Senza Dio la storia umana è priva di senso

Aperto da Alexander, 22 Ottobre 2021, 10:14:37 AM

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Alexander


"il s. della vanità della storia umana che l'aveva colto poco prima in cortile, lo riprese" (I. Calvino).


Uso il termine senso nell'accezione di significato. La storia umana , e quindi la storia personale di ognuno di noi, non appare priva di significato in assenza di Dio? Non di un dio qualsiasi ma del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio di Cristo, comunione trinitaria di amore e giustizia? Più si allontana nella storia il senso di questa presenza, ormai espulsa dalla società, espulsa dal cuore degli stessi credenti, più scende la percezione della vanità della storia stessa. Se nulla ho da raggiungere, e quindi da aggiungere, al mio passare come ombra tra il mutare degli anni e dei volti che incontro, non vengo colto anch'io, come il personaggio di Calvino dal senso di vanità della storia umana? Come gira la Terra attorno al suo Sole, come giro attorno ai miei anni, privato di significato, il senso di vuoto sembra quasi alleggerire la mia esistenza, come un inganno che nasconde invece una cupa pesantezza, una cappa di piombo che grava sul cielo. Senza Dio sono privato di una chiave di lettura della storia, una sua finalità, un suo epilogo. Qualunque storia ha un epilogo, bello o brutto, improvviso o lento . Quando raccontavo storielle ai miei figli spesso non mi lasciavano nemmeno terminare e mi chiedevano insistentemente:"Come finisce?". E allora, se tardavo a dare un epilogo, se lo inventavano loro. Viene naturale pensare ad un epilogo di una storia, altrimenti non sarebbe una storia, ma altro, dove innumerevoli storie che ci sembrano legate fra loro appaiono come il dibattersi di innumerevoli larve di zanzara in un secchio d'acqua piovana abbandonato. Il proprietario della casa se n'è andato e il secchio è rimasto là. Così Dio se n'è andato e la storia umana è rimasta abbandonata a se stessa, proprio come quel vecchio secchio. Naturalmente non sto parlando del dio di qualche chiesa, del dio che vive nei templi, ma del Dio-con-noi, di Quello con il quale discutevamo, ci arrabbiavamo, che invocavamo. Insomma del padrone della vigna, quello così ingiusto per noi da pagare gli operai che arrivavano nella vigna al tramonto come quelli che ci avevano sudato dall'alba.

atomista non pentito

Ho paura che il voler indagare cosi' profondamente una eventuale interazione di cio che "so" e di cio' che "non so" sia fatale alla salute mentale.
Vediamo cio' che so : dovrei essere nato visto che sono qui a "sparare cavolate" quindi avere un inizio come individuo , vivo una vita quale che sia , certamente moriro' ( purtroppo la statistica e' contro le mie aspirazioni di vita eterna seguendo inevitabilmente un benchmark biologico). Da questo punto in poi e' possibile tutto ed il contrario di tutto. Dal nulla incosciente alla visione diretta di un qualche dio ( Dio ?). La soluzione e' che e' sufficiente aspettare , cercando il piu' possibile il proprio bene ( che a mio parere e' strettamente legato a quello degli altri) finche' si e'. Poi sara'......

Jacopus

Dio è stato importante nella storia dell'umanità. Pensare Dio e la divinità in generale ha significato pensare oltre e organizzare il futuro. Dio ha anche significato cercare un senso della giustizia che altrimenti sfociava nell'insensato e nella protervia umana e naturale, spiegata bene dal Candido. La divinità è stato un segnale polisemantico, esso stesso con una sua filosofia della storia, visto che dai riti animistici siamo passati alla mitologia ellenistica e da quella al monoteismo e nel monoteismo siamo passati dall'ebraismo dell'AT al calvinismo.
Ora dovremmo essere ancora in cammino verso un diverso tipo di spiritualità, che lasci andare Dio e la divinità, evitando allo stesso tempo di divinizzare l'uomo o le sue torri di Babele in versione ultra-scientifica. Non so se saremo in grado, ma sono abbastanza certo che parte della nostra libertà ed emancipazione passa da questa via.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

JE

Ciao Alexander,


per quanto mi riguarda vale la critica nietzsche-ana a proposito.


