Su Dio , l'uomo e il mondo

Aperto da Alberto Knox, 23 Marzo 2022, 12:53:32 PM

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Alberto Knox

Vorrei itrodurre questo mio argomentare con una lettera , ed è la seguente:
"Per me, quel Dio della Chiesa , è morto e sepolto, ma , sono forse ateo per questo? gli uomini di chiesa mi considerano tale, ma io amo,  e come potrei provare amore se io non vivessi e se altri non vivessero ? e nella vita c' qualcosa di misterioso, che venga chiamato Dio o natura umana o altro, è cosa che non riesco a definire chiaramente , anche se mi rendo conto che è viva e reale e che è Dio o un suo equivalente." chi scrive è Vincent van Gog , in una lettera indirizzata a suo fratello Theo.

Mi è parso utile aprire un altra discussione specifica per quanto riguarda il Logos, nella discussione "cosa vuol dire logos" mi pare che ,quello che sta emergendo da quella discussione, sia il risultato di una crisi del pensiero nei riguardi di Dio dell uomo e del mondo. Fin quando si pensa al logos come  un ente separato, al di fuori  da sè come dice Iano, sarà sempre difficile riscoprirlo. E viene quasi da scambiare il termine logos con il nome Dio. Ma se si pensa al logos come è il principio costitutivo non solo di noi stessi ma della realà attorno a noi, allora noi stessi siamo fatti di logos , perchè è ciò che permette di essere costituiti di materia e di pensiero. La mia tesi riguardo al Divino quindi,  è  quella di voler  riportare il divino nel mondo e non nei cieli.  L'uomo, dicendo uomo cosa si dice? diciamo gli scopi e i modi della vita, ovvero, la libertà. E infine il mondo , ovvero la terra ,la natura , l'energia , la materia , l'informazione...mettete insieme questa triade filosofica e cosa avete? avete una visione.  La capacità di armonizzare Dio uomo mondo ha significato nei tempi costruire la struttura che venne chiamata "società" .è importante parlarne ai giorni nostri? io dico di sì. Allora io mi chiedo ci sono di punti cardini su cui basare l'esperienza spirituale? dei punti in comunione che oraganizzano l'esperienza spiritule così da poterli elencare e riscoprire ? dico di coltivare una vita spirituale ma esattamente che cosa vivo?
Ho postato la lettera di Van Gogh come primo spunto di riflessione , che è il mistero che lui identifica come qualcosa di vivo e reale e che è Dio o un suo equivalente. Vorrei sapere se anche voi provate il senso del mistero nei confronti della vita e del mondo. Perchè penso che sia questo mistero uno dei punti cardinali su cui costruire l'esperienza Spirituale. Ovviamente la domanda è posta sia al credente che al non credente. Ma ancor di più verso chi sostiene di avere una vita Spirituale.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#1
Considerare il logos principio costitutivo del mondo mi sembra cosa impropria, mentre mi sembra proprio caratterizzare attraverso la sua evoluzione, derivante da fattori accidentali, la specie umana.
Semmai il logos è il principio del mondo come ci appare, apparenza attraverso la quale ci rapportiamo alla realtà, da non intendere quindi in senso negativo, e questa apparenza muta con la sua evoluzione.

La spiritualità ha a che fare con individui fra loro in comunicazione, come suggerisce Vincent, comunicazione che si può spingere fino a produrre una comunione che metta in discussione l'individuo stesso come cosa separata, suggerendone una definizione convenzionale, per quanto noi lo percepiamo in modo immediato.

Quello che mi sorprende della vita animale è, che pur sbranandosi gli individui a vicenda, stando quindi sempre in allerta, non escludono però mai una possibile collaborazione, per la quale poi eventualmente trovano sempre il modo di comunicare, istituendo al momento e all'occasione un logos interindividuale, che si costruisce quindi all'occorrenza.

