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Riflessioni sull'Ottava di Michele Proclamato

Riflessioni sull'Ottava

di Michele Proclamatoindice articoli

 

L'ufficialità non ufficiale

maggio 2010
Articolo apparso sulla rivista Scienza e Conoscenza, 2009, Macro Edizioni
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Alcuni mesi fa, durante un lungo girovagare telematico notturno, giunsi alla “scoperta” inaspettata, di un personaggio della “matematica”, la cui pur brevissima vita, giunse a sconvolgere, contro ogni previsione ed aspettativa, il mondo accademico occidentale, nel cuore dell’Inghilterra vittoriana dei primi decenni del secolo scorso.
Il palco fu il mondo accademico e matematico della raffinata Cambridge, i protagonisti: l’accademico e famoso per i suoi tempi, G.H. Hardy e lo sconosciuto, povero ed autodidatta, indiano Tamil, Srinivasa Aiyangar Ramanujan.
Sostanzialmente, fra i tanti e brillanti risultati ottenuti dal grande genio indiano in terra inglese, ci fu quello di gettare le basi Equazionali di, pressappoco, l’intero impianto matematico dell’attuale Teoria delle Stringhe, creando di conseguenza, attraverso i suoi famosi “passaggi” Modulari, uno dei primi modelli “DIMENSIONALI” rappresentativi di una realtà pluridimensionale.
In tale contesto ho appreso che, molto spesso, nelle FUNZIONI MODULARI di Ramanujan sono apparse determinate simmetrie, indicate dal mondo della matematica come “Numeri Magici,” sintetizzabili, anche nel lavoro del genio Tamil, attraverso:

 

8, TRE VOLTE 8 (888) e 24,

 

quasi ad indicare che ci sia un tipo di numerologia che nessun esperto del settore si può esimere dal trattare, se la sua meta è rappresentata da una Teoria del Tutto, in grado di giustificare, attraverso un'unica matrice, la nascita della “materia“ e di tutte e 4 le sue principali leggi fisiche.
Ho, inoltre, appreso che la Scienza, partendo dall’obbiettiva esigenza di spiegare come sia possibile giustificare lo spostamento della Luce, in uno spazio interstellare non più vuoto da pochi anni, grazie al progetto Chandra, sia giunta ad elaborare una Teoria pluridimensionale che, non più memore dell’OTTUPLICE dimensionalità data dal grande Srinivasa, ha ora deciso, (grazie anche al grande Michio Kaku) di addivenire ad una soluzione basata su 11 dimensioni, senza escludere un mondo di Superstringhe a 26 dimensioni.
In questa, per me, complessa ed a volte incomprensibile situazione dimensionale, ho comunque, verificato che è tutt’ora valido il concetto secondo il quale, ad ognuna delle 24 modalità delle Funzioni di Ramanujan, corrisponde una vibrazione fisica o Bosonica.

 

Funzioni di Ramanujan

A questo punto, inchinandomi davanti ad una tale impalcatura concettuale, ho dovuto anche apprendere, con sorpresa, che gli stessi esperti, Kaku in testa, fino ad oggi, pur utilizzando i risultati modulari di Ramanujan, ritenuti tuttora validissimi, non riescono a spiegarsi perché le TRINE NUMERICHE sopra accennate e che vorrei ripetere: 8, TRE VOLTE 8 (888) e 24, siano basilari per ottenere l’unica teoria del TUTTO oggi accreditata a livello Mondiale.
Una sorpresa diventata attonita nell’apprendere che il genio in questione, spesso giungeva alle sue altrettanto geniali conclusioni, attraverso un percorso conoscitivo a me, ahimè noto, ma rimosso dalla scienza.
Il grande Ramanujan infatti spesso “sognava” ed a livello onirico, una delle mogli del dio Shiva: Namagiri, spesso abbandonava il suo tempio di Namakkal per “dargli” qualche suggerimento matematico.  Lungi da me il voler insinuare che il merito della suddetta teoria risieda nella poligamia onirica del dio Shiva, ho ritenuto comunque opportuno offrire la mano tesa dei ”miei studi”, che, pur non appartenendo all’alveo dell’ufficialità pura, credo qualcosa possano offrire ad una certa Scienza abbastanza aperta da poter osservare le deduzioni di chi usa l’intuito come fonte primaria di apprendimento.
Motivo per cui ho deciso di scendere in campo per poter “spiegare”, passatemi il termine, proprio alla Scienza, che cosa si nasconde dietro quei numeri definiti “MAGICI” dagli esperti, che cosa “quella trina“ indiana sia capace di celare, ma soprattutto, di proporre alla Scienza: un’altra “Scienza”.

 

Il tempo

 

Prisma di Weld BlundellContestualmente, per poter ottemperare alla mia personale promessa, dovrò, per un attimo, fare il punto su ciò che normalmente, abusandone, chiamiamo: TEMPO.
Nessuno a tutti i livelli di comprensione, nonostante i fiumi di inchiostro versati, attualmente sa cosa sia effettivamente il tempo: abitualmente, infatti, è sufficiente non chiederci cosa sia, per sapere cos’è.
In questa contraddizione conoscitiva che ha contraddistinto gli ultimi duemila anni, abbiamo assistito, negli ultimi decenni, a sempre maggiori sforzi conoscitivi spesso terminati con affermazioni ed opinioni come quella Einsteiniana in cui il tempo: sarebbe stato meglio porlo “FUORI” dalla fisica classica.
E’ anche vero che esistono oggi posizioni pionieristiche, le quali vorrebbero l’Universo come il frutto della trasformazione “virtuale”, in “attuale”, del tempo (vedi Ilya Prigogine), alle quali si potrebbero aggiungere alcune affermazioni dello stesso Stephen Hawking, il quale palesò la convinzione che il tempo possieda strutture energetiche, stranamente “geometriche”. Sarebbe, inoltre, giusto ricordare che la “scuola” russa, per capire la reale consistenza del tempo, abbia investito molto negli ultimi anni, anche attraverso gli studi di scienziati discutibili come N.A. Kozyrev. Ma, fondamentalmente, credo che la migliore “spiegazione” in questo campo l’abbia data il grande Marco Todeschini, che vedeva, nel tempo, una “natura“ ritmica molto simile ad un’onda.
”Perché?”, voi direte, l’esigenza di questo tardivo incipit, “come”, tale preambolo potrà servire per arrivare alla “vietata” spiegazione scientifica delle Trine indiane, ma soprattutto: dove ci può portare?
E’ presto detto, il ”perché” fu dissepolto nel 1932 presso Larsa, nell’attuale Iraq, il “come” si trova inciso in caratteri cuneiformi su di un “prisma” tornato alla luce dopo millenni ed il “dove“, oggi, è localizzato ad Oxford, dove il Prisma di Weld Blundell fa sfoggio della sua sapienza “temporale”.

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