Riflessioni Iniziatiche
Sull'Uomo, lo Spirito e l'Infinito
di Gianmichele Galassi
Ernesto Teodoro Moneta: centenario di un Premio Nobel dimenticato.
Maggio 2011
Pagina 2/2 - pagina precedente
Ernesto Moneta “militante pacifista”
Così come avvenne per l’amico (10) Tolstoj, le convinzioni più profonde di Moneta scaturirono da un episodio che ne segnò l’esistenza sin dalla pubertà. Egli stesso - nel discorso ufficiale per il premio Nobel (11) - riferì le circostanze per cui, appena quindicenne, rimase traumatizzato:
“One day when my father and brothers were absent, I watched, from the windows of my home, three Austrian soldiers fall amid a hail of bullets. Apparently dead, they were carried away to a neighboring square. I saw them again two hours later: one of them was still in the throes of dying. This sight froze the blood in my veins and I was overcome by a great compassion. In these three soldiers I no longer saw enemies but men like myself, and with remorse as keenly suffered as if I had killed them with my own hands, I thought of their families who were perhaps at that very moment preparing for their return.
In that instant I felt all the cruelty and inhumanity of war which sets peoples against one another to their mutual detriment, peoples who should have every interest in understanding and being friends with each other. I was to feel this way many times as I looked at the dead and the wounded in all the wars for our independence in which I took part.”
Che tradotto suona più o meno così:
Un giorno, quando mio padre ed i miei fratelli erano assenti, dalle finestre di casa, vidi tre soldati austriaci cadere in mezzo ad una pioggia di proiettili. Apparentemente morti, furono trasportati in uno spiazzo contiguo. Li vidi ancora due ore più tardi: uno di loro era ancora afflitto dagli spasimi di un morente. Questa vista mi fece gelare il sangue nelle vene e fui sopraffatto da una grande compassione. Non vidi più i tre soldati come nemici ma come semplici uomini, e con rimorso per l’intensità delle loro sofferenze come li avessi uccisi con le mie stesse mani, pensai ai loro familiari che probabilmente stavano attendendo il loro ritorno.
In quell’istante compresi tutta la crudeltà e disumanità della guerra che pone le persone le une contro le altre con danno per entrambe, persone che dovrebbero avere ogni interesse nell’amicizia e comprensione reciproche. Questo sentimento tornò a farsi sentire tutte le volte che mi ritrovai ad osservare la morte e le ferite durante la mia partecipazione a tutte le guerre per la nostra indipendenza.
L’esperienza della guerra combinata con l’ideale patriottico generarono in Moneta una linea di condotta e di pensiero che frequente lo condussero a scelte ritenute incoerenti, almeno in apparenza. Per questo – e non solo - venne definito un “militante pacifista”. Ernesto Moneta visse al di là delle etichette: da uomo libero intraprese quella che al momento riteneva la strada più giusta; passioni, sentimenti, esperienze e razionalità lo condussero alla formazione di idee che potessero conciliare le sue diverse anime. Divenne per questo un nazionalista internazionalista, un uomo che viveva la sua profonda religiosità dedicandosi alla propaganda anticlericale; a volte, forse anche un po' eccentrico: sebbene fosse “un crociato della forma fisica” si racconta (12) che quotidianamente prendesse il tram che attraversava la piazza per arrivare al ristorante di fronte al suo ufficio. Certamente la singolarità dei comportamenti e delle prese di posizione lo facevano apparire quantomeno incoerente. Comunque, leggendo attentamente alcuni passi dei suoi scritti, si comprende come tali contraddizioni siano di frequente solo apparenti: la vasta cultura e l’esperienza di vita lo avevano portato a saper distinguere e discernere i fatti sin nelle più celate sfumature. Malgrado ciò, molti altri, privi vuoi delle capacità vuoi delle informazioni, considerarono Moneta un uomo incoerente se non addirittura opportunista.
