Sono un essere inadeguato

Aperto da Sariputra, 02 Maggio 2016, 16:49:42 PM

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Sariputra

Non ho mai sentito in me la fascinazione della vita. Nemmeno da bambino. Per questo ripeto spesso di essere nato vecchio. Non che mi dispiaccia, dopo tutto. Forse nascere in una casa vecchia , decrepita e quasi in rovina ormai, ti rende magari sensibile all'impermanenza e al mutare di ogni cosa, ma meno al fascino della vita in sé. Certo, si rimane 'affascinati' da una bella fanciulla dal volto di luna o da una ricca mensa imbandita, ma non è fascinazione per la vita quella...è desiderio, che è ben altra cosa. Naturalmente si ha una gran paura di abbandonarla, questa vita, anche se non si è affascinati da essa...paura dell'ignoto e attaccamento per la nostra mentecorpo attuale. Aggrappati  ai rami della foresta e saltellanti da uno all'altro come una scimmia, passiamo i nostri giorni, sempre uguali e sempre diversi. Ora siamo irretiti da questa idea, domani da quell'oggetto, dopodomani da quella cena da fare...Ci proiettiamo sempre verso qualcosa. Non c'è molta consapevolezza in questo afferrare e lasciare; è quasi un processo automatico ormai... Che diavolo sto facendo?...Mah! Lo faccio o non lo faccio? Attimi di consapevolezza balenano nella mente, per poi spegnersi...lo facciamo, aggrappiamoci ancora...alla fine l'oblio della consapevolezza ci pare persino piacevole, più piacevole dell'esser consapevoli.
Dobbiamo stordirci e non riflettere. Ancora vetrine per favore!..Ancora volti da osservare e non conoscere...ancora perdersi nel formicaio umano, nel termitaio delle menticorpo...capelli, peli, sudore...odore , profumi eccessivi, volgari...l'occhio che scatta verso un bel viso, due occhi dolci, un bel sedere...va da sola la scimmia...non si ferma mai: afferra e lascia per riafferrare e lasciare ancora...zac zac..zac zac...
La vita mi sembra come un autobus senza autista. Non c'è nessuno al volante. Non ci resta che stare seduti al nostro posto e smettere di lagnarci...Se non c'è nessuno al volante, se ho questa minima consapevolezza, allora non mi metto a gridare come un ossesso: "Sbrigati, portami via di qui!" e nemmeno di rallentare per farmi ammirare il panorama. Non c'è nessuno là davanti e...non c'è nemmeno il volante! Ahia...
Però...però...che pace senza più aver fretta, senza sbraitare ad un autista che non c'è...Adesso, quasi quasi...posso starmene in pace mentre attraverso territori stupendi...aride pietraie...ho lasciato andare la volontà di controllare il percorso...che pace! Non sono più coinvolto...sono distaccato...sembra quasi che stia meditando...
E' incredibilmente facile! Meditare è facile...ma di solito la gente non lo sa. Di solito si sforza per renderlo facile, il che è proprio paradossale. Siccome non abbiamo i risultati sperati...ci sforziamo sempre più. Siamo tutti là davanti nell'autobus che cerchiamo i comandi...che non ci sono...e così non osserviamo più le pietraie e nemmeno le dolci colline ricoperte di boschi spogliati dall'inverno...Più ci si sforza, più è difficile...
Invece bisogna solo smettere di lottare con l'autobus e restare consapevoli del viaggio...senza nessuna aspettativa...tutti i sogni sono morti...lasciati uscire dal finestrino... inerti come quei tronchi abbattuti dal vento.
Sto marcendo anch'io...sono impermanente come quelle foglie ammassate ai lati della strada da quel netturbino imbaccuccato...non sono diverso...c'è solo questo respiro che entra e che esce dalle narici...c'è solo questa consapevolezza del respiro che entra e che esce...la consapevolezza del passare...
La scimmia si è placata...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Ipazia

Anche i tronchi che i vento non ha abbattuto, meritano la loro dose di meditazione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Sariputra

Citazione di: Ipazia il 18 Gennaio 2019, 12:02:03 PMAnche i tronchi che i vento non ha abbattuto, meritano la loro dose di meditazione.

Sì, hai ragione, tra l'altro il bosco è il luogo migliore in assoluto per praticare la meditazione...
Ne approfitto per ringraziarti. Sei una delle poche che visita e interviene in questo 'spazio inadeguato'... :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

