Riflessioni sull'Ottava
di Michele Proclamato - indice articoli
La storia Millenaria dei Cerchi nel Grano
(Parte Terza)
marzo 2010
Speciale dedicato ai cerchi nel grano apparso nell'agosto 2009 sul mensile Hera – ACACIA Edizioni
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La svolta sumera
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Un Rosone fatto di puro Tempo
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La Meccanica Platonica
La svolta sumera – (Parte Terza)
Le TRE OTTAVE non avevano smesso di mettere a dura prova i miei studi ed il mio intuito. Difficilmente, infatti, riuscivo a spiegarmi alcuni suoi particolari costruttivi, come il fatto che la somma di tutti i suoi diametri rappresentasse solo e temporalmente, i 2\3 della Precessione, non la sua interezza.
Per non parlare della frammentazione bicromatica e proporzionale di tutti e 6 i Cerchi, i quali lasciavano intendere che le TRE OTTAVE custodissero altri aspetti conoscitivi, al momento, solo numericamente riassumibili in 18 Cerchi color amaranto e 12 Cerchi bianchi.
Non vorrei, quindi, che pensaste che il mio bel daffare fosse terminato. Ma una sera, una delle prime sere in cui potei usufruire dell’enorme potere delle RETE, mi imbattei nel PRISMA che, volontariamente, ho posto all’inizio del mio cammino descrittivo. Trascorsi la notte a leggere e rileggere la WB 144, la cui traduzione campeggiava da un sito specializzato in “storia mesopotamica”.
Se solo l’avessi incontrata qualche mese prima, quella Lista non mi avrebbe detto nulla di più e nulla avrebbe aggiunto a ciò che caparbiamente cercavo, ma in quel momento no, in quel momento ero pronto a sentire e carpire il suo messaggio. Ciò che avevo faticosamente appreso fuori e dentro Collemaggio, ora si poteva rivelare estremamente prezioso. Anche se non proprio conscio, percepivo, infatti, che quel luogo sacro mi aveva consegnato una CHIAVE interpretativa universale, in grado di aprirmi porte conoscitive fino a poco tempo prima impensabili.
Quindi, spinto dal mio solito intuito, cominciai a smontare, soppesare, analizzare e scomporre ogni singola frase di quella LISTA che parlava di OTTO RE.
Chiaramente, mi imbattei nel primo ostacolo interpretativo, costituito dall’immenso numero di anni attribuito, con enorme precisione, a quell’OTTETTO regale e per la prima volta rividi il “riferimento” temporale Pontificio ripetersi per ben TRE volte, nell’incalzante descrizione di Nurninsubur.
Considerando poi, che la narrazione regale doveva appartenere, secondo lo scriba, ad un tempo antidiluviano, la cosa mi lasciò basito, visto e considerato che, potenzialmente, la scienza stessa ha sposato la presenza di un Diluvio o più diluvi nella storia umana, collocabili approssimativamente fra i 10000 ed i 12000 anni fa.
Apprendevo, quindi, dell’esistenza di una civiltà pre-diluviana, capace di utilizzare lo “ZERO”, applicato con grande disinvoltura a tutti gli OTTO periodi millenari, cosa che smentiva la capacità Maya di essere stati i primi ad “inventarlo”.
Ma la novità, vera, sostanziale ed imprescindibile, rispetto ai miei ultimi studi “sonori”, era costituita dal fatto che gli Hertz dei mitici tasti del pianoforte, erano stati sostituiti dagli ANNI regali.
Mi spiego: i 288 Hz del Re fra gli Acuti della prima Ottava di un pianoforte, ora erano diventati 28800 anni del RE Alulim, mentre il giorno della Perdonanza era stato usurpato da Enmengalanna, così come il diametro delle TRE OTTAVE ora apparteneva, impreziosito da tre zero, ad Ensipadzidanna.
Il TEMPO sumero sembrava subentrare al presunto “SUONO” dei miei studi.
Al solito: perché?
In quel momento non riuscivo a dare una risposta a tale cambiamento, ma alcuni particolari non mi sfuggirono. Intanto i RE, una volta descritti attraverso i rispettivi periodi regnanti nelle loro città, venivano raggruppati, partendo dall’alto in: 2 RE, a cui seguivano 3 RE, per chiudere con TRE RE, ognuno preso singolarmente.
Sostanziale doveva rivelarsi il fatto che solo a 2 degli ultimi TRE RE, era stata assegnata una città. Inoltre, la somma dei periodi regnanti dei primi 5 Re, rappresentava, con estrema precisione, il riferimento, in metri, del Labirinto di Collemaggio. Un veloce computo poi, assegnava un chiaro rapporto temporale aureo, fra il periodo regnante dei TRE RE, rispetto a quello dei DUE RE. Rapporto inesistente con i restanti TRE RE.
Per giorni, ragionai su quelle che mi sembravano essere semplici discrepanze, fino a quando mi resi conto di qualcosa di impossibile per i nostri canoni scientifici. Partendo, infatti, dalla FINE descrittiva della Lista, seguendo la successione dei RE, la loro somma, ed aggiungendo numericamente le città, era possibile tracciare una sequenza conosciuta ormai da secoli, grazie all’eminente figlio di messer Bonaccio.
Ripeterò per voi tale successione: 1 Re, 1 Re, 2 Re, 3 Re, 5 CITTA’, 8 Re.
Palesemente, una delle sequenze maggiormente utilizzate in Natura, quella di Fibonacci, appariva incredibilmente applicata dalla LISTA sumera.
Perchè?
Ragionai a lungo su tale “anomalia“ fino a quando, sempre tenendo presente le numerosissime applicazioni di Fibonacci in Natura, mi resi conto di come tale successione numerica fosse fondamento integrante del “fenomeno“ SPIRALE”, destinato ad una perfetta simbiosi con ciò che da tempo conosciamo come: Sezione Aurea.
Volendo, poi, vedere all’opera tale meravigliosa interconnessione, il guscio di un Nautilus Pompilius, forse poteva essere decretato come vincitore dei Golden Globe delle spirali auree in Natura.
A questo punto, la Lista cominciava a dare un’idea del suo potere conoscitivo, considerando soprattutto il fatto che, se essa, potenzialmente, descriveva una capacità temporale spiralica, la medesima, per forza di cose, doveva vedersi descritta al CONTRARIO, visto e considerato che dalla FINE della sua descrizione, eravamo partiti per accedere
alla sequenza del genio pisano.
A malincuore, la scoperta tutta italiana, a questo punto andava appuntata ad un presunto sapere antidiluviano, probabilmente e pedissequamente ripetuto dall’ennesimo scriba sumero.
Quindi, ci trovavamo di fronte alla prima descrizione spiralica di qualcosa di molto simile ad un Antitempo. Antitempo capace di rapportarsi in modo… frazionario.
2 RE, 3 RE, quindi, 1 RE, 1 RE ed 1 RE, erano facilmente inquadrabili e riassumibili in frazioni corrispondenti a 2\3 ed 1\3, cosa che molto mi fece pensare al “mio” rosone, come al grande Pitagora.
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