Scienza e religione.

Aperto da iano, 10 Maggio 2021, 01:22:22 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

viator

Citazione di: iano il 10 Maggio 2021, 13:36:53 PM
Citazione di: viator il 10 Maggio 2021, 12:56:25 PM
Salve niko. Il tempo è l'essere. Ovvero la "dimensione" al cui interno di realizzano gli eventi. Niente eventi, niente tempo. Nè fuori di noi nè dentro di noi.

Ormai alla nausea, ripeto la mia definizione dell'l'essere : "LA CONDIZIONE PER LA QUALE LE CAUSE GENERANO DEGLI EFFETTI". Ciòè l'essere è ovviamente il generatore degli eventi.


Gli eventi sempre furono, sempre sono e sempre saranno. Saluti.
Questo tuo post nella sua stringatezza sembra possedere buoni spunti di riflessione, ma pure in questo poco spazio sei riuscito a farci stare dentro una evidente contraddizione.
Prima dici che il tempo è il "contenitore" degli eventi, ma poi dici che senza eventi non c'è tempo.
Magari allungando il brodo e togliendo il moscerino che vi nuota dentro potresti aprire un nuovo argomento molto interessante secondo me.



Salve iano. Guarda che io ho parlato di DIMENSIONE, non di CONTENITORE. Hai presente la classica distinzione tra materia, energia, spazio e tempo ?.




Ti ringrazio dell'interesse che dimostri per le mie argomentazioni ma, mi dispiace, attualmente il mio tempo (!) libero sta diminuendo e certi concetti non potrei svolgerli come meritano. Buone cose a te e tutti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Per Socrate. Il fatto che non vi siano state modifiche genetiche negli ultimi 100.000 anni è facilmente spiegabile a partire dal successo evolutivo di homo sapiens. In Natura vale la stessa regola che vige nello sport: "squadra che vince non si cambia". Inoltre più le strutture sono complesse più le modifiche genetiche sono rese anch'esse complesse, perché il sistema omeostatico dell'organismo dovrà attentamente controllare la riproduzione cellulare. Il nostro successo filogenetico inoltre ci ha permesso di spazzare via le specie più simili a noi. Fino a 40.000 anni fa coesistevano 4 specie di ominini con altro sviluppo cognitivo: homo sapiens, homo neanderthanlensis, homo denisoviani e homo florensiensis. Di due specie abbiamo ancora dei residui genetici (tranne i neri africani, che, alla faccia dei razzisti, sono dei purissimi homo sapiens). Se non avessimo avuto questo successo spettacolare, avremo probabilmente continuato ad ibridarci con denisoviani e neanderthaliani e potrebbero esserci oggi ulteriori specie di ominini, così come ci sono svariate specie di canidi (iene, lupi, cani, coyotes...).
Su Zichichi non mi pronuncio, ma nella scienza effettivamente vige il principio del riconoscimento da parte della comunità scientifica e se dovessi fare l'elenco degli scienziati neoevoluzionisitici, vi annoierei. Tra le altre cose, Zichichi è un fisico che vuole occuparsi di teoria evoluzionistica. Mi sembra una posizione ben poco scientifica.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

