Vi capita mai di piangere?

Aperto da Socrate78, 20 Settembre 2020, 16:37:18 PM

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Socrate78

A voi capita mai di essere malinconici, tristi e di abbandonarvi al pianto? A me ogni tanto succede, piango perché so benissimo un giorno le mie persone care moriranno forse tra atroci sofferenze o comunque non si sa in che condizioni esse mi lasceranno, quindi provo una struggente malinconia a questo pensiero che mi porta a volte a piangere, faccio sogni tristi in cui mi sveglio appunto piangendo, sono tendenzialmente pessimista e credo che questo mondo sia pieno di sofferenze, di malattie, di cattiveria, segnato dalla piaga della morte con relativa sofferenza che accomuna tutte le creature. Il mio essere empatico mi porta alla malinconia, perché tendo ad identificarmi con chi so che nel mondo soffre, con quelli che sono senza una casa, pieni di povertà, senza la possibilità di avere cibo a sufficienza, privi dell'istruzione, del necessario conforto.  La stessa catena alimentare non è altro se non una catena di morte e sofferenza in cui il più forte schiaccia il più debole. Penso spesso alla morte, ne ho paura sia per me stesso e soprattutto per le persone che mi circondano e non riesco ad accettare il fatto che si debba appunto soffrire e morire al termine del percorso della vita. Al telegiornale non si parla poi altro che di problemi, di questo maledetto coronavirus, di omicidi, di aggressioni, e ciò è un ulteriore giornaliero alimento alla mia tristezza di fondo, alla mia malinconia a cui poi si aggiunge anche il disprezzo e l'odio verso coloro che si rendono colpevoli dei crimini descritti nei fatti di cronaca . Il mio non vuole essere un invito alla depressione, ma voglio soltanto sapere se anche a voi capita di avere momenti di tristezza in cui piangete.

anthonyi


Ciao Socrate, a me non capita mai, almeno negli ultimi anni. Comunque hai fatto bene a mettere il post tra le tematiche spirituali, perché di una cosa spirituale si tratta. Diciamo che l'essere esente dai problemi dei quali parli è parte degli obiettivi di una vera fede religiosa.
Quando Gesù dice: "Non preoccupatevi del domani, pensate all'oggi" intende liberare gli uomini da tensioni inutili legate a realtà sulle quali noi non possiamo intervenire, come il futuro, o anche il passato.
Tutti noi corriamo il rischio di essere aggrediti da pensieri che ci fanno soffrire inutilmente, caricandoci del peso di tutta la storia e di tutta l'umanità. Ma quel peso non è il nostro, a nessuno di noi è chiesto di salvare l'umanità, basta salvare noi stessi e qualcuno di quelli che ci sono attorno.

Jacopus

CitazioneMa quel peso non è il nostro, a nessuno di noi è chiesto di salvare l'umanità, basta salvare noi stessi e qualcuno di quelli che ci sono attorno.


Proprio perché siamo in spiritualità, credo che sia molto spirituale la posizione di Socrate, perché in essa, echeggia il nostro essere tutti connessi, il nostro intimo senso di giustizia. Nella frase di Anthony, invece, trovo un sano senso pratico, materiale, pesante, che si armonizza con quanto scritto prima. È lo status quo del potere, eventualmente da condividere con i propri famuli. La Res latina, in tutta la sua evidenza.
Sulla citazione di Gesù si potrebbero opporre decine di citazioni contrarie, fino a richiamare il fondamento teleologico del sacrificio, compiuto per tutti gli uomini in vista della loro salvezza. Un messaggio contemporaneamente storico, proiettato nel futuro ed universale.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 20 Settembre 2020, 20:28:24 PM
CitazioneMa quel peso non è il nostro, a nessuno di noi è chiesto di salvare l'umanità, basta salvare noi stessi e qualcuno di quelli che ci sono attorno.


Proprio perché siamo in spiritualità, credo che sia molto spirituale la posizione di Socrate, perché in essa, echeggia il nostro essere tutti connessi, il nostro intimo senso di giustizia. Nella frase di Anthony, invece, trovo un sano senso pratico, materiale, pesante, che si armonizza con quanto scritto prima. È lo status quo del potere, eventualmente da condividere con i propri famuli. La Res latina, in tutta la sua evidenza.
Sulla citazione di Gesù si potrebbero opporre decine di citazioni contrarie, fino a richiamare il fondamento teleologico del sacrificio, compiuto per tutti gli uomini in vista della loro salvezza. Un messaggio contemporaneamente storico, proiettato nel futuro ed universale.