Nietzsche si era accorto del buco che la scomparsa del fondamento religioso avrebbe lasciato nella cultura europea e tentando di ideare un rimedio culturale per quando il tempo fosse venuto, aldilà di termini quasi markettari come oltreuomo, l'idea era buona: separare l'istinto razionale (causa finale) dall'istinto vitale (causa prima), il "pull" secondario dal "push" originario per cosi dire; comprendere che il primo viene dal secondo, e saperne ricavare nuove direzioni.


Effettivamente chi non è in grado di riformulare questo passaggio sarebbe caduto a sua detta nel nichilismo, ovvero il non-senso, ma anche la non-cultura del senso.


Simili ad animali addomesticati che perdono il loro padrone e non riescono a tornare alla libertà, al principio autofondante intrinseco nell'esserci.


Dio che ha rimosso il limite della predazione intersociale e dell'individualismo basso (instintuale) muore quando l'uomo é abbastanza cosciente da esercitare l'individualismo alto, cioè "creazione sopra di sé", vita come sacrificio per la propria arte.


Oppure quando smette di fare comodo al potere che in primis lo promulgò.


Siamo in un era di mezzo; alcuni si sono elevati, altri no, alcuni pensano di averlo fatto ma non è vero, altri il contrario. Gli scismi sono a mio parere ineluttabili.


Il culto dell'inclusività genera le più acute differenze, chi non considera la differenza é destinato ad acuirla fino al punto della massima divisività. Una volta separati si moriva; oggi si muore quando insieme (perché incompatibili).


Io mi auguro che da questa "battaglia spirituale" emerga un individuo più sufficiente a se stesso e meno asservibile alle logiche di potere, anche se era da aspettarsi che un'era del genere avrebbe reso necessaria al potere la massima potenza della sua logica (controllo tecnocratico).


Ciao  :)

viator

Salve. Il problema della mancanza di senso (umano, ovviamente) non si può certo risolvere investendo la nostra esistenza di sensi oltreumani (Dio).



Noi amiamo fare i "furbi" escogitando continuamente sensi della vita che ci valorizzino, ci esaltino, rendano splendente la nostra immagine allo specchio della nostra coscienza.



Così come esiste una precisa etnia e religione che proclamano incrollabilmente di essere state "elette da Dio" a prevalere su tutte le altre (ebrei ed israelitismo).........tale aspetto è perfettamente ovvio e consequenziale al fatto che, sul Pianeta e forse anche oltre, esista una precisa specie (quella umana) che si proclami candidamente superiore e padrona di tutte le altre specie (per carità........in nome della trascendenza divina!). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

#5


Figuriamoci, siamo venuti per divenire, come tutti gli altri animali, perché per noi -umani- dovrebbe essere diverso?

Dare senso al presente è rendere -con atto di volontà- il futuro diverso dal passato.

Creare due infiniti diversi che si limitino, ma non si imitino, tra di loro.

La fine può continuare all'infinito restando sempre differente dall'inizio, e l'inizio risalire nel tempo all'infinito restando sempre differente dalla fine. E ci sarebbe sempre e solo un attimo a dividerle.

Se io vivo, passato e futuro sono -eternamente- differenti.
Se io vivo non esiste il tempo, ma solo il divenire.

E il divenire -storico- a un certo punto ha travolto anche il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.

Penso sia stato perché all'uomo interessa soprattutto il divenire della volontà. La coincidenza di passato e voluto.

E il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, ha sempre la stessa, di volontà. Il suo voluto, non può passare. Costituisce dunque un'immagine solo approssimativa, dell'uomo e dei suoi veri problemi e desideri.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Nietzsche risolve il senso di vanità, e il conseguente nichilismo, al venir meno del finalismo teologico con due argomenti: credere nella terra, intesa come natura, e imparare ad amare il proprio fato (evolutivo). Poiché siamo nella sezione spirituale,  trovo vi sia più spiritualità in tale predicazione che nelle leggende neolitiche.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Citazione di: Ipazia il 22 Ottobre 2021, 21:55:00 PM
Nietzsche risolve il senso di vanità, e il conseguente nichilismo, al venir meno del finalismo teologico con due argomenti: credere nella terra, intesa come natura, e imparare ad amare il proprio fato (evolutivo). Poiché siamo nella sezione spirituale,  trovo vi sia più spiritualità in tale predicazione che nelle leggende neolitiche.

