Sono un essere inadeguato

Aperto da Sariputra, 02 Maggio 2016, 16:49:42 PM

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Sariputra

Avrei proprio bisogno di una bella iniezione di fosforo. Sì signori...un'iniezione enorme di fosforo. E' che mi sento la testa sempre più pesante, attonita, sonnolenta. Un cerchio...ma non un'aureola...non ridete di me, come fate sempre...mi opprime, mi rende melanconico, intristito. Non rammento quasi chi sono, chi vorrei essere...certo non così inadeguato come mi vedo, vorrei sperare, ma...le vicissitudini mi angosciano. Questa tristezza, da poco riposo, mi fa dimentico di tutte le cose che conosco, mentre altre si affacciano tra la nebbia, mi inquietano, quasi mi ghermiscono...
Accettare sempre di compiacere gli altri...le mie donne...mi affatica, mi rende esausto. Da poco,per amor loro, solo per amore, ho accettato di prendere la gestione di un vecchio e derelitto bar sulla spiaggia. L'avevo visitato qualche tempo fa con mia figlia. Era davvero malridotto, quasi abbandonato. Ma aveva saputo risvegliare in me lontani ricordi ...amori giovanili verso le lettere e il meditare...cosa ridete? Cosa resta agli esseri inadeguati se non rifugiarsi nella poesia e nell'illusoria ricerca della verità? Voi certo non ne avete bisogno. Dall'alto dei vostri onorevoli impegni ed obblighi verso il mondo, al massimo gettate un occhio distratto ai compiti scolastici dei vostri figli adeguati, li incitate ad imparar per il loro bene, ma voi...che vi importa del vostro bene? Lo cercate forse? 
Ora... questo bar mi aveva attratto per il suo nome che, naturalmente, la più giovane delle mie donne è stata lesta a convincermi di cambiare...Adesso è diventato il "Krishna bar"...non che il nome mi dispiaccia ma...molta gente non viene forse pensando si tratti di un ritrovo di quei mattacchioni che se ne vanno in giro con flauti e tamburelli...come si chiamano...ah!Sì...gli Hare Krishna...simpatici giovanotti invero ma un pò...folckloristici...sempre a cantare come ossessi... 
 
hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa 
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare

La più giovane delle mie donne spesso intona per me questo canto imbarazzante, mentre l'altra, la più matura se così si può dire perchè...va beh lasciamo perdere...sorride e la guarda con amore misto a preoccupazione...che poi signori...diciamocela tutta...avete mai visto dell'amore privo di preoccupazioni? 
Ma non è di questo che volevo parlarvi...che dite? Non vi importa nulla di quello che vi racconto? Ma aspettate un attimo...forse troverete motivo di diletto e sarcasmo che tanto vi compiace, che coltivate così risolutamente, che ritenete  così vero...sarà cibo per il vostro sano cinismo...vi renderà saldi nella fiducia  della vostra assoluta adeguatezza al mondo.
Il dubbio signori si è insinuato in me. Perchè se, fino a poco tempo fa, desideravo solo essere adeguato come voi...non prendetemi in giro adesso, forse avrei potuto riuscirci davvero a diventarlo ...ora...ora mi assilla il quesito...è meglio essere adeguato o non esserlo?...Ma c'è di più...mi sembra che questa domanda ne contenga nascosta un'altra, più grave, più terribile...una domanda che mi angoscia sempre più spesso...è meglio essere o sarebbe meglio non essere?

« Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell'oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire...
nient'altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l'ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell'oppressore, la contumelia dell'uomo superbo,
gli spasimi dell'amore disprezzato, il ritardo della legge,
l'insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione. »
   W.Shakespeare

Capite ora il mio dramma? Vi è qualcosa da salvare nella mia vita fatta di cagionevole salute e di ricordi dolorosi? O non è forse meglio abbracciare il sonno, sognare di diventare come quel pastore, quel Krshna che Vania nomina sempre, perduto in foreste incontaminate, a suonar di flauto...io così assolutamente negato, inadeguato fin da bambino a farlo...seduto sulla riva di un fiume d'acqua pura...circondato da tenere fanciulle adoranti? Perchè alla fine non cerchiamo forse solo quella dolcezza, quella libertà?
Che sogni mi tormentano...
Adesso vi lascio, devo trascinarmi al nuovo impegno, al mio bar. Forse non verrà nessuno nemmeno oggi. Me ne starò seduto all'ingresso...ad osservar mia figlia correre leggera sulla sabbia...ricordando un temporale che si forma all'orizzonte...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jean

 "Scegli la via di mezzo – disse la voce – e gli chiesi di cosa parlasse... non c'erano vie, solo un'indefinibile sensazione in uno spazio senza riferimenti... non ricordavo neppure come avevo fatto a ritrovarmici in quel non-luogo."

"Le vie arrivano e si dipartono da te – replicò – e allora la sensazione roteò su se stessa... al provarla ne conseguì la bizzarra descrizione, appiccicata come l'etichetta del prezzo su un articolo, e ciò m'istruì di non trovarmi nell'ordinaria realtà. 
La sensazione divenne una sorta di vista, dapprima sfumata e poi più nitida. 
Vidi un lungo sentiero, ben diritto, e lo seguii sin che una fitta nebbia me l'ascose. Spostai lo sguardo e incontrai un altro sentiero... ed al cercar di seguir dove portasse man mano l'ombra che da principio ne cingea i fianchi divenne oscurità impenetrabile... provai paura e ancor mi volsi altrove ed ecco, in mezzo ai due palesarsi un terzo, che mi risolsi a percorrere. 

Pur se non lo conoscevo, come mi si presentò lo riconobbi a causa del suo mutar ad ogni passo... il luogo del sogno, che tanto m'ha affascinato ed insegnato nella mia vita... e come dal nulla, una porta con un piccolo cartello... ma ormai l'avevo aperta e accidenti... precipito... nel mentre una voce mi chiosa  – ... il cartello, perché non l'hai letto prima d'aprire? – già... perché non avevo gli occhiali... li lascio sul comodino, la notte... che c'era scritto?
– Mind the gap! - ... ah... grazie, eh!... in quello terminò il mio precipitare, nuovamente mi ritrovai davanti a quella porta col piccolo cartello... beh, adesso sapevo cosa c'era scritto e stavo per ritornar sui miei passi che mi ritrovai gli occhiali in mano... visto che potevo leggerlo mi rivolsi nuovamente al cartello, magari c'era dell'altro... 

... ma adesso era tutt'altro, non quel Mind the gap! ma un'altra scritta, circondata di fiori e in lontana prospettiva quelle che parevan persone, o meglio contadini con il loro gregge... e ancor più lontano quasi un vortice multicolore che scendeva dal cielo... e sul cartello, c'era scritto... Krshna bar ... 

Esitai, con la man sulla maniglia... non volendo incorrere in un altro precipitar nel nulla... ma... udii un suono, un canto... ma sì, una litania che ben ricordavo:

hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa 
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare


e mi rassicurò l'ipnotica dolcezza di quel salmodiare e aprii la porta... accidenti, altro che bar... mi ritrovai nella hall di un grande albergo, enorme... con scalinate a perdita d'occhio e un via vai di persone... e tavoli, camerieri... vassoi con bevande fumanti e dolci e buffet d'ogni sorta... 

... e un'indescrivibile sensazione di felicità mi colse, quasi come quella di chi ritorni a casa dopo un lungo viaggio... e mi sovvenne Odisseo al ritrovar il suo cane, talmente pervaso dall'amore per il suo padrone d'aver costretto anche la nera morte ad attenderne il ritorno prima di coglierlo... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, confermando l'indissolubilità di quel legame... ricordo che Odisseo solo in quel frangente versò l'unica lacrima...

Forse anch'io mi ritrovai una lagrima, per i miei cari... e per quello che potevo fare e non feci, anzi... ma una voce mi invita alla reception: "venga qui, dottor Andrea ".

E nel recarmi a quel bancone si diffonde una musica... la mia musica preferita, La mer, di Trenèt...
 

Il mare
che lungo golfi chiari vediamo danzare
ha riflessi d'argento,
il mare,
riflessi cangianti
sotto la pioggia.
 
