Senza Dio la storia umana è priva di senso

Aperto da Alexander, 22 Ottobre 2021, 10:14:37 AM

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Ipazia

@iano
La scienza vera, non politicamente corretta, non si regge sul (con)senso ma sulla sperimentazione i cui punti di forza sono la predittività e la riproducibilità. La falsificazione nella scienza fondamentale (quella dei principi e delle teorie) si verifica quando cambiano i paradigmi in seguito a scoperte epocali. Ma generalmente non vengono coinvolte le scienze empiriche, se non riducendo il loro campo di validità. Il principio di Archimede resta eternamente infalsificato nel sistema fisico terrestre. Così come la meccanica Galileiana. Una scienza matura come la chimica continua a funzionare perfettamente con gli stessi principi individuati nei secoli della rivoluzione scientifica che ne ha perfezionato i paradigmi.

La debolezza della scienza covidemica, politicamente ed economicamente corretta, non è dovuta al rifiuto della tecnica e dell'intelligenza artificiale, ma al fatto che non mantiene quanto promette ed è costretta a manipolare continuamente i suoi protocolli terapeutici e la bioetica per non affondare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

Ciao Daniele.
Nessuno conosce l'intelligenza  artificiale,  così  come nessuno conosce la propria intelligenza , perché anche se una è programmata e l'altra no, nessuno può dire dove vanno mai a parare.
Paradossalmente però si rifiuta l'intelligenza artificiale per il motivo che non la controlliamo, come se controllassimo la nostra, ma invece è proprio questo il motivo per assimilarla alla nostra.
Ci comportiamo sempre come se ciò di cui parliamo fosse a noi del tutto presente, e consideriamo ciò che esiste come se l'esistenza non avesse mille sfumature, pensando di poterle condensare tutte nella definizione dell'essere come ciò che è.
Che ognuno di noi finga , indossi cioè una maschera, è spiacevole quanto banale.
Meno banale è che tutti fingiamo allo stesso modo, quando succede.
Siamo uniti da ciò che essendo ignoto condividiamo, ma anche da ciò che pur essendo noto tutti rimuoviamo.
Le religioni si dice che siano basate su un credo, che però può leggerei anche  come l'insieme delle cose che riteniamo opportuno ignorare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#257
Citazione di: Ipazia il 30 Novembre 2021, 22:49:03 PM
@iano
La scienza vera, non politicamente corretta, non si regge sul (con)senso ma sulla sperimentazione i cui punti di forza sono la predittività e la riproducibilità. La falsificazione nella scienza fondamentale (quella dei principi e delle teorie) si verifica quando cambiano i paradigmi in seguito a scoperte epocali. Ma generalmente non vengono coinvolte le scienze empiriche, se non riducendo il loro campo di validità. Il principio di Archimede resta eternamente infalsificato nel sistema fisico terrestre. Così come la meccanica Galileiana. Una scienza matura come la chimica continua a funzionare perfettamente con gli stessi principi individuati nei secoli della rivoluzione scientifica che ne ha perfezionato i paradigmi.

La debolezza della scienza covidemica, politicamente ed economicamente corretta, non è dovuta al rifiuto della tecnica e dell'intelligenza artificiale, ma al fatto che non mantiene quanto promette ed è costretta a manipolare continuamente i suoi protocolli terapeutici e la bioetica per non affondare.
Ciao Ipazia.
Credo che l'unico discrimine sia l'uso della coscienza che ci permette di fare in modo diverso ciò che diversamente si può comunque fare, come ci insegna la ricerca naturale.
Sicuramente man mano che la scienza procede aumenta la sua predittivita', ma tutto quello che possiamo dire è che l'efficacia dei paradigmi scientifici riguarda esclusivamente la nostra interazione con la realtà, cioè il progredire del nostro agire, e non la realtà. Se la scienza si basa sui fatti, i fatti possono produrre solo altri fatti.
Dietro ogni azione vi è un senso perché senza non esisterebbe un individuo agente, quindi è un senso che cambia con la sua individuazione. Una azione per essere tale richiede una coerenza di fondo. Una costanza che duri almeno il tempo dell'azione.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#258
Noi ci chiediamo il senso del nostro agire, ma per poterlo trovare dobbiamo prima rilevare le nostre azioni isolandole dal continuo vissuto. Ma come facciamo a isolarle?
Privilegiando un senso, quindi in modo pregiudiziale.
Il fatto di possedere una coscienza non ci salva dall'essere parte del continuo flusso naturale, quindi di esso dovremmo chiederci il senso , ciò che solo noi possiamo fare , seppur con la complicazione di esserne parte.
Possiamo aumentare la complicazione chiedendoci il senso della storia di chi racconta una storia, che può avere un senso però solo se è un altro a raccontarla in una possibile regressione infinita che si blocca solo quando si trova un narratore fuori da ogni storia. Ma nessun narratore può raccontare una storia se non dandovi un senso predeterminato che la distingua dal continuo naturale.
Se affermiamo che senza Dio non vi è un senso, stiamo affermando che Dio ha creato il mondo secondo un suo preciso senso, come fa' qualsiasi narratore.
Dio da' un senso in quanto creatore della storia.
Ma se una storia ha un senso predeterminato come possiamo pensare dimostrarlo a storia ancora in corso?
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iano

