Riflessioni sulla Mente
di Luciano Peccarisi - indice articoli
Dialogo tra il cervello e il suo io
gennaio 2014
Introduzione
Innumerevoli sono i testi di neuroscienze, di psicologia e filosofia che spiegano come funziona la mente. Lo sforzo degli autori è sempre lo stesso, cercare di far capire come stanno le cose ad un pubblico affamato di conoscenza, ma non preparato abbastanza da appassionarsi a questo genere di letture. Benché medico e neurologo, ho trovato la scrittura di molti di questi testi ancora “troppo difficile”. La pretesa di questo libro è invece quella di essere più chiaro e quindi accessibile a tutti. Agile ed elementare, per quanto l’argomento sia ostico, ma scientificamente puntuale su certe bizzarre malattie del cervello e della mente.
L’essere umano è, tra tutti gli esseri viventi, l’unico in grado di parlare; parla perfino con se stesso. Il cervello ha creato dentro di sé un io. E’ probabile che una parte di neuroni intessa il discorso con un’altra sua parte. Oppure no, si potrebbe immaginare un qualcosa che non ha nulla a che fare con la materia. Almeno con la materia che la fisica di oggi ci propone. Attraverso un immaginario dialogo tra un cervello e il suo io, rispettivamente chiamati Cervi e Iuccio, si propone un viaggio sui rapporti tra queste due presunte entità della persona, sulla realtà dell’anima, della mente e su certe particolari condizioni del cervello. Cervi assume il ruolo dello scienziato e Iuccio quello del filosofo: non è uno scontro ma piuttosto un dialogo. Il nostro pianeta ha subito due scossoni, uno quando da spoglio si è popolato di vita, l’altro quando il primo essere ha riflettuto su se stesso, allargando i suoi orizzonti. Ciò nell’ambito dell’universo è irrilevante, ma nell’unico organismo che riesce a pensarlo, suscita un senso di grandezza e di angoscia insieme. Certo anche altri esseri pensano, perché questa attività fa spesso parte dell’organismo medesimo, tuttavia gli altri è presumibile non si pongano i problemi esistenziali dell’uomo. Perché ciò sia accaduto è motivo di discussione, ma essa stessa è possibile perché parlando si trasmettono emozioni e idee, e cioè il pensiero stesso che pertanto si modifica, si evolve e si raffina.
Questo è un libro sul cervello, che si rivolge ad altri cervelli. Il cervello è l’organo più interessante che abbiamo, e si trova nella testa. Come si fa a non essere curiosi di come funziona il cervello, infatti l’uomo se ne occupato da sempre. Ma è da poco tempo che se ne occupa veramente in modo serio. Da trenta, quaranta anni sono esplose le neuroscienze. Abbiamo scoperto che il cervello non riceve passivamente informazioni dal corpo, ma lo interroga per determinare il comportamento. Per apprendere, capire le informazioni e memorizzarle.
Siamo cervelli che si incontrano e parlano tra loro. Vi sembrerà una cosa scontata e ovvia, ma non è proprio del tutto così, siamo infatti gli unici animali in grado di farlo. Di scambiarsi le idee camminando o rimanendo fermi ed immobili, seduti. Altri per farlo hanno bisogno di scambiarsi rituali, comportamenti, emozioni. Anche la vostra comunicazione con gli animali domestici si svolge tramite i cervelli, con gesti, comportamenti, emozioni e le parole fungono solo da segnali.
Si parla di anima. Anche un agnellino, per non parlare di un gatto o di un cane, a frequentarlo ad un certo punto ci accorgiamo di certe caratteristiche individuali che ci fanno pensare ad una sua interiorità, che qualcuno potrebbe definire come anima. Ma che potrebbe benissimo essere solo il prodotto e la combinazione della struttura genetica, cerebrale e delle esperienze dell'animale. Noi abbiamo una coscienza. Agli animali, alla scimmia, al cane, al gatto gli si può chiedere se hanno una coscienza, ma in genere non rispondono. Noi rispondiamo di si, di avere una coscienza o autocoscienza. Tuttavia la psicologia sperimentale e la psicoanalisi ci hanno spiegato che di tutto quello che ci succede dentro, siamo coscienti solo di una piccola parte.
