Un'esperienza impressionante con "l'erba".

Aperto da Carlo Pierini, 09 Agosto 2017, 13:49:57 PM

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Carlo Pierini

Riporto uno stralcio di uno mio scambio epistolare con una biologa (Choupette) che ebbi tempo fa in un altro forum nel quale lei presentava un'idea - corredata dalle più sofisticate e moderne argomentazioni scientifiche - secondo cui una umanità evolutissima del futuro avrebbe costruito il nostro Universo come una simulazione nella quale quel futuro era anche il nostro passato originario!
E così, un argomento tira l'altro, siamo passati al mio racconto:
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CARLO
Detto tra noi, oltre alla famosa "visione", ho avuto anche qualche altra esperienza "border line". E una di queste mi ha "mostrato" (e non scherzo) che il nostro universo è DAVVERO una simulazione, o una costruzione eccezionalmente intelligente (nella mia esperienza l'ho associato a un mitico e poetico "cartone animato"). Ma l'autore della costruzione, di sentii la superba presenza, non era precisamente umano. Peccato che queste esperienze siano tanto sconvolgenti quanto di breve durata!
 
CHOUPETTE
Comunque mi piacerebbe conoscere i dettagli di quest'altra visione, se ti va di raccontarli.
 
CARLO
Certo. Come ti dicevo, questa è stata la meno "visionaria" di tutte ma la più "percettiva", intendendo con questo termine una forma di percezione che, seppure non ordinaria, non ha niente a che vedere con ciò che normalmente immaginiamo nel significato di "allucinazione", innanzitutto perché non si tratta di immagini visive interiori, come nel caso del Caduceo, e poi perché ciò che si percepisce, malgrado non provenga dagli organi di senso, per così dire "insiste" sullo stesso "substrato" interiore in cui si manifestano all'io le normali percezioni dei sensi. Pertanto, nello stesso modo in cui io considero REALI le immagini della mia vista e i suoni del mio udito, DEVO considerare reali anche queste singolari forme di percezione. E dico "singolari" perché sono dei veri e propri sensi ULTERIORI a quelli biologici ma analoghi-paralleli ad essi; cosicché si "sentono" delle presenze viventi (metafisiche) e quello che esse "dicono" giungono all'io come ordinariamente ci giungono delle idee, con la differenza che esse sono più chiare, definite e più "oggettive" cioè più "esterne" rispetto all'io che percepisce; del resto, usiamo dire: "ho avuto un'idea e non: "ho fatto un'idea", come se non fossimo poi così convinti che le idee siano assolutamente nostre (vedi il concetto di "Idea" platonica).
Ma la novità, rispetto alle altre esperienze, è che in questa si è "risvegliato" anche un "senso" parallelo-analogo al TATTO; e la cosa è estremamente impressionante perché ciò che l'io "tocca" non sono le cose piccole e vicine ma le cose enormi e lontane: nel mio caso io ho "palpato", sia a destra che a sinistra, nientemeno che la curvatura della Terra! E per un attimo ho sentito chiaramente persino le sue oscillazioni elastiche e il "fruscìo" del suo moto attorno al sole!
Capisco che possa sembrare una balla; e lo capisco perché è proprio per la sua incredibilità che sono rimasto sconvolto e, in preda a un momento di vertigini, mi sono dovuto appoggiare a un albero per non cadere. La cosa singolare è che qualche anno dopo, leggendo "Le profezie di Celestino", un libro che mi regalò un'amica a cui avevo raccontato questa storia, vi ho trovato il resoconto di un'esperienza esattamente uguale alla mia, vissuta dall'autore del libro (James Redfield) subito dopo essersi salvato da una situazione in cui avrebbe potuto perdere la vita.
Ma passiamo al racconto, che sarà breve e ...circonciso. :-)
Sono in Ecuador, in casa di un collega (volontario anche lui nel mio stesso progetto di Cooperazione Internazionale) e, seduto su un divano con una ricca "canna" in mano, sono concentratissimo nella lettura di un libro di M. Eliade. Alzando gli occhi verso la libreria vedo la copertina di un libro raffigurante un quadro di Dalì; incuriosito lo prendo, mi metto a sfogliarlo e mi soffermo su un dipinto che aveva attratto la mia attenzione perché certi particolari sembravano attinenti proprio con l'argomento che stavo leggendo. A un certo punto, concentrandomi su un dettaglio del quadro, non so perché, ho sentito (e questa cosa non è facile da descrivere) che la mia psiche era spinta – quasi fisicamente – verso l'alto, come se  cominciasse a staccarsi dal corpo; e la sensazione era così realistica che, per tentare di spiegare a me stesso cosa stesse succedendo mi venne in mente, in rapida sequenza, prima il principio di Archimede (la mia mente stava ricevendo una spinta dal basso verso l'alto...ecc.) e poi l'orbita di un pianeta attorno al sole (la mia mente stava aumentando la sua velocità orbitale e quindi stava per uscire tangenzialmente dalla sua orbita attorno al ...corpo). In preda al panico e con le pulsazioni salite a mille, sentii che stavo per morire; appoggiai la testa sulla spalliera del divano, chiusi gli occhi, e con la mia mente..."caddi verso il cielo" in una sorta di tunnel molto simile a quello descritto da R. Moody in "La vita dopo la morte". Non so quanto rimasi in quella posizione; ma al mio "ritorno" ero sicuro di esser ...morto e resuscitato!  Ancora tremante per lo shock, mi alzai, chiamai il mio amico, lo presi per mano e gli chiesi di accompagnarmi fuori altrimenti avrei "sbroccato", gli dissi. Uscimmo in strada proprio mentre nell'isolato a fianco al nostro un trio di musicisti stava suonando e cantando una serenata a chissà quale "bella". E fu in quel momento che fui certo di vivere in un universo-mito-cartone-animato disegnato apposta per noi uomini e che sentii la presenza regale e imponente dell'Autore fuori e dentro di me!. Restai alcuni minuti o forse pochi secondi in uno stato di beata contemplazione nella quale tutto mi appariva nuovo e vergine, proprio come in una vera e propria ri-nascita; e come ultimo atto "palpai" l'intera rotondità della Terra e mi appoggiai ad un albero per non cadere sopraffatto dalle vertigini. Ma quel mito-cartone-animato aveva anche una "colonna sonora" incantevole, che non era quella della serenata, ma era molto simile a un pezzo di Delibes che sentii per la prima volta qualche anno dopo e che mi fece pensare subito a questa esperienza:
 
