Sono un essere inadeguato

Aperto da Sariputra, 02 Maggio 2016, 16:49:42 PM

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Sariputra

E' una Pasqua con pioggia leggera che , da occidente, sberleffa la facciata della Villa. Grosse gocce pesanti disegnano arabeschi sui muri e il pergolato ancor spoglio non le sa trattenere. Sopra il grosso masso al lato della porta te ne stai rannuvolata come il cielo. Bellissimi occhi arrabbiati, ora qui ora là sui campi...e poi su di me. Una malinconica attesa segna il suono lontano delle campane del tempio, che si alzano a fatica da valle, per giungere fino a noi. Un sabato sera d'attesa, che porta speranza di rinascita, di un rifiorire leggero e silenzioso che plachi ogni separazione, ogni dolore e ogni inadeguatezza...
-Sari, pensi che l'amore possa durare in eterno?-
-Sì, magari l'uomo non può certo durarne il tempo, ma gustarne l'eternità come si gusta questo calice.-
-Mi hai fatto bere troppo. Mi gira la testa...
-Infatti era quella l'intenzione. Non sei abituata e ti fa quest'effetto...-
-Mi andrebbe di correre nuda fino al cancello.-
-Nessuno ti ferma, ma non penso che ti seguirò. Adesso piove davvero. Comunque corri sotto la pioggia e non tornare finchè non avrai bagnato tutti i tuoi lunghi capelli e il tuo volto non sarà del colore della luna.-
-Allora vado...ma...non mi fermi? Guarda che lo faccio davvero!-
Silenzio ...

Sera spoglia di crudeltà
solo dolcezza riposata dalla pioggia
porti in silenzio
tra i giardini di rosa granito
 e i cancelli colorati
oscurati dai rintocchi delle nove.

-Guardamii Sariii...!!-

Non sia mai che io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l'altro si allontana.

Ti allontani correndo sul lungo vialetto lastricato. Pian piano diventi un piccolo punto candido che riflette un squarcio di luna tra le nubi e la pioggia.  Somiglianza con il tempo che passa e si porta via ogni cosa, ma non l'Amore...
-Sto gelandooo...!-

Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benchè nota la 
distanza.

Un'altra attesa di Pasqua e di resurrezione, un altro anno che si riempie di verde. Sempre un sangue che si agita nel petto, nelle membra...
Ritorni con i capelli gocciolanti e le gote arrossate e mi salti in braccia ridendo, per bagnarmi...
-Brrr, che freddo!...Scaldami con il vino infuocato che hai al posto del sangue. Spero non mi abbia vista nessuno...-
-Anselmo si è affacciato dalla porta della stalla...-
-Si sarà eccitato?-
-Conoscendolo...-
Ti abbraccio e sento il profumo fradicio dei tuoi capelli e il fresco delle tue spalle un pò ossute...

Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee
labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del
giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

-Il caminetto è ancora acceso Sari ? Rientriamo che mi voglio scaldare. Adesso sono triste...-
-Quando parti?-
-Domani...-
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

PENSIERI IN LIBERTA' ( seduto all'ombra di una magnolia...)

Il vento puro. La luna piena di bellezza...impossibile dipingerli.
Lo specchio dei ricordi si frantuma, non vado da nessuna parte.
Alla fine si torna sempre a casa...cos'è la spiritualità se non nostalgia del ritorno?
"Il cammino della serpe nell'erba, 
 Solo la serpe lo capisce".
Il cammino della coscienza nel mondo, il linguaggio non può esprimerlo e capirlo...
Bisogna capire al di là delle parole, con il silenzio.
Un uomo e una donna , nel letto, non hanno bisogno del linguaggio, meglio un silenzio senza artificio, incosciente, naturale..."dalla mia anima alla tua anima"...
Parlare, parlare...parlare dello zucchero non dà il suo vero gusto. Bisogna mangiarlo per conoscerne il sapore...
Un linguaggio è necessario. Che meraviglia il linguaggio del muto, o quello di un neonato, però! Un linguaggio quasi segreto...
La filosofia soffoca nelle categorie!
C'è una melodia che non può essere messa in partitura...risuona in tutta libertà nel vasto cielo. Non può essere limitata dalle tonalità. E' una musica naturale, senza clichè, al di là di ogni formalismo...
Se sono totalmente inadeguato per il mondo, che problema c'è? Così posso riderne, anche versando molte lacrime...
Se la sorgente non zampilla più e la purezza  non disseta più, rimane solo il potere delle creature, il volgare...
La civiltà moderna maschera e copre la purezza. Il materialismo complica e sporca...
Cristo e Buddha vollero tornare alla Purezza originale, prima dei tempi storici...
Per conoscersi realmente, l'introspezione o l'analisi psicologica non bastano, bisogna passare per il corpo. Meditazione è passare per il corpo...
La sofferenza è il mio inferno; il mio inferno è il mio desiderio perpetuo; il mio desiderio perpetuo genera il mio bisogno di potenza; il mio bisogno di potenza genera il mio stato d'uomo ( familiare, sociale, intellettuale...); l'estasi mi libera dalla mia condizione volgare; la libertà si riflette nel Grande Specchio...dove sono andato? 
Come sono stupido!...ho dimenticato il fieno per i conigli...ce n'è ancora sul prato, resti del taglio di prima del dolore...
Da piccolo, il solo recarmi a Venezia mi colmava il cuore di allegria e voglia di girare senza meta alcuna, con solo un briciolo di nostalgia per quello che avrei trovato nel mio cuore...