Il mare
al cielo estivo confonde
i suoi cavalloni bianchi
con i più puri angeli.
Il mare, mandriano d'azzurro
infinito.
 
Guardate
nelle paludi
quelle alte canne bagnate,
guardate
quegli uccelli bianchi
e quelle case arrugginite:
 
il mare
li ha cullati
lungo golfi chiari.
E con una canzone d'amore
il mare
ha cullato il mio cuore per tutta la vita.

 
"il dottor Andrea..?" - sì, son io... che coincidenza, la mia musica preferita... ma prego, dite...

"dottore... ben ritornato, grazie per la visita... a breve dovrà partire e qualcuno mi ha incaricato di riferirle alcune cose..." 

... veramente non vorrei ripartire così presto... mi par d'esser a casa, qui... quante persone... e più ne distinguo e più ne scorgo... davvero non potrei star qui, almeno una settimana... qualche giorno?

"c'è già stato, dottore, tante volte... anche se non le ricorda tuttavia il sentimento che prova, non solo lei... lo dicon quasi tutti... è quello che ha detto, di sentirsi a casa... anche se, come tutti gli hotel, pure questo è un luogo di passaggio... abbia fiducia, la conosciamo... non ci dimenticheremo mai di lei, ritornerà... ora le dico il messaggio, riguarda l'amore..." 

... l'amore... stavo proprio pensando a quello, a Argo e Odisseo, ai miei cari... e alle mie colpe... un'altra coincidenza...

"... qui, in una diversa prospettiva, le coincidenze son la regola... ma è un discorso che adesso non abbiamo il tempo di fare... dicevamo dell'amore... qualcuno la interrogherà su questo e lei, che ha compreso in questa breve visita più di quello che si potrebbe dire al riguardo, risponderà adeguatamente..." 

... compreso, io..? lo vorrei, ma mi sfugge...

"...sfugge quel che si guarda, resta quel che si vive... son parole sue, sa..?" 

... se son mie com'è che non le ricordo e lei sì?

"lo dicon proprio quelle parole... lei guarda e non trova, provi a  viverle..."

... mi par di cogliere qualcosa... potrebbe aiutarmi un pochino?

"certamente, son qui per questo... ritorni col pensiero ad Argo..." 

... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, confermando l'indissolubilità di quel legame... ricordo che Odisseo solo in quel frangente versò l'unica lacrima... sin qui, va bene?

"va benissimo, è proprio il punto giusto... ora dica il seguito, quello che ha vissuto ma non ha espresso..."

... ci provo...  e compresi che l'amor non ha forma né criterio, alcuno n'è padrone e neppur la morte ne dispone... oddio, ma donde vengono, son davvero mie..?

"son di tutti e perciò son anche sue... le ricorderà, tra poco... arrivederci..."

... arrivederci...


 
hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa 
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare

 
 

driiiin.... driiiinnnnnn.... driiiinnnn...


 
-        ... accidenti, mi son addormentato... sì, eccomi, arrivo... oh, signorina Vania... son costernato, mi ha colto un sonno così profondo... la prego, mi perdoni... è tanto che attende, vero?

-        ... beh... venti minuti... per quello ho suonato così a lungo... ho pensato che forse non era nello studio...

-        ...non mi era mai accaduto... ma cos'è questa musica..?

-        Ah, ho dimenticato di spegnerla... le mie cuffiette... una musica per passare il tempo, mi rilassa...
 
-        hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa 
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare   ...
la conosco... chi non la conosce... e, non ci crederà, ma la stavo ascoltando anche nel sogno... bene, eccoci qui... parleremo dell'amore, vero?
 
-        Oh...sì! Lei al bar ha detto che... solo chi ama conosce l'amore... per gli altri è una parola come un'altra, di cinque lettere... può comprendermi se gliene parlerò..?

-        ... conosce la storia di Ulisse e del suo cane, Argo?

-        Perbacco, che combinazione!... sì, certo...

-        ... stavo sognando proprio quello... e ricordo i miei pensieri al riguardo:- ... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, e compresi che l'amor non ha forma né criterio, alcuno n'è padrone e neppur la morte ne dispone... pare meravigliata... beh, accade che in sogno s'abbiano, per così dire, dei suggerimenti...

-        ... dottore... intanto, posso chiamarla per nome?

-        Se lo desidera, a me non dispiace, ma devo farlo a mia volta, per reciprocità, va bene?

-        Oh, sì... Andrea... non son meravigliata per quel che hai detto... quando io e Gianni abbiamo scampato l'incidente d'auto... fu a causa di una telefonata...

-        ...ricordo...

-        ... la moglie di Gianni gli telefonò, per chiedergli di acquistare un libro... che la stessa sera siamo passati a prendere... ne acquistammo anche uno per conto nostro, attratti dal titolo...  il primo, quello per Maddalena, la moglie di Gianni... era un'edizione illustrata dell'Odissea... che sfogliammo in un giardino pubblico seduti su una panchina, per stemperare la tensione e le emozioni... ricordo che mi addormentai sul petto di Gianni, mentre guardavo proprio la litografia di quella scena, Argo e Ulisse...

-        ... accidenti, una bella combinazione... e l'altro libro..?

-        Quello ci siamo solo promessi di leggerlo, lo faremo tra poco... abbiamo in programma una vacanza... comunque una storia sulla guerra, di un francese... rammento solo il nome, Jean... il titolo riguardava il mare...

-        ...ah, il mare... Jean Trènet, lo conosci..?

-        ... accidenti... ma come fai!!? ... quello della canzone preferita di Gianni, La mer...!

-        ... beh... se ti dicessi che è anche la mia..?

-        ...penserei che quello che stiamo vivendo è un romanzo, non la realtà...

-        E in un romanzo...secondo una diversa prospettiva...  le coincidenze son la regola... ma è un discorso che adesso non abbiamo il tempo di fare...

-        ... spero lo faremo, Andrea, sono curiosa...

-        Certamente, comunque, Vania... oggi è andata un po' strana, diciamo... per questo incontro non mi devi nulla, non abbiamo neppur cominciato e ti ho fatto perdere tutto il tempo...

-        -...oh, no... abbiamo davvero cominciato bene!!

-        ... dici... perché?

-        Beh... mi par quasi d'esserti amica da tanto... e poi... ho sentito che potrai capirmi... quando parlerò d'amore...

-        ... spero d'essere adeguato al tuo sentire...

-        ... lo sei, lo sei... io queste cose le sento... quella parola, adeguato... sai, sbuca sempre fuori nella mia vita, guarda, ho ricopiato qui un pezzo del suo significato:
... Pareggiato, disteso su uno stesso piano, riferito alle ali nel volo:... indirizzossi a l'ime Parti del mondo il messaggier celeste [l'arcangelo Gabriele]: Pria sul Libano monte ei si ritenne, e si librò su l'adeguate penne (T. Tasso).

-        ... la Gerusalemme liberata... riferito alle ali nel volo...bello...

-        Le ali dell'amore, vero?

-        Eh, già, che altre..? Vania, devo proprio chiudere, adesso, scusami ancora...

-        ... ma di niente, Andrea... si continua, eh... 
 
-        Sì, la prossima volta... arriv... ciao...

-        Ciao... Andrea...  hare kṛiṣhṇa...


-        hare kṛiṣhṇa, Vania... 


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Cordialmente

Jean

Sariputra

DAL DIARIO DI V.