Carissimo Sari,
grazie della tua lettera. Ti scrivo in ritardo e sei anche l'unica persona a cui rispondo di tutte le lettere dormienti sul mio scrittoio...Ho una confusione in questo periodo, non capisco più bene lo stato della mia anima e poi ci sono sempre tanti problemi esterni che ti creano gli altri...
Dio, Dio, a volte sa rendersi perfettamente invisibile, inesistente. Tu mi scrivevi che ti aggrappi alla gente ed è quello che capita a me adesso. Gli altri mi fanno percepire la bellezza di Dio, nel mio buio silenzioso tante piccole occasioni mi portano a contatto con la gente, ricevo amore e attenzioni gratuitamente senza far nulla e imparo sempre qualcosa di meraviglioso anche da quelli che conosco poco o affatto, a loro insaputa.
Non nelle cose, ma nella gente , nelle persone che portano con sé i palpiti del cuore di Dio nel mondo, l'INVISIBILE appare più vivo e credibile.
Ma ci sono persone che del loro cuore fanno una tomba e ci seppelliscono il Signore in perfetta tranquillità, "tanto per conformarsi agli altri"...la religione è "roba da bambini piccoli!". Mi dicono : "CHE BRAVA,VA IN CHIESA!" e non sanno che ci vado per non morire, ciò che arde nel cuore deve sempre essere alimentato e sostenuto per non morire. Sono bravi quelli che vanno nell'aridità, che cercano la verità e si sforzano di tenere appunto tutte le "porte aperte"...
Non posso muovermi quest'estate, al massimo andrò a B. una settimana da una mia amica di danza; esperienze tipo S.P. sono inutili. So bene qual'è il mio posto , dove sarei felice e realizzata. Sento sempre più forte di essere fuori posto qui e ciò mi fa star male. Non volo più lontano, il male sta spegnendo ciò che di più bello ho nel cuore,e la colpa è anche mia perché lo permetto senza difendermi...non riesco a fingere, si pretende ch'io sia serena e felice anche per gli altri, ma questa cosa imposta della "perfetta letizia" non mi piace.
Volevo attendere a scriverti per aspettare tempi migliori e raccontarti cose belle, ma visto che non accade non temo di scrivere quello che ho dentro ora, anche se non è bello...
Perdonami ma le parole sono inutili e incapaci a descrivere certe situazioni che si vivono, il silenzio è invece manto delicato e unico...sensazioni che vibrano nel silenzio da anima ad anima si possono percepire anche senza parole e spiegazioni. Per questo sono certa che tu mi comprendi, per questo scrivo solo a te di queste cose...
Trent'anni, "sei giovane_sei vecchio" solita frasetta detta mille volte, io ti dico solo: AUGURI TRENTENNE, sei Sari! Ti par poco essere se stessi? La tua testa è a posto, secondo me devi riordinare il tuo cuore, non cambiarlo ma riordinarlo.
Scusa se te lo dico, ma è tanto che lo volevo fare, possibile che fuori della Villa tua non ci sia una coda lunghissima di belle ragazze che "ti corteggiano" o vorrebbero conoscerti o vorrebbero un autografo? Sono certa che se vengo trova la fila,spero che comunque troverai sempre un minuto per me...oppure sarai tu a venirmi a trovare, chissà dove, magari sperduta in un eremo diroccato in alta montagna! 
Non avevo mai pensato alle cose più belle della mia vita, mai; non ho mai fatto un resoconto di questo tipo, forse sono troppo pessimista...se ne contano poche davvero! ma sono fondamentali e insostituibili, e tu sei tra queste...Non ti sembro egoista, egocentrica? Non me ne importa...oh Sari, che meraviglia, ha iniziato a piovere! Sono felice, respiro nell'aria la dolcezza di Dio! Nonostante tutto, lo respiro ovunque, Egli profuma troppo per non essere sentito! Penetra nel profondo dell'anima e vi porta fiori per la sua diletta e rinfresca il cuore con la Sua presenza...Divina realtà meravigliosa, sublimità suprema incomprensibile. Egli è fatto così...un pò si fa cercare, un pò si fa trovare. Che importa, Egli è da sempre, è per sempre, ed è AMORE, Amore,Amore! nessuno e niente sa rendermi felice quanto Lui...Sari, nonostante ami moltissimo la natura quando Egli si nasconde essa non mi dice nulla. Senza la grazia non si può amare, se tu ami la natura è la grazia speciale che viene infusa nel tuo cuore e se il tuo cuore è libero l'accoglierai e saprai amare e sentire che in quel luogo stai bene come in nessun altro. Senza la grazia che è Dio stesso, anche se si cela in queste meraviglie quali la creazione e la natura o le creature e gli animali, non potrai essere felice né star bene in nessun posto.
Per questo mi sento libera, Dio è ovunque e non solo nelle chiese e non solo nei buoni e non solo nei boschi, ma è anche in filovia, è anche nella piccola camera dove dormo, è nel cucinino, è qui mentre scrivo, solo la sua presenza rende il luogo speciale. Per questo goisci caro Sari...il Signore ti fa respirare di Lui in ogni modo, anche quando non te ne accorgi, come quando vai nei prati o t'immergi nei boschi...
Ma sì, svolazzo ancora di tanto in tanto...vivo tra alti e bassi, tutto perchè non sono capace di farmi gli affari miei, così mi preoccupo troppo degli altri. Anch'io spero di rivederti fosse anche in cielo non mi spiacerebbe, ma certamente capiterà prima! Mandami qualche tuo scritto, qualunque, ne ho bisogno così mi ispirerà qualcosa anche a me e chissà...scrivo solo lagne in questo periodo...
Carissimo, ti penso a S., raccontami cosa hai fatto, raccontami tutto ciò che puoi e vuoi dirmi...io continuo a parlare di te a tutti quelli che conosco, ti ho fatto una gran pubblicità nella semplicità...è una cosa spontanea per me ricordarti.
Temo che la sofferenza mi porti al cinismo, all'indifferenza, alla freddezza, al pessimismo...non sono speciale, come succede agli altri può capitare a me. Ascoltando la gente si sente tutta la loro sofferenza, il loro dolore, la loro rabbia, affiora pessimismo e cinismo, io temo di divenire così. Ci sono segni che te li porti tutta la vita ed io comprendo bene che cosa significhi. Scusa Sari, sono noiosa, ti autorizzo a buttare via la mia lettera dopo che l'hai letta! Non ti preoccupare per me, sono una lazzarona che ha infinitamente di più di quanto merita e rompo lo stesso. A volte la fede viene scossa e cerchi risposte, e cerchi qualcuno da abbracciare per essere consolata dai tuoi problemi, dalle tue lacrime, invece ti ritrovi a consolare, ad abbracciare tu gli altri, ad asciugare le loro lacrime. Comunque pensando ai poveri che mi è capitato d'incontrare, ho ricevuto da loro un amore davvero speciale e unico.
Se non ti fa schifo ti mando una foto del balletto appena ce l'ho, del saggio che ho fatto a Giugno. Se è venuta bene te la mando se no te la mando los tesso, sono così come mi leggi, o peggio, e come mi ricordi...vorrei immergermi nell'oceano di verde delle tue colline e ascoltare insieme il silenzio, per ore...mi riesce meglio scrivere che parlare, però se attacco non finisco più!
Ti ringrazio, Sari e scrivimi quando puoi, con affetto la
pasticciona Margherita
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

