Sono un essere inadeguato

Aperto da Sariputra, 02 Maggio 2016, 16:49:42 PM

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Jean

Caro amico ti scrivo...

per ringraziarti dell'apprezzamento alla mia poesia che ho fatto in tempo a leggere prima della rimozione, forse a causa della regola n.7 o della n.6, se non entrambe.

Ciò mi ha fatto riflettere sul rispetto delle regole e sulle eccezioni che (talora o sempre?) le confermano... si potrebbe dire che senza eccezioni non ci sarebbero neppure regole?  

Al riguardo cosa dici del Cristo e del Buddha?

Il primo seppur rispettava l'autorità di Cesare, interpretava le stringenti regole religiose attenendosi nella forma ma svuotandole nella sostanza.

Il secondo sottraendosi al ruolo designato trovò una propria profittevole strada fuor da quelle regole.

Ma, come la storia insegna, le regole scacciate dalla porta del tempio vi rientrano dalle cento finestre, in cento modi diversi.
 

Cordialement
Jean

Sariputra

Le regole in questo forum sono interpretate  in vario modo, sembra. A volte si viene censurati senza capirne il motivo, come un mio vecchio raccontino, rimasto postato per una ventina di giorni e poi rimosso, senza che nessuno si prenda la briga di spiegarti il perché. Naturalmente l'ho salvato nel Pc...altre volte si lasciano pubblicati dei post che non mi sembra siano argomentativi (a meno che non s'intenda per argomentazione disquisire sulle deiezioni umane...) . In questo caso c'è un'interpretazione "liberale" degli art. 6 - 7 del regolamento. Vabbè!..L'importante, come m'insegni, è non prendersi troppo sul serio e non prendere troppo sul serio nemmeno questo forum...Sì, concordo, sia Cristo che Buddha rispettarono nella forma la legge di Cesare, ma non nella sostanza. Buddha per esempio non si oppose esplicitamente alla millenaria legge che divideva la società in caste, ma accettò nell'ordine chiunque, anche i senza casta e le donne, implicitamente testimoniando nella pratica la loro assurdità...
Ciao
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra


Riapro questo 'spazio inadeguato' per parlare di sensibilità ed emozioni. Viviamo un periodo nel quale , nella maggior parte di noi, domina l'emozione chiamata paura. Ci sentiamo minacciati. Un sottile senso d'angoscia ci pervade. Anche i puù refrattari se ne stanno in disparte, cercano di evitarci...La nostra dimensione interiore appare come violata da questa emozione pervasiva. Teniamo presente che, se non avessimo questa dimensione interiore, questa sensibilità, non sentiremmo le emozioni, a cominciare proprio dalla paura che ci genera sofferenza. La sofferenza fa male, ma è comunque anche un segno della nostra sensibilità. Se fossimo privi di sensibilità non proveremmo paura e nemmeno sofferenza, ma non avremmo nemmeno il contrario della sofferenza...
Possiamo dire quindi che la sensibilità è una ricchezza. E' quella capacità di sentire che una buona pratica spirituale approfondisce. Qualcuno dice infatti che la pratica è una cosa buona , salvo però il fatto che approfondisce la sensibilità. L'effetto sembra un aumentare della sofferenza piuttosto che il contrario. L'approfondirsi della sensibilità, quando viene accompagnato da una sempre maggiore consapevolezza e dall'equanimità, ci permette di 'incontrare'  veramente le emozioni. Possiamo così comprendere in modo più tangibile e autentico quelle negative e sviluppare un crescente interesse verso quelle positive.
Ci sono varie ragioni per le quali aumenta la nostra sensibilità. Due diq ueste sono piuttosto evidenti: la prima è che la consapevolezza , che è una forma di 'intimità con se stessi', di fatto raffina la sensibilità.La seconda è che lavorare con la consapevolezza ci alleggerisce dalle emozioni negative che fanno parte delle nostre abitudini. Fare più 'spazio' alle emozioni positive in noi ci rende immediatamente più sensibili a tutto ciò che è emotivamente malsano, tossico. Di contro, questa prontezza e immediatezza nella percezione di ciò che è negativo in noi, significa anche maggiore prontezza e apprezzamento verso quello che è di beneficio.
Leggendo Arnaud Desjardins si incontra questo passo interessante a riguardo del rafforzamento della sensibilità nel cammino interiore. rafforzamento che attenua il peso , spesso doloroso, delle emozioni:


"Se ci mettiamo d'accordo sul senso di questa parola, io direi che è auspicabile divenire sempre più sensibili. Più un essere umano è evoluto, più sarà sensibile...capace di percepire sfumature e sottigliezze e più affinerà l'intelligenza del cuore. Parallelamente si diviene sempre meno vulnerabili, sempre meno emotivi, sempre meno turbati"


Naturalmente quando si parla di 'alleggerirsi' dal peso delle emozioni per far posto ad una maggiore intelligenza del cuore si parla di non-attaccamento. Le emozioni, la paura, l'angoscia sorgeranno sempre, ma la mente consapevole non si attaccherà dolorosamente ad esse, le lascerà andare. Questo lasciarle andare è libertà. M.Eckhart fa una grande lode del non-attaccamento paragonandolo ad un fuoco che divampa bruciando ciò che è negativo e restituendo gioia e libertà.
Una sensibilità non più ingabbiata nelle abitudini nocive, nella paura, è una sensibilità equanime, ossia profondamente 'saggia' e libera. E' qualcosa di buono a cui tendere...una buona meta per la mentecuore.
In questi giorni in cui ci sentiamo come in gabbia; in cui proliferano le emozioni nocive che ci intossicano la mente e il cuore,in cui un vago timore sempre quasi respirarci attorno, la pratica della consapevolezza liberante ci dice che è proprio qui e adesso che abbiamo un momento buono per praticare e incontrare con saggezza queste emozioni dolorose. Se accetto questo momento con equanimità, come un momento che ha il volto anch'esso, come le mie paure,dell'impermanenza e della sofferenza,  se so accettarlo con consapevolezza, posso iniziare una pratica che è già amore. Per molti l'amore è qualcosa che riguarda sempre un tempo di là da venire; uno spazio posto nel futuro, quando finalmente succederà, quando la nostra fame sarà alla fine saziata, quando gioiremo nell'averlo trovato. E invece , con un vertiginoso rovesciamento di prospettiva, mi sembra che dobbiamo e possiamo incontrarlo ora, nel mezzo della tempesta. Il momento giusto è il momento presente. Lo 'spostamento' cruciale di prospettiva è quello di passare da questo incessante e infruttuoso scrutare 'davanti a noi', a quello di lavorare adesso, qualunque sia la situazione e qualunque emozione pretenda di dominarci la mente. L'importante è che sia "Adesso"..
Accettare che questo è il tempo giusto e che il luogo e il momento è questo, proprio dove ci troviamo, nel mezzo della paura e della sofferenza, significa andare controcorrente. 'Inadeguatamente' , ma felicemente, controcorrente...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

giopap

Mi sembri molto adeguato nel comprendere l' importanza della sensibilità, che é ciò che rende "grande", importante la vita di ognuno, che la riempie di significati, positivi e inevitabilmente in qualche misura anche negativi: chi é insensibile (o meglio poco sensbile) soffre poco, ma anche gode poco del bello e del buono della vita.

E una certa capacità di distacco (che dipende da noi, dalla nostra forza di volontà) dai beni materiali (che in varia misura, diversa da caso a caso non dipendono da noi), da ricercare ed affinare continuamente con la riflessione (chi ha una sensibilità meno razionalistica della mia preferirebbe probabilmente il termine "meditazione" o addirittura "spiritualità") é certamente il migliore antidoto (non uso l' espressione metaforica di "vaccino" perché di questi tempi sarebbe di cattivo gusto) contro le sofferenze che un' elevata sensbilità in qualche misura inevitabilmente comporta accanto e oltre alle soddisfazioni.

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