                                                                                                                                                        5 Giugno 2016

Caro Diario

E' stata la giornata più orribile della mia vita. Prima di tutto volevo mia mamma invece che Maddi e Vania. E cosa peggiore, non c'era campo vicino al fiume e così sono dovuta andare in cerca per tutto il bosco con il cellulare; dovevo assolutamente scaricare l'ultima canzone di Ariana Grande "Into you".
Poi Vania mi ha voluto insegnare le sue canzoni speciali che però erano noiosissime, continuava a ripetere: "Are Krishna, Are Krishna, Krishna Krishna, are are".
Ho cantato e ballato per tutto il giorno e ora sono completamente senza voce.
E pensare che credevo non potesse andar peggio, ma al pomeriggio mi è caduto il cell in acqua così sono dovuta andare a recuperarlo e poi è arrivato anche il vento e mi sono beccata una bronchite, perchè avevo tutti i vestiti bagnati.
Oggi ho capito che io e papà abbiamo pensieri completamente diversi su cos'è il divertimento.
Comunque ho deciso che non passerò mai più una giornata con Vania e Maddi.
                                                                                                  
                                                                                                   Tua V.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

Ho trovato pubblicata sul forum una pagina del diario di mia figlia V. La cosa , sulle prime, mi ha sconvolto...la ragazzina evidentemente, come fa sempre, ha voluto farmi uno scherzo, una burla...poi, pensandoci bene, ho capito che ha voluto farmi intendere qualcosa...una cosa seria, molto seria...come tutti i genitori io non la ascolto veramente, me la immagino solo mia figlia. Proietto su di lei la mia inadeguatezza, le mie aspettative, in ultima forse quella sorda tristezza che tentiamo tutti di nascondere.
Pensavo di farle un regalo, una cosa gradita, con questo viaggio da premio di fine anno scolastico...perchè dovete sapere, non per vantarmi ma solo per  un pò di sano orgoglio paterno...concedetemi almeno questo...che la ragazzina è brava, molto brava e attenta a scuola e io ne sono oltremodo colpito perchè per lei non è facile tutto questo...le prove che si sforza di superare sono ben maggiori di quelle che io stesso ho vissuto in gioventù...ma questa è un'altra storia...
Questa mattina mi alzo e mi accingo a preparare il mio solito caffè napoletano e...cosa non trovo sul tavolo!...Un enorme mazzo di ortensie rosa.
Ora, dovete sapere che nel piccolo parco che circonda casa nostra, tra il muro ad est e la roggia che lo delimita, in quel fazzoletto di terreno coperto di muschio per l'umidità che il corso d'acqua insinua, cresce rigogliosa un'enorme magnolia. Il luogo è così fresco che, in questi giorni in cui fa capolino l'estate, il mio vecchio padre, trova giovamento alle sue difficoltà respiratorie e si rifugia per sfuggire l'afa delle ore più calde. Cosa c'entrano le ortensie, dite?...Un attimo di pazienza,signori...non siate sempre così ansiosi di tornare ai vostri impegni, ai vostri affari...ascoltate questa storia inutile. Spesso l'inutilità è una porta che apre il cuore...perchè sogghignate adesso?...
Tra la maestosa magnolia e il muro di casa trova l'ambiente ideale un grande cespuglio di ortensie. Lo chiamo impropriamente cespuglio perchè la mia inadeguatezza di potatore tale lo ha ridotto...
Il terreno umido gli è così propizio che , in questi giorni, un poema di fiori enormi lo sovrasta. Proprio enormi, più grandi della mia zucca vuota, un'esplosione di rosa tra il verde intenso delle grandi foglie.
I rami della magnolia stessa sembrano inchinarsi per proteggere queste meraviglie, per tenerle al fresco dell'ombra, per tentare di salvarle dal decadimento...
Come sapete, le ortensie sono fiori particolari. Sembrano un unico fiore quando in realtà sono composti da una moltitudine di piccoli fiorellini, che si abbracciano l'un l'altro. Trovo sempre commovente osservare questa loro amicizia, questo partecipare di un comune destino...
Una volta recisi questi fiori , lentamente, cambiano colore, prima un tenue viola li incornicia, poi un pallido azzurro sormontato di grigio...così che non rimangono mai uguali; ogni giorno ne potete ammirare come...un mazzo sempre nuovo...sempre fresco.

Così come l'ultimo verde nelle tavolozze dei colori
queste foglie sono vecchie, appiattite e ruvide,
dietro le ombrella dei fiori che non possiedono
un loro blu, ma lo riflettono solo da lontano.

Lo riflettono opaco ed impreciso,
come se volessero di nuovo perderlo,
e come nell'antica carta da lettere blu
in loro c'è il giallo, il viola e il griggio;

scolorito come un grembiule da bambino
non più portato, a cui non accade più niente:
come si percepisce la brevità di una piccola vita.

Ma all'improvviso il blu sembra rinnovarsi
in una delle ombrelle e si vede un blu
commuovente contento dinnanzi al verde.

Rainer Maria Rilke- Ortensia Blu

Dovete sapere che raramente, quando non deve andare a scuola, riesco ad alzare la mia figliola dal letto prima delle nove o delle dieci del mattino...è una cosa che mi fa contrariare molto. Capisco che non dovrei concederle quest'ozio vacanziero ma, come tutti i padri, sono particolarmente indulgente con lei, sbagliando...lo so che è sbagliato signori, non guardatemi con quell'aria di riprovazione...
Questa mattina invece, appena tornati dal lungo viaggio, senza far alcun rumore, si è alzata ed è uscita in giardino a raccogliere questo mazzo di ortensie. Ha trovato un vaso di vetro e ha disposto i grandi fiori rosa con molto gusto...quasi con vena artistica. Al risveglio me la sono trovata in cucina sorridente...il buon caffè era già pronto. Lei armeggiava, come al solito, con il suo cellulare...
-Finalmente c'è il sole questa mattina!- mi ha detto...
-Andiamo a passeggiare insieme...in valle?-
Osservavo il suo volto diviso in due dalla luce del sole che entrava dalla finestra spalancata e ...le ho detto di sì con tutto il cuore...quel poco di cuore che mi è rimasto...
-Lo sai papi che le ortensie si possono far seccare e poi possiamo colorarle con le bombolette spray? Potremmo spruzzarle tutte d'oro...ti va? E poi possiamo utilizzarle a Natale. Riempiamo tutta la cucina!-
Lo squillo del campanello mi ha sorpreso. Maddalena e Vania, come al solito, erano arrivate...ma non mi sono precipitato ad aprire...questa mattina di luce volevo solamente stare con mia figlia.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jean

Chi scrive (narrativa) fa parlare dei personaggi e man mano che acquisisce una certa padronanza del mezzo essi diventano maggiormente credibili, convincenti.

Nel delinearne con accresciuta precisione i caratteri e le modalità espressive, nel lettore si forma più nitidamente l'immagine, a cui ha dato egli stesso forma, degli attori in commedia. 
Accade a tutti e in questo sta una delle bellezze della lettura, del leggere delle storie. 
Alcune sono a tal punto coinvolgenti da non riuscire quasi a separarsene, continuando a portarle con sé anche dopo la chiusura di un capitolo... o la fine della stessa. 

Facendo delle semplici considerazioni, andiamo un passo oltre... c'è differenza tra lettore e scrittore, gli immaginari personaggi procurano le stesse emozioni – perché senza produrle nessuna storia passa il primo capitolo -  a entrambi? 

Posso dire dalla mia parte, di scrittore principiante, che una volta avviata  la narrazione i personaggi appaiono nella mia mente... e man mano nel disporre quale sia il loro ruolo, quali le parole e l'impressione che devono stimolare nel lettore... divengono sempre più reali... sino a poter instaurare una "conversazione" con loro. 
Ovvio che tutto procede da me... ma è un ben strano modo di procedere... par quasi che parta un film al quale assisto, si svolge l'azione e se non convince vien fatta ripartire, modificando qualcosa... sinché accade una sorta di risonanza col personaggio che par acconsentire all'ultima versione, quella che verrà trascritta.

Si può quasi venir risucchiati in questo mondo immaginario – molti  scrittori di talento si isolano per potercisi dedicare completamente – dove quei personaggi ad un certo punto... acquistano una parvenza (?) di vita autonoma. 
E più questo accade per lo scrittore più accadrà per il lettore, naturalmente per i lettori cui quella storia è destinata... perché ci son scrittori per tutti i lettori ma non viceversa... il mondo dell'editoria è una giungla altamente selettiva, non solo per meriti, purtroppo.
 
Questa potrebbe essere una prima domanda, per voi che avete letto sin qui questo tentativo di narrazione a due penne, se almeno in qualche passaggio le gesta degli esseri inadeguati e del loro entourage vi abbiano procurato una qualche emozione, che vi abbia ripagato del tempo speso per la lettura.

Successivamente viene il messaggio che la storia vuol veicolare che, riferita alla presente ancora da dispiegarsi del tutto, probabilmente non appare ancor chiaramente, oppure potrebbe non apparire a voi, soli giudici della storia letta. La domanda è se ritenete adeguata (beh, che altra parola usare...) la sua collocazione in questa sezione del forum.

