Riflessioni Iniziatiche
Sull'Uomo, lo Spirito e l'Infinito
di Gianmichele Galassi
Il Cavaliere Ramsay
Gennaio 2011
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Biografia di Andrew Michael Ramsay
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I discorsi di Ramsay
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Il discorso di Ramsay del 1737
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Confronto fra le due versioni
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Conclusioni
L'obiettivo dell’articolo si centra sulla figura di Andrew Michael Ramsay, personaggio simbolo della nascita della moderna massoneria.
Restano ancora molti punti oscuri riguardo le origini e lo sviluppo “moderno” della Libera Muratoria; capire l'«uomo» Ramsay, ciò che lo spingeva, i suoi desideri e le sue speranze sarà di grande utilità per la comprensione del fenomeno Massoneria.
Biografia (1) di Andrew Michael Ramsay
Scozzese di nascita, Andrew Michael Ramsay fu un ottimo testimone del fervore intellettuale dei suoi tempi. Nacque ad Ayr il 9 gennaio 1686; figlio di un fornaio calvinista e di un’anglicana (2), si distinse come eccellente scrittore.
Passò gran parte della sua vita in Francia, dove morì cinquantasettenne (nel 1743) a St. Germainen-Laye (Seine-et-Oise).
In giovane età, mentre serviva fra gli ausiliari inglesi in Olanda, fu sedotto dal misticismo della corrente “quietista“ (3), i cui seguaci, seppure appartenenti a caste sociali diverse e con varie idee religiose, riuscivano comunque a condividere la propria vita. Poco dopo, nel 1710, la sua vita cambiò radicalmente, quando – a seguito di un viaggio per incontrare Pierre Poiret (4), anch’esso membro della corrente quietista - conobbe il Marchese di Fenelon, arcivescovo di Cambrai, e Madame Guyon (5). Fu Fenelon a convertire Ramsay al cattolicesimo; alla sua morte il Cavaliere divenne segretario personale di M.me Guyon sino al
1717 quando anch’essa morì.
Iniziò con Fenelon a lavorare come precettore di alcuni giovani rampolli della nobiltà, il che lo condusse a frequentare alcuni fra i personaggi più influenti in Europa.
Fra i giovani a lui affidati nel tempo, particolare rilievo fu rivestito - soprattutto per la sua visione politica - dalla famiglia Stuart, in esilio a Roma. Nel 1723 fu ordinato Cavaliere dell’Ordine di S.Lazzaro di Gerusalemme, che al tempo delle Crociate serviva per scopi militari a protezione dei pellegrini.
Dal 1725 al 1728 fece ritorno a Parigi, ospite del genero di M.me Guyon, il Duca di Sully. In questo periodo frequentò alcuni personaggi di rilievo, quali Montesquieu. Proprio nel 1727 pubblicò il suo lavoro più noto, “I viaggi di Ciro“, che lo resero uno degli autori più letti del suo tempo. Insieme a Montesquieu fu eletto poco più tardi (correva l’anno 1729) Fellow della Royal Society dove ebbe modo di conoscere Newton e Pope.
Infine, nel 1730, il 20 aprile, l’Università di Oxford gli conferì la Laurea ad honorem in Diritto Civile, poco dopo esser stato ricevuto Massone (il 16 Marzo) presso la Loggia Tavern Horn, Westminster, in Inghilterra.
I discorsi di Ramsay
Ramsay ha ottenuto grande fama in ambiente massonico grazie alla larga diffusione del suo “Discorso”. In realtà, è appurato che ne esistano due versioni: la prima del 1736, detta Epernay (6), e la seconda del 1737, sebbene molti autori, per lungo tempo, abbiano fatto riferimento solamente ad una versione.
