L'altra metà di Dio - Ginevra Bompiani

Aperto da doxa, 25 Gennaio 2020, 14:51:33 PM

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doxa

La scrittrice Ginevra Bompiani nel suo ultimo saggio titolato "L'altra metà di Dio" (edit. Feltrinelli) argomenta sulla  "Grande Madre" o "Dea Madre: figura mitologica di origine paleolitica che evoca una civiltà matrilineare diffusa nell'Europa dell'epoca neolitica, civiltà matrilineare poi obliterata  da quella instaurata successivamente dall'emergente "Dio Padre" e padrone, adatto alla cultura patriarcale.


Nel nostro tempo va di moda dire "Dio è amore", ma nel Vecchio Testamento si narra che Jahvè fu anche un Dio persecutore/devastatore. Si pensi solo al Diluvio universale o alla distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, abitanti compresi. Con l'uomo d'altronde tale divinità si era comportata in modo punitivo sin dal tempo dell'Eden. Adamo ed Eva infatti, poiché osarono disubbidirgli, vennero cacciati dal paradiso terrestre e costretti a vivere faticosamente sulla terra in una condizione di mortalità a causa della maledizione da parte di chi sarà chiamato con il poco rassicurante appellativo di "Signore degli eserciti", il quale, dopo il cosiddetto peccato originale, così proclamò al nostro progenitore: "maledetto il suolo per causa tua! / Con dolore ne trarrai il cibo / per tutti i giorni della tua vita. / Spine e cardi produrrà per te / e mangerai l'erba dei campi. / Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, / finché non ritornerai alla terra, / perché da essa sei stato tratto: / polvere tu sei e in polvere ritornerai!" (Gen 3,17-19).

La nostra storia insomma nascerebbe con una condanna e all'insegna del castigo. Ma sono  numerosi gli episodi biblici d'inclemenza da parte di Jahvè nei confronti delle sue "creature",  perciò viene spontaneo chiedersi perché il "buon Dio" si sia comportato in modo così severo con l'umanità e  perché dobbiamo amare un essere così iracondo facendoci credere che Egli sia amore ?  Invece ha una visione del mondo cupa, fatta di divieti che vengono trasgrediti, di sottomissioni più o meno pavide all'autorità di Dio, padre e padrone.
Emblematico a questo proposito il comportamento di Abramo nei confronti dell'amatissimo figlio avuto da Sara in tarda età: il patriarca è pronto a sacrificare il bambino sgozzandolo, perché Jahvè questo gli ha imposto: "Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò" (Gen 22,2). Poi tale sacrificio il volubile Dio non lo fece realizzare per un "ripensamento", come quei condannati a morte sulla sedia elettrica nel Nord America, che ricevettero la grazia all'ultimo minuto.

Anche nel mito greco ‒ che assieme a quello biblico rappresenta la narrazione fondante della cultura occidentale ‒ un genitore, Agamennone,  sacrifica sua figlia Ifigenia  su indicazione di un indovino/profeta per ottenere il vento necessario a far veleggiare la sua flotta verso Troia.

doxa

#1
Dalla dea madre al dio padre. Fino a circa 30.000 anni fa Dio non esisteva. La prima idea della possibilità di "un qualcosa dopo la morte" fu concepita circa  90.000 anni fa,  ma  ce ne vollero altri 60.000 perché il concetto di "Dio" apparisse nella cultura umana, e quel Dio era femmina! La "Grande Madre" o  "Dea Madre", divinità femminile primordiale, presente in diverse culture  fin  dal periodo paleolitico, coinvolgendo le civiltà dei cacciatori-raccoglitori,  e poi nel periodo neolitico, interessando civiltà già centrate sull'agricoltura e sull'allevamento del bestiame.

La Dea Madre  esprime il ciclo della nascita, sviluppo-maturità, declino, morte e rigenerazione della Natura.

In Europa l'orizzonte temporale  di questa divinità è compreso tra il 35 mila a. C. al 3 mila a. C. circa. Nell'isola di Creta è presente fino al II millennio a. C..  