Ma il motivo principale di questo intervento è di esprimere un ringraziamento per poter disporre di questo e degli altri spazi del forum dove riversare, in varie forme, una parte delle mie considerazioni sulla vita. 
Così che mi par d'essere presente nella vostra, quando le leggete, per quello cerco di farlo bene secondo la mia misura... cos'altro è un ospite, se non qualcuno che vive, per un po', con voi?

In questo racconto il sottoscritto e maggiormente Sariputra che l'ha avviato, diventiamo vostri  ospiti ogniqualvolta ci leggete e per un sentiero non segnato e non  "imparabile", quello della reciprocità, leggendo il vostro pensiero, qui (magari...) o in altre sezioni giungiamo ad accogliervi quali nostri ospiti, in noi stessi.

Non è una romantica questione di buoni sentimenti, possiamo anche fermamente dissentire... ma finita la discussione ce ne andiamo a bere un buon caffè... al Krshna bar (caffè fatto divinamente, alla napoletana eh...).


cordialmente
Jean
 

 

Sariputra

#20
Da quando ho preso la gestione del Krshna bar mi sembra che le mie motivazioni vadano a scendere inarrestabili. In questi giorni di sole , per l'arrivo dei turisti sulla spiaggia, qualche avventore in più fa capolino nel locale. Poca roba s'intende...sufficiente però a mettermi in agitazione. Ogni persona che entra è per me quasi motivo di terrore...non ridete!...Osservando le loro espressioni, immagino cosa vorranno ordinare e...io temo sempre di non poterli soddisfare. Cosa ordineranno ora quei due? Mi chiedo. Ecco due arcigne zitelle che pretenderanno il cappuccio bollente, solo bollente, da ustionarsi la lingua . La macchina del caffè , comprata usata, non riscalda molto l'acqua...e allora protesteranno e mi verrà di prenderle a male parole ma, in realtà, saranno loro a sfogare su di me tutto il loro rancore verso la vita. Poi entreranno le ragazze discinte, biondine e dall'aria tedesca, tutte risa e motteggi e allora, probabilmente, mi rovescerò addosso la coca cola ghiacciata...tra le risate generali...che goffaggine! Dio, come sono inadeguato...e sì che, con loro, vorrei sembrare un vero barman; un tipo deciso, sicuro, adeguato...invece , dall'agitazione di sbagliare e nel tentativo di ricordare le ordinazioni, la mano destra comincia a tremarmi leggermente...sempre per quel problema d'ansia...mentre la sinistra gesticola per i fatti suoi.
Ieri poi sono entrati due tipi, anzi ora che ci penso erano in tre, che si sono seduti su due tavoli distinti. Mentre li servivo respirando profondamente, per alleggerire la tensione che provavo, uno che mi sembra  veniva chiamato Paul, un tipo serio , compito, direi adeguato,  parlava di come certa gente butti via una vita passata insieme per il capriccio di mettersi con una ragazza, magari trent'anni più giovane. Trovava questa cosa incomprensibile, inaccettabile...e aveva  ragione,  ragione senz'altro...L'altro, un certo Phil, mi sembra, ma non ne sono sicuro, ascoltava  distratto osservando il terzo avventore che, imbronciato, se ne stava seduto solo in un altro tavolo...Questi, dall'età indefinibile, ruotava torvo lo sguardo sulle statue che adornano il bar e, in particolare, sulla nuova che raffigura Krshna e le due gopi. Mi sembrava di scorgere come...un'insofferenza, uno scherno malcelato, un senso di fastidio.
Aveva posato sul tavolo un libro di poesie e un altro con in copertina proprio una statua, rossa mi pareva. Una statua indiana, ora ricordo.
Ora,,,dovete sapere che Vania ha come un sesto senso per queste cose. Tanto che quasi mi sto convincendo sia davvero una gopi, come si definisce lei, magari in una vita passata, lontana.
E' entrata sorridente per portarmi aiuto ed io...ho sentito come una brezza lieve che ripuliva lo specchio enorme appeso dietro il banco. La polvere, mista a sabbia leggera depositatasi, si dileguava così che, pensai, non c'era alcuna necessità di ripulirlo. Lo specchio riflette tutte le statue del locale, creando, specialmente alla sera, un gioco di prospettive incantevole.
La mia giovane aiutante si è avvicinata al tavolo dei due distinti signori e ha iniziato con loro una divertente discussione...non so di cosa parlassero invero, ma come sorridevano!...Quello chiamato Paul si era come illuminato e seguiva Vania con lo sguardo, uno sguardo pieno di tenerezza, ma non solo...Dovete sapere che la Vania è veramente affascinante. Difficile resisterle, soprattutto se ti senti molto solo, incompreso, inadeguato nell'amore. I suoi occhi penetranti ti scrutano fin dentro l'anima. Sembrano dirti: puoi dire quello che vuoi ma io so di che cosa hai veramente bisogno...

Nell'articolata simbologia teologica hindū, Rādhā rappresenta la totale devozione per Dio, Kṛṣṇa, e l'abbandono, amoroso e incondizionato, a lui (prema bhakti), sentimento che, nella visione viṣṇuita, rappresenta il più alto principio dell'intero universo. Tale forma di abbandono amoroso è governato dalla potenza del "piacere" (s.m.hlādinī) spirituale e trascendente. In questo senso, per alcune teologie la stessa Rādhā è una manifestazione di Dio, Kṛṣṇa, ovvero della sua potenza quando egli intende manifestare il "piacere", e tale manifestazione va intesa come atemporale.
L'amore spirituale di Rādhā verso Kṛṣṇa, ma adultero nei confronti del proprio marito terreno, viene reso come la metafora dell'amore più elevato, perché solo l'amore tra gli amanti che nulla si devono l'un l'altro, a differenza di quello coniugale mediato per mezzo di un accordo, è inteso come il più puro..

La natura di Vania la porta a sentirsi una crocerossina dell'amore. Questa cosa sconvolge di gelosia la Maddalena, divisa tra l'amore per il marito e quello per la giovane. La più grande delle mie gopi...ma cosa sto dicendo? Questa cosa mi sta facendo impazzire ...non trova pace. Solo quando siamo uniti, lontani dal mondo, una pace vera si insinua tra noi e allora ci divertiamo con i nostri giochi...
Tante volte ho tentato di dipingere gli occhi scuri di Vania. Ne sono anch'io come stregato...inutilmente. Nessuna pennellata può cogliere quella profondità che sembra venire da un passato insondabile...
Se lei, sorridente, ti guarda diritto negli occhi...tutte le tue certezze vacillano, le tue convinzioni arretrano, il tuo passato svanisce...
Anche quel tipo, quel Paul, ora lo sentiva. Sentiva quella magia, quell'incantesimo che solo la pura giovinezza può esercitare..

.« "Di nuvole soffice il cielo, le foreste scure d'alberi di tamāla
di notte lui ha paura: e tu Rādhā, accompagnalo a questa dimora!".
Così agli ordini di Nanda trionfano sulla riva della Yamunā gli amori segreti
di Rādhā e di Mādhava giunti all'albero della pergola lungo il sentiero. »
(Jayadeva, Gitāgovinda)

Sarei anch'io perduto per sempre se un amore ancora più grande non si ponesse come antidoto a questo inebriarsi. Se un amore forgiato nel dolore non mi ricordasse ogni ora la verità della mia inadeguatezza. Però signori...però...una profonda fitta al centro del petto mi ha assalito quando...ho visto quel tale annotarsi il numero di telefono della mia Vania...della mia piccola Radha...
E , dalle finestre spalancate, fine sabbiolina si posava sulle statue e sullo specchio...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

paul11

;D  ;D complimenti vivissimi Sariputra, una bellissima metafora: soave, leggera, come una brezza, in sospensione.
D''altra parte uno come me ,con una lampara in mano che se ne va per il periglio dell'esistenza, incontrare lo sguardo di Vania, la gopi Radha,....non posso che trascendere.