Infatti, fu solo nel 1964 che lo storico Pierre Chevallier (7) pubblicò la versione inedita del 1736, ritrovata seguendo le indicazioni di Albert Lantoine che l’aveva solamente menzionata nelle sue pubblicazioni (8), suggerendo che fosse una bozza del discorso del 1737, poi pubblicato a Parigi nel 1741 (9). Dal titolo del primo, “1736 – Discorso del Sig. Cavaliere de Ramsay. Pronunciato alla loggia di San Giovanni il 26 Dicembre”, si evince la prima differenza: questo fu declamato in diverse occasioni (10) e mai pubblicato, mentre la seconda versione fu solamente pubblicata a seguito del divieto di pronunciarlo, direttamente espressogli dal cardinale di Fleury.
Il discorso di Ramsay del 1737 (11)
Premessa
Purtroppo, come spesso avviene per i più vari interessi, la storia viene plasmata a piacimento di coloro che la raccontano. Quello di Ramsay, il cui “mito” è giunto sino ai nostri giorni, è proprio uno di questi casi: le stesse origini nobiliari del “Cavaliere” sono un’invenzione successiva priva di veridicità storica, avendo, in verità, appartenuto ad una famiglia piccolo borghese (12).
Non v’è dubbio che sia stato un grande personaggio della sua epoca e che, in fin dei conti, abbia tentato di migliorare la condizione umana ma, d’altro canto, è certo che egli non abbia condotto la battaglia in modo esemplare, o quanto meno è noto che non si sia ispirato agli esempi cui egli stesso faceva spesso riferimento.
Storicamente è appurato, seppur molti hanno tentato di nasconderlo, che Ramsay poco ha a che vedere con lo sviluppo della Massoneria in generale e degli Alti Gradi in particolare (13).
Egli stesso - come ammette di propria penna - si arrende al potere costituito di cui dichiara più volte di essere “umilissimo ed obbedientissimo servitore“ (14), mancando così di pronunciare il suo discorso e di frequentare le Logge in avvenire, al solo cenno del Cardinale de Fleury (15), avverso alla Massoneria.
Forse questo comportamento del Ramsay può essere ricondotto alle esperienze di prigionia sofferte dai della Chiesa ufficiale cattolica. I contenuti del discorso preparato da Ramsay meritano, comunque, di essere riportati e commentati, fosse solo per l’importanza rivestita nella letteratura latomistica.
Qualità individuali del Massone:
Il Ramsay individua essenzialmente quattro qualità necessarie ad un massone:
· Filantropia saggia (ovvero l’amore per l’umanità)
· La morale pura (o sana)
· Il segreto inviolabile
· Il gusto delle Belle Arti (ovvero delle arti liberali)
Qualità queste che possono condurre verso alcuni primari obiettivi dell’umanità.
Par. 1 - La filantropia, ovvero l’amore per l’umanità.
La prima, ovvero la Filantropia saggia, deve intendersi come la base su cui poggiare lo Stato. Citando alcuni esempi di grandi legislatori, imputa il loro fallimento all’assenza dell’amore per l’umanità che deve condurre al diritto principale di ogni uomo: l’uguaglianza, ovvero l’assenza di discriminazioni.
Cito testualmente:
"Il mondo intero non è che una grande repubblica, della quale ogni nazione è una famiglia, e ogni particolare un figlio".
Ramsay era convinto che la divulgazione di queste idee fosse lo scopo primario della costituzione dell’Istituto massonico.
Proprio in questa sezione allude alle origini cavalleresche della massoneria:
"...I nostri antenati, i Crociati, riuniti da tutti i luoghi della Cristianità in Terra Santa, in questa maniera vollero riunire in una sola Fratellanza i sudditi di ogni Nazione. Qual debito abbiamo verso questi Uomini superiori! che, senza grossolano interesse, senza ascoltare la naturale inclinazione al dominio, hanno immaginato uno stabilimento il cui unico scopo è la riunione di spiriti e cuori, per migliorarli e formare nel corso dei tempi UNA NAZIONE SPIRITUALE dove, senza derogare ai doveri che le differenze di stato esigono, si creerà un popolo nuovo il quale, prendendo da molte nazioni, tutte in qualche modo le supererà coi legami della virtù e della scienza."
