Religioni?
Il mondo di NonCredo
di Paolo Bancale indice articoli
Le storie nella Storia
Giugno 2015
L’Italia è terra di cultura? Forse di quella teologica, operistica ed artistica ma non di quelle storicistica, filosofica, tecnologica ed umanistica. Non a caso al riguardo una volta Nicolò Amato disse “Nella storia d’Italia è passato molto dio ma poco Lutero e Kant”. Aggiudicato! soggiungo, pensando che d’altra parte non conosco un paese storicamente e coattivamente cattolico ove la centralità dell’Essere umano riesca a prevalere sulla fictio metafisica. La monocultura parrocchiale della nostra scuola, ove l’insegnamento della dogmatica cattolica, oltre ad essere arrogantemente obbligatoria, fa premio sulla formazione di un pensiero critico e autonomo, vi funge da matrice. Perciò al riguardo mi inchino alle considerazioni che la nota grecista e giurista dell’antichità classica Eva Cantarella fa nel presentare due interessanti nuovi volumi, la “Proposta per l’insegnamento della storia delle religioni nella scuola italiana” (edizioni Sestante) e “Elogio del politeismo: quello che possiamo imparare dalle religioni antiche” (edizioni il Mulino).
La Cantarella fa doverosamente notare che i nostri riformatori sembrano ignorare che la prima funzione della scuola è quella di abituare le coscienze all’uso critico della ragione, e si chiede come si possa pensare che questo uso critico venga appreso ed esercitato all’interno di una cultura limitata e provinciale quale è quella che, oggi, ignora la moltitudine delle diversità, comprese quelle religiose, ed aggiungo io anche a-religiose e meta-storiche. Vi sono delle culture che sono il nerbo della Cultura, e penso alla storia delle religioni, del pensiero scientifico, di quello umanistico, della musica, del teatro, ma non si studiano e non si insegnano in Italia. C’è sì la storia della filosofia, nei soli licei, mentre la Storia generalista, come materia nelle nostre scuole, altro non è che la storia delle campagne militari in cui l’umanità si è da sempre scannata, giustificando quel giudizio di Montanelli: “Il sangue è l’inchiostro con cui si scrive la Storia”. L’umanesimo, al di fuori forse dei connotati letterari, e la centralità dell’Uomo per l’uomo nel senso caro a Protagora, quello non piace nella generale bulimia italiana di rudimento cattolico.
Ed al riguardo di quella tragedia che sono stati e sono ancor oggi i monoteismi (o te o me, “chi non è con me è contro di me” dice il pur pacifico Gesù, figurarsi gli altri!) viene additata ed esaltata la funzione delle religioni antiche che possono insegnarci qualcosa con il loro politeismo, che consentiva di accogliere divinità di altre culture in quella propria: inserendole nel proprio pantheon si contribuiva alla reciproca comprensione tra culture diverse, senza la possibilità di concepire le decapitazioni del Califfato islamico e gli autodafé delle persecuzioni del monoteismo papista cattolico, confermando che dove viene temuta e quindi perseguitata l’apostasia, quale che essa sia, la libertà di pensiero e di coscienza viene messa tragicamente al bando.
Paolo Bancale
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