Le numerose figure femminili steatopigie, dette "Veneri", rinvenute in tutta Europa, simboleggiano la Dea Madre, potenza generatrice dell'universo:  creava la vita per partogenesi.  
Il culto verso di lei fu  la prima forma di religione comparsa sulla terra.

"Dea Madre" (Museo di Ankara, Turchia), steatopigia, con seni e fianchi enfatizzati.

Con lo sviluppo delle società urbane in Mesopotamia e in Egitto alla fine del IV millennio a.C., il mito della Grande Madre influenzò le successive mitologie e religioni delle civiltà indoeuropee.  Le sue "competenze" furono scisse  ed in parte attribuite   ad altre divinità femminili, ciascuna con propria personalità e "area d'intervento".

In numerosi contesti culturali la Grande Madre era affiancata da figure maschili. Il compagno della Grande Dea, era un protagonista dei riti delle nozze sacre(hieros gamos), collegati al ciclo della vegetazione per assicurare la fertilità della terra, e quindi in genere celebrati in primavera. In epoca storica vediamo praticati questi riti presso i Sumeri e altre culture del Medio Oriente.

Con il passaggio dal matriarcato al patriarcato, l'archetipo femminile della Grande Madre rimase comunque radicato in tutte le civiltà: nell'isola di Creta, veniva venerata col nome di  Potnia Theròn, in ambito mesopotamico divenne Ninhursag (V millennio a. C.), Inanna per i Sumeri e Ishtar per i Babilonesi; in ambito egizio  Iside e anche Hathor; in area anatolica,  specialmente in Frigia,  era Cibele (dal II millennio a. C).; in ambito fenicio e cananeo divenne Astarte; in area greca: Gea  e Rea;  in quello  etrusco era venerata come Mater Matuta; in epoca romana Magna Mater o Bona Dea; successivamente   in ambito greco veniva spesso identificata con Afrodite, ma anche con Demetra e più raramente Artemide, per il suo legame con la luna.

L'ipotesi che il Dio Padre di tutte le religioni monoteiste fosse stato in origine una Dea Madre iniziò a delinearsi dopo la scoperta delle prime veneri paleolitiche, dove il corpo femminile era sentito come centro di forza divina.

Nella storia occidentale risale a circa 3 mila anni fa il culto per il Dio Padre, creatore anche lui, dell'universo e di "Adam" (in ebraico nome singolare collettivo) che non indica nella Creazione la parola "uomo" ma "umanità" come unione di maschio e femmina creati a immagine e somiglianza di Dio.

InVerno

Nel tempio di Tel Arad, che è l'unico tempio israelita coevo a Salomone attualmente scoperto, l'altare è composto da due steli votive, suggerendo che accanto al culto di Jahvé venisse adorata anche la sua "paredra", Asherah.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Citazione di: altamarea il 25 Gennaio 2020, 14:51:33 PM
La scrittrice Ginevra Bompiani nel suo ultimo saggio titolato "L'altra metà di Dio" (edit. Feltrinelli) argomenta sulla  "Grande Madre" o "Dea Madre: figura mitologica di origine paleolitica che evoca una civiltà matrilineare diffusa nell'Europa dell'epoca neolitica, civiltà matrilineare poi obliterata  da quella instaurata successivamente dall'emergente "Dio Padre" e padrone, adatto alla cultura patriarcale.



Io poi non capisco la ragione di questa associazione, per la quale il culto della Dea Madre sarebbe associato ad una civiltà fondata sul matriarcato. Nella storia antica ci sono tanti casi di culto riferito ad animali, ma questo non vuol dire certo che quegli animali fossero dominanti in quella società, che era sempre dominata da uomini.

anthonyi

Citazione di: altamarea il 25 Gennaio 2020, 15:05:36 PM
Dalla dea madre al dio padre. Fino a circa 30.000 anni fa Dio non esisteva. La prima idea della possibilità di "un qualcosa dopo la morte" fu concepita circa  90.000 anni fa,  ma  ce ne vollero altri 60.000 perché il concetto di "Dio" apparisse nella cultura umana, e quel Dio era femmina! La "Grande Madre" o  "Dea Madre", divinità femminile primordiale, presente in diverse culture  fin  dal periodo paleolitico, coinvolgendo le civiltà dei cacciatori-raccoglitori,  e poi nel periodo neolitico, interessando civiltà già centrate sull'agricoltura e sull'allevamento del bestiame.