In realtà l'evoluzionismo, ripeto, non è affatto così elementare, logico e lampante come molti scienziati (la maggior parte) affermano. La documentazione fossile anzi va semmai contro l'evoluzionismo. Infatti nei fossili sono stati rinvenuti insetti come libellule e formiche risalenti a circa 100 milioni di anni fa, e sono uguali a quelle di oggi, gli squali di 400 milioni di anni fa hanno la stessa struttura di quelli di oggi e i pipistrelli di 50 milioni di anni fa sono uguali senza apprezzabili differenze a quelli di oggi.
Non ci sono testimonianze di esseri intermedi tra una specie e l'altra, vale a dire che non esistono nei fossili testimonianze di esseri con branchie che stanno mutando in polmoni, di rettili che sviluppano ali, di pinne che diventano pian piano arti, non ci sono insomma esseri a metà tra una specie e l'altra. Inoltre, cosa più importante, i fossili testimoniano che nel periodo Cambriano (500 milioni circa di anni fa) vi è stata un'esplosione di forme di vita testimoniate dalla documentazione fossile, ma queste forme di vita complesse (500 specie diverse) sono apparse all'improvviso e non sono stati trovati gli antenati precedenti che avrebbero potuto testimoniare un passaggio, una trasformazione verso queste forme di vita. Quindi l'idea evoluzionistica secondo cui "Natura non facit saltus" (la natura evolve gradatamente, senza salti), è smentita dalla documentazione fossile che attesta l'apparire improvviso della vita complessa nel Cambriano ed è smentita dall'assenza di fossili intermedi di transizione. La natura nel Cambriano il salto lo ha fatto, eccome. Non mi sembrano obiezioni da poco. L'evoluzionismo quindi è fatto solo di ipotesi e di supposizioni a cui in un'ultima analisi si può dare un'adesione che è di fede, non di scienza, e io, ripeto, mi tengo ben stretto il mio forte scetticismo sull'idea evoluzionistica della vita e sul concetto che mutazioni genetiche casuali, in un lento arco di tempo, abbiano portato alla formazione di forme di vita in cambiamento e transizione.
Inoltre per quanto riguarda il fatto che Zichichi non ha una buona reputazione in ambito scientifico, può esser vero, ma purtroppo la reputazione di uno scienziato è condizionata dal fatto che egli aderisca o meno alle teorie dominanti, e siccome Zichichi non aderisce all'idea evoluzionista e a teorie che in definitiva sono atee del mondo (molti scienziati infatti sono atei/agnostici), ecco che non viene considerato molto dalla comunità scientifica, poiché è  fuori dal coro.

iano

#18
@ Socrate.
I grandi scienziati sono sempre fuori dal coro, perché eretici rispetto alle opinioni correnti .
Solo il giudizio del tempo vale per stabilirne la vera grandezza.
Ma dimmi perché io dovrei sobbarcarmi il compito di smentire le tue affermazioni, quando tu non ti impegni nel verificare che l'idea di una discendenza dell'uomo dalla scimmia è del tutto estranea all'evoluzionismo.
Quale fonte hai usato?
Se tutte le tue affermazioni derivano dalla stessa fonte siamo a cavallo, si, ma di ronzinante, che a malapena sostiene il cavaliero dalla triste figura.
Ma io di certo non sono Sancho Panza che per convenienza sopporta le tue stramberie.
Sei stato  più volte sollecitato di farlo , ma ti rifiuti di appurare che che l'evoluzionismo non affermi che l'uomo discenda dalla scimmia, e ogni tua altra affermazione ne uscirà discreditata a priori, e non certo perché fuori dal coro, visto che si tratta di un motivo di successo da qualche millennio in qua', e che Zichichi si è limitato a ricantare, ma sbagliando coro.
Tu non sei chiamato a cambiare coro, ma a rispondere su un fatto semplice.
Dicci l'autorevole fonte che afferma l'uomo derivare dalla scimmia.
Nessuno di nessun coro canta questa canzone, meno che tu.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