Io suggerisco che la vita si divida in individui in modo convenzionale, e il logos ci richiama questa convenzione ricucendo la vita nella sua interezza.
Come dice il poeta, e come Jacopus ha richiamato in una recente discussione, '' contengo moltitudini''. L'io contiene moltitudini e sua volta è elemento di moltitudini.

La domanda è, se la definizione dell'individuo è una convenzione funzionale, è possibile immaginarne una definizione che non implichi al contempo comunicazione, oppure, per dirla alla Marzullo, che vi sia comunicazione è una condizione necessaria alla sua definizione?
E in sostanza, ciò che suggerisco, è che la spiritualità dell'individuo è ciò che suggerisce la sua convenzionalità. La mia percezione come individuo si accompagna sempre a un disagio spirituale che mette in dubbio la mia percezione.
La vita, per quanto non sia scontato trovarne il confine esatto, è una unità che si può declinare in moltitudini individuali dei quali , ancora, non sono da dare per scontati gli esatti confini.
Non esiste solo la possibilità di ingoiarsi a vicenda per ridefinire nuove integrazioni individuali.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Concordo con iano. Dio è stato creato dal logos umano. Tutte le possibili visioni del mondo, trascendenza e spiritualità incluse, sono elaborati del logos che sta all'origine, archè, dell'universo antropologico, come il venerabile Eraclito, per primo, fissò nella gnosi/episteme per i millenni che verranno nella storia dell'umano.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Cerco di rispondere a entrambi dunque:  Naturalmente qualsiasi elaborazione concettuale è elaborazione del Logos , in quanto questo è essa stessa un elaborazione umana. è un riferimento a qualcosa che rimanda all archè dell essere. Ma come sappiamo non esiste l'essere in quanto tale inteso come fenomeno sussistente e autonomo.
Che cosa ci fa dire "io sono" ? l' io sono è il risultato di un aggregazione di più sistemi , relazione armoniosa di reti neurali , sinaptiche, centri nervosi , neuroni che comunicano messaggi tramite le reti neurali. Quante sono le reti di connessione neuronali? un milione di miliardi dicono. i computer di tutto il mondo probabilmente non arrivano ad una cifra simile. E questo è quello che ci portiamo nella scatola cranica. E questo è il lavoro dell universo in ultima analisi, Tutto questo per aver la possibilità di dire "io" . Quando noi diciamo "comunicare un informazione" pensiamo subito ad una mente che prima elabora e poi comunica. Ma non è vero, Se si guarda all'evoluzione fisica dell'universo notiamo un percorso di complessità graduale che va dalle informzioni fisiche iniziali, che sono il calore, la comparsa dell'entropia la termodinamica e la gravità queste non sono solo un evento fisico, il calore, è un informazione fisica, l'entropia è un 'informazione fisica del tempo che dice che qualsiasi cosa passa da uno stato all'altro , dall'ordine al disordine , la termodinamica,la gravità è la sorgente dell ordine ecc  tutto questo è quell istanza formativa che io chiamo Logos. Certamente è filosoficamente  discotubile , metto in relazione il mondo e la mente umana in pratica, non sto facendo altro.
Ora passiamo al concetto di mondo : Se siete Hegeliani , voi dite che "ciò che è reale è anche razionale" Allora la domanda è : Se il mondo è razionale, almeno in gran parte, qual'è l'origine di quella razionalità? non può sorgere unicamente dalla nosta mente , perchè la nostra mente riflette ciò che già c'è. Il nostro successo nello spiegare il mondo tramite il rigore della scienza e della matematica è solo un caso ? oppure è valida la mia tesi secondo cui è inevitabile che gli organismi biologici che sono emersi dall ordine cosmico debbano riflettere quell ordine nelle loro facoltà conoscitive?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Per chi pensa che io intenda esaltare l'essere umano dico subito che la specie fisica Homo può anche non contare assolutamente niente per quel che mi importa , ma attenzione, l'esistenza di una mente in un organismo di un pianeta nell universo è sicuramente un fatto di importanza fondamentale. Non è affatto un evento casuale , non è un dettaglio banale, un sottoprodotto secondario di cieche forze fisiche casuali.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Non siamo hegeliani e neppure feticisti del soggetto. Già alla morte di Hegel i suoi allievi più dotati dovettero rielaborarne il pensiero fino al suo rovesciamento. 

