Riflessioni sull'Ottava
di Michele Proclamato - indice articoli
La storia Millenaria dei Cerchi nel Grano
(Parte Seconda)
febbraio 2010
Speciale dedicato ai cerchi nel grano apparso nell'agosto 2009 sul mensile Hera – ACACIA Edizioni
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Esce il “72” sulla Ruota dell’Aquila.
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La Goccia del Sapere
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Dal Pianoforte di Celestno alle Tre Ottave di Pitagora
Esce il “72” sulla Ruota dell’Aquila.
Avevo dei numeri, delle date, degli eventi, dei personaggi, un fenomeno assiale e una basilica ma continuavo a brancolare nel buio più assoluto dei miei perché. Soprattutto il mio vivere quotidiano ormai aveva subito un sostanziale contraccolpo da ciò che ormai stava diventando una ragione di vita. Finalmente, dopo mesi di affannose letture, spesso senza un’apparente logica, mi resi conto di come, sempre quel rosone, avesse una ragione d’esistere direttamente collegata al Sole. Il 21 Giugno infatti al Solstizio “esso” veniva riassunto e riflesso all’interno di una zona della basilica definita impropriamente “Labirinto”, presente fra la Navata e il Transetto della basilica. Pensai quindi che, forse il senso della presenza precessionale nel rosone potesse essere compiutamente “capito” studiando e interpretando in qualche modo quella zona in cui il suo riflesso veniva ospitato. “Era giunto il momento di entrare nella casa di Celestino”. Dovete sapere che da tempo possedevo una foto del Labirinto, che ostinatamente avevo dimenticato in un cassetto, ma trovarsi di fronte realmente a quei 6 “cerchi” intimamente uniti e bicolori, nell’assoluto e assordante silenzio di Collemaggio vi assicuro è un’esperienza inattesa, intensa, quasi sofferta. Quei quasi cinquanta metri quadri, contraddistinti solo da cerchi concentrici, almeno così mi apparivano in quel momento, sapevo essere la Culla del mio rosone, ma non sapevo che tipo di significato potessero avere nell’economia conoscitiva dell’evento solstiziale. Dovetti quindi anche questa volta trattenermi a lungo sulle panche che proditoriamente occupavano il luogo, prima di capire come e cosa avrei fatto per portare avanti i miei futuri studi. Fino a quando, quasi disperato decisi una “mossa” a me per primo inaspettata: volli a tutti i costi “misurare” il Labirinto. Ero conscio di volere qualcosa di assurdo poiché sicuramente il sistema metrico utilizzato per edificare la basilica non avrebbe potuto coincidere con un unità di misura come il “metro”, la cui storia si era conclusa, come unità di misura universalmente condivisa, solo nel 1969, ma sentivo di non avere altre strade per giungere a qualsivoglia conclusione. Riuscii quindi nell’impresa di spostare le sempiterne panche grazie all’aiuto del direttore delle Belle Arti locali, il quale condivise le mie accurate misurazioni con lo sguardo accondiscendente di chi esaudisce l’ultimo desiderio di un “condannato” alla follia pura. Come se avessi rubato alla storia stessa qualcosa di terribilmente importante, giunsi a casa trafelato, e senza indugio cercai di dare logica alla mia azione analizzando le misure prese con così tanta caparbietà. Il risultato mi lasciò a dir poco basito, poiché tutti e 6 i Cerchi presenti nel Labirinto, presentavano un diametro di 2 metri e 88 centimetri, mentre gli spazi intermedi tutti riportavano una misura di 1 metro e 44 centimetri. Com’era possibile? In quel momento la cosa mi sconvolse, ma documentandomi venni a sapere che molte erano le cose inspiegabili sulla Terra quando ad essere coinvolti erano frazioni o multipli del numero “72”. Per esempio migliaia di anni prima che l’uomo “riscoprisse” la Longitudine, qualcuno, aveva disposto su tutto il globo opere enigmatiche come Ghiza, Stonhenge, Angkor, ecc ecc secondo riferimenti longitudinali rappresentanti multipli o frazioni di 72. Come se non bastasse, sempre multipli o frazioni del valore in questione apparivano in tutti i testi sacri del mondo, mentre, come il professor Santillana aveva ipotizzato nel suo libro “Il Mulino d’Amleto” (1969), gli stessi, potevano essere “un modo” per ricordare, terribili eventi, occorsi alla terra e al suo illustre ospite nell’alternarsi delle ERE Precessionali. Se poi si aggiungeva il fatto che la fisiologia stessa dell’uomo è numericamente precessionale (normalmente utilizziamo in media 26000 atti respiratori al giorno, sostituiamo il tessuto epiteliale intestinale in 72 giorni, nasciamo con un peso medio neonatale di 2 chili e 600 grammi, l’ampiezza massima di un gesto atletico non può superare i 72 gradi ecc ecc) il quadro Solstiziale del mio rosone all’interno del Labirinto, poteva delinearsi in quel momento, semplicemente “CAOTICO”. Oggi quando ripenso alla bellezza scompaginata di quelle ricerche mi rendo conto di quanto esse fossero felici e fortunate soprattutto ora che metri e metri di detriti occupano quel meraviglioso luogo, ricettacolo sferico di un sapere senza tempo. Lo so sicuramente tutti questi numeri potranno procurarvi un malcelato disappunto, se non un chiaro malessere, ma vorrei sapeste che uno dei modi con cui i Crop “parlano” sono proprio i “Numeri”, spesso celati da meravigliose geometrie. Concedetemi un esempio, quello della foto.