Ovvero : come - attraverso la doppia ed ugualmente appropriata interpretazione del termine VANITAS, ottenere il perfetto consenso di Viator nell'aver riconosciuto la vera e non EGOISTICA spiritualità. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#8
Citazione di: Alexander il 22 Ottobre 2021, 10:14:37 AM

"La storia umana , e quindi la storia personale di ognuno di noi, non appare priva di significato in assenza di Dio?.
Dio sembra una idea ben stramba. Da dove salta fuori?
E l'umanita' pure a ben pensarci.
Infatti come si può definire l'umanità?
Esiste davvero?
Di cosa si tratta esattamente?
Là si assume per fede o se ne può dimostrare l'esistenza?
Se affermiamo che la storia dell'umanità perde senso espellendo da essa Dio, è vero anche il contrario?

Penso che umanità e Dio siano concetti strettamente legati.
La morte di Dio è la morte dell'umanità.
Ma non è nessun lutto, essendo solo la presa di coscienza che l'umanità in se' è una convenzione.
Dovremmo allora forse meglio dire : la storia di ognuno di noi, e quindi la storia dell'umanità... e allora l'umanità riacquista un senso, come la storia comune di individui diversi.
Da dove nasce l'idea di Dio? È il perfetto esempio di ciò che noi diamo per scontato che esista, ma che in effetti non esiste, come , con altro esempio, l'umanità.
Dimostrare che esista l'umanità non mi sembra meno arduo che dimostrare che esista Dio.
Ma che senso ha percepire ciò che non esiste?
Secondo me ha senso, ma qui si aprirebbe un altra discussione.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

JE

Dal mio punto di vista l'idea di dio é il totem sociologico cardine e centro del gruppo.


Al centro é il simbolo: Metterci un umano mette a rischio la sopravvivenza della cultura, la affida al mondo della carne (peritura).


O per altro esempio meno tribale, Dio é lo spirito del lago di montagna: se si pensa l'umanità come una grande struttura di abitanti di montagna sistemati gerarchicamente vicino ad un fiume che scende, l'idea é che anche se chi sta piu in basso deve fare più strada, può sempre avere acqua fresca e pulita; metti un uomo ad abitare in cima, e sarà l'unico a bere acqua non sporca di escrementi ed urine.


Ovviamente questa é una interpretazione sociologica intorno alla nascita del concetto, mentre nel mio post precedente mi sono occupato del suo contesto storico per l'europa.

Ipazia

"Natura sive Deus" risolve la questione totem. Seppure non quella dei suoi autoproclamati guardiani (la Scienza, oggi). Con derivata pop gretina.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alexander

#11
Buona domenica a tutti



Natura sive deus o deus sive natura? Mentre me lo chiedo indosso una mascherina chirurgica e tengo in tasca un detergente chimico per le mani.Mi siedo e vedo bolli rossi per il distanziamento. Mai come in questo periodo mi è difficile pensare di trovare un senso nel movimento naturale. Forse questo senso c'è, ma è ancora più nascosto e indecifibrabile di un dio, o del Dio.
Penso che dalla natura si possa spremere del piacere, ma non del significato. Siamo ormai troppo lontani come esseri dalla natura. La tecnica ci ha portato ormai troppo al largo dalla riva naturale. Anche la "svolta green" è chiaramente un accelerato processo tecnologico, basato sulla paura, che mira a ridurre l'impatto  dell'uomo sull'ambiente, ma non porterà l'uomo ad abbracciare la natura, a trovare in essa un senso per la sua storia, anzi, la dipendenza e l'ibridazione dell'uomo con la tecnica sarà maggiore dell'attuale, con ogni probabilità e previsione.  L'evoluzione poi è solo uno scalino di una scala lunga e indecifrabile e che non necessariamente fa sempre salire. essendo privata di riferimento esterno a sé , che le può conferire senso. La lettura , positiva o negativa, di questa scala è esercizio soggettivo, spesso arbitrario e sottoposto a preferenze. E' proprio l'osservazione di questa scala che  fa nascere il senso di vanità. E' stata proprio la paura della natura il sorgere della tecnica che ci ha fatto allontanare da essa. Solo accettando la morte si accetta pienamente la natura. L'uomo però non accetta la morte, ne sente il fascino come di qualcosa esterno a sé, ma mai che la sua vita e la sua morte sono la medesima cosa.
Posso certamente, come facciamo tutti alla fine, dar-mi un senso, in modo  soggettivo. Un senso incerto perché ancorato ad un vuoto, il mio vuoto. Sempre un dubbio, come il tarlo del legno, me lo divora dal di dentro. Certo non possiamo nemmeno usare Dio come un anti-tarme.