Proprio questo passaggio cruciale ha reso così noto il discorso di Ramsay e lo ha condotto ad essere ricordato erroneamente come l’ideatore degli Alti Gradi e del Rito Scozzese.
Naturalmente è proprio questo l’argomento centrale dell’articolo che si dipanerà nelle ultime sezioni del discorso di Ramsay.
Par. 2 - La sana morale
Ramsay pone questa come la seconda qualità necessaria ad un uomo per divenire massone. Quindi procede:
"Gli ordini Religiosi furono stabiliti per rendere gli uomini cristiani perfetti; gli ordini militari, per ispirare l’amore della bella gloria; l’Ordine dei Liberi Muratori fu istituito per formare degli uomini: uomini amabili, buoni cittadini e buoni sudditi, inviolabili nelle loro promesse, adoratori fedeli del Dio dell’Amicizia, amanti più della Virtù che delle ricompense.
Polliciti servare fidem, sanctumque veneri Numen amicitiae, mores, non munera amare (Abbiamo promesso di serbar la fede, e venerare il santo Dio dell’amicizia, e la virtù, non i doni amare). Non che ci limitiamo alle virtù puramente civili. Abbiamo fra noi tre specie di Confratelli, i Novizi o Apprendisti, i Compagni o Professi, i Maestri o Perfetti. Dispieghiamo ai primi le virtù morali e filantropiche, ai secondi le virtù eroiche; agli ultimi le virtù superumane e divine: in tal guisa che il nostro Istituto comprende tutta la Filosofia dei sentimenti, e tutta la teologia del cuore."
Par. 3 - Il segreto
In questa parte del Discorso, Ramsay affronta l’argomento del noto “segreto massonico“, non tanto noto quanto quello della riservatezza per i suoi membri che non dovevano svelare in alcun modo simbolismo e segni di riconoscimento. A questo proposito cita Orazio inserendo alcuni versi latini, che tradotti significano:
"...Il silenzio fedele avrà ricompensa sicura, ma a chi avrà divulgato i riti di Cere misteriosa vieterò che riposi sotto le travi del mio tetto, o che s’imbarchi con me su fragil battello..."
Anche in questo caso fa risalire la necessità della segretezza alle crociate, in cui si utilizzavano le parole di guerra utili a confermare la propria identità ed appartenenza ad uno schieramento, evitando in tal modo le infiltrazioni spionistiche del nemico infedele.
Par. 4 - Il gusto delle Scienze e delle Arti liberali
Ecco l’ultima qualità richiesta al profano che voglia essere iniziato ai misteri massonici. In questa sezione troviamo forse l’idea più originale e meritoria di Ramsay, lo sprone per uno sforzo universale dell’Istituzione a favore della creazione della prima Enciclopedia:
"La quarta qualità richiesta per entrare nel nostro Ordine, è il gusto delle scienze utili, e delle arti liberali di ogni specie; perciò l’Ordine esige da ciascuno di voi di contribuire con la propria protezione, liberalità, o col personale lavoro, ad una vasta opera alla quale nessuna Accademia, nessuna Università può bastare, perché essendo composta ogni Società particolare da un troppo piccol numero d’uomini, il loro lavoro non può abbracciare l’immensità di un tale oggetto. Tutti i Gran Maestri in Germania, in Inghilterra, in Italia e in tutta l’Europa, esortano i sapienti e gli artisti della Confraternita, ad unirsi per fornire i materiali di un Dizionario universale di tutte le Arti Liberali e di tutte le Scienze utili, con l’eccezione sola della Teologia e della Politica. A Londra si è già cominciata l’opera, ma per mezzo della riunione dei nostri Confratelli si potrà portarla a perfezione in pochi anni. Vi si spiegheranno non soltanto le parole tecniche e le loro etimologie, ma vi si darà ancora la storia della Scienza e dell’ Arte, i loro grandi principi e le maniere di lavorarvi. Di questa maniera, si riuniranno i lumi di ogni nazione in una sola opera, che sarà come un magazzino generale, e una Biblioteca universale di tutto ciò che c’è di bello, di grande, di luminoso, di solido e di utile in tutte le scienze naturali e in tutte le arti nobili. Quest’opera s’accrescerà di secolo in secolo, secondando la crescita dei lumi; di modo che si diffonderà in tutta l’Europa una nobile emulazione, insieme al gusto delle Belle Lettere e delle Belle Arti."