Phil

"Dai Paul, stavolta tocca a me offrire, non ti preoccupare... comunque, fammi capire, ti lamenti del gap generazionale in amore, poi prendi il numero di una giovane cameriera? Vecchio rubacuori... dai, scherzo! Anch'io l'ho notata quando è arrivata, sembrava quasi Alice uscita fuori da quell'enorme specchio... ammetto che aveva uno sguardo davvero ipnotico... si, non ci crederai ma l'ho guardata anche negli occhi... e, a proposito di sguardi, avresti dovuto vedere come t'ha fissato il barista mentre lei ti dava il numero! Secondo me è la figlia o lui è lo zio... insomma, stai attento... comunque, bel locale; magari ci torniamo... tu di sicuro, vero?"

paul11

...altrochè. Però Phil diglielo tu all'avventore, Sari...,Sari..., insomma un nome come Krishna bar che come il Buddha bar di un tal Jean ho frequentato. Dicevo, diglielo  tu che ho consumato solo il bere e niente, niente di più.Vania no, no non era possibile. Come si fa a toccare un sogno? A rompere un incanto,a rendere migliore una perfezione.Sono un sognatore Phil, un romantico errabondo.Sono uscito dal bar,
ho respirato profondo l'aria di salsedine,e via con la lampara, di nuovo sulla strada. Quando ci vediamo offro io
.Ciao

Jean

#24
Cari lettori,
 
permettete di consigliarvi, prima d'avviare la lettura, di far partire il seguente sottofondo musicale:

https://youtu.be/Xnpjm5ybOmI



Certe volte accadono dei piccoli miracoli  e pur se dove ci troviamo sarebbe un luogo adeguato per discuterne, non mi riferisco a quelli di santi, mistici o profeti.

Parlo dei piccoli miracoli che riguardano l'uomo, quando un qualche suo atto nel mondo, anche piccolo, rimanda ad un respiro che non potrebbe venir da lui, quello dell'ispirazione, che letteralmente significa "respirare su". 

Ma quando i piccoli miracoli coinvolgono più d'una persona allora entra in gioco un valore aggiunto potenzialmente senza confini, capace d'avviare una sorta di moto (o meglio di "vortice") capace di autosostenersi.

Voi lettori, che avete sin qui seguito questo racconto, se è un racconto, avete avuto la ventura di partecipare a un evento straordinariamente raro.

Assolutamente non preparato anche se auspicato, un puro atto creativo nella sua dimensione d'appartenenza. 
Così, visto che il frutto ha raggiunto la maturazione, metaforicamente lo colgo per offrirlo a voi, attraverso la mia interpretazione, augurandomi possa essere uno degli infiniti frutti dell'albero della Bodhi di cui sentirete il bisogno di nutrirvi.
 

 ........................................................................


Sono ritornato in quello che un tempo era il luogo da cui è partito tutto, ricordo quel giorno...
 
La mia vita era del tutto cambiata, sempre più sprofondato in un precipizio  solo il soffio dell'ispirazione mi aveva sin lì preservato dal caderci del tutto, senza possibilità di ritorno. Ma qualcosa ha avuto pietà di me, e pian piano con la colla dell'umiltà (chissà, forse la stessa ispirazione in altra veste) ho ricominciato a mettere assieme i pezzi della mia vita, gli innumerevoli frammenti scheggiati dello specchio che m'illudevo d'essere diventato e che m'è caduto dalle mani, quando mi riflesse per quel che davvero ero.
 

Camminando per quei luoghi di mare vidi quel bar, davvero esistente, con tutte quelle statue del Buddha a grandezza d'uomo, e seppur iniziai prima di quell'incontro a scriver su questa rivista, l'ispirazione me la dette il delicato sorriso senza tempo del Risvegliato, che tentai di portare con me per incontrare i miei simili, come mai avevo mai sentito di tentare in precedenza.

Io, Galvan, aprii dunque quel Buddha bar e cominciai a tessere la tela che l'ispirazione mi suggeriva, per render manifesta a me e a chi m'avesse seguito che l'umanità insita in ognuno di noi possa davvero collegarci gli uni agli altri almeno per un tratto del nostro cammino di vita. 

E in diverse occasioni, nel vecchio forum, ho sentito di "respirare su, assieme " a qualcuno di voi. 
Tanto che quando fu chiuso, per un pò ritenni il mio compito adempiuto, nel mio tempo libero sarei potuto ritornare a scrivere per me... perseguendo il progetto di una nuova narrazione.

Tuttavia quello che avevo avviato, il momentum inglobato con quello, ha bussato alla mia porta... ma Mind the gap! ... c'era un buco, un varco da superare... le cose non potevano essere le stesse, qualcosa doveva morire perché il nuovo potesse essere... siamo proprio noi a dover morire, almeno simbolicamente, come il seme per produrre la pianta.

Così uno ad un punto della sua storia, piccola o grande che sia, fa un sacrificio, non un azzardo o un calcolo... dona qualcosa di sé per un bene superiore. 

Questo nome, Galvan, non potete sapere quanto lo senta il nome della mia anima, se essa ne ha uno... è il nome di un pescatore (in un mio racconto) che ha perso tutto nella vita e gli son rimasti solo i ricordi, di quella che poteva essere la sua felicità, dissolta nello spazio di un giorno. 

Ma ad un punto, a causa della sua conoscenza del mare e dei pesci, incontra un uomo e tra i due si sviluppa un'amicizia oltre il tempo e lo spazio, oltre la vita. 
Per un amico puoi dare anche il tuo nome, così ho dismesso quello dell'anima e ho preso quello del mio cuore, Jean.
La parola è la cosa.

 
Così io, Galvan, sono ritornato, per l'ultima volta, in quello che un tempo era il luogo da cui è partito tutto, il mio bar... son qui ad un tavolino, quello stesso dov'era seduto quel tipo imbronciato eppure così pieno d'energia, attivo e fiducioso nei suoi mezzi... un po' com'ero io, da giovane. 

A cui auguro di non dover passare le prove che ho dovuto passar io prima di veder che non abbiamo un volto e che siamo vissuti da una narrazione più grande, immensamente più grande anche di tutta l'immaginazione che potremmo produrre, e che l'unica possibilità che abbiamo è quella d'adeguarcisi...


Appartengo ad un al di là, all'altro forum che nel tempo presente esiste solo nella memoria, digitale o reale che sia (è uguale) e son qui con una parvenza di fantasma, nel nuovo bar che si sovrappone a quello mio d'un tempo come i templi cristiani si sovrappongono a quelli pagani e questi ad altri, come ben può spiegarvi l'amico paul. 

Non avendo invidia di nulla sono compiaciuto della nuova gestione dell'amico Sariputra, che mi auguro possa proseguire a lungo, e delle nuove statue introdotte.

E dopo questo preambolo ho il compito di spiegarvi il piccolo miracolo cui Jean accennava all'inizio, rammentandovi che senza il passato, tutto quello che ognuno di noi ha prodotto, sperato e creduto nel passato, non avrebbe potuto esserci questo presente.

 
Sul racconto degli esseri inadeguati è intervenuto Jean, non per la pietà verso l'amico senza interlocutori, ma per intrecciare la sua realtà con quella. 

Quando si cerca di far coesistere due realtà... guardate alle discussioni... occorre un'estrema sensibilità per mantenere l'equilibrio, introdurre i propri elementi in rispetto a quelli altrui... e lasciar respiro, attendere...  senza tuttavia fermarsi, ma spingendosi ancor oltre.

Un bravo all'amico Sariputra che ha retto da par suo il gioco, con encomiabile intuizione... così che s'è andati davvero oltre...

... c'è differenza tra lettore e scrittore, gli immaginari personaggi procurano le stesse emozioni? E più questo accade per lo scrittore più accadrà per il lettore, naturalmente per i lettori cui quella storia è destinata... 
... ed i personaggi acquistano una parvenza (?) di vita autonoma. 

Vania, Maddi, Sari, Gianni, Andrea... li vedete nella vostra immaginazione? 
Non è una forma di vita anche questa? 
La vita possibile nel contesto di una narrazione...

Ma l'apice del miracolo è nella partecipazione di paul e Phil  ( :) P&P  ::) ), che han colto entrambi l'attimo giusto per intervenire, proponendo i loro alter ego come due personaggi assolutamente inseriti nel contesto narrativo...

Un'evenienza indicibilmente armonica, non sapete quanto mi sia commosso al vederla realizzarsi... ripagandomi oltre misura del mio modesto impegno e tempo dedicato. 