Che struggente dolcezza
nelle cartoline di H.H.
Splendidi i colori,
candidi i confini delle cose.

Il Ticino, la Svevia,
le montagne incantate.
Libero vola il desiderio
nel ricordo di un bambino.

La vera luce non risplende. Non c'è nulla di spettacolare nella vera luce, non brilla all'esterno. E' solo una piccola brace rossa sotto le ceneri. Non c'è che cenere nel focolare?...No, guarda! C'è una piccola brace rossa....Soffia! Soffia! Forse una piccola fiamma si leverà...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

cvc

#47
Pensieri sparsi... come ad esempio... osservarsi dal di fuori. Cosa significa osservarsi dal di fuori? Non un particolare relativo alle pratiche meditative orientali di esperienza fuori dal corpo ma, più semplicemente, osservarsi mentre si vive. Scrivere qualche paginuzza del libro di se stessi, ma non a posteriori, non dopo aver vissuto, bensì scrivere il romanzo della propria vita proprio mentre la si sta vivendo. Perdersi in un parallelismo vissuto-letterario dove la coscienza sia libera di vagare un po' qua, un po la. Abbandonarsi un attimo alla vita che scorre nei nostri impegni quotidiani e, subito dopo, soffermarsi sul libro che viene scritto dallo scrittore virtuale appostato in un angolo della nostra mente. Le cose che accadono sono sempre le stesse, ma se c'è uno che le racconta.... beh cambia tutto. Sono solo pensieri sparsi, ma sono pensieri raccontati. Non sono granelli di polvere sollevati e dispersi a caso e inutilmente dal vento, non sono prodotti fatti su misura per l'oblio, sono storie... storie di chi racconta se stesso uscendo da se stesso. Storie destinate ad un unico ascoltatore, cioè colui che le scrive. Ma se le si leggono con occhio attento e cuore profondo hanno qualcosa in comune, di familiare, come una sorta di ritorno a casa nei pensieri sparsi che ciascuno ha.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Sariputra

Venne, dapprima, pura,
vestita d'innocenza.
E l'amai come un bimbo.

E' la scoperta della spiritualità, la possibilità di un calore puro
che scaldi realmente il cuore, un incontro pieno d'innocenza.

Poi si venne coprendo
di non so quali vesti.
E venni odiandola, senza saperlo.

La spiritualità si fa istituzione, si informa di potere terreno, 
tradisce e si vergogna della nudità della sua innocenza.
Deve coprirsi con vani ragionamenti,
comincia ad osservare la pulizia delle vesti.

Diventò una regina,
fastosa di tesori...
Che amarezza iraconda e senza senso!

Le vesti candide non son più sufficienti,
bisogna ornarle di preziosi e di ori.
I culti si sostituiscono all'amore
che provammo , da bimbi,
nell'osservare la sua pura nudità.

...Ma si venne spogliando.
Ed io le sorridevo.

Le vesti si son fatte troppo pesanti.
Il mondo non le ammira ormai più...
Attirano l'odio di coloro che adorano coprirsi
con vani ragionamenti, 
coloro che dispensano perle senza luce...
La spiritualità inizia a spogliarsi...
ed io sorrido ancora.

