L'evoluzione della bellezza

Aperto da doxa, 01 Luglio 2020, 13:45:02 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

doxa

L'ornitologo evoluzionista statunitense Richard O. Prum, pseudonimo di William Robertson Coe nel suo recente libro riguardante il mondo animale e titolato: "L'evoluzione della bellezza"  (Adelphi, Milano, pagg. 588, € 35), afferma che nell'esperienza estetica c'è la soggettività e l'arbitrarietà.

Ma cos'è l'esperienza estetica ?  E' l'esperienza di piacere che prova lo spettatore esposto a stimoli estetici.

La qualità edonica (piacere) prodotta  da un'immagine viene valutata dal soggetto in base ad alcuni  parametri come bellezza, attrattività,  armonia, evocatività, ecc..

Secondo la prospettiva psicologica l'azione visiva non è soltanto registrazione dell'ambiente esterno, ma è costruzione mentale che implica processi di elaborazione e di analisi. Perciò nell'esperienza estetica c'è la soggettività e l'arbitrarietà, perché deriva dall'azione coordinata di differenti processi psichici: percezione, attenzione, memoria, immaginazione, pensiero, emozione, ed altro.

Selezione estetica e selezione sessuale.

La coda del pavone  creava problemi a Darwin, perché  aveva difficoltà a spiegare gli ornamenti degli animali con la teoria della selezione naturale.




La coda del pavone, le corna di un cervo, il piumaggio di un uccello del paradiso sono  stravaganti  rispetto all'adattamento nell'ambiente. Sono ingombranti, vistosi e pericolosi: attirano l'attenzione dei predatori, rendono più lenti i movimenti dell'animale.

Darwin allora immaginò che oltre la la selezione naturale, che agisce sui caratteri che assicurano la sopravvivenza e la riproduzione, ci doveva essere un secondo meccanismo, la selezione sessuale, che agisce sui caratteri che causano differenze nel successo riproduttivo.

Per esempio, c'è la competizione tra i maschi per esibire il ciuffo più elevato. Ma  questo può anche essere un richiamo per i predatori, comunque le femmine continuano a scegliere il maschio col ciuffo più grande, perché sessualmente  è maggiormente attraente.

Scegliendo un maschio con un grande ciuffo una femmina avrà dei figli maschi che saranno sessualmente attraenti per le altre femmine, perché avranno ereditato dal padre un grande ciuffo.

La bellezza umana e animale. 

Chi sceglie dà il  suo giudizio estetico, che è individuale ed arbitrario. Scelgo quel maschio/quella femmina perché è bello/a. Bello per chi ? Solo per lui/lei ?

Dal punto di vista del biologo il  giudizio estetico è adattativo e non arbitrario: scelgo il/la partner bello/a perché così avrò figli belli.  L'arbitrarietà riguarda i contenuti della bellezza non il meccanismo adattativo.

giopap

La "selezione sessuale" non supera l' accezione limitata originariamente darwinaina della selezione naturale: semplicemente sposta il problema (come dire che la terra é sulle spalle di Atlante, il quale é  sulla groppa dell' elefante, il quale é sul guscio della tartaruga...).
Infatti secondo quella limitata accezione originaria della selezione naturale le femmine cui piacciono le corna ramificatissime dei cervi o le code sontuose dei pavoni maschi dovrebbero essere comunque eliminate coi maschi che le incantano e dovrebbero sopravvivere solo femmine cui piacciono cervi e pavoni maschi decisamente più brutti e meglio equipaggiati contro i predatori, nonché ovviamente questi ultimi tipi di maschi.

Il fatto é che Darwin, che era un genio ma non era (né mai ha preteso di essere) un profeta infallibile, aveva una concezione non del tutto corretta della selezione naturale (poi superata dai suoi migliori seguaci; migliori, e dunque non affatto acritici), che assimilava tropo a quella artificiale dei coltivatori di fiori e piante ornamentali, degli allevatori di vacche da latte, di cani caccia o di cavalli da corsa.