Può essere che io, Galvan, appartenendo ormai più al mondo dei sentimenti che a quello della realtà concreta, abbia ingigantito la cosa... come Vincent ingigantiva (esagerando) l'intensità colori, appartenendo egli all'accecante realtà  della percezione in azione.

Nel ricordare le sue parole:
 
"A che sarei utile, a che potrei servire? C'è qualcosa dentro di me, ma cos'è?"
 
Finalmente posso rispondere che quello che c'è è un piccolo pezzetto di cuore. 
E l'unica utilità è nel cercare di condividerlo.
 
Son venuto qui per portar il mio ultimo contributo, uno dei miei dipinti preferiti, e la poesia che mi ha ispirato, sull'amicizia.
 
Purtroppo non son riuscito, con mio gran rammarico, ad inserire l'immagine, da questo link:

 http://www.settemuse.it/pittori_opere_D/_altri/da_negroponte_antonio_001_vergine_e_bambino_in_trono_1455.jpg
 
 

 
Non t'ho mai conosciuto se non per verbo scritto
e certo non ti chiesi di qual colore gli occhi,
né qual fosse il lavoro o il prezzo dell'affitto,
le strade del tuo cuore ed i maggiori acciacchi.
 
Nessuno venne allora, eppure m'hai risposto,
mischiando alle parole l'intimo sospiro
di chi senza giudizio all'altro s'è disposto
e attende di saper se v'è valor o raggiro.
 
Quel giorno con sorpresa mi colse l'emozione
d'aver davvero accanto colui che m'accompagna,
non per sfoggiar sapienza né dar la sua lezione,
ma per soffiar qual vento da cui non si guadagna.
 
Van l'anni sopra l'anni e l'uscita s'avvicina
le fonde righe segnan la pelle secca e pesta,
il roseo fior di maggio or legno di  fascina
ricopre giusto l'ossa al fine della  festa.
 
Le memorie della vita dipinte son nel quadro,
tra foglie e tondi frutti s'insinua l'ombra scura  
a ricordar che un tempo il giusto fu anche ladro.
La luce che t'è amica ha la miglior fattura,
nel telo splende pura e invero sempre dura.   
 
 

Ai miei amici (in questa discussione): Sariputra, Paul, Phil e a quelli che avrò ancora la fortuna d'incontrare.
 
Grazie

Galvan

(chi sa di sé non trova errori negli altri)

Sariputra

#25
Sono stanco di vedere questa pioggia! Quasi ogni giorno , verso le due del pomeriggio, li vedo arrivare. All'inizio sembrano solo cumuli di nebbia bianca all'orizzonte, poi, man mano che avanzano, si ingrigiscono , per oscurare infine tutto il cielo. La gente allora se ne va dalla spiaggia, con i papà che scrutano preoccupati in alto e le mamme che trascinano nella sabbia passeggini stracarichi di merende non consumate. Anche i pochi avventori del bar , chi bofonchiando, chi brontolando, si alzano , vengono alla cassa  e se ne escono. Raramente qualcuno si ferma a scambiare quattro chiacchere. Così me ne sto seduto all'ingresso, osservando il mare che scurisce seguendo il colore del cielo...Poi inizia , dapprima lenta, poi furiosa, la solita pioggia. Vania ridendo e bagnandosi tutta...ma lei ama inzupparsi di pioggia...trascina i pochi tavolini al coperto, chiude le sedie e le ammucchia, rigorosamente, appoggiandole al muro.
Osservando ad ovest, proprio nel punto dove il mare si frange sui rompiflutti con fragore sempre maggiore, quattro figure avanzano sotto la pioggia...
La figura davanti, alta e robusta, mi sembra di riconoscerla, ha un non so che di familiare...le altre tre non distinguo ancora se sono maschi oppure femmine...

MARA VISITA IL KRSHNA BAR

Ora sono quasi all'altezza della passerella in plastica che taglia in due la spiaggia e muore davanti al bar...
Quello in testa si ferma , guarda verso di me, mi indica...si muovono insieme lentamente, senza fretta, sicuri...
- Vania...vai a casa adesso!-
-Ma Sari, non ho ancora finito di pulire i...-
-Vania...vai a casa , veloce!-
-Non ti lascio Sari, credi di impaurirmi? Sei il solito buffone...-ma ora Vania li vede avanzare verso di noi.-Chi sono? Li conosci?...-
-Sono vecchi amici...vattene ! Non sto scherzando! Per il tuo bene Vania...-
Ora mi sono alzato e la guardo dall'alto. La guardo come un padre. Non sono più un essere inadeguato ora...anche i miei occhi sono cambiati.
Vania ora ha paura...ha capito, Se ne va piangendo...
Mi sono attorno ora , il vento sembra impazzito e la sabbia mi entra negli occhi, nelle narici, dappertutto.

-Namaste Upatissa- Il  mio amico più alto, il capo, mi si para dinanzi...
-Mara!...E' un pò che non ti si vede.-
-Upatissa, Upatissa...o forse dovrei chiamarti Sariputra adesso? E' così che ti fai chiamare...il figlio di Sari...un nome importante vedo.-
-Sai per campare...poi Upatissa non mi piaceva molto. Non ho mai avuto un gran rapporto con mio padre...-
-Già, lo so...non mi fai vedere il locale? Sei diventato un barista ? Non ti vergogni neanche un pò?-
Ride adesso, una risata che sembra quasi bonaria, sembra...Entriamo, al riparo dal vento e dalla pioggia...
Adesso osservo gli altri tre che si sono seduti a un tavolino. Conosco anche loro...mentre li osservo iniziano a cambiare...sono donne  ora, donne bellissime...sono Tanha, Arati e Raga, le tre figlie di Mara.
Il demone mi mette una mano sulla spalla...
-Upatissa, Upatissa...non ci offri niente da bere? Non hai dell'arsenico, o del cianuro per caso?- sorride e pare una smorfia.
Mentre vado al bancone le tre donne , completamente nude, hanno intrecciato tra loro le braccia sinuose, come serpenti in accoppiamento.
-Upatissa! Segui ancora l'insegnamento di quell'altro, del grande illuso, il tuo sedicente...maestro?!?- Un ghigno di disgusto gli contrae il volto bellissimo -Come si faceva chiamare? Ah...shiiiiii....il Buddha, l'illuminato-
-Ti è scappato per sempre eh...caro Mara?-
Forse non dovevo dirlo ...i suoi occhi ora sono neri come l'abisso e i suoi capelli si stanno rasformando in sottili serpenti dorati. Ma il demone sa controllarsi, è paziente...
-Ho visto che ti diletti a scrivere anche su di me. Mi è piaciuta molto la storiella che hai raccontato . Come l'hai chiamata? Anche il diavolo si sente solo, vero?...Un bel titolo. Devo ammettere che non ci sei andato molto lontano. Si vede che mi conosci bene. Upatissa, Upatissa...che grandi cose avremmo potuto fare insieme da quella volta che te l'ho proposto . Non ti capisco Upatissa...guarda come ti sei ridotto. Scrivi stupidaggini e fai il barista in un locale vecchio e pieno di...- un gesto di disgusto- statue indecenti!-
Adesso osserva con intensità la statua di Krsna con le gopi, la statua della mia Vania. Non riesce ad avvicinarsi, ma il demone lo vorrebbe, lo conosco, lo so quello che vuole...
-Se è per quello scrivo anche di corna...-
Mara ride...ha sempre avuto il senso dell'umorismo, è un tipo ironico perchè è intelligente, intelligente più degli uomini, quasi un dio...
-Che poi, Upatissa, questa storia delle corna che dovrei portare...ma l'hai capita da dove viene?-
-Mah...miti, leggende...non ti fai vedere molto in giro e così la gente lavora di fantasia-
-Mi faccio vedere sempre dagli amici, da quelli che mi sono cari, da quelli che potrei aiutare. Provo molto affetto per i letterati, gli artisti e soprattutto i filosofi. Come li amo , i filosofi!! Sono il mio passatempo e  quello delle mie adorate figliole. A proposito... non sono carine? Come le trovi , Upatissa?-
Le tre figure demoniache ora stanno intrecciando tra loro le lingue, rosse come il sangue. Il vento sembra portare il suono di un bimbo che piange...
-Cosa stai cercando Upatissa? Cosa  che non potrei darti io?-
-La libertà sto cercando. Tu sei libero Mara?-
-La li-ber-tà ! La libertà vuole quest'altro illuso- adesso il tono della voce è cambiato, si è fatto duro- ma la libertà non esiste! Non esiste Upatissa!! Sono forse libero di tornare felice? Sono forse libero di deporre la mia solitudine?-
-Puoi provarci.-
-Credi  che non ci abbia mai provato? Per infiniti cicli del tempo ho provato inutilmente a liberarmi! Non c'è alcuna libertà , lurido seguace del Buddha! Vuoi farmi anche tu la morale come il tuo maestro, o come quell'altro illuso, l' ebreo? Io sono la morale! Non l'hai ancora capito? Io sono la morale! Il mio nome è Morale...-
Improvvisamente si placa, riprende il controllo.
-Upatissa caro...ma dobbiamo sempre litigare noi due, ogni volta che ci incontriamo? Sono venuto per affari. Ho un piccolo piacere da chiederti. Saprò essere generoso. Quando mai non lo sono stato? Non sono come quell'ebreo che predicava mortificazione e sacrificio. Alla malora il sacrificio! La vita  è breve, va vissuta, va goduta Upatissa!-
-E...cosa vorresti Mara?-
-Voglio la statua !-
-No!-
-Upatissa caro..non fare così...cosa può significare per te quella disgustosa opera, fatta male, orribile? Il suo autore deve essere un completo incapace, un deficiente disgustoso, un altro seguace della bontà. Della bontà degli dei. Degli dei maledetti che ci incatenano per l'eternità...di quelli che ti rifiutano la tua amata libertà, che se ne fregano di te Upatissa, che ti lasciano a soffrire in questo verminaio di pianeta.-
-A te non interessa la statua Mara. Tu vuoi profanare l'amore puro che l'ha portata qui dentro. L'amore di una fanciulla che ti è da sempre ostile...-
-Non parlarmi di quella donna, bastardo burattino del Buddha.! Non mi nominare mai quella donna, hai capito? Lei è la causa di tutto il mio dolore! Lei è la mia morte!! Dammi quella statua figlio di quella puttana di Sari o per te è finita!!-
-No Mara . Se io non te la consegno con le mie mani , tu non potrai toccarla in eterno...-
Con un urlo terrificante, che scuote le pareti stesse del Krshna bar, il demone mi è addosso e sento i tavoli rovesciarsi,i vetri alle finestre esplodere, il vento irrompere nel locale frammisto a sabbia e pioggia e urla lamentose di bambini che si perdono lontano, sopra il mare...
I colpi che mi sferra il demone sono terribili. sento le ossa rompersi, il sangue nella bocca e poi...il buio.