Socrate. Ammettiamo che l'evoluzionismo sia una teoria strampalata. Vorrei a questo punto la spiegazione dell'esistenza di così tante specie che si sono estinte e di specie che le hanno sostituite. Nel pianeta terra vi sono state finora sei estinzioni di massa, l'ultima delle quali provocata da un meteorite che ha colpito il Messico 65 milioni di anni fa. Dopo queste estinzioni di massa la terra si è ripopolata con nuove forme di vita, come quelle del Cambriano di 600 milioni di anni fa. A partire da quali leggi vengono create le nuove forme di vita, una volta che le vecchie si estinguono? Chi ha deciso la creazione dell'uomo di Neanderthal e poco dopo dell'homo Sapiens?
E perché l'uomo di Neanderthal si è estinto? Quale disegno vi è in questo continuo rimescolamento, creazione, vita e morte di innumerevoli specie diverse, sia animali che vegetali? Perché è stato concesso ad homo sapiens il privilegio di far estinguere centinaia di specie viventi, privilegio precedentemente detenuto solo dalle catastrofi naturali?
Il modello evoluzionistico, con il supporto della teoria genetica attuale risponde in modo semplice e coerente a queste domande.
Ovvero possono esistere specie che durano milioni di anni, come i dipnoi, pesci con branchie e polmoni e specie non adattive che si estinguono dopo poche centinaia di migliaia di anni. Le variazioni genetiche sono un flusso continuo che agiscono anche oggi in homo sapiens. Gli abitanti del Nepal, ad esempio, hanno sviluppato nel corso di poche migliaia di anni una migliorata capacità a vivere in ambienti con meno ossigeno. Se quella popolazione continuasse a vivere isolata potrebbe generare una nuova specie di ominini nel giro di qualche centinaia di migliaia di anni. Ma se l'ambiente diventasse ostile in breve tempo, si accorcerebbero anche i tempi delle mutazioni oppure vi sarebbe l'estinzione della specie. Gli abitanti umani delle zone paludose hanno sviluppato un carattere sanguigno chiamato "microcitemia" che è caratterizzato da globuli rossi piccoli. Questa mutazione permette di essere quasi immuni dalla malaria, che infesta le zone paludose, anche se può scatenare l'anemia mediterranea, se entrambi i genitori sono microcitemici.
Ripeto che la nostra difficoltà a percepire bene il mutamento biologico dipende dalla gran mole di tempo che serve per questi mutamenti. Diecimila anni, in questo campo, hanno la durata di un istante.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele22

Citazione di: viator il 10 Maggio 2021, 12:56:25 PM
Salve niko. Il tempo è l'essere. Ovvero la "dimensione" al cui interno di realizzano gli eventi. Niente eventi, niente tempo. Nè fuori di noi nè dentro di noi.

Ormai alla nausea, ripeto la mia definizione dell'l'essere : "LA CONDIZIONE PER LA QUALE LE CAUSE GENERANO DEGLI EFFETTI". Ciòè l'essere è ovviamente il generatore degli eventi.


Gli eventi sempre furono, sempre sono e sempre saranno. Saluti.




Quello che dici Viator nella tua definizione e che io approvo è che si tratta di una condizione. Questa, come io l'intendo, prevederebbe in apparenza rinunciare all'immutabilità dell'essere. D'altra parte la definizione "L'essere è tempo" reca a mio avviso una contraddizione giacché il tempo implica il movimento. Quella che invece tu chiami condizione potrebbe rappresentarsi in una legge immutabile che determini l'esistenza del tempo ... Ciao intanto

viator

Un concetto estraneo alle possibilità di immaginazione di Socrate78 secondo me è quello di "permanenza all'interno della evoluzione".


Il trovare dei fossili di individui praticamente identici agli individui di specie attuali non dimostra affatto l'assenza di fenomeni evolutivi della specie.


Semplicemente, la biologia, mentre genera l'evoluzione di una piccola parte degli individui di una specie esistente (i quali, attraverso la propria discendenza e per "cumulo di mutazioni", genereranno una propria ulteriore specie poco o tanto diversa)..........non agisce sul "grosso" degli individui della specie più vecchia od "originaria" e ne conserva le caratteristiche attraverso il tempo.



Ciò perchè la vita è una piramide biologica disposta a strati, i più bassi ed antichi dei quali devono venir a tutti i costi conservati perchè rappresentano il basamento, il terreno sempre potenzialmente fecondo dal quale far nascere o rinascere il nuovo, l'evoluto, il più complesso.



