)" – è un essere vivente che ha intrapreso il cammino per l'illuminazione aiutando gli altri esseri senzienti grazie all'esperienza della suprema conoscenza; ovvero è l’essere che rinuncia a completare il suo cammino verso il Nirvāna affinché gli altri raggiungano, a loro volta, l'illuminazione: questa decisione, motivata da una grande pietà e compassione, è detta bodhicitta.
2) Con il termine Asura vengono indicati nel Rgveda (testo vedico risalente tra il XX e il XV secolo a.C.) varie deità, l’etimologia di tale termine è dubbia, probabilmente deriva dal termine aśu che significa "respiro", "spirito vitale" oppure dal termine as che indica l'«esistere».
3) V. “Dizionario etimologico della lingua italiana”. Cortellazzo-Zolli Ed.
4) Paul O. Pfister. Op. Cit. pag. 50. Come ricorda la madre Dionysia, interrogata dalla Commissione Papale incaricata delle indagini per la canonizzazione di Galgano.
5) Marcus Tullius Cicero. Tusculanæ Disputationes (Opera philosophica). Liber V
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