Ciò che è reale e fondamento del razionale: vi è genesi, corrispondenza; non identità.  Peggio ancora per l'idealistica conclusione della citazione: "ciò che è razionale è reale".

Il soggetto è un aggregato di eventi. Ma è un aggregato vivente e pensante da prendere sul serio perché è l'incontrovertibile condizione di ogni vivente, la risultante di un processo unico e irripetibile che gli dona una immanentissima aura di sacralità.  Da non feticizzare neppure essa, ma da rispettare. Collocandola razionalmente nella dovuta scala dei valori, secondo lo spirito del tempo storico umano.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#6
Citazione di: Alberto Knox il 23 Marzo 2022, 23:33:36 PMSe il mondo è razionale, almeno in gran parte, qual'è l'origine di quella razionalità? non può sorgere unicamente dalla nosta mente , perchè la nostra mente riflette ciò che già c'è. Il nostro successo nello spiegare il mondo tramite il rigore della scienza e della matematica è solo un caso ? oppure è valida la mia tesi secondo cui è inevitabile che gli organismi biologici che sono emersi dall ordine cosmico debbano riflettere quell ordine nelle loro facoltà conoscitive?
La realtà sembra sufficientemente coerente perché noi ,esseri razionali, di essa parti, vi si possa interagire effettuando previsioni.
Dire perciò che la realtà è razionale sarebbe come dire che il legno è segaiolo.
Ma cosa ci dice la sega del legno?
Che, per un falegname, in modo scusabile, il mondo è fatto di seghe?













Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Kobayashi

#7
Alberto Knox, ponendo la domanda agli hegeliani sulla stupefacente concordanza tra sapere e realtà sbagli interlocutori perché l'idealismo hegeliano è esattamente il superamento di questo problema. Con l'idealismo tutto viene assorbito dallo spirito umano, il quale essendo per definizione razionale, non può che dispiegare una visione di "ciò che sta là fuori" di tipo razionale.
Nell'idealismo hegeliano non c'è insomma altra realtà della realtà pensata, per cui, da questo punto di vista rimanere stupefatti dal ritrovamento nella realtà di un ordine, di una perfezione, è filosoficamente un'ingenuità.

La stessa domanda non la puoi nemmeno porre a coloro che invece, pur non essendo hegeliani, sono vicini a forme contemporanee di irrazionalismo (per esempio chi, sul tema della conoscenza, concorda con Nietzsche), perché anche per loro non c'è nessuna enigmatica concordanza, ma il sapere umano si muove con i suoi strumenti, prodotti della casuale evoluzione biologica, per ottenere il controllo e la manipolazione della natura, senza che si possa dire nulla sulla reale struttura di essa, perché non occorre essere hegeliani per aver capito la contraddittorietà del concetto di cosa in se' (per poter fare un discorso sull'adeguatezza dei pensieri umani alla realtà occorrerebbe un terzo livello da cui stabilire tale concordanza, terzo livello che però non c'è...).

Insomma direi che la domanda dovresti porla a te stesso anziché rimbalzarla verso gli altri come se fosse un argomento.
Cioè, tu poni la domanda: cosa significa il successo della scienza? Il fatto che ritroviamo armonie matematiche nella natura etc.?
E fai intendere che non può essere una casualità.
Bene, dimostralo.
Ovvero, ci attendiamo una disamina filosofica del tuo realismo.