E' Fromm che ci fa conoscere la particolarità del messaggio: "Ama il prossimo tuo". Singolare e riferito al più piccolo orizzonte umano possibile. Certamente carico di senso pratico, come d'altronde di praticità sono piene le parole di Gesù che parla per un popolo che, nella quasi totalità, non è fatto di intellettuali.
La teleologia del sacrificio, invece, forse qualcuno ha cominciato a capirla dopo la Risurrezione, e ancora oggi ci sarebbe da discutere sul suo significato. Perché Cristo doveva morire in croce per la salvezza degli uomini ?

viator

Salve anthonyi. Perchè Cristo doveva morire in croce per la salvezza degli uomini ? (Sessismo invlontario, il tuo : meglio sarebbe statoi il dire : "per la salvezza del genere umano").

Semplice : il mito del Cristo immolantesi servì e serve a creare e mantenere uno dei potentissimi strumenti psicologici creati dalla Chiesa per avvincere a sè i fedeli : il senso di colpa. In un certo senso esiste anche la triade della psicofilosofia sacrificale cristiana :



       
  • PECCATO ORIGINALE : tutti colpevoli, incriminabili, processabili, condannabili........costretti a vivere sotto la spada di Damocle della punizione divina (mediata dalla gerarchia vaticana).
  • SACRIFICIO DEL CRISTO : esempio vivente (anzi morente) della completa sottomissione ad una Autorità Superiore (il Pafre per il Figlio, la Chiesa per il fedele) attraverso una forma di abnegazione non necessaria e certo non richiesta dai suoi spettatori (i convertendi al cristianesimo).
  • CONTINUA MORTIFICAZIONE DELLA CARNALITA' E DEL PIACERE attraverso la dottrina sessuale ed altri strumenti dottrinari e sacramentali (confessione etc.).
So che non sarai d'accordo, ma spero che qualcuno trovi comunque il tempo per riflettere su tali consoderazioni. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: viator il 21 Settembre 2020, 11:58:47 AM
Salve anthonyi. Perchè Cristo doveva morire in croce per la salvezza degli uomini ? (Sessismo invlontario, il tuo : meglio sarebbe statoi il dire : "per la salvezza del genere umano").

Semplice : il mito del Cristo immolantesi servì e serve a creare e mantenere uno dei potentissimi strumenti psicologici creati dalla Chiesa per avvincere a sè i fedeli : il senso di colpa. In un certo senso esiste anche la triade della psicofilosofia sacrificale cristiana :



       
  • PECCATO ORIGINALE : tutti colpevoli, incriminabili, processabili, condannabili........costretti a vivere sotto la spada di Damocle della punizione divina (mediata dalla gerarchia vaticana).
  • SACRIFICIO DEL CRISTO : esempio vivente (anzi morente) della completa sottomissione ad una Autorità Superiore (il Pafre per il Figlio, la Chiesa per il fedele) attraverso una forma di abnegazione non necessaria e certo non richiesta dai suoi spettatori (i convertendi al cristianesimo).
  • CONTINUA MORTIFICAZIONE DELLA CARNALITA' E DEL PIACERE attraverso la dottrina sessuale ed altri strumenti dottrinari e sacramentali (confessione etc.).
So che non sarai d'accordo, ma spero che qualcuno trovi comunque il tempo per riflettere su tali consoderazioni. Saluti.

Perché non dovrei essere d'accordo, viator, si tratta di una rappresentazione teologicamente corretta, anche se il costrutto logico alla base di questa rappresentazione è poco intuitivo.
Questa scarsa intuitività è proprio quello che volevo sottolineare con la mia domanda, è un messaggio buono per teologi e filosofi, quando invece gran parte delle cose che dice Gesù sono comprensibili da tutto il popolo.

InVerno

#6
L'ultima volta che ho pianto deve risalire alla mia infanzia perchè non ne ho alcuna memoria. Ricordo le volte che pensavo sarebbe stato appropriato piangere, in occasione di lutti, ma nonostante provassi un dolore molto forte, è una reazione che ho completamente perso. Penso che i maschietti subiscano una forte pressione implicita per far sì di cancellare questa reazione "poco virile", nessuno mi ha mai preso in giro\rimproverato esplicitamente, ma l'ho sempre considerata una reazione che andava superata con la maturità. Ricordo di aver lacrimato per sfogare forti dosi di stress, ma non era quello che si chiama normalmente piangere. Ho letto che alcuni psicologi pensano che gli uomini dovrebbero riappropriarsi di questa reazione, e che alle donne oggi piace l'uomo che piange, forse sono uno all'antica, ma a me non piacciono gli psicologi e le donne che giocano a fare le crocerossine.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve anthonyi. Ottimo il tuo ultimo intervento, e non perchè tu ti mostri in sintonia con il mio pensiero. Frazie e complimenti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Aumkaara