Mentre quest' ultima (la selezione naturale umana) agisce "in positivo", facendo riprodurre solo e unicamente i "superadattissimi" (agli scopi di allevatori e coltivatori), solo i "supercampionissimi alla Eddy Merckx, Jim Clark o Ayrton Senna"; invece la selezione naturale agisce "in negativo", eliminando solo i "superinadattissimi oltre certi limiti" ad un ambiente in continuo mutamento, ragion per cui ciò che "qui" e "ora" é "superadattissimo" può rivelarsi ben resto (in termini biologici) inadattissimo e incompatibile con la sopravvivenza (di individui, specie e geni pretesi "egoisti"), magari anche in qualsiasi altra nicchia ecologica (per continuare con la metafora sportiva, la selezione naturale elimina solo i "superbrocchi alla Riccardo Patrese, Daniel Pedrosa o Alessandro Altobelli"; mi scuso con eventuali ammiratori di questi ultimi, ma per me personalmente sono il peggio del peggio in fatto di broccaggine).

viator

Salve giopap. Condivido ampiamente il tuo ultimo intervento. Faccio comunque notare (non a te) che è ridicolo che gli umani stiano a discettare della "bellezza" (parametro sempre inesorabilmente umano, culturale) come criterio selezionabile dai meccanismi evolutivi. Una interpretazione filosofica della coda del pavone potrebbe essere che essa mostra - alle pavonesse - che gli esemplari maschi della propria specie i quali riescano a restar vivi per pavoneggiarsi risultino superadatti alla riproduzione perchè portatori di un comportamente che - risultando in sè inutile ed apparentemente facoltativo - mostra di aver potuto evolversi ad di là del brutale e semplice scenario della sopravvivenza.

-----
Infatti l'origine naturale del concetto di bellezza (sviluppato, ripeto, solo da noi umani) risulta fondata sulla semplice enfatizzazione del concetto di utilità. In origine si trovava bello solo ciò che permetteva di sopravvivere. Con l'evoluzione della nostra "autonomia" ci siamo allontanati dal trovar bello ciò che è semplicemente funzionale (gli organi di un corpo squartato, i particolari dei nostri genitali........aspetti originariamente bellissimi e che attualmente troviamo esteticamente disgustosi) poichè la nostra cultura ha preso ad apprezzare sempre più il simbolismo, cioè non l'espressione diretta della materialità, ma i simboli della nostra capacità di sottrarci ai bisogni (vili e bassi) per dedicarci alle facoltà artistico-intellettuali. Il culto della bellezza quindi è semplicemente diventato un mito ed un rito autocelebrativo del genere umano.

-----
Che poi noi si possa trovar belli molti spettacoli e creazioni della natura, questo è spiegabile con il fatto che noi si goda nel vedere rappresentato l'aspetto "paficifico", "consolatorio", "innocuo" di una natura che non deve ricordarci i nostri bisogni, le nostre sofferenze e la nostra morte. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

La bellezza, per essere tale, deve rispondere a molti criteri contemporaneamente, e non esiste un solo tipo di bellezza.
Inoltre la bellezza è condizionata dai nostri stati emotivi e dal contesto. Una splendida alba è bella per il monaco che medita, ma terribile per il condannato a morte che si avvia verso il patibolo.
Come è già stato notato, la bellezza inoltre si modifica storicamente, un popolo affamato riterrà bella una donna alla Botero, ad esempio. Infine la bellezza viene stravolta e venduta come oggetto di marketing per puri scopi commerciali. Cosa altro è se non questo, la moda?


Questo in generale. Sulla bellezza fisica come criterio selettivo della riproduzione ho i miei dubbi che si possa fornire per homo sapiens un criterio oggettivo ed universale, questo semplicemente perché le società umane si sono differenziate così tanto ed hanno un deposito di riferimenti simbolici così vasto, da prescindere ormai dallo stesso bisogno riproduttivo, che infatti ormai può anche fare a meno dell'atto sessuale tradizionale.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

doxa



Sono d'accordo con voi.

Viator ha scritto:
CitazioneChe poi noi si possa trovar belli molti spettacoli e creazioni della natura, questo è spiegabile con il fatto che noi si goda nel vedere rappresentato l'aspetto "pacifico", "consolatorio", "innocuo" di una natura che non deve ricordarci i nostri bisogni, le nostre sofferenze...


Per esempio il paesaggio, se piacevole, è un aspetto della bellezza della Natura. E' come un'opera d'arte che suscita ammirazione e contemplazione. 
 
