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Aramis e d'Artagnan

Aperto da doxa, 14 Marzo 2022, 18:12:23 PM

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doxa

Dal romanzo "I tre moschettieri", scritto dal francese Alexandre Dumas (padre). 

il moschettiere Aramis dice a d'Artagnan: "La vita è piena d'umiliazioni e di dolori, tutti i fili che la legano alla felicità si rompono in mano all'uomo uno dopo l'altro, soprattutto i fili d'oro.

Caro d'Artagnan, continua Aramis dando alla sua voce un tono di amarezza, cercate di nascondere bene le vostre ferite quando ne avrete. Il silenzio è l'ultima gioia degli infelici; fate attenzione a non mettere nessuno sulle tracce dei vostri dolori: i curiosi bevono le nostre lacrime come le mosche succhiano il sangue d'un daino ferito"
(capitolo XXVI). 

Suggestiva è l'immagine iniziale della vita considerata come un tessuto in cui ai fili d'oro s'intrecciano anche i fili neri. Infatti, secondo il  teologo francese Henri de Lubac: "la sofferenza è il filo  con cui la stoffa della gioia è intessuta".

Della sofferenza siamo tutti testimoni, come vittime o come artefici.

Alcuni, che si ritengono amici, ascoltano le disgrazie altrui con la segreta soddisfazione di non esserne colpiti. E le parole di conforto che esprimono hanno "il timbro" dell'ipocrisia, il loro ascolto è soltanto curiosità e la solitudine del sofferente è più amara.

bobmax

Questa riflessione di Aramis è saggia, l'ho vista applicata diffusamente. Soprattutto da parte di chi ha avuto una vita dura.

Seguire il suo consiglio permette di evitare ulteriori sofferenze.
Tuttavia, impedisce pure di cogliere una importante occasione.

Cioè l'opportunità di scavare nel mondo, per vedere quello che veramente è.

Davvero è meglio non mostrare mai la mia debolezza?
Perché il mondo altro non è che questo cinismo?

O non è proprio così?

Mostrando la mia debolezza, il mondo risponderà con lo sguardo della Medusa? Oppure nel buio apparirà una luce?

La Verità è il Nulla assoluto o vi è dell'altro, vi è comunque il Bene?

Se non mi mostro, se non tolgo la mia maschera, come potrò mai scoprilo?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

doxa

 
Bobmax ha scritto:
Citazionescavare nel mondo, per vedere quello che veramente è
Ciao Bob, l'ipotetica indagine nel mondo  penso che possa indurre a considerarlo come un poliedro, perciò non si può fare l'errore di osservare soltanto una faccia piana  e considerarla rappresentativa dell'intero solido geometrico.

Di solito, banalmente, per considerare il mondo, cioé l'umanità,  si sceglie come approccio la "faccia" del Bene e del Male, due concetti assoluti, di solito considerati soggettivi, perché connessi con i valori e le norme sociali della cultura di appartenenza.

Ma come si fa a trascurare la "faccia poligonale" che rappresenta l'amore ? o quella inerente la bellezza di un paesaggio ?


CitazioneDavvero è meglio non mostrare mai la mia debolezza?
 Perché il mondo altro non è che questo cinismo?
 
 O non è proprio così?
 
 Mostrando la mia debolezza, il mondo risponderà con lo sguardo della Medusa? Oppure nel buio apparirà una luce?
Mostrare la propria debolezza ? O. K., ma a chi ? Alla persona che ti ama ? E se col tempo l'amore se ne va ? La persona che hai amato  e non ti ama più, se  cambia il giudizio su di te forse può usarti contro ciò che le hai confidato.  
 
Medusa pietrifica chi non sa guardarla ! Simboleggia  anche il fato, che può essere cambiato, ovviamente con l'aiuto degli dei,  oppure di Dio per chi crede in lui.

Ora ti faccio leggere cosa scrisse Ovidio (Epistulae ex Ponto I, 2, vv. 33-38) riguardo a Medusa:

"Io sono quello che non sarà accolto da nessun albero,
Io sono quello che invano di pietra vorrebbe diventare. 
Venisse Medusa in persona incontro ai miei occhi,
perderebbe addirittura Medusa i suoi poteri. 
Son vivo per non restare mai senza amarezza 
e la mia pena, per la sua durata indefinita, diventa sempre più grave"


Citazione
CitazioneSe non mi mostro, se non tolgo la mia maschera, come potrò mai scoprilo?