La critica maggiore mossa dai suoi detrattori riguarda la sua presa di posizione a favore dell’intervento italiano nella Grande Guerra, infatti come riportò più tardi il Times, Moneta asserì: «Io, come italiano, non posso pormi sull’orlo. Devo partecipare alla vita del mio Paese, gioire per le sue gioie e piangere le sue disgrazie.» (13)
E’ necessario leggere tra le righe e conoscere più a fondo l’uomo: spirito ed ideali – vicini a quelli massonici - sottendevano alle sue scelte, rendendo contemporaneamente l’agire di Moneta incomprensibile ai più. Lo stesso Pike, difensore degli oppressi ed avverso alla guerra per natura (14) – tutta la sua dedizione al tema del più debole e del sofferente scaturisce con forza dalle numerose opere divulgative e dai molteplici esempi di vita - si ritrova a combattere prima nella guerra con il Messico poi in quella di Secessione. Si distinse in combattimento per il coraggio e le capacità di comando, tanto da ricevere la commenda prima e il grado di generale poi. Il carattere e gli ideali di Pike divengono evidenti citando l’episodio del maggio del 1861, quando come Agente Generale Confederato per i territori indiani del West Arkansas e Sud Kansas decise di stipulare con i nativi americani un trattato di tipo difensivo, contravvenendo deliberatamente agli ordini ricevuti dal governo che pretendeva, invece, l’attiva partecipazione dei pellerossa all’offensiva militare (15). Questo per dimostrare, che alcuni uomini, se intelligenti, sanno discernere tra realtà ed ideali; decidono in base alle informazioni che possiedono e le possibilità offerte dal momento storico, sfruttano le opportunità senza contravvenire ai propri valori, anzi tenendoli sempre in alta considerazione: capita che sia necessario combattere per affermare i principi, e purtroppo quelli di pace e giustizia non fanno eccezione.
L’idea di pace, come quasi tutto il resto, non è assoluta; in molti vorrebbero che fosse così, ma guardando alla storia dell’umanità è impossibile non notarne il carattere utopistico: la guerra ed il suo orrore sono assolutamente sbagliati quando condotti per il potere, la ricchezza, la gloria etc., ma è altrettanto inevitabile, dopo aver tentato tutte le possibili alternative, quando siano in pericolo i diritti elementari dell’uomo e soprattutto del debole. I soprusi, le torture e la soppressione di questi diritti rendono la vita ancor peggiore e meno degna di essere vissuta rispetto alla morte causata dalla guerra. Alla luce di ciò, le scelte di Ernesto Teodoro Moneta, seppur non condivisibili, appaiono quantomeno comprensibili e non così contraddittorie come poteva apparire a prima vista. Infatti, sul numero di Ottobre 1906 della rivista “La Vita Internazionale” (16), Moneta espresse chiaramente la sua idea: «Avviene fra i popoli, come fra gli individui, che i più pacifici diventano pugnaci quando si vedono ingiustamente assaliti ... Per questo noi pacifisti abbiamo sempre sostenuto che nella organizzazione della pace è compresa, ed è veramente valida, l’organizzazione della difesa».
Conclusioni
A fronte dell’approfondita e vasta ricerca effettuata, sono giunto ad una triste convinzione: tutta la storia è artatamente riscritta ad uso del momento, come qualcosa di soggettivo e strumentale ad uno scopo preciso. A conferma di ciò, voglio riportare le parole pronunciate qualche anno addietro dal Fratello Morris Ghezzi, per molti anni vicepresidente della Fondazione Moneta:
“Ernesto Teodoro Moneta considerò la sua professione di giornalista e di scrittore ed il suo compito di pacifista una missione di educazione morale e sociale e per le generazioni del suo tempo, egli fu veramente un educatore, condannando apertamente il malcostume e le storture della società, incoraggiando il bene, l’onestà, lo spirito di solidarietà, esaltando le affermazioni dello spirito e dell’ingegno. Fu un apostolo dell’universalismo e umanesimo liberomuratorio che gettò le fondamenta della modernità e che come nella Rivoluzione francese e in quella americana anche in Italia diresse le fila delle guerre e dei movimenti che portarono all’Unità d’Italia ed alla nascita della democrazia nel nostro paese. Moneta fu una figura di grandissimo rilievo mondiale, purtroppo quasi censurata nella memoria del nostro paese, e un convintissimo assertore dei principi della Massoneria Universale alla quale si rifacevano anche Garibaldi e Cavour, che gettò le basi per una nuova visione del diritto internazionale autonomo dalle nazioni. Appartenne a quella composita schiera di intellettuali che con la penna e la sciabola fondarono l’Italia moderna, democratica, socialista, attraverso una rivoluzione compiuta che fu l’Unità del paese. Una figura dalla religiosità laica e teosofica vincente, che da guerriero si convertì ai principi kantiani sulla pace universale e ne divenne un apostolo fino al Premio Nobel” (17).
Riguardo la sua appartenenza alla nostra istituzione permangono molti dubbi: Moneta non risulta essere mai stato ufficialmente iscritto al GOI, mentre durante la sua vita ha costantemente frequentato e scambiato idee con personaggi appartenenti a molteplici Obbedienze europee.
Moneta deve essere ricordato non solo per l’impegno profuso nella diffusione dell’idea di pace e per il Nobel ricevuto, ma anche per aver sostanzialmente rivoluzionato la metodologia dell’informazione giornalistica, tuttora applicata dai maggiori quotidiani. Per primo decise di instaurare la figura dell’inviato di cronaca, creando una vera e propria rete presso ospedali, caserme etc. che potesse avere immediato accesso alle fonti della notizia, ottenendo così un’informazione completa ed esaustiva, nonché rapida.