Anche voi state osservando 18 cubi avvolti dalle spire concentriche di 144 triangoli. Ebbene scomponete ancora questa immagine in lati, potete farlo ve lo assicuro, avrete 216 lati per i cubi e 432 lati per i triangoli. Nuovamente osservate i dati ottenuti, non vedete forse lo stesso processo numerico pari a 1\3 e 2\3 applicato per il Rosone aquilano? Ebbene in questo caso le Braccia e i Mezzibusti, sono diventati palesi riferimenti temporali alle Ere Precessionali con un frazionamento ben preciso. Volete sapere perché? Per un semplicissimo motivo, nel “sapere” dei Crop nulla può esistere, compreso il TEMPO, senza una chiara suddivisione frazionaria di tipo maschile e femminile. Lo so le vedo le occhiate, avete quasi la tentazione di lanciare la “vostra” rivista il più lontano possibile da voi, non fatelo, vi prego, perché tutto ciò che ora ostinatamente è numero vedrete diventerà geometria, suono, luce, tempo, dna, ma soprattutto “sentire” un sentire in grado di giustificare un straordinario Universo ordinato, figlio di un DIO stupendamente androgino, capace di ospitare molte più intelligenze di quante siamo abituati solo ad immaginare. Passato il fastidio numerico? Lo spero perché, la mia corsa conoscitiva avrà anche un andatura sostenuta, ma del tutto simile a quella dei gamberi, in quanto la Lista dei RE ci sta ancora aspettando per aprirci le porte del mondo dei Crop.
La Goccia del Sapere
I dati in mio possesso cominciavano a diventare rilevanti, fra questi mi colpiva il fatto che secoli prima di Einstein qualcuno, e sappiamo chi, era stato in grado di unire il tempo Precessionale allo spazio costruttivo di un luogo sacro come il Labirinto. Restava comunque il problema di stabilire di cosa effettivamente mi stessi occupando con tanta frenesia indagante, poiché effettivamente in “mano” avevo solo una sequenza numerica. Questa volta venne in mio aiuto la Cimatica. Come molti ormai sapranno, con questo nome, viene designata un tipo di scienza semiufficiale la quale ormai da tempo studia come il SUONO sia in grado di interagire con la Materia. Lo stesso Leonardo da Vinci condusse esperimenti in merito sottoponendo la sabbia a determinati suoni , ed osservando come essa fosse in grado di disporsi spesso interpretando un repertorio geometrico presente in molti simbolismi esoterici. Vero era che tali studi erano passati di mano in mano perfezionandosi nei secoli, fino ad arrivare al 1969, anno in cui Hans Genny riuscì ad ottenere dei risultati sperimentali estremamente significativi tanto da costringere anche il mondo accademico a considerarli. In tale ambito anche l’acqua fu sottoposta a determinate frequenze appartenenti a note musicali ben precise. In quel contesto apparvero alcune foto riguardanti la reazione di “una “ goccia d’acqua esposta ai cicli di un DO.
Una di quelle foto mi colpì terribilmente in quanto nettamente si poteva desumere come la conformazione assunta dall’acqua in quell’occasione, rispettasse fedelmente la struttura di un Rosone, anzi, esattamente come il Rosone da me codificato, era possibile scomporre quel rosone acqueo ottenendo gli stessi riferimenti numerico-temporali dell’Asse Terrestre. A quel punto dedussi che molto probabilmente non era la congiunta attrazione luni-solare a dettare l’ellisse assiale del nostro pianeta ma qualcosa di diverso, forse qualcosa di simile più a un suono o più suoni, inoltre era ormai chiaro che i Rosoni tutti e senza tema oltre a parlare numericamente, potevano rappresentare con chiarezza, ”frequenze” sonore ben precise, in un momento del sapere umano, universalmente accreditato come dei più oscuri.
Chiaramente dentro di me si fece strada l’idea che la progressione numerica a cui tanta passione conoscitiva stavo dedicando, forse poteva indicare una sorta di scala vibrazionale in Hertz. Forse tutti quei numeri non erano altro che “suoni”. Forse il piccolo Eremita aveva nascosto nelle sue date qualcosa di estremamente importante per l’umanità.
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