Restò con la tunica
della sua antica innocenza.
Credetti nuovamente in lei.

Lentamente si spoglia
dei suoi gioielli e delle sue ricchezze,
della bellezza vuota del suo ragionare,
si posa infine la penna.
Ora si vede che c'è ancora
una semplice tunica. 
Un respiro in cui credere ancora.

E si tolse la tunica
e apparve tutta nuda...
Oh passione della mia vita, nuda
poesia, per sempre mia!


Di nuovo di fronte a me,
alla mia cercata nudità,
al mio dolore.
Con passione.
Nudità sempre mia,
che nessuno può togliermi,
amando la sua.

Riflessione sulla poesia "Espressione 5 " di Juan Ramòn Jiménez.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

acquario69

Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei cechi

William Shakespeare


E' cieco chi guarda solo con gli occhi 

(Proverbio africano)

cvc

Forse non ho raggiunto il posto che volevo, ma va bene così. Forse - sicuramente - non sono come mi volevo, ma lascia stare così. Lascia tutto così. Posiziona il cavalletto, trova la luce giusta, programma l'autoscatto, non cercare l'espressione adatta, sii naturale (facile a dirsi) e scatta l'istantanea del tuo stato d'animo. Salmodia fra i ricordi vecchi e futuri il tuo pensiero e il tuo sentire qui e ora. Non cercare di far capire perché questo momento sarebbe importante o straordinario rispetto al fiume della miriade di altri momenti che si susseguono ininterrottamente. Solo fa che questo non si cancelli, non del tutto, che lasci un'impronta, una traccia, un indizio per essere ritrovato. In fondo non è poi così difficile, è come guardare l'album delle vecchie foto. Metti te stesso - qui e ora - in una poesia. Non è forse il migliore investimento per la vita?
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Fharenight

Citazione di: acquario69 il 02 Giugno 2017, 15:03:48 PM
Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei cechi

William Shakespeare



Mi pare la perfetta descrizione della situazione attuale dell'Italia... ma anche del resto della UE

Sariputra

Passando tra le sale di Villa Sariputra, ricolme di oggetti inutili, impolverati e arrugginiti, ho sempre la viva percezione del passare inarrestabile del tempo. Vecchie foto incorniciate, a ricordo di momenti vissuti insieme, ti osservano, quasi ti scrutano le rughe che porti. Spesso riempio scatole di vecchi vestiti, che poi dono a qualche associazione, con una sorta di peso leggero nel cuore e mi capita...non sorridete, vi prego...di fermarmi ad annusarne il profumo di naftalina; di passarli tra le dita e apprezzarne la freschezza, data dalla stoffa vera e non da quella specie di plastica tessile che ci vendono oggigiorno. In particolare la seta trattiene ancora, quasi, la frescura dell'ombra, dei giorni estivi passati sotto le magnolie, a ridere e scherzare ... 
Le cose possiedono un pathos ...o noi lo attribuiamo alle cose, che poi è lo stesso...struggente, quando ti rimandano al ricordo di chi non c'è più, di chi ha condiviso con te lunghi tratti del cammino dell'esistenza...sembra quasi che qualcosa venga trattenuto nei nostri occhi, negli occhi con cui osserviamo l'impermanenza di tutto ciò che ci circonda.
Questo è Mono no aware , direbbero i giap, "aware" è il pathos di "mono" , delle cose, derivante dalla loro transitorietà, dal loro passare inesauribile...

"Il suono delle campane Shoja Gion echeggia l'impermanenza di tutte le cose, il colore dei fiori 'Sola' rivela la verita' che cio' che prospera deve declinare. Gli orgogliosi non durano, sono come un sogno di una notte di primavera; i potenti infine cadono, sono come polvere al vento." 
(Heike Monogatari)