Si parla di uomo culturale e come abbia cominciato a creare il senso della propria individualità con il termine Io. L'identità serve per darsi un senso. Gli animali non si danno i nomi, non hanno storie, la loro memoria è molto personale, e il senso della loro vita è molto limitato al concreto all'attuale, all'immediato.
Si parla del sogno e della provenienza da parti del cervello assai antiche che si combinano con esperienze recenti. E di come le rievocazioni così strane e bizzarre possano derivare dalle memorizzazione dei concetti contenuti nelle parole. Gli etologi hanno dimostrato che negli animali giacciono sepolti nei meandri dei loro cervelli, antichissimi istinti che scattano solo in particolari condizioni, altrimenti possono non manifestarsi per tutta la vita. Questi grilletti esistono anche negli uomini e possono scattare nel sogno e farci rivivere momenti che nella vita reale non si presentano mai.
Si parla della memoria. La grandezza e la ricchezza della memoria umana sta nella capacità di richiamare e perciò confrontare tra loro eventi diversi, accaduti in luoghi diversi e tempi diversi. Perfino su diversi piani di realtà. Eventi reali, raccontati, letti, visti sui media, immaginati, progettati e sognati. Si ingrandisce così il mondo della nostra vita interiore che diventa perciò fonte inesauribile, volendo, di creatività.
Si parla del tempo. Il tempo della fisica sta sotto a tutti ma poi c’è della vita e quello della mente. I ritmi circadiani e altri biologici segnano il tempo della vita, il tempo della mente è quello della nostra percezione del tempo, molto soggettiva e molto diversa da quella del tempo fisico. Anche se è dubbio se prima degli esseri umani qualcuno avesse qualche idea del tempo. L’orologio è una nostra invenzione, non parte da nessun senso fisico, non è una amplificazione di un senso come può essere il microscopio o il cannocchiale per la vista; il microfono della voce e l’amplificatore dell’udito. Il tempo è un costrutto sociale, culturale, l’unica maniera per rappresentarlo è nello spazio, come una retta.
Si parla di musica. Il punto di vista prospettato è che sia legata al linguaggio e alla nascita non solo di nuovi concetti ma anche di nuove emozioni. E la musica è una nuova emozione, una vera e propria ghiottoneria uditiva.
Si parla del linguaggio. Se c’è una facoltà veramente esclusiva dell’uomo questa è l’uso delle parole. Altri animali emettono segnali, per esempio di avviso di pericolo, ma nessuno fa un discorso. Le parole sono un miracolo dell'evoluzione ma niente al di fuori della natura. Miracolo è pure l'ecolocalizzazione dei pipistrelli, l'acuità visiva dell'aquila o l'agilità del ghepardo. Ma nel caso della parola e del linguaggio la trasformazione della specie umana è stata straordinaria ed ha rivoluzionato tutto il pianeta, che da allora in poi non sarà più lo stesso. Si parla di metafora. L’eccezionale funzione della metafora è di produrre nuovi termini e concetti, man mano che la cultura umana diventa più complessa. Le metafore creano l’astratto partendo dal concreto. Si partì dalla cosa più a portata di mano, ecco giusto per usare una metafora: il corpo. “La testa” ad esempio diventa metafora della testa di un esercito, del chiodo, di uno spillo, della pagina, del letto. Il “capo” è metafora del capo famiglia, capo gabinetto, capo del filo, dell’azienda.
Si parla di computer. Il paragone tra l’hardware e il software del computer è interessante, e da li che è nata una corrente di pensiero chiamata funzionalismo, che afferma che è la funzione che è importante, la funzione di sentire, ascoltare ad esempio è svolta da noi, dal leone, da un delfino e anche dai registratori meccanici; ma ognuno usa tecniche diverse per farlo.
L'ultimo capitolo parla dell'anima e afferma che è una storia. Una storia creata dal cervello: ognuno di noi è una versione diversa della stessa storia.
Luciano Peccarisi
Da: Dialogo tra il cervello e il suo Io. Riflessione su se stesso, Aracne, 2014.
Nella rubrica Testi per riflettere potete leggere un estratto del libro: Sogni senza desideri
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