Riflessioni al Femminile
di Rita Farneti - Indice articoli
La scelta di Edith
Novembre 2021
Posso dire di aver fatto la conoscenza del testo della Eger davvero per caso, in un giorno di dicembre. Un libro quasi in disparte sugli scaffali, giallo pallido la copertina, un filo spinato che s’intreccia con lo stelo di un fiore.
È un testo scritto da una psicologa sopravvissuta ai lager nazisti: insegna a superare i traumi del passato attraverso la resilienza. Invita ad implementare la speranza di essere più forti del dolore che si prova e che con ogni probabilità continueremo a sentire, quando per una frazione di secondo o un interminabile minuto la consolazione non riuscirà a farsi pensiero.
Il racconto del lager è sgomento puro, testimone del cammino in un luogo di desolazione infinita, segno di una prova sovrumana. Interroga il lettore in silenzio su un mondo di individui a brandelli, imprigionati in uniformi sporche e stracciate e costruisce con pazienza e fiducia un filo sottilissimo di potente speranza. Sopravvivere significa per l’autrice avere la forza di cercare sé stessa, lei nuda, la pelle segnata da cicatrici di odio, il cranio rasato, in mano ciuffi di capelli strappati. Poteva scegliere se continuare a voler cercare ciò che aveva perduto o imporsi di guardare a ciò che aveva ancora. Ha vissuto a condizioni scandite dallo strazio di esistere, memore di quanto le aveva imposto la madre: nessuno potrà portarti via quello che hai messo nella tua mente.
La capacità di ricordare consente di dare voce anche alla rabbia e di non alienare la possibilità di ritrovare un significato per l’esistenza. Il dottor Mengele, che l’aveva costretta a ballare una danza elegante e grottesca al tempo stesso non potrà ancora vincere su ciò che resta di crani nudi ed uniformi sdrucite. Lui, regista assurdo di tanta inumana e disperata bellezza, vivrà col ricordo di quello che ha fatto. Lei, invece, costretta a ballare il dolore, potrà e dovrà continuare a cercare un senso in quello che le è stato fatto.
Si chiede se ora è in grado di godere della vita con dentro tante morti. Lo spirito di sopravvivenza, la volontà inesausta di non voler perdere il profumo dei ricordi, le ha permesso di non identificarsi con quel corpo irrimediabilmente sfinito.
È stata lotta di giornate spezzate che spingevano a rifugiarsi nella fantasia: cucinavamo tutto il tempo e nella nostra immaginazione passavamo da una festa all’altra.
È una prosa agile, buona la traduzione: le parole non avvizziscono dentro una ridondanza di maniera: oneste, mai eccessive, non ci tramortiscono coi dettagli. Le parole nude e liberate, incise, leggere ed impopolari nella volontà di farsi domestiche, sono indossate come uniformi, ad unica protezione della violenza del tutto manca, rendendoci consapevoli che pensare significa somministrarsi una violenza quasi peggiore.
Costretta a vivere con il ricordo, Edith Eger, che pubblica questo suo primo libro a novanta anni, ne diventa il mentore buono perché sceglie, nel racconto, di lottare ancora contro ogni forma di annientamento subito in ogni minimo dettaglio.
La forza di voler vivere è riuscita a renderla più forte del suo strazio.
Rita Farneti
Indice Riflessioni al Femminile
Riferimenti
Edith Eva Eger, La scelta di Edith, edizione Corbaccio, Milano, dicembre 2017, in originale The Choice Escape the past and embrace the possible, traduzione dall’originale di Lucia Corradini Caspani.
La foto è tratta da https://eudne.com/wp-content/uploads/2019/01/dreditheger-4-960x640.jpg
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