Tutte le costruzioni originarie in natura vengono conservate, indipendentemente dal successo evolutivo di una parte dei loro esemplari. Per la ovvia ragione (ma per Socrate78 incomprensibile poichè egli crede nell'opera creatrice divina, così più semplice da immaginare) che - qualora gli strati superiori e più recenti della evoluzione venissero spazzati via - si potrà tranquillamente ricominciare dagli strati vitali più bassi. Salutoni.


Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

baylham

Nelle enciclopedie in rete si trovano ottimi riassunti degli studi scientifici sull'evoluzione graduale dell'uomo dai primati:

https://it.wikipedia.org/wiki/Evoluzione_umana
https://www.treccani.it/enciclopedia/evoluzione-genetica-dell-uomo_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/

La paleontologia non ha affatto falsificato l'evoluzionismo, semmai l'ha confermato, corroborato.

iano

#23
Citazione di: viator il 10 Maggio 2021, 18:58:17 PM
Un concetto estraneo alle possibilità di immaginazione di Socrate78 secondo me è quello di "permanenza all'interno della evoluzione".


Il trovare dei fossili di individui praticamente identici agli individui di specie attuali non dimostra affatto l'assenza di fenomeni evolutivi della specie.


Semplicemente, la biologia, mentre genera l'evoluzione di una piccola parte degli individui di una specie esistente (i quali, attraverso la propria discendenza e per "cumulo di mutazioni", genereranno una propria ulteriore specie poco o tanto diversa)..........non agisce sul "grosso" degli individui della specie più vecchia od "originaria" e ne conserva le caratteristiche attraverso il tempo.



Ciò perchè la vita è una piramide biologica disposta a strati, i più bassi ed antichi dei quali devono venir a tutti i costi conservati perchè rappresentano il basamento, il terreno sempre potenzialmente fecondo dal quale far nascere o rinascere il nuovo, l'evoluto, il più complesso.



Tutte le costruzioni originarie in natura vengono conservate, indipendentemente dal successo evolutivo di una parte dei loro esemplari. Per la ovvia ragione (ma per Socrate78 incomprensibile poichè egli crede nell'opera creatrice divina, così più semplice da immaginare) che - qualora gli strati superiori e più recenti della evoluzione venissero spazzati via - si potrà tranquillamente ricominciare dagli strati vitali più bassi. Salutoni.
Immagino si possa criticare quel che scrivi solo da un punto di vista filosofico perché  va' da se' che da un punto di vista scientifico non ha fondamento quel che scrivi.
Ma non è chiaro quale difficoltà dovrebbe avere Socrate ad aderire a questa filosofia della " natura non getta mai via gli stampi" se decidesse di farlo.
Vale la pena aggiungere che dal punto di vista scientifico si è constatato che specie diverse, che partono quindi da stampi diversi, convergono in specie del tutto simili, seppur distinte, e questo dimostrerebbe che all'evoluzione non occorre ricorrere agli stampi, ma è sufficiente che due specie diverse insistano sullo stesso ambiente, trovandosi ad affrontare gli stessi problemi e trovando le stesse soluzioni evolutive, quando non si estinguono prima.
Non è strano che stesse cause generino effetti simili, senza bisogno di uno stampo.
Le mutazioni sono casuali ma sterili ai fini del cambiamento evolutivo se non si hanno significativi cambiamenti nella nicchia ecologica di interesse.
Questo spiega perché alcune specie si siano conservate nel corso di milioni di anni mentre altre siano cambiate nel corso di un secolo.
Ma anche piccoli cambiamenti nell'ambiente possono portare all'estinzione se la popolazione non è al di sopra di una soglia critica che garantisca un numero sufficiente di mutazioni casuali nella popolazione.
Quando reintroduciamo animali in ambienti dai quali sono spariti non sopravviverebbero, stante l'esiguo numero, senza la nostra assistenza. Una volta che hanno raggiunto il numero critico possiamo lasciarli al loro destino, che però è solo una nella favola. Se vogliamo che gli animali sopravvivano nel "nostro ambiente" il meglio che riusciamo a fare è conservarne lo "stampo" in attesa di sperimentare coabitazioni più simbiotiche.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

