Riflessioni sulla Mente
di Luciano Peccarisi - indice articoli
Cervello, spirito e immaginazione
Novembre 2016
Lo scopo principale del cervello è immaginare il futuro. A che serve il cervello? Fuori ci sono grosse difficoltà, problemi e pericoli. Se non ti puoi muovere, due sono le cose, o devi essere molto resistente, come fa un albero oppure mimetizzarsi, come fa una cozza patella. Se ti puoi muovere, cerchi di fuggire, anticipando le intenzioni del predatore. Proprio a questo serve un sistema nervoso. Tutti i cervelli sono essenzialmente macchine anticipatrici. La cozza non può rimanere chiusa per sempre; e il riflesso che la chiude di colpo, anticipa i possibili pericoli. Sono sistemi nervosi molto semplici quelli delle cozze patelle. Quelli più complessi si spingono più lontano nell’immaginare un pericolo o cercare il nutrimento. I riflessi primordiali però sono ancora presenti, l’ammiccamento ad esempio assomiglia al chiudersi repentino della cozza. Oppure ci abbassiamo senza pensarci, in seguito a un forte rumore, per proteggere la testa. Negli animali più evoluti per prevedere al meglio occorrer sapere dove scappare in caso di pericolo, ecco a che serve l’esplorazione; perciò il vostro gatto o cane va a spiare in tutti i buchi. Quando il cane scatta dietro a un gatto, spesso quello sa già, dove scappare. Informarsi di com’è fatto il mondo, può significare salvare la vita. In cervelli ancora più disinteressati come i nostri, con linguaggio e cultura, una sola vita non basta. Le curiosità non riguardano più nemmeno questo mondo; ma ne riguardano un altro, lo esplorano con le arti, con la filosofia e con la scienza. L’essere umano è diverso dagli altri animali non solo perché, come già affermato, è un animale razionale, politico, sociale, religioso, intenzionale, metafisico o altro; è diverso soprattutto perché ha un cervello che immagina. Con esso ha creato un mondo inventato e artificiale, pieno di luci, musica, strumenti, opere, di brutture e di bellezze, che nessun animale prima di lui aveva creato. Ed è questa la caratteristica che lo rende veramente unico, nel bene e nel male: è il creatore di un mondo. Eppure è un essere vivente come gli altri, con la ‘sensibilità’, questa caratteristica che non hanno le cose inerti, non si sa cosa sia. È il problema hard, la questione più difficile per la scienza. La sensibilità diventa coscienza negli animali più raffinati, alcuni hanno l’autocoscienza ma, forse, solo noi umani possediamo l’immaginazione. La mente immaginante è dunque la terza mente, oltre a quella sensibile e quella con la coscienza. E’ nata, probabilmente, come meccanismo di difesa. Dovevamo immaginare soluzioni in situazioni pericolose; se l’idea non era buona, era lei che moriva al nostro posto. Poi i pericoli della natura sono diminuiti e l’immaginazione è diventata uno strumento di simulazione di situazioni possibili, tipo il lavoro, gli incontri, gli scenari, di situazioni, di comportamenti. Siamo comunemente presi nell’immaginare le prossime mosse da fare. Il cervello e la mente immaginante, sforna, con la sua parte razionale, conoscenze che se condivise dalla maggior parte della comunità, diventano ‘scienza’. La sua parte emotiva produce creazioni individuali che se apprezzate e ammirate, diventano ‘arte’. Perciò il cervello che immagina rappresenta il fulcro sia delle discipline umanistiche sia scientifiche. Alla base dell’immaginazione vi sono i fisiologici processi di simulazione. Anche la mia gatta, quando vede un altro gatto correre interessato verso un oggetto, si precipita anche lei, quasi automaticamente e per imitazione. Forse però non ha i neuroni dell’immaginazione. L’immaginazione, confusa quasi sempre con lo “Spirito” fonde le due grandi capacità del cervello animale, quella cognitiva e l'emotiva e comincia la grande trasformazione verso il “post- animale” o “diversamente animale”. Il cervello con le sue vecchie disposizioni vitali, astuzia, sesso, riproduzione, alimentazione, forza, paura e dolore, subisce una metamorfosi. Crea un altro mondo virtuale in cui chiama “potere” l’essere il capo del branco, “amore” il sesso, “scienza” la curiosità di nuove scoperte, “arte” per credersi libero fuori dalla stretta del determinismo. Ha trasformato i suoni in ”musica” quale mezzo sonoro per accarezzare, sollecitare, potenziare le emozioni. Ha inventato il “soprannaturale” per sperare che tutto non terminerà con la sua fine. E’ un post- animale disincarnato, poiché si caratterizza per la preponderanza delle immagini della mente sul corpo, il pensiero astratto su quello concreto e fisico, dell’informazione sulla materia, influenzando emozioni e sentimenti. Grazie all’immaginazione l’essere umano è un animale diverso, un animale in divenire, work in progress, aperto, dinamico e instabile. La mente naviga nel mondo e, come una torcia nella notte, illumina lo spazio vitale. L‘umano è un essere sociale e culturale, questo fa la differenza per la costruzione dell’entità che percepiamo e che chiamiamo Io. Entità che naviga con una torcia in mano nella notte, ma non illumina solo il suo esclusivo spazio vitale. Si è unito agli altri umani, anch’essi con le torce, per schiarire un campo più grande. Tutti insieme fanno luce quasi su tutta la terra e anche su loro stessi. Acquista conoscenza e grazie a essa, s’immagina diverso, si considera perfino non appartenente al regno animale. Vi sono due entità nella sua mente, una è la grande capacità logico-razionale, conoscitiva, sentimentale e immaginativa e l’altra è la parte istintivo-emotiva, rimasta quasi indenne da questa rivoluzione. Siamo gli unici ad averle così separate, perciò soffriamo di un potenziale conflitto d’interessi. I filosofi greci per primi individuarono il sentimento della tragedia, forse dovuto alla doppia dimensione che provoca attrito e angoscia esistenziale. E’ stato detto che la coscienza non è altro che materia che riflette su se stessa, può darsi che questa caratteristica non sia solo umana, ma sicuramente l’immaginazione e i suoi prodotti, l’arte, la musica, la filosofia e la scienza, così come la guerra, è esclusivamente umana. Perché è il prodotto di un cervello immaginante, in questo senso un cervello spirituale.
Luciano Peccarisi
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