Anche qui, altamarea, siamo nella medesima situazione nella quale un dato materiale (Cioè il fatto che vi fossero riti di sepoltura) diventa presupposto per la costruzione di un'ipotesi culturale, cioè l'idea di "un qualcosa dopo la morte", che quindi in questo caso sarebbe in comune con il Neanderthal, visto che anche lui aveva riti di sepoltura.  Ti presento una spiegazione alternativa, i riti di sepoltura come effetto del desiderio da parte dei sopravviventi di un contatto con la persona morta, nei confronti della quale c'era un legame affettivo, naturalmente a questo può essere benissimo associato il desiderio che quella persona continui a vivere, ma solo il desiderio, non la credenza.

doxa

Buonasera Anthonyi, anche se a quest'ora è meglio augurare la buonanotte.
Condivido la tua perplessità sul culto verso la "Grande Madre" o "Dea Madre" in società sicuramente patriarcali in epoca neolitica. Ma se pensiamo che questa divinità rappresentava il ciclo della nascita, sviluppo-maturità, declino, morte e rigenerazione della Natura, allora come ipotesi di prima dea è accettabile, a prescindere dai riti di sepoltura.

Questa sera grazie ad InVerno che mi ha informato delle due stele votive fra i resti del tempio di Tel Arad, in Israele,  ho cercato di saperne di più sulla dea Asherah, che nella mitologia semitica e cananea era  considerata la "Grande Madre".

Quel che ho letto su di lei mi sembra interessante e lo voglio condividere con voi. 

Il culto per la dea Asherah era associato, come paredra,  a quello El: uno degli epiteti di Yahweh.

Riferimenti nell'Antico Testamento e un'iscrizione  dedicatoria dell'VIII sec. a. C. provano   che Yahweh e Asherah erano considerati una coppia divina. Altre iscrizioni rinvenute rafforzano l'opinione che Yahweh aveva una moglie.

Questa è una delle raffigurazioni di Asherah.


E queste sono due foto del sito archeologico di Tel Arad



Resti di Tel Arad visti dall'alto
  


A Tel Arad ci sono i resti dell'unico tempio israelita coevo al re Salomone, che visse dal 1011 a. C. circa al 931 a. C. circa e regnò dal 970 a. C. all'anno della sua morte.  Secondo l'Antico Testamento fu l'ultimo dei re del regno unificato di Giuda e Israele.

In quest'altra foto postata da InVerno si vedono le due stele nel luogo dov'era l'altare
  


I ritrovamenti archeologici evidenziano l'ampia diffusione del politeismo all'esterno e all'interno del regno di Israele durante il periodo  monarchico.
I testi biblici documentano tensioni tra gruppi che veneravano Yahweh insieme a divinità come Asherah e Baal  e gruppi che insistevano per la venerazione esclusiva di Yahweh, che in seguito conquistò il predominio  del "cielo" ed  Asherah, la divinità femminile della fertilità fu emarginata dalla narrazione biblica. 

Eppure Asherah era considerata la "regina dei cieli" , secondo il libro di Geremia, scritto nel 628 a. C.  circa (capitoli 7 e 44).  

Il culto per Asherah è presente nel Libro dei Re, in cui si cita una statua dedicata ad Asherah nel primo tempio dedicato a  Yahweh a Gerusalemme, fatto costruire dal re Salomone e distrutto dai Babilonesi nel 586 a. C.  Secondo alcun i studiosi quell'evento indusse gran parte della popolazione ad orientarsi al monoteismo: "Un solo Dio non solo per il Regno di Giuda ma anche per le altre 'nazioni' di Israele".