IL SORRISO DELLE MIE GOPI

Sari! Sari!
Da una lontananza infinita mi sembra di sentire la voce di Vania. Ho un dolore terribile allo stomaco e al petto. Non riesco quasi a respirare. Il cuore batte veloce.
Sono su di un'autoambulanza. Suono lontano di sirene.
Apro gli occhi per un attimo. Davanti ho il volto tenero di Vania. Mi guarda come può guardare una mamma preoccupata.
-Il locale?- chiedo con un filo di voce. mi sembra di dover sputare sangue...
-Non ti preoccupare! Adesso c'è la polizia. Sembra che fossero una banda di ladri dell'est. Volevano rubare le statue.-
-Le hanno prese ?-
-Hanno fatto un macello. Il bar è distrutto. Le statue del buddha sono tutte a pezzi. Ma non ti preoccupare, siamo assicurati.. Rimettiamo tutto a posto io e la Maddi. Tu pensa solo a non morire Sari...-
Sorride adesso. Come ci si perde nel sorriso della Vania.
-E...la tua Vania? La tua statua?-
-E' ancora al suo posta Sari! Intatta ! E' una cosa da non crederci, tutto distrutto e lei...là, nemmeno sporcata dalla sabbia bagnata! Significa qualcosa Sari, me lo sento! Non può essere casuale! L'hai salvata tu, vero Sari?-
-No Vania...nessuno la può toccare se non ha il cuore puro!-
-E' la statua del nostro amore Sari. L'amore delle tue piccole gopi. L'amore Immortale.-


Nota: Tanha (lett."Bramosia"), Arati ( lett. "Noia"), Raga (lett."Passione").
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jean

Andrea - ... eccomi, puntuale stavolta, eh... non come la precedente che la ho... ti ho fatto attendere un bel po', mentre dormivo. Ma prego, accomodati, Vania...

Vania – grazie,  è passato un po' da allora... per diversi motivi non ho potuto e un po' voluto venir prima... complice la vacanza che ho trascorso con Gianni che mi ha rilassato, allontanando quella sensazione d'inadeguatezza che talora mi perseguita...

- ricordo che avevamo concluso  il precedente incontro proprio ragionando su questa parola  e sulle ali dell'amore (... e si librò su l'adeguate penne ) che pare aver rinsaldato la tua relazione con Gianni, suppongo...

-che strano, Andrea... proprio oggi ho letto una poesia al riguardo, anzi due... quella di una poetessa e di una persona che l'ha diversamente interpretata... le ho copiate, eccole qui...



L'universo non ha un centro,                                L'universo ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa così:                              ma per dividersi si fa così:
ci si avvicina lentamente                                      ci si allontana velocemente
eppure senza motivo apparente,                          senza apparente motivo,
poi allargando le braccia,                                    poi chiudendo le braccia,
si mostra il disarmo delle ali,                          si mostra la forza delle proprie ali,
e infine si svanisce,                                             svanendo infine, 
insieme,                                                              soli e divisi
nello spazio di carità                                          nello spazio d'odio
tra te                                                                   tra te 
e l'altro.                                                              e l'altro.


 

-perbacco, Vania... una significativa coincidenza,  pare fatta apposta per riprendere il filo della nostra discussione, iniziata al bar degli elastici... le due poesie raffigurano l'avvicinarsi e l'allontanarsi (sembra) di due persone simbolicamente sorrette nel loro movimento dalle proprie ali... se mettiamo un elastico tra le due versioni vediamo come l'una divenga l'altra... un po' quello che accade tra te e Gianni, quello che accade a molte coppie...

-e se l'elastico si  rompe? 

-le parti divise, se non si rassegnano, cercheranno con chi riannodarlo nuovamente...

-Andrea, io mi trovo bene con Gianni...

-non ne dubito, ma..?

-ma ci sono gli altri, la sua famiglia, amici... lavoro, quello che pensa e che sente...

-già, nessuno è un'isola, e se lo è rimane il collegamento con altre terre sotto il mare che la lambisce... gli altri e le circostanze sono un problema, per chi si vuol davvero bene?

- no, ma c'è qualcos'altro che non riesco bene a mettere a fuoco... tu che dici della realtà?

-e questa da dove viene? Che ti accade?

-... a volte ho l'impressione di recitare una parte... poi mi riprendo e mi convinco che son io che sto facendo questo e quello, nessuno me lo impone... non siamo burattini, vero?

-eh... se lo fossimo io non potrei rispondere che quello che mi sarebbe permesso... ma anche recitassimo la nostra parte, dov'è il problema?

-... se recitassimo più parti?

-beh, in realtà lo facciamo continuamente, presentando ad ognuno l'immagine che vorremmo avesse di noi. 
Nulla di preoccupante, così fan tutti ... ovviamente sino ad un certo punto...

-sì, capisco... uno, nessuno e centomila...

-appunto...

-ma...

-ma... non è questo il punto, vero?

-infatti... e se esistesse un'altra realtà oltre a questa?

-un'altra... o più... come lo potremmo sapere, secondo te?

-... piccoli tocchi.. come nel film "Contact", con Jodie Foster... coincidenze, sincronicità...

-... sovrapposizioni, a volte...

- di piani differenti...

-normalmente per brevi istanti... ma in certe circostanze ben a lungo, conosco  persone anziane che incontrano i propri cari deceduti da tempo, non solo nei loro sogni...

-non NDE, intendi?

-oh, beh, ci son anche quelle, davvero interessanti... ma mi riferisco alla vita ordinaria... e poi ci son persone che incontrano, così affermano, entità di vario genere, cose che ci son sempre state, come William Shakespeare ben sapeva...
 


 
continua...