Ipazia

#12
La natura è colei che è.  Il significato è un patema problema nostro a cui possiamo dare svariate soluzioni. In tale varietà sta la nostra libertà e gli artisti della materia e del pensiero ci hanno fornito "materia" abbondante su cui cimentarci per fare della nostra vita opera d'arte, riempiendola di significato. Sempre sotto l'ala protettiva del totem che ci ha generato. Il cui rispetto e conoscenza - come da monito dell'Ulisse dantesco - ricambia con la sua grazia.

P.S. capisco che in un'epoca di mammonesca antinatura denominata Scienza l'apocalittica sembri la via obbligata, ma resta valido il monito nicciano di credere nella terra. E nella scienza non corrotta dall'ideologia e dai suoi apocalittici cavalieri.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Kobayashi

La storia ha senso se è vista come un movimento che tende ad una piena conciliazione di libertà, ragione, e felicità.
Con il Dio giudaico-cristiano c'è libertà (l'uomo deve continuamente scegliere se seguire Dio oppure no), e felicità (vivere nella sua presenza significa per esempio convincersi che ciascuno di noi è stato voluto e creato esattamente così com'è, il che significa riconciliarsi con se stessi), ma non ragionevolezza (basti pensare l'episodio del sacrificio richiesto ad Abramo).
E infatti per tutto il medioevo il pensiero si è concentrato sul rapporto fede-ragione.
Il razionalismo moderno si è illuso di poter dar conto delle ragioni di Dio ma è riuscito soltanto a preparare l'avvento dell'ateismo.
In sostanza la via religiosa comporta un sacrificio, non della ragione umana in generale (perché ci sono molti temi religiosi perfettamente indagabili dalla ragione), ma di una comprensione esaustiva, totale, del piano di Dio.
Nel momento in cui la teologia da esegesi biblica diventa scienza (con la Scolastica medievale), si compie un passaggio (forse prima o poi necessario) che già segna la fine del cristianesimo perché la ragione a lungo andare non può fermarsi di fronte al mistero.

Tornando a noi, se si sceglie la via religiosa bisogna assimilare la posizione di Tertulliano, nel suo duplice significato:
- credo nonostante l'assurdità di certi elementi;
- credo proprio in quanto certi elementi sono assurdi, in quanto l'assurdità di questi elementi apre la strada ad una comprensione in realtà più profonda della vicenda umana.

Ci si decide per la profondità piuttosto che per la chiarezza.
I simboli di ogni religione sono pienezza di senso, profondità umanistica, ma non chiarezza ed evidenza di contenuti razionali eventualmente sottoponibile a calcolo.

L'idea di Rivoluzione è la forma completa di una visione della storia che metta insieme libertà, ragione, felicità.
Versione laica della Redenzione, però sconfitta (forse solo temporaneamente) dalla società dell'opulenza.
A quanto pare in presenza di un certo benessere la maggior parte delle persone sembrano essere disposte a rimangiarsi le esigenze di ragione e felicità (e di parte di libertà).
Infatti gli squilibri del mondo e la condizione di miseria di buona parte della popolazione mondiale significano: assenza di razionalità e di felicità (sia di chi soffre che di chi guarda coloro che soffrono).

viator

#14
Salve Ipazia. Citandoti : "La natura è colei che è."


Ma che ?..............personifichi ciò che tra l'altro, ha generato le persone ? Già ci sono i credenti che personificano Dio.............adesso ti ci metti anche tu - atea - con la natura, la quale ovviamente sarà "ciò che è" ?. Trovi ?.



Poi non si deve dire che l'uomo è ossessionato solamente da sè stesso ! A questo punto la titolazione del "topic" dovrebbe più sinceramente diventare "SENZA L'UOMO LA STORIA UMANA NON HA SENSO". Perdonami la pedanteria e saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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