#259
Se esistesse solo un mondo inanimato potremmo ancora chiederci il senso della storia?
Col solo senno di poi ovviamente si, e potremmo individuare quel senso nelle leggi naturali.
Ma potremmo allora chiederci  perché quelle leggi e non altre?
Per trovarvi un senso assoluto dovrebbero apparirci come necessarie, e tali non ci appaiono.
La domanda è quindi perché noi ci aspettiamo che ci appaiono tali e tali invece non ci appaiono?
Sotto sotto siamo convinti che quando troveremo la formulazione definitiva delle leggi lo sapremo perché solo allora ci apparirà la loro necessità, come se una combinazione di simboli , ciò che sono leggi, non ne valesse un altra, e qualunque formulazione di senso è una combinazione di simboli.
Cosa ci fa' pensare davvero che una combinazione di simboli non valga un altra senza scadere nel pensiero magico?
È evidente che una combinazione di simboli valga l'altra e quindi con essi non possiamo comporre il senso che cerchiamo, ma solo una storia.
Nella misura in cui ciò che cerchiamo ha a che fare coi simboli e con la logica simbolica nuotiamo dentro un oceano tautologico senza vedere approdo.
La vera domanda allora è come fa' questa oceanica tautologia a farci sentire poi coi piedi per terra?
Perché è coi piedi ben piantati per terra che lamentiamo la nostra vanità.
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iano

#260
Potremmo lamentare la nostra vanità se davvero fossimo vani?
Ma quel "fossimo" è una declinazione di un tempo del verbo essere ( non chiedetemi quale) , quindi possiamo essere vani solo a condizione di essere , se non fosse che già l'essere è inclusivo di senso.
In che modo dunque si insinua la vanità in noi se già siamo?
Possiamo trovare un senso nella storia di ciò che essendo non necessiterebbe di divenire?
Ecco allora che troviamo un senso solo in Dio, colui che è, al di la' del divenire.
Il solo senso possibile per noi è nell'essere, ma vale la pena considerare anche il suo contrario.
Che nulla  vi è  senza un senso, o meglio che nulla può rilevarsi come esistente se non secondo un preciso senso, senza cadere nell'errore che per poterne fare uso occorra necessariamente conoscerlo.
Ci lamentiamo perché disperiamo di poterlo conoscere, o che peggio ancora  non vi sia, ma ciò non esclude non solo che possiamo possederlo, ma che ne facciamo pure uso e che con maggior certezza lo usiamo quanto meno lo conosciamo , essendo esente  dal dubbio della ragione.
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iano

#261
L'essere è in quanto tale, ma tale possiamo rilevarlo solo in base a un preciso senso, senza il quale esso non appare e forse neppure è.
L'essere coincide col suo senso che non sempre appare, e che in ragione di ciò appare in diverso grado.
Anche le idee ci appaiono in un certo senso, che non è lo stesso senso in cui ci appaiono i quark, che è ancora diverso dal grado con cui ci appaiono le palle da biliardo, ma tutti sono , ognuno col suo senso che tanto più è nascosto tanto più c'è li fai li fa' apparire come tali.
La definizione di essere in quanto tale non è dunque esaustiva.
Non la applicheremmo infatti ad una idea o alla particella di Dio, di cui pure non neghiamo l'esistenza.
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Ipazia

La realtà è il luogo delle cose che sono di fronte ad un osservatore che le esperisce. Il cucciolo dello gnu appena partorito si rizza in piedi e cerca le tette materne. Lo fa a prescindere da ogni metafisica. Questa è la realtà ed il fondamento di ogni senso possibile, i cui fatti che lo alimentano sono tali nel contesto/sistema che li rende possibili. Laddove, per dirla metafisicamente, l'essere è e il non essere non è.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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daniele22

Anche le tartarughe quando escono dalla sabbia sanno dove andare ad incontrare l'acqua del mare. Partendo da lì, la realtà, anche se non si è esseri umani, sta in primo luogo dentro il nostro essere individui ed è cosa individuale in quanto selezionata in corso di vivere. Selezionata dalle nostre pulsioni, emozioni, sensazioni, passioni, paure, fobìe etc. etc. Però non si può comprendere tutta la realtà. Se non fossimo così antropocentrati, io mi levo fuori dal circolo, la cosa sembrerebbe quasi autoevidente. La realtà parallela, quella che sta fuori di noi e di cui cerchiamo di farci immagine confrontadoci col nostro simile, quella che esperiamo individualmente, spesso accidentalmente, e che accertiamo con una metodologia che sembra essere della stessa natura del metodo scientifico, quella infine di cui parliamo spesso senza capirci, arriverebbe con un attimo di ritardo temporale rispetto a quella interna, tanto che in questo ritardo andrebbe poi a costituirsi verbalmente e mentalmente la sua non oggettività. Sembra quasi un paso doble!

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