InVerno

Considerate il duro lavoro che spetterà agli archeologi del futuro, presumibilmente atterrati da un altro pianeta a studiare cosa è accaduto su questo. Delle specie sul pianeta a rischio di estinzione in questo momento, solo del 10% abbiamo disponibili dei fossili, il restante 90% si estinguerà senza lasciare traccia, perchè fossilizzarsi non è un diritto animale (come entrare in coppia sull'arca) ma un occorrenza piuttosto rara, i fossili poi rischiano di andare persi\distrutti più passa il tempo. Immagino perciò che anche questi archeologi\genetisti venusiani, dovranno alle conferenze stampa fronteggiare i teorici dell'"anello mancante" venusiani, che immancabilmente e non diversamente di quelli terrestri, punteranno il dito contro la mancanza di fossili nella sequenza genetica, pensando di avere in mano chissà quale argomento infallibile, e offriranno come alternativa: il mito venusiano del Dio Zuturacchio che creò tutto roteando in senso orario il batacchio.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

iano

Concordo.
Anche i miti hanno il loro senso.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Salve a tutti. Mi sembra che ad ogni post che viene messo in giro, all'interno di esso si verifichi un decadimento pressoché costante su discorsi che nulla hanno a che fare col post. Che relazione vi è tra il Post di Iano con le diatribe circa la teoria dell'evoluzione? Tutto ciò influisce sulla qualità e sulla partecipazione al forum. Io penso di essere un eretico ad esempio, ma se voglio mettere sul banco degli accusati la scienza penso di dover avere l'onestà intellettuale di farlo dall'interno delle sue regole che son poi le regole della ragione, senza cioè spacciare pochi indizi come prova di qualcosa. Detto ciò volevo chiedere a Iano cosa intenda dire quando sostiene che la chiesa auspica un ritorno al passato invocando ad un presente eterno. Poi dice che meglio sarebbe stato non esserci mai mossi. Siccome a me vien da dire che la civiltà umana sia un grande sogno che spero prima o dopo si ridimensioni a fronte di qualcosa, nondimeno non riterrei che si debba tornare indietro, sempre che con questo termine si voglia esprimere un ritorno all'età dell'innocenza. A mio giudizio dovremmo infatti andare avanti con altro metro di misura, sempre però corroborato dalla ragione. Se la ragione giusta fosse quella che sostiene che tutti (innanzitutto e per lo più) auspicano pace e giustizia, mentre ottengono in realtà guerra e ingiustizia, per me significa che c'è qualcosa che non quadra. Oppure si abbia il coraggio di dire che l'unica ragione buona è quella che il più forte debba sottomettere il più debole e non se ne parli più

inquieto68

Citazione di: iano il 10 Maggio 2021, 01:22:22 AM
La scienza si vanta con alterna fortuna di poter leggere il futuro a partire dalla considerazione del  presente, fidando che un futuro vi sia, mentre la religione auspica al minimo  un eterno presente,  fidando ancor meglio in un ritorno al passato, considerato quale sia  il presente.
Ma in verità la scienza ammette di non sapere dove andiamo , mentre la religione lo crede, perché in fondo si tratta di percorrere al contrario una strada gia' fatta.
Tanta fatica per nulla. Che peccato. Meglio sarebbe stato se non ci si fosse mai mossi.
Il primo passo per  tornare indietro è quindi fermarsi ,trasformando già così  il presente in un futuro certo, in attesa di un radioso regresso futuro.


Provo a raccolgo l'invito a rimanere sul tema del post.


