Salvare se stessa o salvare il nascituro?

Aperto da everlost, 02 Febbraio 2019, 18:45:09 PM

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sgiombo

Per ora, in assenza di obiezioni (che già mi sarei aspettato numerose e vivaci) sono costretto a concludere che "chi tace acconsente" con la mia scandalosa domanda retorica (a risposta evidentemente negativa):

Qualcuno si sentirebbe di sostenere che si tratta di un trattamento eticamente giustificabile?

Il soggetto sottinteso essendo il mettere al mondo dei figli imponendo loro il rischio dell' infelicità senza poter chiedere il loro consenso.

(Scusate la -reiterata- provocazione)



P.S.: se i moderatori la considerassero troppo fuori tema, la si potrebbe spostare un un' altra apposita discussione.

Ipazia

#16
Citazione di: sgiombo il 05 Febbraio 2019, 16:40:44 PM
Per ora, in assenza di obiezioni (che già mi sarei aspettato numerose e vivaci) sono costretto a concludere che "chi tace acconsente" con la mia scandalosa domanda retorica (a risposta evidentemente negativa):

Qualcuno si sentirebbe di sostenere che si tratta di un trattamento eticamente giustificabile?

Il soggetto sottinteso essendo il mettere al mondo dei figli imponendo loro il rischio dell' infelicità senza poter chiedere il loro consenso.

(Scusate la -reiterata- provocazione)

Sono le cantonate che si prendono quando non si crede nel libero arbitrio  :P

Non è che tutto debba ricadere nell'imperativo etico categorico. C'è anche un margine di libertà in cui anche l'etica, oltre che la scienza, non ha nulla da dire. E' lo spazio della libertà individuale che non danneggia nessuno. Leggendo "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia capisci cosa intendo dire ed è detto molto meglio di come lo possa dire io. Se una coppia di genitori si prende carico del proprio figlio disabile ha tutto il sacrosanto diritto di farlo e non c'è etica o norma che possa mettersi di traverso. La sofferenza del disabile è opinabile e comunque va sempre relazionata al contesto familiare. In molte situazioni manifestano meno disagio esistenziale dei loro fratelli "sani".

Detto questo io non avrei mai partorito un figlio disabile. Nemmeno un figlio abile in questo tipo di società negriera. Ma è una mia libera scelta personale che non intendo in nessun caso far valere come paradigma etico, nè soggiacere a paradigmi altrui.

Un pezzo, forse il più importante, della sacralità del vivere, è laddove ci siamo ricavati spazi di libertà di agire senza dover rendere conto a qualcuno. Che poi è l'essenza della condizione adulta.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Socrate78

Se nessuno però caro Sgiombo mettesse al mondo figli l'umanità andrebbe giocoforza ad estinguersi lentamente e non ci sarebbe nemmeno più chi inizierà a combattere per un mondo migliore, con meno ingiustizie: infatti se il destino dell'uomo è l'estinzione a che gioverebbe combattere per il bene?

sgiombo

#18
Citazione di: Ipazia il 05 Febbraio 2019, 22:16:56 PM
Sono le cantonate che si prendono quando non si crede nel libero arbitrio  :P

Non è che tutto debba ricadere nell'imperativo etico categorico. C'è anche un margine di libertà in cui anche l'etica, oltre che la scienza, non ha nulla da dire. E' lo spazio della libertà individuale che non danneggia nessuno. Leggendo "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia capisci cosa intendo dire ed è detto molto meglio di come lo possa dire io. Se una coppia di genitori si prende carico del proprio figlio disabile ha tut

to il sacrosanto diritto di farlo e non c'è etica o norma che possa mettersi di traverso. La sofferenza del disabile è opinabile e comunque va sempre relazionata al contesto familiare. In molte situazioni manifestano meno disagio esistenziale dei loro fratelli "sani".

Detto questo io non avrei mai partorito un figlio disabile. Nemmeno un figlio abile in questo tipo di società negriera. Ma è una mia libera scelta personale che non intendo in nessun caso far valere come paradigma etico, nè soggiacere a paradigmi altrui.

Un pezzo, forse il più importante, della sacralità del vivere, è laddove ci siamo ricavati spazi di libertà di agire senza dover rendere conto a qualcuno. Che poi è l'essenza della condizione adulta.

Ti invito a rileggere più attentamente la mia provocazione (possibile che appena mi riesci simpatica, nella fattispecie con i ricordi di gioventù affini ai miei nell' altra discussione, devi subito "rimediare" con pretese attribuzioni di inesistenti cantonate da parte mia? Mi scuso per lo sfogo).

Non parlo di feti affetti da patologie, ma del rischio di essere infelici che corrono tutti i nati (anche quelli che da feti erano sanissimi) senza che sia possibile chiedere il loro consenso per affibbiarglielo.

Poi il libero arbitrio non c' entra proprio per nulla: che ci sia o non ci sia, (che lo si faccia deterministicamente o casualmente) il decidere di fare un figlio (che potrebbe essere infelice; oppure felice) imponendogli il rischio (e non la certezza!) dell' infelicità senza poter chiedere il suo permesso mi sembra (a meno che mi si dimostri il contrario) profondamente ingiusto (per un' illustrazione mediante esempio di ciò che intendo dire ti invito a rileggere l' esempio della scelta della carta).


Se avessi un figlio che, come L' Edipo di Sofocle affermasse: "«Non essere mai nati è la cosa migliore e la seconda, una volta venuti al mondo, tornare lì donde si è giunti.», oppure come Leopardi (attraverso il pastore errante dell' Asia) ti dicesse:
Nasce l' uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell' essere nato.
Poi che crescendo viene,
L' uno e l' altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell'umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
Perché reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?

