Riflessioni sui Nativi Americani
di Alessandro Martire - indice articoli
Ruolo femminile delle Native Americane nella spiritualità
Marzo 2011
Di Anna Maria Secci
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Parlare di simbolismo è tutt’altro che semplice, in quanto comprende una incredibile vastità di cose; perché quando la mente va ad esplorare il simbolo, viene a contatto con qualcosa che travalica le barriere del pensiero logico-razionale: dato che i simboli visibili parlano di invisibili verità, e dato che Wakantanka è connesso a tutte le cose, identificare i simboli è un imperativo nella visione del mondo dei Lakota. «Sii aperto ad ogni cosa che vedi, perché Wakantanka parla attraverso le cose» è un ritornello comune, anche oggi.
Il simbolo nato, come qualcosa che riesce ad esprimere in modo creativo
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le corrispondenze tra le forze della natura e l’uomo,
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cerca anche di spiegarne il legame:
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il primo potente filo conduttore trovò espressione nel tentativo da parte dell’uomo di leggere ciò che accadeva nel cielo.
Il primo simbolo in assoluto è stato quello della Luna, che si è indissolubilmente legato alla Terra. L’uomo cominciò a vederla
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come fonte di vita e di nutrimento e le diede un significato superiore:
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divenne una divinità, e fu quindi elevata al rango di Dea portatrice di luce notturna.
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Successivamente l’uomo intuì i rapporti che si creavano tra il suo movimento e i suoi cicli nel Cielo e ciò che accadeva sulla Terra. Non ci volle molto a capire che la Luna si collegava ai fenomeni del raccolto, della riproduzione e della fertilità, e a legare simbolicamente la Natura-Madre al Mondo Femminile.
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Ed è a questo punto che l’uomo crea il parallelismo simbolico che unisce da un lato una realtà fenomenica (raccolti-vegetazione-maternità-nutrimento) con una realtà spirituale (Luna-Dea dei raccolti, della fertilità e quindi della vita),
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fino a concedere a questo simbolo sempre maggiori significati, man mano che l’uomo vi trovava nuovi collegamenti con i fenomeni terrestri.
L’individuo dunque, acuto osservatore (non c’era la televisione e che i fenomeni più eclatanti avvenivano proprio in Cielo!), cercò in seguito di scoprire se c’erano rapporti tra ciò che accadeva in Cielo e il suo personale divenire, cercava cioè di leggere negli accadimenti esterni qualcosa che indicasse cosa poteva succedere a lui.
In pratica cominciò a cercare di leggere il suo destino negli astri.
Ed è in questa fase che lo sviluppo della coscienza fece un gran balzo in avanti:
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l’Uomo si pose come Centro dell’Universo,
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abbandonando l’adorazione della Madre-Luna
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per accostarsi all’astro che astronomicamente stava al centro del nostro sistema: il Sole, che assume anche il simbolismo di Dio Padre.
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Da questo momento in poi, l’individualità cominciò ad assumere un ruolo sempre più importante
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Il passo successivo fu relativamente semplice: questi due astri assunsero pian piano connotazioni e qualità umane, pur mantenendo un ruolo di divinità; cominciarono a ricevere le proiezioni dell’uomo che liberava su di loro una serie di qualità positive e negative.
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Ed è così che i simboli-astri si animarono, presero vita, diventando vere e proprie funzioni che però l’uomo vedeva totalmente all’esterno di sé, come se non gli appartenessero; ed è proprio per questo motivo che, per un lunghissimo arco di tempo, gli astri vennero visti come "Padroni del destino dell’uomo".
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Le potenzialità che venivano date agli astri permisero due cose:
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la nascita di un vero e proprio MITO,
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e l’idea di poter leggere gli spostamenti degli astri per poter comprendere in anticipo i cambiamenti e gli accadimenti umani.
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Il Mito presenta sé stesso raccontando una storia che esprime un’esperienza dell’anima;
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chi non riesce a cogliere questo significato sottile pensa al mito come al parto di una mente infantile e prescientifica che descrive ingenuamente il mondo,
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oppure, nella migliore delle ipotesi, lo vede come la rappresentazione fantastica di un poeta o di un sognatore.
Invece, i Miti sono la memoria degli elementi archetipici sul piano personale della coscienza collettiva.
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Le varie storie degli Dei, degli Eroi, delle Arpie, sono esempi del modo in cui le figure archetipiche si sono collocate nell’ambito della coscienza dell’uomo creando vere e proprie strutture che rappresentano precise dinamiche psichiche.
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Conoscere queste storie, conoscere il mito stimola l’immaginazione e apre fortemente alla capacità di comprensione del mondo spirituale.
Il Mito collega l’interno con l’esterno.
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La comprensione del Mito sviluppa il 7° chakra che è quello che permette l’accesso alla coscienza universale.
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I miti, attraverso il loro linguaggio simbolico ci aiutano a leggere messaggi che chiunque può comprendere, da chi vive in Tristan da Cunha: la più remota isola abitata del pianeta terra all’uomo di Roma.
