Liberi di crederci, informazione, internet e postverità - Walter Quattrociocchi

Aperto da sileno, 27 Ottobre 2018, 13:41:48 PM

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sileno

Liberi di crederci, informazione, internet e postverità - Walter Quattrociocchi, Antonella Vicini - 2018 - Codice - Le scienze - 2018

Conoscere bene e male è un desiderio umano, dal peccato originale.

In rete si cerca indipendenza ma anche conferma altrui. Autoaffermazione tramite un interlocutore. Si decide in base a una plurideterminata personale visione del mondo. Si dà risalto alle personali sovrastimate informazioni, e rilevanza a dati che confermano le nostre convinzioni, rifiutando ciò che le contrasta. Si razionalizzano lacune, si privilegiano a volte stili assimilati in famiglia, si crede alla maggioranza.

Si cerca conferma a proprie idee, pregiudizi, con collegamenti incollegabili. Si cerca ammirazione. Siamo noi stessi il centro d'interesse, fulcro è ilproprio io. Cerchiamo conferme, mostrandoci informati, manca empatia e vera comunicazione.
Si cerca approvazione, disinteressati all'interlocutore. Nessuno rivede le proprie posizioni. Inutile far cambiare idea con riferimenti autorevoli: favorisce il consolidamento di quelle posizioni che si vorrebbero contrastare.

Nessuno cambia opinione se un esperto lo giudica inattendebile. Convinti di avere solide ragioni.Visioni divergenti vengono escluse. Si tratta di aggregazioni di persone con stesse attitudini e interessi: trionfa l'uomo comune,non l'informato, l'esperto.

Sono informazioni senza mediazioni e con pretesa di conoscenza. La rete produce disinformazione, una minaccia globale.
Nella camera dell'eco non c'è spazio per chi la pensa diversamente.
sono temi su cui servirebbe un'informazione autentica per una coscienza collettiva.
Tutto si mescola in un calderone , spariscono i fatti, la comunicazione, l'antitesi-sintesi, urlandosi addosso per autodefinirsi tramite la contrapposizione.

Ipazia

Andava meglio ai tempi del Libro Unico, della Ragion di Stato, dell'informazione (e formazione soprattutto) eterodiretta di regime (di qualsiasi genere esso fosse) ?

La storia è una gran burlona: un bel mattino ci si risveglia è si scoprono legioni di integrati trasformati in apocalittici. La cosa è così fuorviante che i buoni apocalittici doc di una volta non sanno più a che santo votarsi. Fossi religiosa, direi che è un brutto segno: Dio confonde prima chi vuole perdere (quos vult Iupiter perdere, dementat prius)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve. Beh, la libertà di pensiero c'e sempre stata (nell'ovvio senso per cui nessuno è mai riuscito a censurare il pensiero). Il problema è che possediamo altri sensi i quali influenzano il pensiero.

La mente nasce vergine. E' come un locale che il proprietario può decidere se utilizzare privatamente o tener aperto al pubblico.

Per molti esso viene tenuto sempre aperto poichè pensano che la folla che va e viene sia comunque un arricchimento.

Perciò nella loro testa è un continuo viavai di gente saggia, stupida, furba, ingenua, sporca, pulita che si comporta come vuole.

Altri ancora tengono aperto ma hanno assunto un buttafuori (si chiama Pregiudizio). Entra solo chi è umoralmente simpatico al proprietario.

Altri anora (molto pochi) lasciano democraticamente entrare tutti ma lo fanno osservando una tempistica.

Una volta popolato il locale, chiudono e si mettono ad osservare gli avventori. Separano stupidi, furbi, e sporchi dagli altri e li invitano ad accomodarsi all'uscita, sul retro.
Quindi riaprono la porta d'ingresso. Venghino, venghino Signori ,,,,,,, avanti c'è sempre posto !

Allora è solo questione di gestione della (sacrosanta) libertà di espressione. La maggior parte della gente non è in grado di selezionare nè la propria nè l'altrui libertà di esprimersi.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sileno

Apocalittici e integrati del '64 si riferiva a un'indagine rigorosa su argomenti come il fumetto, la canzone di consumo,la narrativa popolare. Per alcuni quasi oltraggio. Oggi sono oggetti 
d'indagine senza apparire frivoli.
 Più proficua e pertinente sarebbe la lettura di alcuni saggi di Zygmunt Bauman che si è occupato in più saggi dei social network.

Nessun pregiudizio , ma un giudizio da conoscenza diretta di certi stili argomentativi presenti nei social network.

Il problema è se conviene svilire la vita contattando altri che non portano da nessuna parte, se non alla superficialità, al banale, all'incomprensibile. Manca una base logica per un pensiero critico,nessuno si chiede le fonti delle proprie affermazioni o convinzioni. Essere filosofi significa imparare a pensare con profitto evitando vicoli ciechi. Il confronto nei social  dovrebbe servire per migliorare il proprio stile argomentativo e cognitivo.
 Si discute di cose non capite, futilità mascherate da sapienza. Vengono confuse filosofia, scienza, teologia credenze.
Quello che più importa è disimparare ragionamenti errati, privi di fondamento, astruserie buttate là a vanvera.tanto per partecipare, per far andare avanti il social network.

