Riflessioni sulla Mente
di Luciano Peccarisi - indice articoli
Il sesto senso: emozioni e socialità
novembre 2011
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Le due fonti di conoscenza
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Neuroni specchio ed emozioni
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Ciò che noi chiamiamo emozione
Le emozioni non sono stati magici o incomprensibili (almeno fino ad un certo punto) ma sono l'evoluzione di strategie evolutive. La paura serve, perché ci fa scappare dai pericoli e quelli che avevano più paura hanno lasciato più figli. La rabbia serve: ci fa combattere con più foga. Il piacere ci fa perseguire il sesso, la buona nutrizione, tutte cose utili per la specie. L’apprendimento e la cultura possono però alterare l’espressione delle emozioni, e dare alle emozioni nuovi significati. Raffinarle a volte, o peggiorarle. E’ importante ricordare che sebbene noi non impariamo le nostre emozioni, avvengono cambiamenti nelle espressioni che sono appresi, e che ci allontanano sempre più dal mondo animale, fatto di emozioni pure.
Il “senso delle emozioni” è diverso dagli altri sensi rivolti all'esterno. Organi e strutture interne, infatti, mandano segnali di cambiamento che generano un corpo virtuale. Le emozioni registrano pertanto ciò che succede all'interno. Tutti possono sentire odori o suoni e vedere colori, ma solo noi stessi siamo in grado di percepire le nostre emozioni. Se il bagliore di un lampo e il tuono fanno paura, non sono il lampo e il tuono (che vedete e udite con la vista e con l'udito) a essere percepiti come emozione, bensì la vostra risposta viscerale a questi eventi, che voi sentite da un punto di vista emozionale. Lo stesso evento può pertanto impaurire una persona, e lasciare indifferente un'altra. Alcuni importanti eventi tuttavia sono, nelle loro grandi linee, percepiti pressappoco allo stesso modo. Ciò permette di affermare che alcuni meccanismi neurobiologici di base sono comuni. Le emozioni aggiungono una specie di 'sesto senso', ovvero una varietà e una qualità nuova, alla nostra esistenza cosciente. Aristotele affermava che con i cinque sensi conosciamo il mondo, tuttavia, il mondo contiene molto più che non la mera realtà.
Le due fonti di conoscenza
Secondo la teoria di Stephen Porge (The polyvagal perspective, in Biological Psycology, 2007) nei rettili è già presente un sistema nervoso che regola il cuore e i polmoni, le cui vestigia moderne sono rappresentate dal sistema nervoso 'parasimpatico' che regola alcune funzioni interne quali la digestione e la depressione dell'attività metabolica come risposta alla minaccia. Poi appare il sistema ‘ortosimpatico’ o ‘simpatico’ che regola invece le funzioni durante l'attacco o la fuga: frequenza cardiaca, respiro, tono muscolare, ecc. Nei mammiferi, e siamo al terzo stadio, il parasimpatico ricopre l'attività dei nervi cranici della muscolatura della faccia e della vocalizzazione. Essi dunque dipendono dallo stesso sistema di controllo dei parametri che regolano la modulazione delle risposte emozionali. Noi abbiamo due fonti di conoscenza, la prima è quella 'viscerale', l'equilibrio interno, cioè ad esempio la concentrazione dei neurormoni dell'umore, dello zucchero, la temperatura, la pressione, l'ossigeno; se alterati potremo avere la melanconia, il diabete, la febbre, l'ipertensione arteriosa o ci può girar la testa. Tale percezione ci consente di sapere ‘come stiamo', la nostra fisiologia. La seconda fonte di consapevolezza del corpo è legata ai muscoli e alle articolazioni di cui abbiamo coscienza come quasi oggetti esterni, tale percezione ci consente di muoverci nel mondo esterno, di conoscere l'anatomia del corpo e di 'sapere dove andiamo'. Queste due specie di mappe corporee generano insieme una rappresentazione rudimentale dell'intera persona: la combinazione dei due corpi virtuali interno ed esterno.