http://www.youtube.com/watch?v=2GPNZGwMS0w
 
 
CHOUPETTE
Potresti darmi una definizione più precisa di questo termine "mito-cartone-animato"?
 
CARLO
Una definizione precisa è difficile perché, nel ritorno allo stato di coscienza normale, gran parte delle nozioni che si sono apprese in quello stato straordinario (una enormità di vere e proprie conoscenze), per qualche ragione dobbiamo "lasciarle per strada" come se, nel passaggio da una eccezionale espansione della coscienza alle sue "dimensioni" ordinarie, anche la memoria seguisse la stessa contrazione di capacità e quindi riuscisse a portare con sé solo pochi ricordi, forse i più significativi.

Quello che ricordo chiaramente è che nel momento della nostra discesa in strada (io e il mio amico), la musica della serenata evocò in me il ricordo infantile di una scena dolcissima di un cartone animato di W. Disney ambientata in Messico, nello sfondo della quale, sotto la luna, c'era, appunto, un piccolo coro di "peones" umili e un po' straccioni, ma che cantavano meravigliosamente; e io, forse per la prima volta, concepii l'idea di un "piccolo paradiso in terra". Così, questo ricordo vivissimo si sovrappose e si identificò dapprima con la scena che stavo contemplando e poi si estese a tutte le cose che mi circondavano, le case, gli alberi, il cielo con le prime stelle dell'imbrunire, e mi giunse l'idea, chiara come una sentenza, che QUELLO era il mondo reale: un irreale disegno animato costruito con la sostanza del mito, una sorta di immenso e mirabile palcoscenico all'interno del quale le uniche esistenze reali e assolute erano le nostre anime, proprio quelle nostre povere anime di cui ordinariamente neghiamo addirittura l'esistenza. Un colossale scenario costruito apposta per loro. Ed è solo quando mi sono chiesto: " Costruito da chi?", solo allora ho percepito, magnifica, potente, regale, pacifica ed eterna la presenza onnicomprensiva del Grande Autore. Ringrazio ancora la sorte di averla solo "sentita" e non "vista".

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