Ipazia

Bauman ha azzeccato la liquefazione della contrapposizione tra apocalittici e integrati. Poi c'è vissuto di rendita spalmando la liquidità urbi et orbi. (Gli ultimi libri sono mere marchette editoriali, minestra riscaldata, condita con un umanitarismo acritico incapace di cogliere le nuove metamorfosi del capitale). Ora a vestire i panni degli apocalittici sono i postintegrati di un (declinante) mondo del sapere che ha prodotto l'apocalisse digitale e ci ha pascolato assai. Già nel 1964 Eco coglieva l'eccesso da una parte e dall'altra. Personalmente non mi spaventa il social networking e ritengo meno pericoloso questo sociodarwinismo delle idee (e delle bufale) che quello dei soldi. Alla fine sopravviveranno i più idonei, come in natura. Felicissima se saranno pure i più "esperti". Investitura che, fin dai tempi della AAA di Lehman Brothers al momento del crollo, mi dà sempre uno sgradevole brivido alla schiena, prima di razionalizzarne il concetto e vagliarne il merito.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Citazione di: sileno il 27 Ottobre 2018, 13:41:48 PM
Liberi di crederci, informazione, internet e postverità - Walter Quattrociocchi, Antonella Vicini - 2018 - Codice - Le scienze - 2018

Conoscere bene e male è un desiderio umano, dal peccato originale.

In rete si cerca indipendenza ma anche conferma altrui. Autoaffermazione tramite un interlocutore. Si decide in base a una plurideterminata personale visione del mondo. Si dà risalto alle personali sovrastimate informazioni, e rilevanza a dati che confermano le nostre convinzioni, rifiutando ciò che le contrasta. Si razionalizzano lacune, si privilegiano a volte stili assimilati in famiglia, si crede alla maggioranza.

Si cerca conferma a proprie idee, pregiudizi, con collegamenti incollegabili. Si cerca ammirazione. Siamo noi stessi il centro d'interesse, fulcro è ilproprio io. Cerchiamo conferme, mostrandoci informati, manca empatia e vera comunicazione.
Si cerca approvazione, disinteressati all'interlocutore. Nessuno rivede le proprie posizioni. Inutile far cambiare idea con riferimenti autorevoli: favorisce il consolidamento di quelle posizioni che si vorrebbero contrastare.

Nessuno cambia opinione se un esperto lo giudica inattendebile. Convinti di avere solide ragioni.Visioni divergenti vengono escluse. Si tratta di aggregazioni di persone con stesse attitudini e interessi: trionfa l'uomo comune,non l'informato, l'esperto.

Sono informazioni senza mediazioni e con pretesa di conoscenza. La rete produce disinformazione, una minaccia globale.
Nella camera dell'eco non c'è spazio per chi la pensa diversamente.
sono temi su cui servirebbe un'informazione autentica per una coscienza collettiva.
Tutto si mescola in un calderone , spariscono i fatti, la comunicazione, l'antitesi-sintesi, urlandosi addosso per autodefinirsi tramite la contrapposizione.

No, guarda che casomai informazioni (esclusivamente, solo e unicamente false) senza mediazioni e con pretesa di conoscenza si trovano nei giornali e nelle TV.
Sono queste a produrre unicamente (solo ed esclusivamente) disinformazione, una minaccia globale.
Nella camera dell'eco dei giornalisti ufficiali politicamente corretti e non in Internet, non c'è spazio per chi la pensa diversamente.

Le più colossali (e omicide, anzi, genocide) bufale degli ultimi decenni (dalla tragicomica "strage di Timisora" -la madre di tutte le bufale moderne- a quelle analoghe attribuite falsamente ai Serbi nelle guerre yugoslave, alle "armi di distruzione di massa di Saddam", alle "angherie e persecuzioni contro i migranti del Sahel chiusi nei campi di concentramento (e tanto altro) di Gheddafi", alla "armi chimiche usate dal cosiddetto regime di Damasco", ecc. ecc., ecc.), sono state propalate all' unanimità (altro che la Bulgaria socialista!) senza alcun ben che minimo accenno di dubbio proprio da stampa e TV "ufficiali".

Invece in Internet -contrariamente a giornali e TV; repetita iuvant!- si può trovare (se si ha tempo, pazienza e un minimo di senso critico), oltre a tante bufale (ovviamente), anche qualche verità.
Ed é per questo che i potenti, grazie all' opera di spregevoli personaggi politicamente corretti alla Boldrini, cercano spudoratamente di censurarla servendosi della megabufala delle cosiddette, pretese "fake news" (costoro ovviamente, da nemici del popolo, oltre a tanto altro di ancor peggio che fanno, disprezzano la nostra bellissima lingua italiana per servirsi appena possibile, anche a sproposito, di quella dei loro padroni).