Da sempre sono affascinato da quel tipo di percezione estetica giapponese che è nota col nome di Wabi-Sabi. Nome praticamente intraducibile. Questa visione viene talvolta descritta come "bellezza imperfetta, impermanente, incompleta, deficitaria" e naturalmente ha il suo fondamento nella dottrina buddhista della  anicca (anitya in sanscrito). Figurarsi se non parla di impermanenza il Sari starete pensando... Già all'epoca in cui producevo ciotole e vasetti in ceramica raku nel piccolo e inadeguato laboratorio di Villa Sariputra mi domandavo, osservando questi oggetti imperfetti, affumicati, tratti dal fuoco, come le cose belle quasi sempre sono le più nascoste, quelle che il tempo ha in parte deturpato  o , in questo caso, il fuoco di cottura. E invero c'era una grande differenza tra una modesta ciotola raku e un splendido vaso di porcellana o grés (stoneware) bianco, lucido e perfetto, quasi un proclama a sfidare l'impermanenza di tutte le cose. Il raku viene cotto in atmosfera riducente, mentre la porcellana bianca in quella ossidante. In parole semplici: ad uno manca l'aria durante la cottura e l'altro invece respira ( il che è paradossale se pensate che la pratica meditativa usa spessissimo proprio il respirare...ma il vero significato è più profondo)...Mi sono recentemente imbattuto in una classificazione e un confronto tra l'estetica nostra occidentale, che chiamerò estetica del modernismo e quella Wabi-Sabi.Ecco il confronto:

 MODERNISMO                                                 WABI-SABI
pubblico                                                          privato
logico-razionale                                              intuitivo
assoluto                                                           interdipendente
simpatia                                                           idiosincrasia
modulare                                                         variabile
progressivo                                                     ciclico
controlla la natura                                           armonia con la natura
tecnologia                                                       natura
adattamento alle macchine                            adattamento alla natura
simmetrico                                                     organico
rettangolare                                                   curvo
fatto dall'uomo                                              naturale
liscio, pulito                                                   aspro, rude, tattile
mantenimento                                              degradabilità
riduzione/controllo dei sensi                        espansione dei sensi
chiarezza                                                       ambiguità
funzionalità-utilità                                        naturalezza
materialismo                                                 immaterialità
tutti i tempi                                                   stagionale
luce, brillantezza                                           scuro
freddo                                                           caldo