Il pantheon delle divinità cananee  fu rimodellato dagli israeliti in un lungo processo che durò dal 1200 a. C. circa al 400 a. C. circa. La dea Asherah fu lentamente fatta scomparire dai redattori e traduttori dalle pagine dell'Antico Testamento, nonostante le numerose statuine della dea  ritrovate dagli archeologi e risalenti al Regno di Israele e a quello di Giuda. Quelle statuine testimoniano la popolarità di Asherah tra gli israeliti con il loro presunto monoteismo.

Asherah non era una divinità che apparteneva alla sola religione abramitica. Era nota anche col nome di Ishtar e Astarte, potente divinità celebrata in diverse culture,  dai Fenici ai Babilonesi. Infatti era considerata paredra anche del dio Baal (o Ba'al, dall'accadico "bēlu": signore, padrone) divinità della mitologia fenicia. Nel XIV sec. a. C. fu considerato  il maggiore degli dèi e il signore dell'universo, e successivamente un falso  dio.  Con il passaggio al monoteismo giudaico anche lui fu "esiliato" da Israele.  Dai cristiani fu considerato un demone.

InVerno

@Anthonyi, sono due ottime obiezioni. L'iconografia femminile pre-agricola rappresenta quasi il 98% dei ritrovamenti archeologici, per questo si ritiene di sottolineare che la femminilità avesse una importanza preminente, tuttavia è un iconografia quasi sempre legata alla fertilità e non presenta riconoscibili esempi di potere perciò dovrebbe in teoria essere scorretto parlare di matriarcato, ma qualcuno ne parla lo stesso (vedi Gimbutas) per ipotizzare che le donne esercitassero il loro potere in maniera totalmente non violenta ed esente dall'oppressione e che tutti a quel tempo facessero il bagno in cascate di gelato e panna. Invero a giudicare da quello che vediamo oggi nelle società preagricole sopravvissute, per la maggior parte si organizzano egalitariamente e il potere viene espresso in base al merito e alle sfere di influenza. Un ipotetico "matriarcato" dove la matrona seduta sul trono si interessa e comanda a distanza le attività tipicamente maschili (tipo la caccia) solamente perchè ha una vagina, è una fantasia femminista molto simpatica, ma irrealistica.  Il termine matriarcato perciò a mio avviso ha senso solo nel contesto del pantheon religioso, dove evidentemente tutto ciò che era legato alla fertilità e alla morte aveva una predominanza simbolica e di obbiettivi delle comunità, che appunto si interessavano di sopravvivere, non di elucubrare teorie marxiste-sessiste del mondo.
Riguardo alla seconda obiezione, sono d'accordo che fra mille anni un archeologo troverà una nostra bottiglia di whisky e leggendo l'etichetta penserà che fossimo convinti di poter mettere degli "spiriti" dentro le bottiglie. Non sono d'accordo che l'idea della sopravvivenza dopo la morte necessiti di elucubrazioni teologiche particolarmente complicate. Gli uomini posseggono memorie, i morti tornano a trovarci in sogno, la sopravvivenza alla morte dentro le teste dei vivi è un fatto che non necessita di una cosmologia dedicata e precisa, accade e gli uomini devono farsene una ragione.

Riguardo al tempio di Tel Arad, che sono contento altamarea abbia apprezzato, specifico: si tratta di un tempio periferico rispetto a Gerusalemme, ed essendo l'unico "non fa primavera", inoltre gli studiosi sono da sempre combattuti sulla traduzione di Astarte, tra oggetto di culto e divinità.. E' possibile che quella di Tel Arad fosse una variante politeista periferica, ma che non rappresentasse un culto israelitico anteriore poi soppiantato da Salomone, quanto una semplice "scheggia impazzita".
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Il sacro nasce dall'immanenza (e dove altro potrebbe nascere ?) della procreazione con la dea Madre. Il dio Padre è invece un'operazione meramente ideologica - altrettanto immanente - di dominio di una parte dell'umanità sull'altra e non ha nulla di sacro, per quanti sforzi metafisici possa fare in tale pretesa.