Se la realtà di base è in continuo mutamento, se le cose che osserviamo avvampano di ricordi che mutano e si colorano o scolorano con le emozioni che ancora suscitano in noi, questo, invece che farmi cadere in una specie di disperazione nichilista, mi riempie di un sottile , inafferrabile quasi, respiro di bellezza. Questa consapevolezza della condizione fondamentale dell'esistenza è un invito ad un'attività vitale nel momento presente e , soprattutto, di un sentimento di gratitudine per un altro tempo che ci viene concesso dal passare stesso. A volte mi sembra una forzatura pensare di dover provare qualcosa come la gratitudine per l'esistenza che, spessissimo, si riempie di dolore, d' ansia, d'insoddisfazione. Eppure...anche in giornate come questa, quando il sole accecante ti costringe a cercare l'ombra, e la campagna sembra sprofondare nel frinire delle cicale (signori... non è davvero estate finché non sentiamo il "frinire delle cicale"...) c'è una tale forza vitale che possiamo percepire, un così vivo Mono no aware nelle cose, che non puoi non provare stupore, e gratitudine, per la vita che ti è concesso di vivere, seppur così fragile e passeggera...
La bellezza delle cose passate è 'austera', scarna, perché spogliata dal peso dell'utilità che noi le avevamo, al tempo, assegnato. Questa essenzialità è il Wabi, la semplice, austera appunto, bellezza delle cose e dei ricordi stessi che fioriscono in noi e che la cultura giapponese ha cercato di fermare in piccole, modeste cerimonie, come quella del tè, che cercano proprio di cogliere questo "Wabi", questa bellezza essenziale...

"Nella piccola sala da te', e' auspicabile che ogni attrezzo sia meno che adeguato. Ci sono quelli che non amano un oggetto quando e' anche solo leggermente danneggiato, un simile atteggiamento dimostra una completa mancanza di comprensione"  (Sen no Rikyu)

L'estetica wabi spesso valuta di piu' utensili con piccole imperfezioni rispetto a quelli che apparentemente sono perfetti, e oggetti rotti o danneggiati, a patto che siano stati ben riparati, più di quelli integri. Il wabi non implica l'ascetismo, ma piuttosto la moderazione, in pieno stile buddhista. E proprio l'osservare, in qualche vecchio armadio, un cappello consumato dall'uso e abbandonato suscita questo tipo di percezione della bellezza delle cose, questo sentire generato dalla viva consapevolezza del tempo passato e quindi dell'impermanenza che accompagna, formandole, tutte le cose...
Anche le cose più banali e inutili possiedono questo wabi ( anzi...oserei dire, a mio parere, prima di tutto le cose inutili e banali...) .
Se la condizione di base della nostra vita e' l'impermanenza, privilegiare come perfetti solo certi momenti, nel flusso , puo' significare il rifiuto di accettare questa condizione di base...

"Desiderare la luna, mentre si guarda la pioggia, abbassare le persiane per non rendersi conto della primavera che se ne va - questo e' ancor piu' intimamente commovente. Rami in procinto di fiorire o giardini cosparsi di fiori appassiti sono piu' meritevoli della nostra ammirazione". ( Yoshida Kenko)


Così un vecchio libro di scuola, con brani sottolineati a matita, è ben più pregno di Mono no aware di uno nuovissimo, esposto in bella mostra nella vetrina di una libreria del centro. La ragione è evidente ad ognuno di noi, appena possiamo sfogliarlo , respirandone l'odore di muffito, tra le dita...
Questa è la vivida percezione del pathos di quel libro, che può vivere solo in noi. Questa bellezza che vive d'incontri con le cose vissute è un'autentica relazione d'amore, un incontro tra il soggetto e l'oggetto e quasi un superamento di questa dualità nella semplicità del "wabi"...è una specie di grazia segreta ( Yugen )...

 "E' come una sera d'autunno, sotto una distesa incolore di cielo in silenzio. In qualche modo, come se per qualche motivo che dovremmo essere in grado di ricordare, lacrime scendono incontrollabili" 
( Kamo no Chomei )

Yugen (Grazia profonda, segreta ) non ha a che fare con un altro mondo al di la' di questo, ma piuttosto con la profondita' del mondo in cui viviamo, vissuta attraverso l'immaginazione coltivata nella consapevolezza.  L'idea estetica delloYugen puo' essere considerata tra le più la ineffabili. Il termine e' stato trovato per la prima volta in testi filosofici cinesi, dove ha il significato di "oscuro" o "misterioso".
E misteriora è la dolce percezione immaginativa della bellezza che trascende il tempo, l'impermanenza stessa e il suo dolore...e qui, mentre il temporale scuote gli alberi attorno alla Villa, mi risuonano le parole di Agostino:

"Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!"
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

Necessità della Presenza, del vivere in questa presenza...solo creando spazio posso permettere di vivere, in me, questo mistero. Se non mi specchio in essa, non esisto, sono un'ombra, sono solo ripetizione, sono numero...