Per quanto riguarda la possibilità di ritrovare una spiritualità comune basata sul mistero devo dire che tutto dipende ancora dai propri presupposti: se il logos rispecchia la struttura della realtà il mistero sul "come" verrà prima o poi esaurito dai progressi del sapere; rimane il mistero del "perché", domanda impossibile dal punto di vista della scienza, e quindi espressione di una necessità interiore insuperabile, ma che già, nell'ammissione della sua origine psicologica perde, mi pare, ogni autentica valenza.
Se mi è chiaro che prego solo perché ho un bisogno fisiologico di finalismo, un bisogno umano troppo umano di adorazione di una qualche nebulosa sorgente di vita, dopo cinque minuti passo oltre, è ovvio.
Realismo e razionalismo conducono, forse, necessariamente all'ateismo. E, mi chiedo, nell'ateismo è possibile veramente essere sinceri e nello stesso tempo aperti all'esperienza del divino?

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 24 Marzo 2022, 07:25:54 AMNon siamo hegeliani e neppure feticisti del soggetto. Già alla morte di Hegel i suoi allievi più dotati dovettero rielaborarne il pensiero fino al suo rovesciamento.

Ciò che è reale e fondamento del razionale: vi è genesi, corrispondenza; non identità.  Peggio ancora per l'idealistica conclusione della citazione: "ciò che è razionale è reale".

Il soggetto è un aggregato di eventi. Ma è un aggregato vivente e pensante da prendere sul serio perché è l'incontrovertibile condizione di ogni vivente, la risultante di un processo unico e irripetibile che gli dona una immanentissima aura di sacralità.  Da non feticizzare neppure essa, ma da rispettare. Collocandola razionalmente nella dovuta scala dei valori, secondo lo spirito del tempo storico umano.
Perchè necessiti di enfatizzare l'idolatria con l'aggettivo "feticismo"? hai di queste perversioni ?
Se il soggetto fosse solo un aggregato di eventi, esso sarebbe completamente spiegabile col mero studio delle sue parti .Evidentemente invece non è riassumibile in questo modo. Diciamo che l'intero non equivale alla somma delle sue parti. La frase " la risultante di un processo unico e irripetibile che gli dona una immanentissima aura di sacralità " non la condivido del tutto, non trovo che debba esserci un fondamento di unicità riguardo la coscienza e i modi dell intelletto umano. Non sappiamo cosa c'è la fuori. Domanda:è razionale parlare di mistero Per quanto riguarda l'esperienza spirituale e per quanto riguarda Dio , l'uomo e il mondo? è la ragione che infine porta al mistero.

Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Citazione di: iano il 24 Marzo 2022, 07:58:45 AM
Citazione di: Alberto Knox il 23 Marzo 2022, 23:33:36 PMSe il mondo è razionale, almeno in gran parte, qual'è l'origine di quella razionalità? non può sorgere unicamente dalla nosta mente , perchè la nostra mente riflette ciò che già c'è. Il nostro successo nello spiegare il mondo tramite il rigore della scienza e della matematica è solo un caso ? oppure è valida la mia tesi secondo cui è inevitabile che gli organismi biologici che sono emersi dall ordine cosmico debbano riflettere quell ordine nelle loro facoltà conoscitive?
La realtà sembra sufficientemente coerente perché noi ,esseri razionali, di essa parti, vi si possa interagire effettuando previsioni.
Dire perciò che la realtà è razionale sarebbe come dire che il legno è segaiolo.
Ma cosa ci dice la sega del legno?
Che, per un falegname, in modo scusabile, il mondo è fatto di seghe?