Par. 5 - La leggenda e la storia
Dopo gli accenni nelle precedenti sezioni, da questo punto in poi, il Discorso verte sulle origini cavalleresco crociate dell’Ordine, maturandone il “mito” giunto sino ai nostri giorni:
"Ogni famiglia, ogni Repubblica, ed ogni Impero la cui origine si perde in una antichità oscura, ha la sua favola e la sua verità, la sua leggenda e la sua storia, la sua finzione e la sua realtà. Alcuni fanno risalire la nostra istituzione fino ai tempi di Salomone, di Mosè, dei Patriarchi, dello stesso Noè. Altri pretendono che il nostro fondatore fu Enoch, il nipote del Protoplasta, che costruì la prima città e la chiamò col suo nome. Passo rapidamente su questa origine favolosa, per arrivare alla nostra storia vera. Ecco dunque quel che ho potuto raccogliere negli antichi Annali della Storia della Gran Bretagna, negli Atti del Parlamento d’Inghilterra, che trattano sovente dei nostri privilegi, e nella tradizione vivente della Nazione Britannica, che è stata centro e sede della nostra Confraternita dall’undicesimo secolo."
A questo proposito, per amor del vero, è necessario chiarire che Ramsay, a differenza di quanto riportato da molti, non fu l’ideatore primo della teoria sulle origini cavalleresco-crociate dell’Ordine massonico.
In precedenza ne parlarono il Padre gesuita L. Maimbourg nell’«Histoire des Croisades» (1685) (16), poi un documento (17) del 1718 attribuisce la fondazione dell’Ordine a Riccardo Cuor di Leone ed infine, l’argomento fu trattato in profondità da Martin Clare, massone, insegnante, e membro anch’esso della Royal Society.
Nel suo “A defence of Masonry occasion’d by a pamphlet call’d «Masonry dissected...»”, pubblicato peraltro nel 1730 e cioè ben sette anni prima del Discorso di Ramsey, egli alludeva ad origini ben diverse da quelle dei mestieri. Naturalmente, essendo tale scritto ampiamente diffuso fra i Fratelli, il Ramsay non poteva non esserne a conoscenza. Appare perciò evidente che egli se ne sia servito per i suoi scopi.
Con ciò è palese come l’attribuzione al Ramsay dell’ideazione della teoria cavalleresco-crociata sia essenzialmente errata. Al di là di questo, chiaro è l’intento di introdurre una teoria sull’origine dell’Istituzione massonica che potesse coniugare in sé la risoluzione di una serie di difficoltà che si incontravano in quel periodo così tormentato per la diffusione continentale dell’Ordine.
Ecco i nodi chiave che Ramsay con il suo discorso tentava di sciogliere:
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I problemi crescenti con la Chiesa di Roma e con alcuni sovrani europei;
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la cooptazione delle alte sfere nobiliari europee, con un occhio di riguardo per la Francia;
-
la questione stuardista, a cui Ramsay era particolarmente legato, visti i suoi trascorsi di precettore della famiglia “Pretendente” (al trono inglese).
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NOTE
1) Volendone approfondire i contenuti conviene consultare: Henderson 1952. Chevalier Ramsay. Chérel, Albert. 1926. Histoire de l’idée de tolérance. Un aventurier religieux au XVIIIe siècle. André-Michel Ramsay.
2) Albert Cherel (1917, 1926) and G. D. Henderson (1952). Daniel Ligou. Ramsay Est-Il Un Simple Aventurier Religieux?