Mentre scorrevo l'elenco mi veniva da pensare che l'estetica Wabi-Sabi era praticamente, pari pari, il sapore del Dhamma buddhista. Se da una parte si leggeva , nel modernismo, il segno della nostra civiltà di metallo, fredda, tecnologica, "ossidante" per l'appunto, dall'altra la debolezza, la naturalezza, l'immaterialità per l'appunto "riducente" (l'"Io"). Quasi come mettere a confronto un piccolo vasetto raku sbeccato a un poderoso e luccicante vaso bianco di porcellana smaltata e dorata...
Il termine giapponese raku significa "comodo, rilassato, piacevole, gioioso da vivere", e deriva dal sobborgo di Kyōto nel quale era estratta l'argilla, nel sedicesimo secolo. Erano ciotole usate per la cerimonia del tè nello spirito zen, anche se pare che questa tecnica sia nata per realizzare tegole, data la robustezza del materiale con la chamotte impastata all'interno...
"La definizione di wabi Sabi in termini fisici è come spiegare il gusto di un pezzo di cioccolato, a qualcuno che non l'ha mai assaggiato, attraverso la sua forma e il suo colore. Focalizzandosi sulla fisica, uno è destinato a vedere solo il lato posteriore del broccato, mentre la sua vera bellezza rimane nascosta. Per vedere la sua vera essenza, uno deve guardare al di là dell'apparente, deve guardare all'interno."

Da un tempio di montagna
il suono di una campana suonata a mano
svanisce nella nebbia
(Yosano Buson)

Una poesia come questa ci parla di una coscienza estetica che è quasi un'amalgama di solitudine e nello stesso tempo di serenità ,  un senso di malinconia, ma  di una malinconia dolce, quasi inafferrabile. 
Questo è il sentimento del Wabi -Sabi. Si può sperimentare solo spostando l'attenzione dall'aspetto esteriore verso l'interno. Ossia cerca di rappresentare anche come ci si sente dentro, non solo l'apparenza!
È un ideale estetico, che sposa uno stato tranquillo e sensibile della mente, raggiungibile imparando a vedere l'"invisibile", eliminando ciò che non è necessario.  Lo definirei come un'impermanente essenzialità...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

#95
VERRANNO LE DOLCI PIOGGE di Sara Teasdale

«Verranno le dolci piogge e l'odore di terra,
e le rondini che volano in circolo con le loro strida scintillanti;
e le rane negli stagni che cantano di notte,
e gli alberi di susino selvatico che fremono di bianco;
i pettirosso vestiranno il loro piumaggio infuocato,
fischiettando le loro fantasie su una bassa recinzione in rete metallica;
e nessuno saprà della guerra,
nessuno presterà attenzione infine quando sarà avvenuto;
nessuno baderebbe,
né uccello né albero,
se l'umanità scomparisse completamente;
e la Primavera stessa, al suo risveglio all'alba,
si renderebbe conto appena che noi ce ne siamo andati.»




Sara Teasdale Trevor nel 1919

Sara si suicidò nel 1933 con una dose di sonniferi dopo che, due anni prima, si era suicidato il poeta Vachel Lindsay profondamente innamorato di lei ma che, da giovane, non volle sposare...preferendogli la 'tranquillità economica" data dal ricco ammiratore Ernst Filsinger.
E fu per questo molto infelice...
Sara è praticamente sconosciuta in Italia ma ha vinto molti premi negli Stati Uniti.
Ray Bradbury trasse da questa poesia un memorabile racconto delle 'Cronache marziane".

Questa splendida poesia mi ha ispirato una specie di haiku inadeguato :

Vengono le dolci piogge
le rane cantano negli stagni -
Nessuno bada che te ne sei andata
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