Non è così, Quasi tutti accettano il principio di ragione sufficente , l'intera impresa scientifica si regge sull assunzione della razionalità della natura . E in genere questo lo accettano anche i teologi visto che credono in un Dio razionale. C'è una ragione sufficente per credere nel principio di ragione sufficente? di solito funziona molto bene ,le mele cadono a causa della gravità , il cielo è azzurro perchè le molecole dell aria diffondono le radiazioni a bassa lunghezza d'onda e così via. Ma questo non ci garantisce che debba funzionare sempre e ovviamente, se è falso, non ha più senso cercare delle spiegazioni ultime. In ogni caso, infallibile o no, vale la pena di accettarlo come ipotesi di lavoro e di vedere dove ci porta.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#10
La mela cade per gravità (Newton) o segue il suo percorso naturale (Einstein).
Il legno si divide in parti con la sega o con un cuneo e un martello?
In un modo o nell'altro lo si divide.
Un modo o l'altro funziona, ma il legno non è segaiolo né cuneoso.
La ragione non giunge al mistero, ma lo può solo elaborare, partendo da esso.
Io posso contestare filosoficamente l'essere in sé, considerandolo un mistero che si accetta solo per fede, ma solo per sostituirlo con un altro mistero, che la ragione è sempre in grato di elaborare , senza però andare oltre, e la cosa funziona, come funziona un cuneo e una sega.
Il problema è che, se si confonde la sega col legno, si fissa il tipo di interazione che si può avere con la realtà e non si riesce ad andare più oltre la sega.
Se per duemila anni la geometria non ha avuto evoluzioni è perché abbiamo creduto che la geometria Euclidea fissasse la realtà,
L'idea che essa fosse solo uno strumento che ci permette di interagire con la realtà ha faticato perciò ad affermarsi.
Ora che lo abbiamo compreso abbiamo una rastrelliera piena di geometrie, le quali potenzialmente, ma non necessariamente, useremo per diversificare la nostra interazione con la realtà.
Nessuna di quelle geometrie corrisponde alla realtà, per quanto possano mostrarsi utili alla nostra interazione con essa.
La matematica e la ragione fanno parte sicuramente della realtà, al minimo perché noi ne siamo parte, ma non andrei oltre nel congetturare che perciò vi sia ragione e matematica nella natura in assenza di noi, e che quindi quella ragione ci ha generati, se ragionevoli siamo.
La natura non è un libro scritto in caratteri geometrici, ma siamo noi a scrivere libri di istruzione con quei caratteri su come fare interagire con la natura, e diventiamo sempre più bravi farlo prendendo sempre più coscienza degli strumenti che usiamo.
Ma, ''più bravi'', magari me lo rimangio.
Diciamo che abbiamo diversificato la nostra interazione con la realtà, e non possiamo essere noi a dire se ciò sia un bene oppure no.
In qualche modo però credo siamo condannati a spendere i nostri talenti, e tanto vale spenderli bene facendo buon viso alla sorte.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

Citazione di: Kobayashi il 24 Marzo 2022, 09:32:02 AMAlberto Knox, ponendo la domanda agli hegeliani sulla stupefacente concordanza tra sapere e realtà sbagli interlocutori perché l'idealismo hegeliano è esattamente il superamento di questo problema. Con l'idealismo tutto viene assorbito dallo spirito umano, il quale essendo per definizione razionale, non può che dispiegare una visione di "ciò che sta là fuori" di tipo razionale.
Nell'idealismo hegeliano non c'è insomma altra realtà della realtà pensata, per cui, da questo punto di vista rimanere stupefatti dal ritrovamento nella realtà di un ordine, di una perfezione, è filosoficamente un'ingenuità.


per prima cosa , in base ai miei studi, "ciò che è reale è anche razionale" in Hegel sta a voler indicare che tutto è logico, tutto e ragionevole , tutto è giusto perchè ha una ragione per essere così. Non c'è l distinzione fra bene e male in Hegel poichè tutto ha un motivo logico , ragionevole, razionale. Il concetto di bene e male nasce da una prospettiva umana , difatti negli animali bene e male non sono presenti nel panorama della loro esistenza. Per gli animali c'è una grandissima relazione fra natura e una loro certa inclinazione . Tutti gli impulsi quindi sono buoni e vanno infine a volgersi per il bene propio e alla specie a cui appartiene. Ci tengo a precisare che io non penso come Hegel che tutto è razionale e quindi tutto sia giusto. Il mondo non è solo una fabbrica di bene, anche se è sopratutto quello, il mondo non è un atrocità ma contiene atrocità, il mondo non è dolore innocente, ma contine , dolore innocente. Ecco a me piacerebbe avere questa visione Spinoziana , Hegeliana , stoica, dove si guarda il mondo e gli si dice "sei perfetto".  Ma non ci riesco, non sento così  se guardo il mondo.

