Virtù del discernimento

Aperto da doxa, 19 Maggio 2019, 14:18:53 PM

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doxa

La religione è la politica hanno bisogno di credenti, di proselitismo, di tanti seguaci che cercano di convincere chi ideologicamente è lontano da loro, ma di solito ogni "credente" rimane con le proprie certezze. 

Nell'ambito della religione gli atei dovrebbero rimanere nel "Cortile dei gentili", senza polemizzare con i "sacerdoti" del tempio. Invece nei forum trionfano gli scontri per affermare le proprie convinzioni, i propri pregiudizi con conseguenti arroganze verso gli "avversari".

E' tempo perso per entrambi gli schieramenti cercare di voler persuadere gli "avversari" se manca la virtù del discernimento, che è una risorsa culturale strategica per separare il grano dal loglio.

Il discernimento si "coltiva" cercando metodi di valutazione delle conoscenze, indipendenti dai sistemi con i quali vengono prodotte e scambiate.
Nella spiritualità cristiana il discernimento  spirituale è considerato il dono necessario per conoscere la volontà di Dio.

Nel Vangelo di Matteo il discernimento è chiamato "occhio e lampada del corpo" (6, 22 – 23). Esso infatti discerne i pensieri, gli atteggiamenti, i comportamenti. Evita le conseguenze negative anche nei forum: eccesso di velocità nella lettura dei post, che può provocare la decodifica aberrante del messaggio,   riduzione del senso critico nella condivisione, aumento del tempo passato in "bolle di credenze", ricerca di conferme ai propri pregiudizi.  Questi fenomeni emergono in contesti mediatici che favoriscono l'autoreferenzialità cognitiva.  


Per ogni cristiano l'epiclesi, o invocazione dello Spirito, è il preambolo a ogni preghiera e azione di valutazione delle informazioni in base a criteri non autoreferenziali.

Per questo è necessario esercitarsi a vedere, ascoltare e pensare. Attenzione e vigilanza sono le virtù che ci permettono di entrare in un rapporto di conoscenza con la realtà, gli eventi, le persone. Saper vedere, ascoltare e pensare sono un'unica operazione, fondamentale per la nostra maturità. Quando entriamo in relazione con le diverse realtà, noi facciamo esperienza di esse, iniziamo un processo di conoscenza e con la nostra intelligenza leggiamo, interpretiamo, riconosciamo il loro significato.

0xdeadbeef

Ciao Altamarea
La virtù del discernimento un pò come il "giusto mezzo", la "misura" (quindi un concetto
assolutamente cardine del pensiero filosofico).
Nel nostro caso, cioè nella contrapposizione fra atei e credenti, "dove" trovare discernimento,
quindi misura? Io credo innanzitutto nella "messa fra parentesi" delle religioni storicamente
costituite...
Se non si vogliono chiudere per forza gli occhi, si deve necessariamente ammettere che l'essere
umano, seppur "finito" (cioè seppur limitato temporalmente), ragiona e si comporta "come se"
fosse infinito.
Come insomma affermano certi pensatori esistenzialisti (penso solo a Sartre e Camus), l'essere
umano finito "anela" all'infinito. E dunque, da questa che è la "contraddizione originaria",
prende forma quella primigenia "rivolta" che funge da archetipo per tutte le ribellioni possibili.
La "rivolta", dice Camus, è essenzialmente metafisica, cioè è la ribellione del "finito" contro
il suo destino.
saluti

baylham

Citazione di: altamarea il 19 Maggio 2019, 14:18:53 PM Nell'ambito della religione gli atei dovrebbero rimanere nel "Cortile dei gentili", senza polemizzare con i "sacerdoti" del tempio. Invece nei forum trionfano gli scontri per affermare le proprie convinzioni, i propri pregiudizi con conseguenti arroganze verso gli "avversari".

Se a loro volta i teisti rispettassero i "cortili dei gentili": ad esempio i teisti devono "sporcare" ogni luogo con le loro pacchiane icone, pochissime cime delle Alpi si salvano da orrende croci.

Se io sono ateo significa che mi sono posto la domanda sull'esistenza di Dio. Il fatto che la mia risposta sia negativa non implica che non possa discutere di Dio con i teisti, semmai il contrario. Soprattutto quando si sostiene che:

Citazione di: altamarea il 19 Maggio 2019, 14:18:53 PM
Il discernimento si "coltiva" cercando metodi di valutazione delle conoscenze, indipendenti dai sistemi con i quali vengono prodotte e scambiate. Nella spiritualità cristiana il discernimento spirituale è considerato il dono necessario per conoscere la volontà di Dio.

Quindi per un teista il confronto con l'ateo, e viceversa, è coerente con il metodo proposto di coltivazione del discernimento.

Citazione di: altamarea il 19 Maggio 2019, 14:18:53 PM
Questi fenomeni emergono in contesti mediatici che favoriscono l'autoreferenzialità cognitiva. Per ogni cristiano l'epiclesi, o invocazione dello Spirito, è il preambolo a ogni preghiera e azione di valutazione delle informazioni in base a criteri non autoreferenziali.

A me sembra che l'epiclisi, la preghiera sia autoreferenziale, generalmente il "dialogo" con Dio o simili ben rappresenta la cultura del fedele.


doxa

baylham ha scritto:
CitazioneSe io sono ateo significa che mi sono posto la domanda sull'esistenza di Dio. Il fatto che la mia risposta sia negativa non implica che non possa discutere di Dio con i teisti, semmai il contrario.

Ciao baylham, si, certo, discutere per confrontare le proprie tesi, le proprie opinioni, ma io sto invecchiando e me ne accorgo che non mi va più di discutere con chi non la pensa come  me in fatto di religione o di politica, perché ognuno rimane con le proprie convinzioni.  Se n'è accorto anche Jacopus col quale non incrocio più la spada quando si discetta sull'emigrazione.  


Nell'ambito della religione e della politica è inservibile anche l'arte della retorica, intesa come persuasione e approvazione della tesi dell'oratore da parte di uno specifico uditorio.

I fondamenti della persuasione, connettendo diverse proposizioni tra loro, portano o dovrebbero condurre ad una conclusione condivisa, al  disvelamento della "verità" nel  discorso.

Ma in politica e in ambito religioso anziché  tentare la persuasione si fa uso della cosiddetta "fallacia ad hominem", con la quale  si cerca di mettere in dubbio le doti e le caratteristiche di chi le sostiene,  che viene attaccato personalmente per demolirne la credibilità. 

Le fallacie sono sillogismi errati o mezze verità, utili per confondere chi ascolta, insinuare il dubbio e trasformare il falso in vero. Ciò che le rende subdole è il fatto che sono mezze verità. Se fossero marcatamente false ce ne accorgeremmo subito; ma sono quei frammenti di verità al loro interno che le rendono micidiali.

odradek

Altamarea 0.1
Odradek perché vai fuori dal seminato ?

Attieniti al tema che ho proposto !

Sei appena entrato in questo forum e già ti ergi a giudice ?

o
A seguito di suo fraintendimento, va da sè, è scritto.

Altamarea 0.2
 si fa uso della cosiddetta "fallacia ad hominem", con la quale  si cerca di mettere in dubbio le doti e le caratteristiche di chi le sostiene,  che viene attaccato personalmente per demolirne la credibilità.


o
sempre un piacere leggere quello che le persone scrivono, e il bello dei forum è che rimane tutto scritto.
Auguri per la ricerca di un "conversatore".

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