La religione (non solo il cristianesimo) contempla l'idea della trascendenza, un "altrove" che  fedeli, appartenendo alla realtà immanente, si raffigurano in termini di spazio-tempo. A mio avviso questa riduzione del trascendente all'immanente è un'errore (teo)logico: la "pienezza dei tempi" della religione cristiana non è il nostro futuro, e il "principio" in cui "era il Logos" non è il nostro passato.


Ma in un ottica laica la trascendenza, il divino, sono concetti assurdi, mentre la religione, pur come costruzione umana, esiste nei fatti, per cui avrà pur assolto a qualche necessità.
E tali presunte necessità sussistono anche dopo la rivoluzione scientifica?


La scienza si occupa certamente di futuro.
Il motto dei positivisti recitava: "Sapere per prevedere, prevedere per potere" (poter agire sulla realtà)
Scopo della conoscenza scientifica è appunto quello di fare previsioni future, cosa utilissima per poter agire sulla realtà con cognizione di causa.
In un ottica laica la religione è assimilabile alla dimensione etica, che ha il compito di valutare la liceità, il valore morale, la desiderabilità delle conseguenze delle nostre azioni.
La scienza potrà dirci , a partire dalle nostre azioni presenti, quale saranno le conseguenze future. Stabilire se tale futuro sia migliore o peggiore, desiderabile o meno, utile o meno al nostro benessere interiore e umano, attiene all'etica, la cui dimensione collettiva (laddove esiste) è la  morale, e la religione.




Un saluto


iano

#28
Citazione di: daniele22 il 11 Maggio 2021, 11:08:43 AM
Salve a tutti. Mi sembra che ad ogni post che viene messo in giro, all'interno di esso si verifichi un decadimento pressoché costante su discorsi che nulla hanno a che fare col post. Che relazione vi è tra il Post di Iano con le diatribe circa la teoria dell'evoluzione? Tutto ciò influisce sulla qualità e sulla partecipazione al forum. Io penso di essere un eretico ad esempio, ma se voglio mettere sul banco degli accusati la scienza penso di dover avere l'onestà intellettuale di farlo dall'interno delle sue regole che son poi le regole della ragione, senza cioè spacciare pochi indizi come prova di qualcosa. Detto ciò volevo chiedere a Iano cosa intenda dire quando sostiene che la chiesa auspica un ritorno al passato invocando ad un presente eterno. Poi dice che meglio sarebbe stato non esserci mai mossi. Siccome a me vien da dire che la civiltà umana sia un grande sogno che spero prima o dopo si ridimensioni a fronte di qualcosa, nondimeno non riterrei che si debba tornare indietro, sempre che con questo termine si voglia esprimere un ritorno all'età dell'innocenza. A mio giudizio dovremmo infatti andare avanti con altro metro di misura, sempre però corroborato dalla ragione. Se la ragione giusta fosse quella che sostiene che tutti (innanzitutto e per lo più) auspicano pace e giustizia, mentre ottengono in realtà guerra e ingiustizia, per me significa che c'è qualcosa che non quadra. Oppure si abbia il coraggio di dire che l'unica ragione buona è quella che il più forte debba sottomettere il più debole e non se ne parli più
Meglio sarebbe stato non essersi mai mossi...ovviamente lo dico con ironia Daniele.
Diciamo che per cambiare bisogna prima essere, e queste due cose entrano in conflitto.
Se ho la tensione di cambiare in bene, di chi sto facendo veramente il bene se io non sarò più ciò che sono?
Se c'è' un paradiso vorremmo andarci per quel che siamo ora mantello e sandali compresi.
Insomma, il nostro amor proprio è inevitabilmente limitato nel presente , e anche quando ci proiettiamo nel futuro ci immaginiamo come noi stessi ora.
Il discorso sull'evoluzionismo in qualche modo non è fuori tema.
Il nostro amor proprio , rivolto a noi stessi, adesso, ci rende irricevibili le prove che noi un tempo si fosse diversi da quel che siamo, fidando che continueremo ad essere quel che siamo, perché ovviamente non possono esserci prove che in futuro smetteremo di essere quel che siamo.
Il ritorno al paradiso perduto è l'aspirazione ad essere in modo definitivo ed immutabile , seppur con qualche variabile incidente di percorso cui comunque confidiamo di rimediare.
L'autocoscienza è conservativa.
In quanto individui, per affermarci come tali, non solo entriamo in competizione con gli altri individui, ma anche con i nostri fantasmi del passato e del futuro e come in tutte le competizioni in cui l'importante è vincere, e dove il premio è noi stessi, siamo disposti a giocare sporco.
Se c'è un milione di prove fra queste sceglieremo l'unica che dimostri che noi siamo stati, siamo e saremo quel che siamo.
Possiamo anche proiettare questa nostra aspirazione in un futuro paradiso, ma per noi il vero paradiso è sempre adesso, perché così come siamo adesso ci immaginiamo in quel paradiso..
In questo paradiso ci immaginiamo per quel che siamo. Vorremmo andarci noi in paradiso e non chi sa' chi altro, quell'altro che saremo. Cosa abbiamo noi a che spartire con lui?
Credo che l'autocoscienza sia qualcosa di costruito, anche se noi non abbiamo coscienza del come si sia costituita, ma non per questo dobbiamo ammantarla di mistico mistero.
Abbiamo esempio più in chiaro di come si costituiscono le specie.
Come facciamo a dire infatti che i cavalli sono quel che sono se siamo stati noi a costruirne le razze?
Le leggi dell'evoluzione le abbiamo applicate da molto prima che Darwin le sistematizzasse con criterio.
Di fatto possiamo modificare a piacere le specie, disfacendo le e ricreandole, non perché siamo Dio, ma perché esse nascono da una nostra libera convenzione, che possiamo quindi modificare volendo, e a queste modifiche corrisponderanno nuove specie.
Considerando che l'autocoscienza non può che derivare da meccanismi simili, seppur non noti a noi nei dettagli, e considerando i suoi pro e i suoi contro, non credi che potrebbe essere arrivato il momento di provare a ripensarla?
Come? Credo che lo scopriremo, anche perché è qualcosa in divenire, e ad essa si può risalire dai suoi effetti , specie quando questi effetti non possono ignorarsi a causa della loro evidenza paradossale.


