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Riflessioni Iniziatiche

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Sull'Uomo, lo Spirito e l'Infinito

di Gianmichele Galassi

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Massoni toscani del mondo della scienza:
Ferdinando Zannetti, Roberto Roselli

Settembre 2012

 

 

Ferdinando Zannetti

 

Alla notizia che dal prossimo 11 novembre sino al 31 gennaio si terrà una mostra sul “fondo” del massone Ferdinando Zannetti a Palazzo Medici a Firenze, in collaborazione con il Grande Oriente d’Italia, i ricordi sono subito balzati ad una filastrocca che avevo sentito sovente da bambino

 

“Garibaldi fu ferito
fu ferito ad una gamba
Garibaldi che comanda
Che comanda il battaglion…”,

 

molti - sono certo - si ricorderanno di una delle innumerevoli varianti di questa canzoncina tanto famosa forse perché rende più umano uno dei più grandi personaggi storici, tanto grande da apparire un mito agli occhi dei giovanissimi che ne leggono le gesta sui libri di scuola.

Il perché di questa rimembranza risiede nel fatto che fu proprio il Fratello Prof. Ferdinando Zannetti ad estrarre la pallottola dal malleolo dell’Eroe dei Due Mondi, ferita inflitta in quel pomeriggio del 29 agosto 1862 in Aspromonte dal tenente dei bersaglieri Luigi Ferrari, spezzino, classe 1826, che agli ordini di Pallavicini sparò a Garibaldi per impedirgli di marciare su Roma, ma questa è un’altra storia…

Andando un po’ più in profondità, il fatto che lo Zannetti venga ricordato per aver curato la ferita di Garibaldi appare quanto meno riduttivo, soprattutto leggendo la targa commemorativa esposta sopra l’ingresso della sua residenza fiorentina:

 

PER DECRETO DEL COMUNE
___________
Qui abitò ed ottuagenario morì
il III di marzo del MDCCCLXXXI
Ferdinando Zannetti
medico chirurgo
senatore del regno
e fra i veterani delle patrie battaglie
presidente
degno di passare ai posteri
per la scienza onorata sulla cattedra
esercitata nel popolo con carità
e per l'amore all'Italia
serbato in ogni tempo
eguale vivo incorrotto.

 

Ferdinando ZannettiNato nel 1801, non è chiaro dove: a Galeata, un piccolo paese della provincia divisa fra Forlì e Cesena, per la Prof.ssa Lippi, responsabile dell’omonimo archivio a Firenze, oppure a Monte San Savino, come asserito dai nostri Vittorio Gnocchini ed Olinto Dini che hanno fatto delle ricerche storiche sul personaggio. Lo Zannetti si distinse, già durante gli studi all’Università di Pisa, per il suo talento in ambito medico, infatti non appena giunse a Firenze ottenne le cattedre di Clinica Chirurgica alla Scuola di Perfezionamento e quella di Anatomia presso l'ospedale di S. Maria Nuova di Firenze, finché non si arruolò fra i volontari della campagna di Curtatone e Montanara, dove ottenne la medaglia d’oro al valor militare per la destrezza con cui aveva organizzato gli ospedali da campo. Successivamente avendo continuato attivamente la battaglia politica per l’unificazione, fu allontanato temporaneamente dall’Università con il ritorno dei Lorena fino al 1859 quando fu reintegrato e poi eletto, l’anno successivo, Senatore del Regno. Fu così che, nell’estate di tre anni dopo, venne iniziato nella Loggia fiorentina Concordia, per poi divenirne sette anni dopo, nell’arco dell’anno 1870, prima Compagno e poi Maestro. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche in ambito medico-chirurgico, raggiunse nel campo una certa notorietà, naturalmente fu questo uno dei motivi principali insieme alla nota fedeltà agli ideali unitari, a far si che fosse chiamato a compiere la delicata operazione su Garibaldi.