Ho passato poco più dei miei primi vent'anni piangendo spesso, con una malinconia spesso emergente, nonostante io sia stato sempre portato per la tranquillità, la positività e la felicità. Non si trattava neanche di un'oscillazione tra stati d'animo opposti, era più come se ci fosse un rampicante parassita su di una base sana e solida. Gli ultimi quindici anni invece hanno dissolto qualunque angoscia radicata, al di là delle saltuari ansie, tristezze o paure per eventi miei o altrui, sottolineati dal fatto che l'empatia non mi è mai mancata.
La tristezza si è dissolta grazie... alla spiritualità. Poco religiosa e molto filosofica, costituita da un saltare tranquillamente e, dal mio punto di vista, coerentemente (cioè integrando quello che acquisivo, non semplicemente accumulandolo), tra filosofie d'oriente e di occidente, le scienze, le religioni, e qualunque argomento anche solo vagamente affine, poco importa se considerato poco "mainstream" e affidabile dal pensiero comune. Meglio un complottismo ragionato, moderato e possibilista, che una aderenza pedissequa ad ogni notizia storica, di cronaca, di politica, scientifica (in particolare medica, di questi tempi), spacciata per "professionale e vera". Di certo la mia tendenza a stemperare la mia forte emotività e immaginazione con ragionamenti senza sosta, mi hanno aiutato a non cadere nella dispersività e nella creduloneria, o, peggio, nella paranoia. Il tutto, l'ho sempre condito con una costante coltivazione con interessi ed hobby per tutto quello che è il mondo della fantasia, da vero nerd.
Ovviamente non è la ricetta della felicità, né è applicabile a tutti (anzi...), anche perché buona parte del felice equilibrio è stato dato da quella che potremmo definire fortuna (che sia karma antico o il richiamo del mio atteggiamento positivo di fondo grazie ad una qualche legge d'attrazione, come direbbero tanti oggi, proprio non lo so), soprattutto perché ho trovato ambienti e scritture che mi aiutavano all'equilibrio e all'integrazione armoniosa dell'eterogeneità di ciò di cui mi sono interessato. Però si può riassumere tutto in un modo: procedere con equilibrio, tra apertura e attenzione, tra fiducia e prudenza. È quasi banale, ma non per questo facile.

stelle dell'auriga

Certo, mi capita...siamo esseri umani con emozioni: gioie, tristezze, momenti di malinconie, penso sia naturale.

Piangere spesso invece, senza un motivo plausibile, oppure avere costantemente un umore nero può essere indice di uno stato depressivo.
Molto dipende anche dal carattere, essere iper sensibili rende molto vulnerabili, però poi nella vita bisogna trovare un giusto equilibrio, altrimenti si vive male.

Hlodowig

#10
Trovo Curioso il fatto che comunque, si cerchi sempre di dare un senso logico alle cose, anche quando queste siano di nature più disparate e diverse, ma soprattutto spirituale.

E trovo ancora più curioso il fatto, che si cerchi prepotentemente di etichettare Sempre, del e nel - affarnarsi a dividere, a trovare gli opposti e a classificarli, per questo motivo o per qualsiasi altro motivo.

A volte ho una fortissima sensazione che legga e parli con maschere, non importa che queste siano di natura spirituale o altro.

Per quello che può valere, in questi giorni ho desiderato un abbraccio, abbraccio che si è materializzato ieri, nel pomeriggio, con una persona non familiare dal punto di vista biologico, ne tantomeno come amica, in quanto non ci conosciamo se non da pochissimo tempo, ma con la quale è scattata una immediata e profonda stima, senza per questo averne la benchè minima idea sia dal punto di vista razionale che emotivo.

Il mio è un tipo di pianto particolare, se così si possa dire, non abbraccia nessun filone di tipo umano.

Credo forse, sia rivolto alle stelle.

(O comunque a qualche cosa che sia fuori dalla portata del sentire umano)

In queste è compreso il pianeta in cui vivo.


bobmax

Citazione di: Hlodowig il 02 Ottobre 2020, 18:35:37 PM
Trovo Curioso il fatto che comunque, si cerchi sempre di dare un senso logico alle cose, anche quando queste siano di nature più disparate e diverse, ma soprattutto spirituale.

E trovo ancora più curioso il fatto, che si cerchi prepotentemente di etichettare Sempre, del e nel - affarnarsi a dividere, a trovare gli opposti e a classificarli, per questo motivo o per qualsiasi altro motivo.

A volte ho una fortissima sensazione che legga e parli con maschere, non importa che queste siano di natura spirituale o altro.

Per quello che può valere, in questi giorni ho desiderato un abbraccio, abbraccio che si è materializzato ieri, nel pomeriggio, con una persona non familiare dal punto di vista biologico, ne tantomeno come amica, in quanto non ci conosciamo se non da pochissimo tempo, ma con la quale è scattata una immediata e profonda stima, senza per questo averne la benchè minima idea sia dal punto di vista razionale che emotivo.

Il mio è un tipo di pianto particolare, se così si possa dire, non abbraccia nessun filone di tipo umano.

Credo forse, sia rivolto alle stelle.

(O comunque a qualche cosa che sia fuori dalla portata del sentire umano)

In queste è compreso il pianeta in cui vivo.

È compassione.

Ossia l'amore più grande si possa sperimentare.
Almeno nell'esserci, nella separazione.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.