Ipazia: Riflessioni Filomatiche
di Alessandro Bertirotti
Il dinamismo nella saggezza orientale
Di Mario Guarna Aprile 2014
Ma quando, con l’anno che si presenta, avanza la primavera,
si sviluppano disposizioni alla gioia;
quando, lussureggiando all’infinito, inizia l’estate,
si condensano i pensieri profusi;
quando il cielo è alto e l’aria limpida,
le nostre aspirazioni celate si profilano in lontananza;
quando la neve si estende a perdita d’occhio,
le nostre riflessioni sono gravi e profonde.
L’anno ha le sue manifestazioni d’esistenza
ciascuna delle quali ha il suo aspetto:
le disposizioni interiori evolvono di pari passo con le manifestazioni del fuori,
e le parole poetiche si sviluppano di pari passo con queste disposizioni.(1)
Liu Xie
Il dinamismo nel pensiero orientale è raffigurato dal flusso e riflusso della natura.
Il termine cinese che designa “natura” è tzu-jan, che significa “Ciò che è spontaneamente quello che è”. L’essere, “così di per sé”, viene rappresentato dallo scorrere delle stagioni, attraverso il loro fluire, l’uomo si accorda alle mutazioni visibili ed invisibili, della natura. Sulla base dei “precetti stagionali”, tutto, dai vestiti agli ornamenti preziosi, dai viaggi agli strumenti, dalle meditazioni che si praticano al cibo che si assume, varia in relazione alle stagioni. Dal punto di vista pratico, conduce l’uomo ad adeguarsi momento stagionale, la sua prospettiva infatti, lo fa uscire subito dall’ambito teorico per proiettarlo in attività concrete.
Ogni momento stagionale è caratterizzato da un clima, manifesta un certo stato della vegetazione, richiama specifici lavori. Il “processo spontaneo” delle stagioni attraversa da una parte all’altra tutte le manifestazioni della vita. La saggezza orientale non avendo concepito l’uomo da un punto di vista “psicologico”, a partire da un insieme di facoltà che lo predispongono come soggetto conferendogli di conseguenza l’iniziativa, ne ha valorizzato l’adeguamento al momento della stagione.
Cosi, il “processo spontaneo” che attraversa la natura in modo generale – che costruisce la “natura” - si traduce a suo livello, quello dell’interiorità, in e-mozione, che a sua volta connettendosi alla messa in movimento del mondo e rispondendo ad esso mette in movimento l’armonia autentica.
Il modo di vivere della saggezza orientale è stagionale, e lo stesso vale per le sue aspirazioni: è il momento stagionale che “invita”, dice il pensatore orientale, che “incita”.
L’essere di stagione, di conseguenza, è l’essere in fase: aderendo ogni volta alla diversità e accettando il suo invito, è sempre disponibile ad accogliere il suo influsso e si armonizza qualitativamente con essa. Attraverso il momento stagionale, il saggio orientale si mette in sintonia, avendo compiuto in se stesso la spontaneità, rendendosi pienamente accessibile all’incitazione che fa venire la vita e la porta a svilupparsi.
Nel Zhuang-zi (2), l’uomo “autentico” è “glaciale” come l’autunno e “tiepido” come la primavera; i suoi sentimenti di gioia come di rabbia “comunicano” con le quattro stagioni. Il corso delle stagioni scorre, in fasi che sono in contrasto ma allo stesso tempo legati fra loro, che si uniscono attraverso le ambivalenze. Le figure della primavera e dell’autunno, rappresentano il binomio privilegiato per dire allo stesso tempo il contrasto (dal “caldo” al “freddo”, e l’inverso) e il carattere di passaggio (uno si riserva progressivamente nell’altro), assicurandone l’armonia della continuità.
Per comprendere il “pensiero del processo”, bisogna intendere in modo radicale il “ciò che è spontaneamente quello che è”, ovvero il processo spontaneo della natura: le stagioni vitalizzano, e di conseguenza animano: sono loro che, dandosi il cambio trasmettano la vitalità.
La nozione di “ritmo” evidenzia già nella sua etimologia, la scansione di uno “scorrere”; mentre il contrasto rende intenso, da dismesso lo trasforma in vivo e incline al rinnovamento. Nell’alternanza la stagione in quella seguente, richiama la propria differenza per sfuggire all’esaurimento.
Il “processo spontaneo”, in definitiva, è proprio questo, e per tale motivo risulta assolutamente cruciale nella filosofia orientale: esso integra globalmente, per il suo taglio, la varietà inespugnabile, ossia imprevedibile, dello “trascorrere che anima” nella logica (dell’alternanza), che permette la continuità del “tempo che passa” senza mai esaurirsi.
Mario Guarna
NOTE
1) Liu Xie, Wenxin diaolong, cap. 46, “Wuse”.
2) Zhuang-zi cit., cap. 22, Zhi bei you”, p. 735
Mario Guarna bio-bibliografia completa: www.confilosofare.com/Guarna.Mario.html
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