Neuroni specchio ed emozioni
La comprensione dei gesti e delle emozioni attraverso la simulazione interna, sembra un importante contributo alla spiegazione della socialità umana. Si è ad esempio rilevata una correlazione nei bambini che osservano espressioni emozionali facciali tra empatia emozionale e l'attività dei neuroni specchio (Pfeiffer et al. 2008, NeuroImage, 39, pp. 2076-2085). Inoltre durante l'imitazione delle espressioni emozionali facciali, le attitudini interpersonali erano fortemente correlate con l'attività dei neuroni specchio. I bambini più aperti ed espansivi nell’interazione sociale, che avevano più amici, mostravano una maggiore attività dei neuroni specchio; da questo punto di vista sembrerebbe che l'attività dei neuroni specchio corrisponda a una sorta di neuro indicatore della socialità (Sistemi Intelligenti, n. 2011, p. 237). I neuroni specchio si attiverebbero quando si osservano le emozioni dell'altro, attivando le stesse aree che riguardano le proprie. Studi con neuro-immagini sono stati fatti nel caso del disgusto, del dolore, delle sensazioni tattili e del sorridere, ma la lista è destinata a crescere. Tutti noi conosciamo persone molto emotive e sensibili, medie e poco sensibili, fino a quelle che appaiono del tutto prive di emozioni, positive o negative che siano. Questo meccanismo, che è stato chiamato 'mirror emozionale', dovrebbe avere il ruolo di generare una modalità di comprensione degli altri, mediante una sorta di auto simulazione corporea pre-concettuale (priva cioè di un ragionamento, ma involontaria e obbligata). A livello quindi istintivo e intuitivo. Quello che proviamo noi lo attribuiamo all'altro; ma se l'altro ha zone emozionali diverse, potremmo incorrere in notevoli errori. Il sistema delle emozioni è nato per farci conoscere il nostro corpo nella relazione con il mondo esterno. Abbiamo quindi una specie di sistema immunitario psicologico, una sorta di metafora (D. Gilbert, 'Stumling on Happines' Knopf, New York, 2001) che fa rimanere in equilibrio il sistema emozionale. Un sistema che permette di non crollare dopo una disgrazia e a minimizzare gradualmente le emozioni. Dopo un evento tragico, il suo compito è occuparsi di regolare e gestire gli eventi e le emozioni. La cosa migliore per lui è tornare alla normalità quanto prima. Il cervello ha meccanismi molto potenti e raffinati, elaborati nel corso di tutta la storia dell'umanità. Ci permette di difenderci nelle fasi di squilibrio positivo o negativo. Questo sistema di difesa emotiva ci fa sentire ragionevolmente bene.
Ciò che noi chiamiamo emozione
Le emozioni nascono come forma di regolazione biologica. Il sistema emozionale è complesso e impegna il sistema neurale, chimico e ormonale. Le emozioni consistono in un insieme di risposte chimiche e neurali che formano uno schema e giocano un ruolo creando circostanze vantaggiose per chi le esibisce. Uno stimolo che potrebbe spaventarci o renderci felici, persino inconsciamente, provoca un insieme di risposte che alterano lo stato in cui si trovava l’organismo prima di quello stimolo. L'insieme di questi cambiamenti è percepito come emozione. Emo-zione è un'azione verso qualcosa che può essere manifestato e reso accessibile a una terza persona che osserva, per esempio cambiamenti nella postura o nella mimica facciale o in una varietà di altri comportamenti. I sentimenti possiamo indovinarli, ma non c’è modo attraverso il quale possiamo “vederli”. Il livello del sentimento permette alla mente di comprendere quel comportamento che le emozioni hanno avviato. Dopo la sperimentazione dei sentimenti, in quanto esseri umani, abbiamo la possibilità di comprenderli. C'è ne rendiamo conto, li trasformiamo in parole, li descriviamo, tale consapevolezza richiede una coscienza più complessa di quella animale. Coscienza che ci dà la possibilità di influenzare l’intero processo di pensiero attraverso la conoscenza di un particolare sentimento; la possibilità di crearne altri, verso nuove attività umane, l'arte, la musica, la bellezza, la scienza, l'amore. Il linguaggio dopo aver contrassegnato gli oggetti che si possono vedere, toccare, annusare e che tutti possono condividere, ha nominato i sentimenti e le emozioni, e qualcuno crede che anche queste cose siamo oggetti che tutti possiamo condividere allo stesso modo. Ma sono invenzioni dell'uomo, del suo linguaggio e della sua cultura.
Luciano Peccarisi
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