#96
DOMANDE

V.: Senti papi, volevo farti delle domande sul Buddhismo. A scuola , nell'ora di religione, abbiamo accennato a qualcosa, ma il prof non ne sapeva un c... a dire il vero. Non sa niente neanche della nostra , di religione, ci fa solo vedere dei film...anche belli, ma non vedo la religione da nessuna parte...
-Ok, però non parlare volgare...-
V.: Volgare? Ma è normale!! Sei tu che sei antiquato...
- La volgarità è un'imperdonabile mancanza di classe V. Devi sforzarti di trovare termini, non battute volgari.Fammi 'ste domande allora...-
V. Madò...che p.... che sei! Cioè sei un antiquato scassatore...va bene così?
-Le domande...-
V.: Allora...aspetta che me le sono scritte su un foglietto, a scuola...ecco qua...La prima: Com'è il Nirvana?
-Hai presente quando sei piena di desideri e pensi che se li soddisfi sarai felice?-
V.: Yesss! Tipo se mi compri lo scooterino sarei mooolto felice...
-Poi hai presente quando sei tutta arrabbiata con i compagni, con me , con tutto il mondo?...-
V.: Sì, spesso...soprattutto con i compagni e con il mondo e con la cattiveria...con te poco...poi, se arriva lo scooter, ancora meno eh?
-Infine...hai presente il fatto che, se anche ti compro lo scooter, dopo nemmeno un'ora sarai con un altro desiderio addosso e con la stessa rabbia?
V.: Boh! Non è detto, ma credo di capire quello che vuoi dire. E' uno dei tuoi cavalli di battaglia...
-Ecco, il Nirvana è non provare più questo continuo desiderio, questa rabbia e questa illusione di trovare soddisfazione nel mondo. Quando non provi più tutto questo, sei felice!...
V.: Felice come un albero. Sai che goduria...
-Esatto. Hai fatto un bel paragone. Felice come un bell'olmo, per esempio. Qual'è il problema di essere felici come un olmo? Va tutto bene...un bell'olmo consapevole...
V.: Finché non arriva qualcuno a tagliarti o un bel vento a rovesciarti, però!
-Perfetto! Il Nirvana è proprio questo. Quando arriva qualcuno a tagliarti o il vento a spezzarti...tu cadi, semplicemente, come farebbe un bell'olmo...
V.: Ci devo pensare. Sembra figo però. E allora Dio non c'è?
-Un bell'olmo non si pone il problema. E' felice di essere un olmo. Ogni tanto guarda il Cielo e ogni tanto guarda le formiche che salgono e scendono...
V.:Quindi il Buddhismo non è una religione senza Dio?
-Siddhartha non ha mai detto che non esiste Dio. Ha detto di fare l'olmo, che è un'altra cosa...Nei testi ci sono queste immagini degli déi stessi che scendono dal cielo per ascoltare Siddhartha che insegna. E' una specie di quadro dipinto dai suoi discepoli per dire che il suo Insegnamento vale per tutti, è universale cioè...
V.:Il prof ha detto che il Buddhismo è una religione atea. Ma come ho detto non ci capisce una ...va beh! E' evidentemente digiuno da una conoscenza profonda e sicura del tema. Va bene detta così? E' abbastanza di classe?..
- L'olmo si pone questo problema per te?
V.: Penso di no. Poi vado dietro casa a chiederglielo...Domani lo spiego al prof. Voglio vedere la faccia che fa. E anche i miei compagni...ne sono venute fuori di tutte...R. ha detto che è come farsi una canna, e giù tutti a ridere. Io invece non ho riso. Come mai? Vuol dire qualcosa per te?...
-E come glielo spieghi al prof e ai compagni?-
V.: Beh! Vediamo...ecco...potrei dire che il Nirvana è come entrare dentro il pino che abbiamo fuori dalla finestra dell'aula e da lì guardare il mondo...ma...
-Ma?...-
V.: Non lo so...ho come un presentimento della reazione che ci sarà...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jean

Il mondo è solo una rappresentazione che se ne fa "qualcosa" che chiamiamo mente o coscienza o che dir si voglia. Non ha importanza come la definiamo. Non si può uscire da questo "qualcosa". Come un cane si rappresenta la realtà da cane, l'uomo si rappresenta la realtà da uomo. Il "cane" e l'"uomo" sono solo rappresentazioni mentali. Ogni tentativo di uscirne è semplicemente assurdo. Una nuova teoria scientifica non è più 'vera' ,è solamente un'interpretazione più dettagliata, un disegno più complesso. Un bimbo fa un disegno molto semplice, un ragazzino un pò più complesso, un adulto lo fa molto dettagliato...ma è sempre e solo un disegno. Il disegno più dettagliato è utile per barcamenarsi meglio nella rappresentazione mentale della realtà, ma non ci dice nulla della realtà in sé. Infatti non esiste qualcosa come una realtà "in Sè", è solo un altro disegno della mente. Esiste solo la mente/coscienza, vuota di esistenza intrinseca. Mente che sogna , crea, muore, rinasce, ecc. Tutto è nella 'mente', che continuamente mente a se stessa.
Big Bang? rappresentazione mentale. Gravità? Rappresentazione mentale. Morte? Rappresentazione mentale. Nascita? Rappresentazione mentale. Dolore? rappresentazione mentale. Guarigione dal dolore? Rappresentazione mentale. Meccanica quantistica? Rappresentazione mentale. Tutto come trama del disegno, come pennellate, come spatolate di colore sulla rappresentazione. Sappiamo già tutto della nostra rappresentazione, stiamo solo continuando a disegnare. Quando la 'mente' smette di rappresentarsi il 'mondo', il 'mondo' cessa di esistere. Perché "continuare ad esistere" è solo un'altra rappresentazione mentale, Tutte queste mie parole sono senza senso, sono solo rappresentazioni. Sono vuote...starsene Zitti è l'unica cosa saggia da fare... meditare e bere prosecco. Prosit!

 
Nirvana, un'altra rappresentazione?