V. ha pianto per tutta la durata del funerale. Il sacerdote, ogni tanto, le gettava uno sguardo benevolo, con un sorriso dolce.
Non è riuscita a piangere per tutta la settimana. Adesso le lacrime sono irrefrenabili: piange tutto il suo dolore.
Meraviglia della giovinezza, del sentire con tutto il cuore l'amore e il dolore.
Vorrei riavere questa capacità di essere un tutt'uno con l'amore o di piangere tutto il mio dolore, questo tesoro smarrito.
Essere tutto se stessi nell'atto d'amore gratuito o nel soffrire con tutto se stessi, senza alcuna vergogna, come un bimbo...
o come una ragazzina davanti alla bara della nonna teneramente amata.

La Presenza è necessaria per dare limite, per stabilire i tuoi confini, per riconoscerti in tutto lo smarrimento di un'identità fragile, mutevole; di una volontà incostante, infedele...
Non c'è alcuna necessità di dare un nome, basta questa unità che libera e che nobilita la pochezza del vivere, il suo passare...
Perché dare un nome al Senza-nome?

Scrivo seduto su una panchina dell'Ossario, sull'Altopiano. La calura in cui è immersa Villa Sariputra è lontana, giù nella valle.
Son tornato sui luoghi che amava e che mi ha insegnato ad amare, con tutta la sua semplicità.
Il suo cammino di dolore è terminato...
Tutto ciò che nasce è destinato a morire...come potrebbe essere altrimenti?
Tutto...anche il dolore più intenso e straziante.

Se non mi sentissi in questa Presenza, non avrei possibilità di attingere alla Bellezza.
Anche nel dolore più insensato...il fatto di averlo condiviso per cinque lunghi anni, in questa presenza, mi ha fatto scorgere il fondo di una bellezza e di una dolcezza senza fine...
Un grande insegnamento.

Che responsabilità enorme nell'educazione dei figli. Ora sento ancor più questa responsabilità, questo poter indicare, senza parole inutili, senza moralismi ipocriti, la possibilità di fare della propria vita un mistero, uno spazio di libertà per il Non-nato.
La possibilità di scoprire la Bellezza ed esserne scoperti.
Una comunione senza parole, al di là di ogni parola.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Apeiron

Bellissimi post, Sari :)

Comunque sono contento che ti sei interessato anche alla cultura nipponica. Troppo spesso, a mio giudizio, viene "etichettata" come banale o come "estrema" (ad esempio mi viene in mente il tema dell'onore...). In realtà è molto ricca e spesso questa ricchezza la trasmettono in mezzi e in modi molto diversi da quelli a noi più congeniali (e ovviamenti in modi e mezzi diversi da quelli indiani). Vedere la ricchezza in mezzi a volte bizzarri, come alcuni cartoni animati, a mio giudizio è interessante perchè ti fa vedere che qualcosa di buono lo trovi nell'inaspettato ("spera l'insperato" Eraclito)

Sinceramente trovo la religione shintoista molto bella con la sua insistenza che i "kami" (gli dei) sono ovunque. In un certo senso è uno dei pochi animismi che sono rimasti ancora. Oppure... oppure... se per "kami" intendiamo "oggetto di venerazione" beh allora il messaggio è profondissimo: tutta l'esistenza, perfino le piccole cose (anche le cose difettate) sono degne di venerazione. D'altronde se trovi la felicità in tutte le piccole cose cominci a non desiderare l'eccesso. E non desiderando l'eccesso si trova la contentezza, la felicità. E anzi se trovi la "Qualità", il "Valore", il "Kami" (la Presenza?), la "Natura di Buddha" arrivi ad assaporare il Nirvana:

"Vi è quella dimensione dove non c'è terra, né acqua, né fuoco, né vento; non vi è la dimensione dell'infinità dello spazio, né la dimensione dell'infinità della coscienza, né la dimensione del nulla, né la dimensione di 'né-percezione-né-non-percezione'; non vi è questo mondo, né un altro mondo, né sole, né luna. E lì, io dico, non vi è giungere, né andare, né rimanere; né scomparire né sorgere: non è fisso, né si evolve, senza sostegno (oggetti mentali). Questa, solo questa, è la fine della sofferenza."