La nostra religione siamo noi, ma la scienza ci invita a non affezionarci troppo a noi stessi, perché domani saremo altro, come altro siamo stati.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

niko

#29
Citazione di: inquieto68 il 11 Maggio 2021, 13:19:53 PM
Citazione di: iano il 10 Maggio 2021, 01:22:22 AM
La scienza si vanta con alterna fortuna di poter leggere il futuro a partire dalla considerazione del  presente, fidando che un futuro vi sia, mentre la religione auspica al minimo  un eterno presente,  fidando ancor meglio in un ritorno al passato, considerato quale sia  il presente.
Ma in verità la scienza ammette di non sapere dove andiamo , mentre la religione lo crede, perché in fondo si tratta di percorrere al contrario una strada gia' fatta.
Tanta fatica per nulla. Che peccato. Meglio sarebbe stato se non ci si fosse mai mossi.
Il primo passo per  tornare indietro è quindi fermarsi ,trasformando già così  il presente in un futuro certo, in attesa di un radioso regresso futuro.


Provo a raccolgo l'invito a rimanere sul tema del post.


La religione (non solo il cristianesimo) contempla l'idea della trascendenza, un "altrove" che  fedeli, appartenendo alla realtà immanente, si raffigurano in termini di spazio-tempo. A mio avviso questa riduzione del trascendente all'immanente è un'errore (teo)logico: la "pienezza dei tempi" della religione cristiana non è il nostro futuro, e il "principio" in cui "era il Logos" non è il nostro passato.