Concordo con InVerno che l'invenzione maschilista di un Matriarcato inteso in termini di potere e sopraffazione simmetrico al Patriarcato non ha alcun senso. Se mai vi fu una comunità umana a leadership femminile essa si sarebbe implementata sulla procreazione che è esperienza sociale condivisiva, non sulla riduzione in schiavitù che invece è divisiva. Quindi avrebbe avuto anche caratteristiche politiche e di governo radicalmente diverse da quelle patriarcali.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Citazione di: Ipazia il 26 Gennaio 2020, 15:25:11 PMIl dio Padre è invece un'operazione meramente ideologica
La rivoluzione agricola, che praticamente fissa la data (su tutto il globo) della perdita di centralità delle divinità femminili e il loro progressivo ibridamento (non sostituzione) con divinità androcentriche o androgine, non è una invenzione ideologica, è un fatto storicamente riconosciuto che ha sconquassato gli ordini sociali e i ruoli di genere, dando risalto al genere che in guerra e al lavoro poteva vantare migliori prestazioni fisiche, fino all'industrializzazione. Ideologiche sarebbero state quelle comunità agricole che avessero riconosciuto centrali le donne, nonostante il lavoro dei campi e la forza militare fosse principalmente espressa da uomini, il che le avrebbe rese facili prede degli "ideologhi" del vicinato. Le dee madre sono state o ibridate (come nel caso di Atena, che da dea uccello partenogenica riceve lancia e scudo) o sono rimaste indipendenti sotto forma di "regine" come nel caso peraltro della Madonna cristiana, che per moltissimi credenti è più centrale di Cristo stesso.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

#9
Citazione di: InVerno il 26 Gennaio 2020, 19:51:11 PM
Citazione di: Ipazia il 26 Gennaio 2020, 15:25:11 PMIl dio Padre è invece un'operazione meramente ideologica
La rivoluzione agricola, che praticamente fissa la data (su tutto il globo) della perdita di centralità delle divinità femminili e il loro progressivo ibridamento (non sostituzione) con divinità androcentriche o androgine, non è una invenzione ideologica, è un fatto storicamente riconosciuto che ha sconquassato gli ordini sociali e i ruoli di genere, dando risalto al genere che in guerra e al lavoro poteva vantare migliori prestazioni fisiche, fino all'industrializzazione. Ideologiche sarebbero state quelle comunità agricole che avessero riconosciuto centrali le donne, nonostante il lavoro dei campi e la forza militare fosse principalmente espressa da uomini, il che le avrebbe rese facili prede degli "ideologhi" del vicinato.

Passi per Marte che se la giocava con Venere, ma Giove e Ihvh sono prodotti ideologici patriarcali. Che diventano polpetta avvelenata ...

CitazioneLe dee madre sono state o ibridate (come nel caso di Atena, che da dea uccello partenogenica riceve lancia e scudo) o sono rimaste indipendenti sotto forma di "regine" come nel caso peraltro della Madonna cristiana, che per moltissimi credenti è più centrale di Cristo stesso.

... con la sterilizzazione di Maria, cui non viene riconosciuta neppure la dolorosa procreatività di Eva, riducendola a strumento asessuato del Padre asservito al Figlio: patriarcato ai raggi X.

Perfino il dolore materno diventa strumentale al progetto metafisico di annichilimento della dea Madre progenitrice, trasformando la natività in una iconografia infantile e spostando tutto il pathos femminile sotto la croce (stabat mater dolorosa...) o all'inerte giaciglio della pietà michelangiolesca. Così come subalterno e intermediatorio rimane il ruolo della dea cristiana innanzi al potere salvifico giudicante delle divinità maschili dell'olimpo cristiano (la Trinità).

Con Maria Vergine si crea l'eunuco femmina divino da contrapporre fisicamente e metafisicamente, demonizzandola, alla ridondante sessualità della dea Madre paleolitica.
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