Questa dimensione "v'è", non ci sarà in un futuro remoto o c'è stata in un passato remoto. C'è. Qui e Ora. Ma perchè c'è la violenza, la tristezza ecc se tutto ha "valore"? Perchè ci sembra che le "piccole cose" siano oggetti "sacri" e invece l'animale e (ancor più) l'uomo è violento, infelice ecc? Perchè in realtà cerchiamo questa dimensione "fuori" da noi. Cerchiamo le "presenze", i kami, la Natura di Buddha là da qualche parte, invece no il Kami è la disposizione interiore. Non a caso Buddha ad un certo punto ci consiglia di trattare tutti gli esseri (buoni e cattivi!) come la madre tratta il figlio http://www.canonepali.net/snp-1-8-karaniya-metta-sutta-lamore-universale/.  Perchè ci è così difficile rispettare gli esseri e le cose? Questo è il mistero! Perchè se il kami è ovunque, sempre con noi c'è così tanta sofferenza? Strano... Forse siamo esseri in delirio perenne, che cercano cose che in realtà già hanno. Trovo la dottrina della Natura-di-Buddha ironica in questo senso: siamo già risvegliati, ma non ce ne rendiamo conto. Comincio veramente a pensare che sia così.

Metta Sari  ;)    

P.S. Il "mono no ware" è un tema pervasivo nella cultura (seria) giapponese.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Apeiron

"Piangiamo per il lamento di un uccello, ma non per il sangue di un pesce... Beati coloro che hanno voce" (una citazione zen)

Trovo questa frase di una bellezza e profondità unica. La sofferenza per quanto grande trova consolazione e comprensione se "ha voce".  Chi ha una sofferenza che "non può essere comunicata" (o ha difficoltà ad esserlo) non troverà mai conforto. Chi d'altronde si preoccupa di aiutare un essere sofferente se tale sofferenza non è comunicabile? Questa è l'importanza di "avere una voce". Eppure a volte l'uomo stesso è "senza voce", parla della sua sofferenza ma non riesce a farsi capire e diventa come il pesce (non a caso il poeta non lo capisce nessuno... eppure tutti lo apprezzano). In questo senso (e solo in questo senso) posso rispettare la credenza in una qualche divinità personale, una Presenza. Una divinità che consoli chi "non ha voce" (forse è per questo che si dice che Dio è silenzioso e il silenzio è il modo per rapportarsi con Dio?).

Mi pare di aver capito che stai passando un momento difficile. Che questa Presenza - se c'è - ti sia di conforto.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Sariputra

GIOVEDI' 
mattino

Basta salire di un metro e l'intero panorama sembra cambiare. Si colgono particolari nuovi che sembrano rivelarsi solo nel tuo salire. Il paesaggio rimane lo stesso ma, allo stesso tempo, è nuovo. Una scoperta continua di prospettive diverse che contengono una poesia inedita. Anche lo "spirito" è chiamato a salire, scoprendo nuovi scorci, nuove visuali, che però mai escludono la verità delle precedenti, dei passi compiuti. Se la meta della vetta sembra sempre precederci è solo per il gioco di queste prospettive; la meta non può essere che in noi e solo per questo la possiamo, a volte, intuire...

Finalmente sotto il Cimon della Pala e la Cima Vezzana, dopo i giorni della morte e del dolore. Questo silenzio, spezzato solo dal gracchiare roco delle cornacchie, sempre mi parla...Sono luoghi in cui puoi ancora sentirti vivo...

-Ho scritto una poesia, Sari...una preghiera.-
-Stai per leggerla, scommetto!-
-Se ti dà fastidio posso anche fare a meno...-
-Anzi! Leggila...non ti adombrare subito.
-Mi sono ispirata al Padre Nostro.-
-Bene. Leggi...-

Bellezza nostra
che sei in cielo e sulla terra
vieni a noi con il tuo regno
che santifica la nostra vita.
Si manifesti in noi la meraviglia
per ogni attimo della tua presenza.
Donaci oggi la tua pace
e lenisci le nostre sofferenze,
come noi le leniamo ai nostri cari.
Non nasconderti mai a noi.