"E fai intendere che non può essere una casualità.
Bene, dimostralo.
Ovvero, ci attendiamo una disamina filosofica del tuo realismo."

non mi piace che si sindichi sul mio metodo di filosofare, il mio metodo è quello di Socrate forse, sarà per quello che faccio domande. Ad ogni modo vado poi ad argomentare tutto quello che dico , non mi nascondo. PErchè dico che non può essere una casualità quindi? Ho detto che i fenomeni fisici non sono solo fenomeni, essi trasmettono informazioni e tali informazioni possono dare via al processo di ordine organizzato. La vita però non è un esempio di ordine irrigimentato della trasmissione di informazioni fisiche è anche una complessità organizzata e diretta dai geni , cioè l'informazione, viene specificata. Una tale informazione prende così significato ed è rilevante per il sistema vita. Provo ora a passare alla nozione di significato in termini fisici. C'è una relazione stretta fra u cartello stradale e ciò che il cartello significa , questo significato è riferito a qualcosa d 'altro che lo comprende . Un nome tecnico per riferirsi a qualcosa dei nostri processi mentali è "intenzionalità" . L'intenzionalità è un aspetto importante della nozione di significato e di gran parte della nostra vita mentale.
Non sembra esserci nulla di tutto questo nel mondo naturale . Un evento fisico di per sè non significa nulla!
una cometa viaggia rispettando le leggi di Newton , ma non la rispetta come rispettare un cartello stradale ,non c'è intenzionalità.
Tuttavia se siamo parti della natura anche noi, questo mondo di significati deve poter emergere dal mondo fisico. Come? cos'è il mondo dei significati, in termini puramente fisici? due concetti si avvicinano a una risposta , anche se nessuno dei due basta per comprendere cosa sia il significato in termini fisici: informazione e evoluzione. Per ora mi fermo , ma dovrò continuare .




Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

bobmax

In effetti, se mi sforzo di essere davvero sincero con me stesso, devo ammettere... che la mia vita non ha in sé alcun mistero!

Piuttosto, sono io che non vedo e non voglio vedere.
E allora mi invento quanto la realtà sia misteriosa... Mentre non vi è nulla di misterioso.

La Verità se ne sta in piena luce.
Potrebbe mai non essere così?

E cos'é che non vedo e non voglio vedere?

Non è forse semplice ciò che mi è richiesto?
Davvero semplice, ma quanto difficile...

Perché so quale scelta devo compiere, è talmente evidente! Ma ma ancora resisto.

Sì, non vi è alcun mistero.
Ogni cosa del mondo mi parla e mi invita a:

Lasciare tutto e diventare Amore.


Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

ricercatore

Citazione di: Alberto Knox il 23 Marzo 2022, 12:53:32 PMVorrei itrodurre questo mio argomentare con una lettera , ed è la seguente:
"Per me, quel Dio della Chiesa , è morto e sepolto, ma , sono forse ateo per questo? gli uomini di chiesa mi considerano tale, ma io amo,  e come potrei provare amore se io non vivessi e se altri non vivessero ? e nella vita c' qualcosa di misterioso, che venga chiamato Dio o natura umana o altro, è cosa che non riesco a definire chiaramente , anche se mi rendo conto che è viva e reale e che è Dio o un suo equivalente." chi scrive è Vincent van Gog , in una lettera indirizzata a suo fratello Theo.