3) Quietismo dal lat. quies, quietus. Def. “Complesso di dottrine religiose del sec. XVII, che predicavano il fiducioso abbandono mistico del fedele in Dio, svalutando ogni attività di meditazione teologica.” da Devoto-Oli. Dizionario della lingua italiana. Le Monnier, Firenze, 1990. La dottrina quietista esplose ad opera di Miguel de Molinos con la pubblicazione, avvenuta nel 1675, della sua “Guía espiritual”. La condanna - per eresia - di questo autore e del suo amico il card. Petrucci nel 1687, da parte della Chiesa di Roma, indica il momento più drammatico di una lotta già iniziata fra i quietisti (o contemplativisti) e gli orazionisti (o meditazionisti), specialmente gesuiti.
4) Pierre Poiret (1646-1719) fu un preminente filosofo mistico-cristiano francese.
5) Jeanne-Marie Bouvier de la Motte-Guyon (April 13, 1648 - June 9, 1717), una mistica ben introdotta nell’aristocrazia francese e amica di Francoise d’Aubigne, Marchesa de Maintenon (1635-1719) e moglie morganatica del re Luigi XIV (1654-1715); fu un preminente membro del cosidetto «semiquiestismo francese» insieme a Fénelon. Il cui grande nemico fu Jacques B. Bossuet (1627-1704), predicatore e vescovo di Meaux (Francia): egli dispose l’arresto e l’imprigionamento alla Bastiglia di Madame Guyon, entrò in polemica accesa con Fénelon e fu il principale artefice della condanna, nel 1699, di quest’ultimo da parte di Papa Innocenzo XII (1691-1700).
6) In riferimento al luogo di ritrovamento, la biblioteca di Epernay, piccola cittadina francese, dove si trovava una copia dell’originale, purtroppo perduto, catalogatacome Ms n.124.
7) Chevallier 1964. Les ducs sous l’acacia. Reprint 1994.
8) Lantoine 1927 (2d ed.). La Franc-Maçonnerie chez elle. pp. 117-118. Lantoine 1930. Le Rite Ecossais ancien et accepte. pag. 32.
9) Sebbene alcuni autori facciano risalire la data di pubblicazione al 1738, tale discorso apparve intestato “Discours prononcé à la Réception des FreeMasons par M. de R. Grand Orateur de l’Ordre” in “Almanach des Cocus, ou amusemens pour le beau sexe. A Constantinople (Paris), De l’Imprimerie du Grand Seigneur, 1741.”, pag.49.
10) Lo stesso Ramsay, in una lettera del 2 Agosto 1737 a Mr. Carte, giacobita inglese, affermava “inviato a Sua Grazia il Duca D’Ormond, il mio discorso fatto all’accettazione, in differenti occasioni, di otto duchi e pari e di duecento ufficiali di primo rango e di altissima nobiltà”. (da L.Sessa. Il mito di Ramsay)
11) Dal sito Zen-it.com: Traduzione italiana di Aristide Luca Ceccanti, Novembre 1996.
12) Albert Cherel (1917, 1926) and G. D. Henderson (1952). Daniel Ligou. Ramsay Est-Il Un Simple Aventurier Religieux?.
13) Vedi L. Sessa. Il mito di Ramsay.
14) Vedi lettere inviate al Cardinale De Fleury (20/03 e 02/08 del 1737), i cui testi sono stati scoperti e pubblicati da E. Lemantey.
15) A.H. De Fleury (1653-1743), Cardinale, Vescovo di Frejus, Ministro degli Interni e Primo Ministro di Francia sotto Luigi XV, detto il Beneamato (1710-1774), che fu re di Francia dal 1715 fino alla sua morte.
16) in P.Naudon: Histoire, Rituels et Tuileurs des hauts grades maçonniques. Ed. Dervy Livres, Paris, 1978, p.28
17) G.B.F. Kloss. Geschichte der Freimaurere in Franckreich. Darmstadt, 1852, Vol.1, cit. in L.Sessa. Il mito di Ramsay, Ed. Bastogi, pag.15
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