Al di là dei lavori scientifici di Zannetti, in questa sede, appaiono più interessanti quelli a carattere politico che certamente delineano con maggior precisione il carattere e gli ideali dell’uomo. Già leggendo l’incipit del suo “Necessità di una riforma della guardia civica e alcune idee fondamentali per effettuarla”, pubblicato nel 1848 a Firenze, si scorgono quelle caratteristiche che dopo tre lustri lo condurranno ad intraprendere la via iniziatico-massonica: la libertà come valore basilare del vivere, il profondo senso civico di Giustizia, di lealtà e rispetto, la speranza in una giusta pace e non per ultima la consapevolezza delle necessarie “riforme” utili al popolo italiano tutto.

Attraverso, poi, l’esame del corposo archivio dello Zannetti, emergono in tutta evidenza complessità e ricchezza di questa figura che si rivelerà interessante sotto vari aspetti e punti di vista: per la storia della medicina, per quella Risorgimentale ed infine per quella politica, vuoi nazionale vuoi regionale. Sarà quindi importante scoprire pian piano i suoi scritti e quelli a lui indirizzati per poter comprendere a fondo quali fossero le reali idee e volontà che condussero al Risorgimento italiano.

Da: Ferdinando Zannetti. Di G. Galassi. Il Laboratorio vol.94:16, Turri Editore, Firenze, 2012

 

 

Roberto Roselli

 

Agli inizi del Novecento, precisamente il 6 ottobre 1912, nacque a Firenze Roberto, poco più che ventenne onorò la lunga tradizione massonica della famiglia Roselli prestando giuramento sugli Antichi Doveri redatti da Anderson: era il 1935, Africa Orientale, militare di carriera si trovava ad Asmara in Eritrea al comando della 1ª divisione indigeni, quando fu iniziato ai “misteri” massonici nella Loggia “Costantino Nigra” – quella di Balbo, per intenderci - all’Obbedienza di Piazza del Gesù, dall’allora Maestro Venerabile Raffaele Ridolfi.

Roberto Roselli era un uomo d’onore che credeva fermamente nei principi ispiratori della Patria, era pervaso di quel senso del dovere richiesto ad un’ufficiale italiano chiamato a combattere per la sua nazione. Fu così che più volte, seppur fisicamente malandato, riuscì a risalire su un carro da combattimento subito dopo aver subito la distruzione del precedente. Un uomo impavido, il cui coraggio ed abnegazione sono testimoniati dalle numerosissime onorificenze e medaglie al merito di guerra conferitegli: addirittura una arrivò in combattimento da Rommel in persona.

Le battaglie in Africa non lasciarono solamente gli evidenti segni fisici delle numerose ferite riportate, ma come accade sovente dopo le terribili esperienze di guerra, a dover sostenere il peso maggiore furono proprio spirito e mente di Roberto Roselli; spirito che certo non fu sollevato dal ritorno in patria dopo la durissima prigionia inglese in India: si rammaricava per essere uno dei pochi scampati alle battaglie della divisione Ariete!

Come purtroppo avvenuto altre volte - ne abbiamo avuto esempi eclatanti anche oltreoceano - a coloro che tornano dalla guerra non è tributato alcunché, anzi tutt’altro, coloro che hanno rischiato la vita per il proprio Paese vengono dimenticati, se non addirittura ostracizzati.

Dopo tre anni passati negli ospedali militari a riprendersi dalle gravi ferite riportate, riprese servizio nel ’46, anno in cui passò al Grande Oriente d’Italia. Negli anni successivi frequentò le Logge presenti nelle numerose città in cui prestò servizio. Giunse così nel 1952 ad ottenere il 33° ed ultimo grado del RSAA.

Al di là, dei momenti politico-sociali difficili, seppur con durezza e fermezza, derivate in gran parte dalle aspre esperienze di vita, il Roselli si fece unanimemente apprezzare da chi lo conosceva intimamente; visse ed operò, preoccupandosi per gli uomini al suo comando e per coloro che gli stavano più vicini, senza troppo darsi pensiero sul giudizio altrui; fece sempre quello che riteneva più giusto, così come si conviene ad un comandante di alto rango.

Si spense serenamente all’età di 72 anni, ormai certo che tutti coloro che lo amavano fossero al sicuro.

 

Da: Roberto Roselli. Di G. Galassi. Il Laboratorio vol.94:18, Turri Editore, Firenze, 2012


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