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E’ dalla profondità degli abissi che giungono le emozioni e gli sconvolgimenti del nostro equilibrio, ma è dalla stessa fonte che ci arrivano le intuizioni circa la nostra salvezza poiché ci preannunciano che proprio nel momento in cui arriva l’oscurità o la crisi, ci giunge, contemporaneamente, una grande possibilità di trasformazione. Essi ci indicano che proprio dal momento di massima oscurità ha origine la luce; ci dicono che il empireo e l’inferno sono parte di noi, non occorre che le vediamo rappresentate all’esterno: tutte le rappresentazioni e gli DEI sono interni a noi.
Oggi, gli specialisti del rituale (wicasa\winyan wakan, uomo\donna medicina), i mediatori tra uomini e forze soprannaturali, sono uomini e donne ritenuti dotati di poteri speciali, che praticano determinati tipi di rituali.
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Analogie e differenze tra i singoli wicasa wakan sono relative alla fonte del loro potere: alle visioni.
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Ad esempio, vi sono Uomini e Donne di medicina che curano le malattie con l’aiuto soprannaturale di animali ed altri che succhiano la fonte del male con un osso cavo o che utilizzano le erbe.
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Altri ancora possono fare del male con incantesimi che viaggiano sulle onde sonore (wicahmunga, stregoni).
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Le categorie femminili sono simili.
Al fine di mantenere e rinnovare i loro poteri, gli specialisti del rituale devono però procurarsi delle visioni, durante cerimonie nelle quali apprendono nuovi canti e istruzioni dai loro aiutanti soprannaturali.
Per questi popoli, lo scandire della loro vita, dalla nascita, fino alla morte, era tutto un susseguirsi di riti e rituali, sia durante i rapporti sociali che durante quelli individuali. Alcuni di questi riti erano principali e fondamentali, mentre altri erano minori, ma sempre usati.
Con l'arrivo dei "conquistatori" sull'Isola della Tartaruga (nome dato dai nativi all'attuale America), tutti questi rituali caddero in disuso, oppure vennero proibiti e dichiarati illegali e punibili con la morte.
Negli ultimi decenni, 1987, dopo numerose battaglie legali, il Popolo Aborigeno Americano, riottenne il riconoscimento della propria religione e della sacralità dei loro riti, custoditi ed arrivati fino ad oggi grazie al coraggio e alla tenacia degli anziani.
I miti e i rituali lakota si sviluppano in serie di quattro e sette, e sono ciclici, come la vita. Il cerchio è sacro.
I rituali Principali, si possono suddividere in tre gruppi:
ANTICHI: Essi risalgono alla notte dei tempi, prima dell'arrivo della Donna Bisonte Bianco. (Inipi, Yuwipi, Hanblecheya)
MEDI: I Rituali che la Donna Bisonte Bianco insegnò ai Nativi dopo il suo arrivo (Chanupa, Wiwanyag wachipi, Wanagi Yuhapi, Hunkapi e Hunka Lowapi, Ishnati Awichalowam, Tapa Wanka Yap)
MODERNI: Sono i rituali più recenti, tramandati ed avuti grazie alle visioni di alcuni Uomini Medicina (Wicasha Wakan). (Wanagi Wachipi)
Le Sette Cerimonie Sacre, solo 5 effettuate dall’uomo 7 dalle donne, elemento costitutivo della religione lakota, sono sopravvissute fino ai nostri giorni nonostante i tentativi di repressione ad opera del governo degli Stati Uniti durante il XIX secolo. Esse sono:
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La Capanna di Sudorazione (Inipi), la quale serve come preludio a tutte le altre cerimonie e rappresenta un rituale di grande importanza.
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La Ricerca della Visione (Hanbleceya): viene effettuata in età puberale, originariamente dai soli maschi, ma estesa a tutti dagli anni Settanta.
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La Cerimonia del Trattenimento del Fantasma (Wanagi Wicagluhapi) viene eseguita per un caro defunto.
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Il rituale detto Awicalowanpi (Esse cantano del loro primo mestruo) accompagna il menarca delle ragazze.
5- La Tapa wankaiyeyapi (Cerimonia del lancio della palla) Il complesso gioco rituale del Lancio della Palla, come vuole la tradizione, arrivò in visione a un uomo medicina chiamato Waks Mani (Si Muove Camminando), è caratterizzata dalla presenza ,al centro del campo da gioco quadrato, di una fanciulla, che sta a rappresentare l’iniziale purezza e a ricordare la venuta di Donna Bisonte Bianco. La vergine lancia la Palla verso i quattro angoli ove si trovano i gruppi di partecipanti che lottano tra loro per poterla afferrare. Una volta presa, la si alza e la si presenta alle Quattro Direzioni, al Padre Cielo e alla Madre Terra. La Palla è di pelo di Bisonte dipinta con i quattro colori delle direzioni:
NERO = OVEST - ROSSO = NORD – GIALLO = EST – BIANCO = SUD.
Coloro che riescono a prendere la palla avranno buona fortuna durante l’anno.
6 - La Hunka (Farsi dei parenti) è una cerimonia che riguarda l’adozione da parte di un anziano di un giovane dello stesso sesso.
7 - La Wiwanyang Wacipi (Danza del sole), infine, viene considerata la più importante cerimonia religiosa lakota.
Fumare la pipa rappresenta un atto cerimoniale di introduzione ad altre cerimonie.
Anna Maria Secci
Vice presidente della Associazione culturale Wambli Gleska
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