-Oh! Hai sentito? Le cornacchie hanno smesso di gracchiare...-
-Sei il solito buffone! Scema io a leggertela...-
-E' bella. Non più di te ...ma bella.-
-Insopportabile!-

Pomeriggio

Che difficoltà nell'esser totalmente sinceri con se stessi e con quelli che condividono la loro vita con noi. Quante reticenza, quanti silenzi! Che difficoltà anche nel rivelare il nostro dolore all'altro. Perché questa timidezza? Quando riusciamo ad aprirci scopriamo invece che l'altro non aspettava che questo per poterci abbracciare, per dividere con noi la sofferenza. Mi rendo sempre più conto di quanto il nostro ego crei separazione, sia foriero di conflitti, interiori ed esteriori. Giustamente è stato definito come "il costruttore della casa del dolore". Quando mi dimentico, mi perdo, si aprono spazi infiniti di condivisione, anche se non ricevo risposta dagli altri...anzi! Proprio quando non mi aspetto alcuna risposta.

Durante il pranzo alla Capanna Cervino mi son perso ad osservare un bimbo. Avrà avuto sì e no due anni. Se ne stava seduto tra il papà e la mamma con uno strauben davanti, un pò perplesso. Per un attimo mi ha guardato e...ha fatto una faccia!! ;D Gli ho sorriso, accompagnandolo con una delle mie solite smorfie da buffone. Sua mamma mi ha visto e ha sorriso anche lei. Un'ombra di tristezza nei suoi occhi, un pò arrossati, come i miei, da questo vento insistente che scende dall'alba.
Come vorrei conoscere profondamente la vita della gente che incontro. Le loro gioie...i loro dolori. Farmi insomma i fatti loro.
Se fossi una scimmia probabilmente sarei la più curiosa della foresta...non sono mai sazio di vita altrui, mentre la mia mi pesa tremendamente.
Sono sempre quel bimbo che amava osservare gli altri giocare...un pò in disparte.
Alle pareti vecchie foto con scene di vita montana d'altri tempi. L'alienazione sorda della città così lontana...


Cumuli di panna sopra le Pale
attesa di un meriggio di pioggia
lunga discesa
parlando di noi
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

paul11

#57
scrivo senza commento sarebbe superfluo, ma per un semplice dovere di dirti che c'è chi ti legge e non ne  è indifferente a cosa e come  scrivi.
C'è una profondità  notevole e questa è la forza che ci avvicina tutti.

Jean

Mi associo alle parole dell'amico paul11 , dedicandoti questa mia poesia, in memoria .

Madonna di luglio - (Orazio Gentileschi - Madonna dello svezzamento)





Della  vita in un vaso l'intero contenuto,
pur se sappiamo che tutto va lasciato
ancor  la mano pesca ciò che ha dato e quel che ha avuto.
Per  rimirarlo  steso e ben lisciato
che la memoria un po' di luce porta.
 
Non di quel  lampo che t'aprì  le porte al mondo,
che di  tal  luce negata vien la scorta;
altro è il chiaror  e sovente l'ampi  guizzi
passato il varco, nel cuor  van  dritto al  fondo.
 
Nulla t'importa  di  saperi,  averi e pizzi,
giusto quel tocco al tuo toccar con mano,
giusto quell'occhio che al tuo rende la vita,
e dentro te saper che non fu vano
ogni tuo passo,  l'intera tua partita.



un caro saluto

Jean
 

Apeiron

Sariputra, non sai quanto io desidero "essere uno con l'umanità", ma non in senso astratto ma "approfondire" le relazioni con ogni individuo. Quanto vorrei "sentire" una "rete" con gli altri individui, quanto vorrei avere una disposizione buona con tutti ed essere una risorsa per gli altri (quanto vorrei essere usato).

Purtroppo la mia inadeguatezza si riflette in quanto mi sento "disconnesso", "vuoto" (in senso "occidentale", non in senso "orientale"), quanta difficoltà sento a "riuscire a donare la mia vita", quanto faccio il contrario per sentire quella rete ed avere quella buona disposizione. Quanto cioè sono "scisso" con me stesso e "dissociato" dal mondo. Non mi rimane che ammirare la mente ideale e vedere le mie difficoltà...  :( Quanto vorrei trovare altri che apprezzano ciò che ritengo essere il mio "dono" :( quanto spero che tutto ciò non sia un delirio di un malato di mente...

(questo post è stato una riflessione sulla mia condizione che mi sembra avere affinità con la tua. Ammiro veramente la tua profondità e la tua sensibilità!)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

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