Luigi Pirandello nel romanzo "Uno, nessuno, centomila",  fa dire a Vitangelo Moscarda: 
 
"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."

Ancora Pirandello, nel saggio titolato "L'umorismo" dice che: "Ciascuno si racconcia la maschera come può - la maschera esteriore. Perché dentro poi c'è l'altra, che spesso non s'accorda con quella di fuori. E niente è vero! Vero il mare, sì, vera la montagna; vero il sasso; vero un filo d'erba; ma l'uomo? Sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo, di quella tal cosa ch'egli in buona fede si figura d'essere: bello, buono, grazioso, generoso, infelice, ecc. ecc. E questo fa tanto ridere, a pensarci".

bobmax

Scusami Doxa se rispondo solo ora, ma ho difficoltà a verificare la pubblicazione dei nuovi commenti.
Mi sono accorto solo adesso della tua replica.

Sì, il mondo appare come un poliedro, ma lo è veramente?

La faccia poligonale che rappresenta l'amore è davvero l'amore?
La bellezza è, nella sua essenza, poliedrica oppure si manifesta soltanto con infinite forme?

Ciò che provi davanti all'amore o alla bellezza non è forse quell'unico immutabile sentimento?
Tante e variegate sono le occasioni perché si affacci al tuo cuore, ma l'amore è sempre lo stesso.

E se la persona che ti amava ora non ti ama più, e magari pure ti odia al punto di approfittare delle tue debolezze per ferirti... non è forse anche questa una occasione in più per te?
Amavi forse solo per essere riamato? Tutto qui?
Ma se così fosse, era davvero amore  il tuo?

Non penso che si possa sapere come guardare la Medusa.
Perché dipende da ciò che si è, non da ciò che si sa.

E per resistervi, per non esserne pietrificato, è sempre una questione di amore.

Cioè se si è amore oppure non lo si è.

Il brano di Ovidio descrive a mio parere il non amore.
La Medusa non può nulla con chi è vuoto d'amore. Perché è già pietra. Non c'è più.

Ma pure chi è colmo d'amore è immune dalla Medusa.
Perché anch'egli non c'è più.
Ma mentre il primo non c'è più perché nulla, il secondo non c'è più perché Tutto.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#4
Io conosco una persona veramente unica nel suo genere, priva di ogni maschera. e potendovisi quindi guardare chiaramente dentro non si puo' fare ameno di criticarlo,  ma senza risultato, essendo anche alle critiche ripetute impermeabile.
Non porta la maschera perché la sua mancanza non ha su di lui conseguenze.
Ma ciò comporta che, pure avendo esso una forte tensione a socializzare, viva di in un mondo tutto suo, secondo criteri che  sembrano predeterminati quanto immutabili.
Qualunque critica gli si faccia alla lunga torna sempre indietro verso chi gliela fa', come persona, ciò che alla fine sei costretto a realizzare, informata sui fatti.
Sarà anche strano, ma è la persona più ecologica che conosca.
Non ha il frigorifero e gira sulla stessa bici da trent'anni , pur potendosi permettere una Ferrari, anche coi prezzi della benzina attuali.
Io penso che non sia normale, ma se fossimo tutti come lui la terra ci ringrazierebbe.
Mi chiedo cosa viva a fare, come se invece io lo sapessi perché vivo, a che fare.

Quindi, alla fine ho realizzato che portiamo maschere per una nostra mancanza, non essendo in grado di sopportare le critiche di chi ci guardasse dentro.
Allo stesso tempo chi critica non lo fa per malevolenza, ma perché non sopporta, guardando dentro chi è trasparente, di specchiarsi in lui, e perciò non smette di criticarlo, il che vale ad un ripetuto invito ad indossare una maschera, inutile nel caso del mio amico.
Quando indossiamo una maschera non stiamo forse assecondando il ripetuto invito che a vicenda ci facciamo?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''