Scambiarsi un saluto

Aperto da doxa, 31 Dicembre 2024, 08:33:35 AM

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Il  filosofo e sociologo  francese Edgar Morin afferma che  nel nostro tempo  c'è il problema dell'incomunicabilità,  invece  è importante  relazionarsi con gli altri,  creare l'empatia e la resilienza. Ma per comprendere gli altri  è necessario saperli ascoltare. C'è bisogno di "umanità", sentimento universale che ci rende simili, solidali.

Un esempio. Il 13 marzo 2013 il neo-eletto papa Francesco  dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro si rivolse alla folla nella piazza dicendo: "Fratelli e sorelle, buona sera !". 

Quel saluto a molti cattolici evocò il gesto di Gesù risorto  che nella sera di Pasqua entrò nel Cenacolo e ai discepoli stupefatti disse: "Pace a voi", ossia lo "shalom", che si scambiano gli ebrei e persino gli arabi nella variante "salam". Quel "Pace a voi" è  il Vangelo di Giovanni a ricordarlo (20, 19). Anche  due altri evangelisti citano il monito del loro Maestro: "In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa" (vedi Luca 10, 6; Matteo 10, 12).

In prevalenza le persone si scambiano saluti di cortesia o di abitudine,  spesso senza pensare al significato delle parole.  Lo dimostra l'ormai universale parola inglese "goodbye", abbreviata in "bye bye", amputata del nome divino originario: "God bye ye" (= "Dio sia con te").

Altro esempio. Quando percorriamo i sentieri turistici montani  ed incontriamo estranei,  per  consuetudine  e bon ton c'è il reciproco scambio di saluti tra escursionisti.  Questa abitudine è molto più di un semplice gesto di cortesia.

La montagna è un ambiente  particolare, spesso isolato e impegnativo, in cui la natura impone le sue regole è salutarsi diventa un gesto solidale, tranquillizzante. È un segno di attenzione che, implicitamente, suggerisce: "Ti vedo, non sei solo". Anche solo scambiarsi un cenno di riconoscimento può infondere un senso di sicurezza.

Salutarsi è un atteggiamento che fa parte di una sorta di codice etico della montagna, un modo per ricordare che, in questi luoghi, è importante prendersi cura l'uno dell'altro.

La peculiarità che rende particolare la prassi del saluto in montagna è il contrasto con la vita quotidiana urbana. Nelle città, il saluto tra sconosciuti è raro. Può persino essere percepito come insolito o invadente. In montagna, invece, è quasi istintivo,  diventa un atto di connessione non solo con l'altro, ma anche con sé stesso.

Al saluto, nel suo profilo antropologico-socio-culturale e nelle sue iridescenze religiose,  il teologo e vescovo Giovanni Cesare Pagazzi ha dedicato un saggio titolato: "Cosa può un saluto ?" (edit. San Paolo). L'autore dice che il saluto è l'offerta preliminare di sé stessi, l'ingresso nella vita di un altro. Infatti chi saluta per primo si espone e  nel contempo s'impone all'altro.  Se è così,  allora mi espongo, stamane vi saluto per primo, ma senza impormi.

Lieto Capodanno


Il tappo nella bottiglia dello spumante è quasi in dirittura di lancio, le bollicine fanno pressione al sughero inesperto.

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