 

J4Y

Sariputra

Quando ne parliamo ne facciamo inevitabilmente una rappresentazione. La rappresentazione , qualunque rappresentazione, non è il Nirvana. Si può cercare di creare una sorta di "cortocircuito" usando le parole, che creano delle immagini, per 'vedere' ciò che non è Nirvana. Una tecnica antica infatti è quella apofatica ( nel caso del Buddhismo non in senso teologico...)che non dice cosa è il Nirvana, ma dice cosa  non è:non è questo, non è quello, non nato, non divenuto, non composto, non soggetto a nascita, vecchiaia, morte ecc. Inevitabilmente essa culmina comunque nel silenzio. 
Ma la domanda "com'è" ci porta su un piano esperienziale e qui giova richiamare alla mente tutto quel 'sentire' interiore che poggia su una base di libertà (dal desiderio inesausto, dalle avversioni, dagli odi e dalle infinite illusione che coltiviamo...). Il Nirvana ha molto a che fare con il fermarsi. Ecco perché ho usato l'immagine dell'olmo, che sta ben fermo...
Questo 'fermarsi' lo troviamo ben descritto in un famoso passo del Majjhima-nikaya (Angulimala-sutta) che racconta dell'incontro di Siddhartha con il feroce bandito Angulimala. Il nome Angulimala deriva dalla collana (mala) fatta con le dita (angula) mozzate delle vittime. In pochissime parole, questo brigante non solo non uccide Siddhartha ma ne vien così colpito che si fa monaco e (dicono) diventa pure in seguito un arahant ( un "degno"..).
Ma non diventa "degno" solo perché smette di assassinare e derubare la gente, ma perché "si ferma"...
Siddhartha infatti, in risposta alla domanda sul perché non lo teme, gli dice: "Io mi sono fermato. Tu non ti sei fermato". Angulimala non si limita a fermarsi nel senso di non uccidere più. Siddhartha usa la parola 'fermarsi' nel senso ampio di fermare l'io-mio, di fermare l'attaccamento.
Comprendere che il  Nirvana è fermarsi significa porsi nello stato naturale della mente. Allora il karma comincia ad esaurirsi da sé...ed insieme al suo esaurirsi si placa tutto ciò che gira, vortica, muta in continuazione...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Ipazia

Già, il prosecco: "rappresentazione" materiale capace di falsificare, pure nei suoi effetti mentali, qualsiasi rappresentazione mentale sulla rappresentazione.

E si ritorna sempre a Cartesio: res cogitans in perenne bisticcio con la res extensa che non le dá tregua. Ma ne stimola pure l'invenzione, laddove sta la sua libertà.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Caro Sari, nell' altra discussione "Salvare se stessa o il nascituro", alla mia domanda alquanto fuori tema "vi sembra giusto imporre ad altri il rischio (inevitabile) dell' infelicità nell' impossibilità di averne il consenso (=generare figli)?

Socrate78 rispondeva:

Se nessuno però caro Sgiombo mettesse al mondo figli l'umanità andrebbe giocoforza ad estinguersi lentamente e non ci sarebbe nemmeno più chi inizierà a combattere per un mondo migliore, con meno ingiustizie: infatti se il destino dell'uomo è l'estinzione a che gioverebbe combattere per il bene?

 E a mia volta replicavo:


E' vero.
E fa parte del paradosso...
E d' altra parte se non ci fosse più nessun essere autocosciente, nemmeno ci sarebbe più infelicità, né bisogno di felicità e di giustizia.

Chiedo in particolare a Sariputra:

Ma l' annullamento dell' esistenza [aggiungo: personale – individuale] non é anche il massimo del desiderabile per il buddismo?


Trascrivo qui questo scambio di opinioni nel dubbio che tu possa non seguire quell' altra discussione.
E aggiungo qualche richiesta di chiarimento a dubbi che mi sono venuti avendo finalmente potuto leggere "qualcosina" (di decisamente minimalissimo) sul buddismo.

Come rilevi anche in uno degli ultimi interventi in questa discussione, il buddismo (un po' come l' epicureismo) è agnostico circa l' esistenza o meno di dei.
Però una cosa che mi ha colpito è (se non mi sbaglio più o meno clamorosamente!) è che aderisce, mi pare senza metterla in discussione, alla concezione tradizionale induista della metempsicosi (tradizione che mi sembra non solo indimostrabile ma anche di dubbia sensatezza: se bevendo le acque del Lete -per dirlo alla maniera dei Greci antichi- prima di rinascere nella prossima vita dimenticherò tutto di questa "mia" attuale, allora in che senso il cavallo o il verme in cui "sarò rinato" potrà essere considerato la continuazione di me stesso di "questa mia" vita che sto vivendo -che sta accadendo- ora? Sarebbe come pretendere che se da un CD cancellassi delle canzoni per registrarvene delle altre, allora si tratterebbe sempre della stessa musica o della "prosecuzione" della stessa musica: lo sarebbe casomai se non cancellassi le prime canzoni e ve ne aggiungessi -anziché sostituirvene- delle altre!).

Questo della reincarnazione -se è vera- mi sembra davvero un bel guaio, tale da eliminare perfino quell' estremo rimedio all' infelicità non altrimenti superabile che è il suicidio (preferibilmente condotto nella maniera più indolore possibile = l' eutanasia): è il motivo che fa dubitare sull' opportunità del suicidio stesso l' Amleto di Shakespeare).
E sarebbe un motivo in più e più insormontabile per ritenere immorale dare la vita a qualcuno esponendolo al rischio non liberamente accettato dell' infelicità (anche se si ritiene che già era vivo chi farò reincarnare in mio figlio, comunque lo farei persistere in questa ingiusta condizione, mentre astenendomi dal procreare farei raggiungere l' auspicabile annullamento a qualcuno).