Mi è parso utile aprire un altra discussione specifica per quanto riguarda il Logos, nella discussione "cosa vuol dire logos" mi pare che ,quello che sta emergendo da quella discussione, sia il risultato di una crisi del pensiero nei riguardi di Dio dell uomo e del mondo. Fin quando si pensa al logos come  un ente separato, al di fuori  da sè come dice Iano, sarà sempre difficile riscoprirlo. E viene quasi da scambiare il termine logos con il nome Dio. Ma se si pensa al logos come è il principio costitutivo non solo di noi stessi ma della realà attorno a noi, allora noi stessi siamo fatti di logos , perchè è ciò che permette di essere costituiti di materia e di pensiero. La mia tesi riguardo al Divino quindi,  è  quella di voler  riportare il divino nel mondo e non nei cieli.  L'uomo, dicendo uomo cosa si dice? diciamo gli scopi e i modi della vita, ovvero, la libertà. E infine il mondo , ovvero la terra ,la natura , l'energia , la materia , l'informazione...mettete insieme questa triade filosofica e cosa avete? avete una visione.  La capacità di armonizzare Dio uomo mondo ha significato nei tempi costruire la struttura che venne chiamata "società" .è importante parlarne ai giorni nostri? io dico di sì. Allora io mi chiedo ci sono di punti cardini su cui basare l'esperienza spirituale? dei punti in comunione che oraganizzano l'esperienza spiritule così da poterli elencare e riscoprire ? dico di coltivare una vita spirituale ma esattamente che cosa vivo?
Ho postato la lettera di Van Gogh come primo spunto di riflessione , che è il mistero che lui identifica come qualcosa di vivo e reale e che è Dio o un suo equivalente. Vorrei sapere se anche voi provate il senso del mistero nei confronti della vita e del mondo. Perchè penso che sia questo mistero uno dei punti cardinali su cui costruire l'esperienza Spirituale. Ovviamente la domanda è posta sia al credente che al non credente. Ma ancor di più verso chi sostiene di avere una vita Spirituale.
ciao Alberto, concordo con te, credo che il mistero sia il punto chiave della spiritualità.

la realtà è divisibile in "mondo noto" (conosciuto, familiare, sicuro) e "mondo ignoto" (sconosciuto, misterioso, da un lato spaventoso, dall'altro promettente).

noi (così come tutti gli altri animali) dobbiamo vivere nel bordo che separa i due mondi e lì a mio avviso si trova una vita "spirituale", cioè una vita viva, feconda e prosperosa.
richiudersi nel "mondo noto" (ovvero pensare di sapere già tutto, di non aver nient'altro da imparare, scegliere una ideologia/religione e considerarla perfetta e definitiva) significa esser morti spiritualmente, significa adorare un "Dio" morto.
avventurarsi con un piede nel "mondo ignoto" al contrario significa essere aperti, ascoltare, adorare un "Dio" vivo: significa incarnare un processo di "esplorazione creativa".

per questo penso che ogni azione vissuta su quel bordo sia un'attività spirituale: la ricerca scientifica, leggere un nuovo libro, aprire un dialogo con una persona, anche su questo forum

daniele22

Mi sento in linea con il famoso artista. Io sono agnostico e credo che in ognuno di noi vi sia Dio, ovvero credo che ogni individuo sia dio, ma molti non riescono a percepirlo. Immagino che ciò accada poiché le persone, in generale, non si rendono conto di essere una parte del tutto. Non si rendono conto di essere corresponsabili, mentre gradiscono, per costume mentale, additare altri per responsabilità certamente non nostre (inquadrate per favore quest'ultimo pensiero nei limiti del suo valore). E' certo un dio minore quello che è in noi, ma tant'è che io lo sento.
Insomma, vi sarebbe per me un'identità tra Essere Logos e Dio. Per quel che attiene comunque al Dio giudaico mi rifiuto proprio di crederci poiché contrasta con la mia comprensione del mondo.
Per quel che attiene al mistero della vita son solito identificare il mistero con l'ignoranza. Come l'artista anch'io percepisco un mistero. Il mistero della vita per me si è manifestato in certe coincidenze che mi è capitato di vivere nel corso della mia esperienza. Nel senso che a volte mi son successe cose che valutai essere di natura quantomeno strana per essere catalogate come mera coincidenza, ma forse erano nulla più che coincidenze

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