L’unico monumento eretto in suo ricordo, si trova nei giardini di via Palestro a Milano.
Gianmichele Galassi
Da G. Galassi - Ernesto Teodoro Moneta: centenario di un premio Nobel dimenticato. Hiram vol.2:57-67, Erasmo Editore, Roma, 2008.
Pagina 2/2 - pagina precedente
Altri articoli di Gianmichele Galassi
Bibliografia
Cartacea
-
Combi, Maria. Ernesto Teodoro Moneta: Premio Nobel per la pace 1907. Milano, Mursia, 1968.
-
Libak I., Sveen A. and Stenersen Ø. The Nobel Peace Price, 1901-1939: the decision-making process. PEACE & CHANGE, Vol. 26, n.4/10/2001. Pag. 452.
-
L. Luciani, Ernesto Teodoro Moneta. Garibaldino e contraddittorio apostolo della pace. Scienza e Pace, rivista del CISP - Università di Pisa, Febbraio 2006.
-
A. Mola. Storia della Massoneria italiana. Bompiani Editore, R.C.S. Libri, Milano, 1997.
-
Moneta, Ernesto Teodoro. Dal presente all' avvenire, Milano, 1913.
-
Moneta, Ernesto Teodoro. Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo decimonono, Compendio storico. 4 vols. Milano, 1903-1910.
-
Moneta, Ernesto Teodoro. L'ideale della pace e la patria. Milano, 1913.
-
Moneta, Ernesto Teodoro. Irredentismo e gallophia. Milano, 1903.
-
Moneta, Ernesto Teodoro. La nostra pace. Milano, Bellini, 1909.
-
Moneta, Ernesto Teodoro. Patria e umanità. Milano, Sonzogno, 1899.
-
Moneta, Fernanda. Omaggio a Ernesto Teodoro Moneta: Un pacifista italiano. Buddismo e Società n.100, settembre/ottobre 2003.
-
Novelli, Andrea. Ernesto Teodoro Moneta, giornalista, patriota risorgimentale, dalla direzione de “Il Secolo di Milano” al Premio Nobel per la pace (1867-1907). Tesi di laurea, rel. Prof F. Abruzzo.
-
Pike, Albert. Morals and Dogma. Bastogi Editrice Italiana. Vol. I-II-III, 2004.
-
C. Ragaini, Giù le armi! Ernesto Teodoro Moneta e il progetto di pace internazionale, Milano 1999.
Multimediale
-
http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1907/
-
Moneta, Ernesto Teodoro.“Peace and Law in the Italian Tradition”, Nobel lecture, 25 Agosto, 1909. Tratto da http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1907/moneta-lecture.html
-
Moneta, Ernesto Teodoro. Biography. Tratto da http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1907/moneta-bio.html
-
Fabrizio De Marinis. Nobel per la Pace (1907). In punta di sciabola. Tabloid n.6/7 del 2003. Tratto da http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=522
NOTE
10) Numerosa la documentazione che attesta il rapporto epistolare fra i due.
11) Tratto da: “Peace and Law in the Italian Tradition”, Nobel lecture, 25 Agosto, 1909. Traduzione ufficiale inglese basata sull’originale testo in francese, la lingua scelta da Moneta per il proprio discorso al Norwegian Nobel Institute. Infatti, sebbene avesse vinto il premio Nobel nel 1907, Moneta chiese, per motivi di salute, di tenere il proprio discorso durante l’estate del 1909 vista la sua partecipazione ad un congresso di pace che si teneva a Stoccolma in quel periodo.
12) Tratto da: Moneta, Ernesto Teodoro. Biography. Nel sito web ufficiale del Norwegian Nobel Institute http://nobelprize.org/
13) Tradotto da: «I, as an Italian, cannot put myself au dessus de la mêlée. I must participate in the life of my country, rejoice in her joys, and weep in her sorrows.» The (London) Times (February 11, 1918).
14) Pubblicamente più volte prese posizione contro la guerra, considerata solamente fonte di lutto e contrasto fra gli uomini, fu contrario anche al carattere espansionistico degli Stati del Nord e favorevole, come gran parte della popolazione, all’annessione del Messico agli Stati Uniti d’America.
15) Tale trattato fu poi esteso a tutte le tribù indigene.
16) Rivista fondata da Moneta come occasione d’incontro degli intellettuali radicali, repubblicani, e socialisti, rappresentati dall’amico Filippo Turati.
17) Tratto dall’articolo di Fabrizio De Marinis comparso (n. 7/8 del 2003) sul mensile “Tabloid”, organo dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.
Libri pubblicati da Riflessioni.it
RIFLESSIONI SUL SENSO DELLA VITA 365 MOTIVI PER VIVERE |
|