Un altro aspetto del buddismo che non mi convince è (sempre se non lo fraintendo più o meno clamorosamente) é il suo "negativismo assoluto" (alquanto simil-leopardiano) circa la possibilità di felicità. Come appagamento di desideri e aspirazioni
Con l' epicureismo sono invece convinto che la felicità sia possibile quanto l' infelicità; e che, certo, saper moderare e controllare i proprio desideri, anche attraverso un lungo esercizio di meditazione e di concentrazione sulla realtà della vita,  è fondamentale per sperare di essere felici.
Ma comunque la gioia che delle oneste soddisfazioni che ci può dare il soddisfacimento di desideri non illimitati (per me è nel considerarli per forza illimitati che Giacomo Leopardi sbagliava!), per esempio (lo ammetto, qui approfitto di un tuo punto debole!) il gustarsi un po' del tuo buon prosecco, senza esagerare con la quantità ovviamente, non mi sembra cosa da rifuggire; ovviamente nella consapevolezza che se domani le condizioni di salute o economiche o altro ci condannassero all' infelicità potremmo sempre liberarcene suicidandoci.
Cosa invece impossibile per il buddismo a causa dell' accettazione della tradizione induistica della metempsicosi, ragion per cui impone lunghe e faticose esperienze di pratiche ascetiche, anche attraversanti più reincarnazioni, onde conseguire il bene supremo dell' annullamento dell' esistenza personale – individuale.
Spero di non avere scritto troppe e troppo grosse cazzate e ti ringrazio per l' attenzione  e gli auspicabili chiarimenti.

Sariputra

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/buddhismo/

Ciao Sgiombo,
ho messo sopra il link alla discussione sul Buddhismo dove questi temi sono già stati trattati ampiamente. In questo spazio mi rendo conto che andrei troppo "off-topic" (ho fatto una eccezione per Jean, ma mi rendo conto che poi si va troppo fuori dallo spirito di questo spazio...inadeguato  :) ). Si entra cioè troppo negli aspetti più 'tecnici' e dottrinali  del Buddhismo.
Comunque la meta dell'Insegnamento buddhista non è l'annichilimento, ma raggiungere il Nirvana.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

INVERNO SENZA PAROLE OVVERO IL SILENZIO DELLA NEVE







(cliccando sopra le foto si ingrandiscono)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

LA GENTILEZZA

Mi è stato chiesto da un amico quali sono i cinque valori più importanti per me. Sappiamo che un valore è necessario per una motivazione "adulta" delle scelte tanto quanto un bisogno. Si potrebbe dire che è nell'incontro tra il bisogno e il valore che nasca la motivazione "adulta". E' ovvio che, a parte i bisogni fisiologi fondamentali che ci accomunano, valori e bisogni sono diversi tra di noi. Anche se è l'emozione che ci fa esseri unici , il condividere valori è una fonte di gioia. Così dopo lungo riflettere ne ho messi giù cinque e tra questi ho scritto: gentilezza. Il mio interlocutore ne è rimasto in parte sorpreso. Ha convenuto con me che, in effetti, anche se poco praticata nel mondo attuale, la gentilezza è un valore. Lui però non l'avrebbe messa tra i suoi valori principali. A conferma di come siamo tutti diversi...tanto che mi ha chiesto correttamente ( che' sempre si dovrebbe chiedere all'interlocutore cosa intende  per quel dato valore...) che cosa intendo per 'gentilezza'...
La prima cosa che mi è venuta in mente nella mia zucca vuota è che la gentilezza è un'esperienza di benessere . C'è un testo buddhista in Pali che recita così: "Che io possa vivere nel benessere, libero da afflizioni, libero da ostilità, libero da malevolenza, libero da ansia, e che io sia capace di custodire il mio benessere". 
Essere gentili con l'altro è una fonte di benessere, sempre se questa gentilezza non è affettazione, ipocrisia, ma poggia invece sulle libertà citate. La gentilezza si alimenta nella generosità e quindi è nella pratica della generosità che si manifesta la vera gentilezza verso l'altro. La pratica della generosità può esprimersi in cose molto semplici come avere tempo gli uni con gli altri e ascoltarsi Veramente.
Che sensazione straordinaria provo quando sento che la persona si concede il tempo di donarmi pienamente la sua attenzione. Magari solo per due minuti il percepire che quella persona è lì veramente e in contatto con me è una cosa che dà un grandissimo sostegno. E immagino che quando anch'io riesco a farlo per l'altro anche per lui o lei può essere un'esperienza positiva di sostegno. Ecco un semplice gesto che parte dalla generosità di voler dedicare del tempo all'ascolto e che si fa autentica gentilezza. Penso si possano risolvere molti problemi con un gesto che sembra così semplice, e che lo è, ma che non è però affatto scontato...
Mi sembra ci sia una funzione terapeutica in questo. Questa forma di generosità e gentilezza tendiamo spessissimo a sottovalutarla. Riuscire a fare ciò che onora e sviluppa la bontà del cuore è quello che viene detto 'nobiltà'. Un essere inadeguato...fatto così, in malo modo...certo non un eroe, può comunque permettersi di coltivare e onorare la gentilezza per far crescere,con un pò di generosità, un cuore nobile. C'è forse una nobiltà più alta di quella che nasce in un cuore buono?..
Senza questa qualità di elevazione data dalla pratica della generosità, qualunque pretesa di essere in un cammino 'spirituale' è un autoinganno. Non sarebbe una pratica spirituale ma semplicemente una questione meccanica...
Attraverso la gentilezza e l'ascolto entriamo in contatto con la bontà del cuore e permettiamo che sia questa qualità a guidarci e non il complesso 'sistema' della nostra mente di scimmia. L' agitazione mentale, data dall'abitudine di aggrapparci alle cose e alle persone o di fuggirle, non viene annullata, me semplicemente messa da parte, almeno per un pò di tempo. E' il tempo che dedichiamo alla pura attenzione verso l'ascolto dell'altro. Si potrebbe quasi definire come un processo estatico. Estasi  letteralmente significa "stare fuori da", uscire dal campo della personalità. E' però, nel caso di questa gentile attenzione generosa, un'estasi misurata, appunto 'gentile'. E' in pratica come imparare a nuotare : prima si tasta l'acqua, la corrente, la profondità, poi s'impara a "lasciarsi andare", si comincia a sollevare i piedi dal fondo e gradualmente ci si rende conto che è l'acqua stessa a tenerci a galla , a sollevarci...nonostante la nostra inadeguatezza.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

