Prosa e Poesia Indice
Poesie
inviate da Mazinga
Sento i pensieri nel loro incedere insistente
che tregua non danno
come la pioggia accanita ma privata
dei giorni soffusi d’ottobre,
come le maglie fitte ed intricate di una rete
dove il pesce
nella sua ragione di vita
non vorrebbe mai entrare,
o delle galere
le sbarre più strette e logore
dove a ritmo le scodelle si agitano nel buio
con una canzone lenta e malinconica
come se di quell’istante
il tributo si dovesse celebrare
cerco di carpire nell’aria
la ragione
come il più astuto dei rapaci
farebbe con la sua preda
ma l’aria all’impatto è immobile
di gesso
come la più inutile delle statue
in memoria di chi
la memoria ha violentato
con il suo celare imperterrito
a tratti anche imperfetto
che solo gli occhi
di chi è allenato a non vedere
possono non imbarazzare,
e recidivamente ha offeso,
come quel bambino che nasconde alla madre
la verità di una visione già chiara ad ambedue,
con le sue puerili
ed inconsistenti risposte
ed ora mi domando
certo già della risposta
dove sono le figure
non più degne ad un nome di appartenere?
quel nome di cui le lapidi
hanno fatto ormai tesoro
nell’interminabile speranza
che le loro sole viscere
siano un giorno anche riempite
dalla presenza di quei corpi
rapiti dalla nebbia,
dove in ginocchio
affrante ma in collera
le mani e i tristi cuori
si potranno anche piegare
per chiedersi il perché
Ridere per ridere
di qualcosa che sia in vita
ridere per ridere
di qualcosa per cui la debolezza s’è fatta luce
ridere per sopravvivere
all’idea di non poter vivere
ridere per questo
e solo per questo sopravvivere
mischiando a sé il pensiero
che il piano forse è misero
nel suo fascino arrendevole
e che adesso che lo osservo con avversione dolorosa
lui che in precedenza da vittoria travestito
a me s’era mostrato travolgente come luce
ora in tempo mi riporta
nei confini frastornato
di uno sbaglio primordiale ancora negli aspetti
ma ora che suonano le trombe
e di coraggio è gonfio il petto
i quali da simbiosi mi faranno sino al dunque
capisco che la posta in palio
che rende avido ed aggressivo il giocatore
si è fatta più cospicua
non puntando più alle briciole
delle polveri di una logora dignità
ma bensì alla più profonda consacrazione
che fa del sopravvivere un arma a doppio taglio
e del vivere la più onorata delle vittorie
ridere per ridere
di qualcosa che sia in vita
di qualcosa per cui
la debolezza s’è fatta luce
ridere
quando tutti i pezzi combacian da magia
quando più di Giotto
il cerchio s’è fatto tondo
quando il bacio a se stesso non si limita
quando dormon nel cielo
il sole le nuvole e le stelle
o com’è per l’amore
anche se duro e radicato
la fine più avvilente…
domato allora tutto ci appare
nella sua forma
la più originale…
ma quando per celebrar l’ego
o qualsivoglia altra identità
quelle risate che di gusto ci sono apparse
vengon con la forza estirpate
allora vita e risate non colliman più
se i denti si mostran solamente
scivolando con agio e indifferenza
sopra i difetti di chi ne è sofferente.
Batte ancora quel cuore,
dove la testa pesante dai pensieri ingombranti
poggiavi leggiadra
rubando spazi da ladra
ricordi quel cuore?
batte ancora quel cuore,
fra il tradito ed il ferito
amplificando il rumore
dell’idea di quel viaggio trasformato in miraggio
finito in un letto con in palio il biglietto
ricordi quel cuore?
batte ancora quel cuore,
che rialzava la pelle
in modo forte e ribelle
surclassando il rumore del tuo petto in calore
facilmente ammansito perché triste e appassito
ricordi quel cuore?
domani a quest’ora
prosciugato del sangue
sarà privo di storia.
Ma se ancora avrà vita
battendo isolato il suo tempo scontato
allora che dire…
non potendo tradire
le ombre e i fantasmi,
tantomeno gioire
di vittorie lesive,
potrà giusto sognarti
mentre giuri solenne
di amarlo per sempre.
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