Ti sentiresti ancora di affermare che Un pezzo, forse il più importante, della sacralità del vivere, è laddove ci siamo ricavati spazi di libertà di agire senza dover rendere conto a qualcuno. Che poi è l'essenza della condizione adulta? (evidenziazione in grassetto mia)

viator

Salve Sgiombo. Purtroppo non posso contraddirti come tu forse attendevi che qualcuno facesse. Il fatto è che finalmente si realizza una completa sintonia tra noi due.

Parlando di diritto, l'individuo ne diventa soggetto ed oggetto solo una volta che sia venuto alla luce, diventando in questo modo cittadino e persona. Spermatozoi, ovuli, embrioni e feti non lo sono.

Che poi l'individuo, prima di vedere la luce, sia un rispettabilissimo essere vivente, questa è questione diversa che concerne la visione del mondo, il sentimento, l'etica, la morale, la fede ma non - ripeto il diritto.

Perciò la legge deve stabilire che - sinchè si veda la luce - si giace sotto la potestà e l'intima responsabilità ETICA del soggetto ospitante il nascituro. Il quale dovrà autonomamente decidere quale destino dare alla vita che ha provveduto ad evocare e che nutre in sè.

Ciò tra l'altro verrebbe ad escludere la possibiltà - da parte del medico il cui ruolo deve rimanere unicamente PROFESSIONALE - di obiettare circa la prestazione PROFESSIONALE che gli viene richiesta e demandata in caso di sceta abortiva da parte della madre.

Il padre non deve avere alcuna voce in capitolo. Nel caso sia anche marito e non condivida la scelta della consorte, potrà solamente fruire del diritto di chiedere ed ottenere il divorzio accompagnato o meno dal disconoscimento del nascituro. Il tutto motivato da "scelta abortiva coniugalmente non condivisa" e con conseguenze legali e patrimoniali a carico della moglie. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Lou

Citazione di: everlost il 02 Febbraio 2019, 18:45:09 PM
Vorrei parlarvi di un caso di cronaca recente che mi ha molto colpito: la storia di una giovane mamma coraggiosa, Chiara, che ha scelto di non curare il tumore (diagnosticato al quinto mese di gravidanza) per non uccidere il suo bambino. https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/rinuncia-cure-nasce-bimbo-sano-muore-di-cancro
Il piccolo è nato ma Chiara purtroppo ha perso la vita.
Sui social, i commenti si sono scatenati sia per lodare sia per criticare - anche in modo crudele - la scelta di questa giovane donna, che alcuni considerano una 'madre coraggio', altri un'incosciente irresponsabile.
Non è certo l'unica mamma ad aver preso una decisione del genere in gravidanza, però lei è una delle più sfortunate.
Secondo voi, si può davvero condannare una scelta del genere?
Da un diverso punto di vista, mi vorrei collegare alla discussione Il fine giustifica i mezzi
per approfondire un discorso iniziato là con Freedom.
Filosoficamente, lo scopo in questo caso era ottimo, cioè salvaguardare il feto; ma  le conseguenze suscitano molti interrogativi.
ma che significa " condannare ", già mettersi nella condizione di ergersi a giudici capaci di condannare o assolvere scelte di una portata tragicamente soggettive e insondabili é qualcosa mi riesce difficile comprendere.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Ipazia

#21
@sgiombo

Mi scuso per la cantonata sul libero arbitrio, ma rimane quella metafisica. Per superare la quale, come per superare la tartaruga partita prima di Achille, è sufficiente constatare che non siamo in presenza di epidemie di suicidi a due cifre. L'istinto di sopravvivenza tira ancora alla grande, malgrado facciamo di tutto per annichilirlo. Dura vita sed vita.

Leopardi ebbe una madre anaffettiva e si consolò coi dolci. Anche lui alla fine trovò qualche motivo per vivere.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Oh, così mi piaci (il che non significa pretendere che la cosa ti debba gratificare).

Anch' io sono ottimista e convinto (almeno finora; non faccio alcuno scongiuro solo perché non sono superstizioso) che la mia vita é fortunata e felice.
E ho pure fatto un figlio!
Però vorrei far notare a tutti pacatamente il fatto paradossale (?) che chi nasce rischia l' infelicità (anche se non é il caso nostro e di tanti altri ...per fortuna!); e che un rischio simile non dovrebbe essere subito senza il proprio asenso.

Viator per esempio ha ponderato la questione senza pregiudizi ed é giunto ad una conclusione simile alla mia.
Non per vedere se la maggioranza mi dà ragione o meno (che non sarebbe, come dice giustamente Piero Angela, un criterio di verità), ma mi incuriosisce vedere come si pongono il problema anche altri amici del forum.

sgiombo

Citazione di: Socrate78 il 05 Febbraio 2019, 22:18:31 PM
Se nessuno però caro Sgiombo mettesse al mondo figli l'umanità andrebbe giocoforza ad estinguersi lentamente e non ci sarebbe nemmeno più chi inizierà a combattere per un mondo migliore, con meno ingiustizie: infatti se il destino dell'uomo è l'estinzione a che gioverebbe combattere per il bene?

E' vero.

E fa parte del paradosso...

E d' altra parte se non ci fosse più nessun essere autocosciente, nemmeno ci sarebbe più infelicità, né bisogno di felicità e di giustiia.


Chiedo in particolare a Sariputra

Ma l' annullamento dell' esistenza non é anche il massimo del desiderabile per il buddismo?

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