 
Cordialmente,

Jean

Sariputra

#27
V.  -  Ma Sari muore o non muore dopo le botte che ha preso dal demone?-
Sariputra.- Tu come vorresti finire la storia?-
- Vorrei che non finisse mai. Lo sai che non mi piacciono le storie che finiscono... Io non la farei finire. Vorrei che Sari lasciasse Vania e Maddi e si dedicasse solo a me. Farei io la cameriera al bar. Anzi, no...gli comprerei un apecar , di quelli che si vedono in giro per vendere gelati. Sì...andremmo insieme in giro per il mondo a vendere gelati...-
- Ti piacciono i gelati, eh ?-
-Uh uh...anche a te.-
-Non posso mangiarne troppi, lo sai. Ho la glicemia un pò alta...-
-Allora, la storia come finisce?-
-Ti ricordi di quando ti raccontavo le storie prima di prender sonno? Te le raccontavo ogni sera e...delle volte ero proprio stanco...ma mi piaceva raccontartele. Le inventavo sul momento. Non sapevo come cominciare...-
-Sì, allora te lo suggerivo io. Raccontami la storia di un leone, stasera, ti dicevo...o la storia di una scimmia. E tu partivi...-
-L'importante è sempre partire. Poi le storie vengono da sole. Non serve nemmeno pensarci troppo. Anzi...meno ci pensi e più lasci libera la fantasia e meglio escono.-
- E' come se vivessero davvero...-
-Vivono davvero!-
-Le fiabe però finiscono sempre bene. Quindi Sari non può morire all'ospedale. Viene ricoverato. Le due gopi gli stanno sempre attorno. E' in rianimazione con tanti tubi attaccati. Una macchina fa bip bip bip in continuazione...e...-
-E...?-
-Allora... lui ha gli occhi chiusi e non mi vede. Non vede che sono fuori dalla stanza. Non mi fanno entrare le due stronze!-
-V...dai!-
-Non mi fanno entrare perchè sono piccola , dicono. E non è vero. Ho quindici anni ormai e...sono già più alta di loro due!-
-Vedi che la storia non finisce? Ne stai già iniziando un 'altra...adesso sta diventando la tua.-
-Come quella volta con la mamma!-
-Quando?-
-Beh...Una sera non c'eri. Eri a mangiar fuori con Gino, mi sembra...non ricordo bene. Allora non riuscivo a prender sonno perchè non mi raccontavi la storia. E' venuta la mamma e...gli ho detto se mi raccontava la storia della giraffa zoppa. Ma lei non la conosceva. Allora io l'ho raccontata a lei e poi gli ho detto di andare avanti, di continuare...-
-Ah..Ah...immagino , poverina!-
-Nooo...è partita. Prima piano piano, poi sempre più decisa. Ha cambiato tutta la storia! E' diventata un'altra...-
-E tu ?-
-Gli dicevo: Non è così, non è così e ridevo come una matta. Fighissimo. E' venuta  una roba da fuori di testa!...Che ridere!-
-Vedi? Era diventata la sua storia in quel momento...-
-Le tue erano decisamente migliori però...-
-E le tue come sono?-
-Finiscono quasi sempre bene. Non per tutti però. Forse faccio fare una brutta fine alla Vania e a Maddi...eh....eh...-
-Perchè non ti fanno entrare nella stanza di Sari?-
-Perchè non capiscono un tubo. Credono che sia ancora una bambina a cui raccontar fiabe...Invece io sono capacissima di entrare e di prendermi cura da sola di Sari. E poi...Sari vuole me, non loro.-
-Nella tua storia la vedi così, dunque?-
-Sì, non ci sono dubbi. E' ovvio. la storia va avanti così. Sari vuole me. Sono sua figlia. Lui vuole bene a me.-
-Forse vuole bene anche a Vania e a Maddi, non pensi?-
-Lui crede di voler bene anche a loro. Ma non è così. Ascolta...lo hanno stregatooo! Sono delle gopi, delle specie di fate della foresta. Ma lo sveglio io. Mi lasci finire la storia?-
-Sei sicura che la stiamo scrivendo solo io e te?-
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

La nebbia può penetrare dall'esterno e giungere fino a te; può invaderti. Così pensava Sari mentre fissava la nebbia, quella che scendeva dal Monte, dalla finestra della sua biblioteca. Poiché era sera e sul mondo stava calando l'oscurità questa nebbia lo spaventava così come l'altra nebbia, quella interna, che non invadeva, ma si allungava, si muoveva e riempiva le parti vuote del suo corpo. Di solito la seconda nebbia veniva chiamata solitudine..

.Con un mal di testa fuori dal comune, Barney Mayerson si svegliò in una camera da letto sconosciuta di un condominio sconosciuto. Accanto a lui, con le coperte tirate su fino alle spalle, nude e lisce, dormiva una ragazza sconosciuta, che respirava piano con la bocca, i capelli un bianco scompiglio simile a cotone.
( P.K. Dick, "Le tre stimmate di Palmer Eldritch")

Toccandosi il capo Sari provò la sensazione strana che fosse come gonfio. V. era seduta allo scrittoio e stava colorando la nebbia. Pensieri cupi attraversavano come lampi la zucca vuota di Sari...

Nella pioggerella si levano i vapori della sera. D'un tratto si estendono le tenebre opprimenti. Non è da signori amare le sale affollate...

Sari amava, di solito, la propria solitudine. Quella sera di nebbia gli era invece pesante, opprimente sul cuore come un macigno pieno di spigoli.Su di un tavolino lo schermo del computer era fisso sulla foto di un'auto da competizione, gialla. Una nota di colore nella nebbia...
Ricordi...
Nell'aria, in sottofondo, una musica...leggera, leggera come la nebbia.

https://www.youtube.com/watch?v=wLlBGeRPiVc

Dopo aver mandato a letto V., Sari fantasticava col desiderio. Veniva da profondità sconosciute. Ripensava alle sue donne...com'era possibile la purezza se c'era sempre questo ospite ingombrante? Questo peso del cuore? Questo anelito della carne ? Sari desiderava una donna , nel suo letto, per scacciare la nebbia...per non sentire più freddo...

Chi capisce che nella notte è lei sola a esserne conscia? Davanti al cuscino lascia cadere un paio di lacrime...

La spiritualità era una forma sublimata di sensualità? Si chiedeva Sari, pulendo con la manica il vetro della finestra, appannato...Pareva di sì, a volte...
Una donna fatta di nebbia, eterea, con lunghe vesti di nebbia, con capelli raccolti da gocce di brina...con labbra piene di calore...

Le maniche di nebbia fine si arrotolano nel vento; le forcine di giada brillano nella penombra...

La musica stava sfumando ancora. Ora Sari osservava la solitudine  del Monte, con un cappotto di nebbia...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jean

https://www.youtube.com/watch?v=wLlBGeRPiVc

Un giorno
saranno troppi i ricordi
delle persone che avevi conosciuto
che, nel bene e nel male
e più volte nell'indifferenza
hanno camminato con te, vicino a te
o da un'altra parte, pur standoti vicino
in qualche modo...

Quelle persone
non sollevano più la polvere
ma sono diventate
la polvere stessa
che si deposita dovunque
e tu vorresti si depositasse
anche dentro di te
per sempre.

E invece un ricordo
come un alito di vento
venuto dal nulla
la risolleva
e riporta
nel tuo cinema interiore
i fratelli Gees
tuo padre
e quel tuo amico
cui non riuscivi ad invidiare
il sorriso e la bellezza
forse perché i suoi incredibili occhi azzurri
già allora
sentivi che
non appartenevano più
a questo mondo.

Ed altre persone
di cui hai sentito o letto
con le quali hai viaggiato
qualche sera
o solo una
attraverso una loro poesia
per cercare assieme
una luce di verità.

Un giorno
tu sarai quel ricordo
la polvere
nella mente di un'altra persona
e ci vorrà qualche generazione
perché diventi così fine
da viaggiare
assieme al vento
senza posarsi
mai più.

Un giorno
troverai nei tuoi ricordi
ricordi che non ti appartengono
e forse capirai
da dove provengono
le lacrime

di questa sera.

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