Ma in un ottica laica la trascendenza, il divino, sono concetti assurdi, mentre la religione, pur come costruzione umana, esiste nei fatti, per cui avrà pur assolto a qualche necessità.
E tali presunte necessità sussistono anche dopo la rivoluzione scientifica?


La scienza si occupa certamente di futuro.
Il motto dei positivisti recitava: "Sapere per prevedere, prevedere per potere" (poter agire sulla realtà)
Scopo della conoscenza scientifica è appunto quello di fare previsioni future, cosa utilissima per poter agire sulla realtà con cognizione di causa.
In un ottica laica la religione è assimilabile alla dimensione etica, che ha il compito di valutare la liceità, il valore morale, la desiderabilità delle conseguenze delle nostre azioni.
La scienza potrà dirci , a partire dalle nostre azioni presenti, quale saranno le conseguenze future. Stabilire se tale futuro sia migliore o peggiore, desiderabile o meno, utile o meno al nostro benessere interiore e umano, attiene all'etica, la cui dimensione collettiva (laddove esiste) è la  morale, e la religione.

Un saluto




Io penso che l'uomo si sia inventato la religione principalmente per rispondere alla domanda esistenziale fondamentale sulla coscienza e alla domanda esistenziale sul destino, e dunque, ancora, sulla coscienza, dei defunti.
Duplice domanda dunque, quella che secondo me soggiace alla ricerca della verità a cui inizialmente danno risposta i miti e la religione: " 1 chi sono io come essere cosciente, 2 che fine fanno i defunti, quindi, per estensione, che fine farò io".

Abbiamo, penso in generale come esseri umani, non solo i moderni e non solo gli occidentali, abbastanza facilità a concepire il fatto che lo spazio e l'estensione non siano costitutivi della coscienza e non vi abbiano a che fare (Cartesio insegna); andiamo invece in crisi se proviamo a pensare la rottura del nesso tra coscienza e tempo perché il tempo rientra nella coscienza sia come presupposto che come "costitutivo".


Quindi credo facilmente che l'aldilà delle religioni non sia, appena si impone un certo livello di astrazione e complessità, un altrove spaziale, ma, non altrettanto facilmente, credo che quello della religione non sia o possa non essere un altrove temporale, perché, in un luogo intemporale o eterno, l'uomo non troverebbe risposte su quello che originariamente lo ha interessato e per cui originariamente si è inventato il mito e la religione, cioè la coscienza come processo e la coscienza dei defunti come processo eventualmente eternamente conservantesi, ma pur sempre processo. L'intemporale può essere bellissimo, essere il mondo platonico delle idee, della bellezza eccetera, ma non si può immaginare di vivere nell'intemporale, quindi l'intemporale non può essere originariamente una risposta sulla vita, ne tanto meno sulla sopravvivenza.

Quindi facile a dirsi che quello della religione non è un altrove spaziale o materiale, molto più difficile a dirsi che non sia un altrove temporale, molto più logicamente è un altrove temporale che non è anche nello spazio, quindi la risposta naturale al sentirsi vivi nel senso del sentirsi coscienti, assolutamente differenti dall'ambiente, avere un qualcosa di speciale assolutamente irriducibile allo spazio così come il suo apparire come durata non contiene attimi uguali, e pensare, o quanto meno sperare, di poter sopravvivere in tale condizione anche dopo la disgregazione del corpo.

Insomma io non credo che il tempo sia l'essere, l'essere lo identifico più che altro con lo spazio; il tempo, che riempie lo spazio ed è il fondo non visto dell'essere, è il nulla, e la domanda sul nulla non può essere elusa perché ivi, nel nulla rispetto ad un essere di spazio, sembra svolgersi la coscienza fin anche da vivi, e tanto più ivi, nel nulla assoluto, sembra destinata ad andare dopo la morte se non si ammette una qualche forma inesperibile di sopravvivenza della coscienza come processo, anche dopo che non è più manifesto il corpo come elemento materiale dello spazio.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Discussioni simili (5)