Spigolature nei Campi di Buddho

I bisogni del nostro ego sono praticamente infiniti. Sentendosi vulnerabile e minacciato vive in un perenne stato di paura e di necessità. Comprendendo la 'disfunzione' che ne sta alla base diventa superfluo il dover analizzare tutte le sue innumerevoli manifestazioni. Non serve neppure creare un problema personale troppo complesso; problema che sempre sorge in ragione dell'ansia continua di identificarci con le necessità egoistiche. L'ego ama ovviamente questo continuo anelito all'identificazione, che gli dà una parvenza di solidità. E' costantemente alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per mantenere e dare forza al senso illusorio di "sé" e così si attacca in fretta anche ai suoi problemi.  Per tantissime persone, il senso di identità è strettamente legato, vincolato quasi, ai problemi che hanno ...o che pensano di avere. In questo caso, proprio per questo bisogno di sostenere il senso di identità, il liberarsi da questo attaccamento ai propri problemi è l'ultima cosa che queste persone vogliono...perchè hanno paura, liberandosene, di "perdere se stesse". Intimamente, a livello inconsapevole, l'ego può investire molte energie mentali nel dolore e nella sofferenza.

Qual'è l'origine della sofferenza interiore alla quale le persone si aggrappano?
E' l' attaccamento a causare questa malattia penosa. 
Quali sono gli oggetti dell' attaccamento?
Sono i "tre regni" : del desiderio, della forma e dell' oltre-la-forma. 
Con quale mezzo si dovrebbe stroncare l'attaccamento? 
Per mezzo della conoscenza che non si può trovare assolutamente nulla, e che se non si può trovare nulla non ci sarà alcun attaccamento.
Cosa s'intende dire con "non si può trovare nulla"? 
Che indipendentemente dalle opinioni duali non si può ottenere nient'altro. 
Cosa sono le opinioni duali? 
Sono le opinioni interne ed esterne ( la discriminazione interiore e i dati sensoriali esteriori; entrambi  non-esistenti in senso intrinseco...), al di là delle quali non vi è nulla.
Questo è il modo in cui una persona sofferente, che investe le proprie energie mentali nella pena e nell'afflizione per salvaguardare l'illusorietà del proprio ego, dovrebbe controllare la sua "scimmia". Se fallisce in questo, manca di saggezza e vana diventa l'intera sua esistenza...
Si dovrebbe dire a se stessi: la mia penosa condizione interiore proviene dai miei pensieri distorti ( e dai disordini delle mie vite, presente e passate...) ma non ha alcuna natura reale in se stessa. Perciò, chi soffre per causa sua?

"Di notte, nel silenzio della capanna,
suona l'arpa che non ha corde.
La sua melodia sale al cielo col vento: 
la sua musica si unisce a quella del torrente; 
risuona nell'intera vallata, 
mormora nelle foreste e nelle montagne. 
Se uno non chiude gli orecchi, 
non può udire questa musica silenziosa."

(Daigu Ryokan)

Chiudere le orecchie per sentire il suono dell'arpa che non ha corde...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

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