Ma la percezione  estetica  non dipende tanto dalle caratteristiche naturali del paesaggio, ma dalla possibilità dell'individuo di proiettare  su di lui le proprie emozioni e l'immaginario.

Ogni persona ha un paesaggio interiore, la visione soggettiva di una zona, che offre nostalgia, ricordi. E' come una carezza. Infatti un
determinato paesaggio naturale può essere collegato a persone, alle entità significanti di un ambiente: la città, la campagna il mare, il lago, le colline, le montagne, i paesaggi plasmati nei secoli dagli agricoltori per coltivare la terra.



giopap

Citazione di: Jacopus il 01 Luglio 2020, 22:19:44 PM
Sulla bellezza fisica come criterio selettivo della riproduzione ho i miei dubbi che si possa fornire per homo sapiens un criterio oggettivo ed universale, questo semplicemente perché le società umane si sono differenziate così tanto ed hanno un deposito di riferimenti simbolici così vasto, da prescindere ormai dallo stesso bisogno riproduttivo, che infatti ormai può anche fare a meno dell'atto sessuale tradizionale.


Per mia fortuna, su questo sono molto all' antica...

Al sesso "virtuale" delle varie forme più o meno sofisticate e moderne di masturbazione (o fecondazione artificiale, che ne é una particolare declinazione) preferisco incomparabilmente il buon vecchio sesso reale (non necessariamente sempre e solo a scopo riproduttivo).
Ovviamente non pretendo affatto per questo che della bellezza fisica esista un criterio oggettivo e universale, se non forse in relativamente modesta misura (personalmente dubiterei della sanità mentale di chi ritenesse brutto un Robert Redford).

Brugmansia

Credo che la probabilità di generare figli belli non sia un pensiero immediato in chi contempla la bellezza. È una riflessione che subentra in un secondo tempo. Un figlio bello sarà anche un figlio che avrà più possibilità di riprodursi e meno di morire in solitudine. Un figlio bello avrà dunque più possibilità di perpetuare la discendenza e di far sopravvivere qualcosa di te anche quando non ci sarai più.
La bellezza ha a che fare con la vita, è ciò che allontana il pensiero della morte e della sofferenza.
È nella giovinezza, non nella vecchiaia. È nella muscolatura prestante, non nelle carni flaccide. È nella rassicurante simmetria, nelle proporzioni armoniose.
Le asimmetrie eccessive sono quasi delle deformità, sinonimo di sofferenza, vicinanza della morte.
La bellezza può essere soggettiva, ma la bruttezza non lo è mai.
La bellezza è rassicurante, qualcuno ci vede Dio o un disegno divino. Un pensiero creativo che governa l'universo e le nostre esistenze.
La bruttezza è caos, un errore di programmazione che ti fa dubitare dell'esistenza del programmatore, fa pensare di essere abbandonati a noi stessi in attesa della morte.
Come si inserisca la fascinazione per il bello nel cervello degli altri animali non saprei. Mi ha sempre colpito il modo in cui l'uccello giardiniere attira la femmina, creando un bellissimo nido, pieno di vetrini colorati e altre decorazioni raccolte in giro: quando il piumaggio non basta più.
Comunque, conoscevo già questo libro e l'ho visto su uno scaffale proprio oggi, ma è un argomento che mi crea sempre molta ansia, mi fa sprofondare in una spirale di pensieri pirandelliani che inevitabilmente finiscono con un elevato tasso alcolemico.
Alla fine ho comprato "l'ordine nascosto" di Sheldrake e "la cultura del narcisismo" di Lasch. Funghi e paranoie.

sapa

Sono d'accordo con Viator, il concetto di bellezza appartiene a noi umani, in natura prevale e ha sempre prevalso quello di utilità. Noi vediamo un bel pavone, la pavonessa si accoppierà con un soggetto forte e dominante. E' come per i fiori, quello che a noi può sembrare un effetto estetico è, in realtà, il frutto di una lunga selezione di frequenze di luce, che possano attrarre l'insetto pronubo. Il quale, a sua volta, sarà attratto da quel fiore, non per la sua bellezza, concetto a lui del tutto estraneo,  ma per le  frequenze visive a lui note, che gli rivelano una buona quantità e qualità di nutrimento per sè stesso. La selezione naturale si gioca sulla forza e sull'adattabilità, la bellezza interessa noi e basta.

Discussioni simili (3)