Riflessioni critiche sulle NDE e sulle OBE (esperienze di pre-morte).

Aperto da Socrate78, 09 Ottobre 2022, 19:40:35 PM

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Pio

Citazione di: Claudia K il 25 Febbraio 2023, 19:46:08 PMAffermazione metodologidamente sacrosanta. (Sperabile che anche secondo te valga per qualunque ipotesi).
In Logica umana è chi afferma l'esistenza di qualcosa a doverlo provare. E il contrario si definisce "probatio diabolica", quindi impercorribile e pertanto improponibile.

Sunto : come si dimostra che le cosiddette esperienze di <pre-morte> dicano qualcosa di significativo al riguardo della MORTE a cui i protagonisti non sono pervenuti ?   
Naturale che vale anche per me. Nessuno ha dimostrato che la coscienza sopravviva alla morte corporale e nessuno ha dimostrato il contrario.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Claudia K

Citazione di: Socrate78 il 25 Febbraio 2023, 19:53:45 PMLe esperienze di pre-morte sono invece simili tra loro indipendentemente dalla cultura di appartenenza, gli elementi simili sono:
A) La sensazione di essere pervasi da una Luce accogliente e pervasiva, piena di amore.
B) La rivisitazione della propria vita e la percezione degli effetti che le nostre azioni hanno avuto sugli altri e conseguente giudizio su se stessi e sul proprio operato. Si nota spesso che compare un'Essere di Luce che domanda alla persona: "Hai amato durante la tua vita?", quindi c'è una sorta di giudizio indiretto sull'operato dell'individuo.
C) La visione dei propri cari defunti oppure di entità di Luce, o anche di persone che non si conoscono e che poi il soggetto scopre essere morte dopo l'esperienza.
D) La percezione di un confine oltre il quale è vietato andare pena l'impossibilità di tornare indietro oppure la visione di un'Entità che ti dice che non è ancora giunto il momento di lasciare la vita terrena.
Sono elementi comuni, quindi vanno al di là delle culture di appartenenza, di conseguenza tali elementi costituiscono secondo me il nocciolo veridico delle esperienze, perché non sono condizionati dalla cultura di appartenenza, ma la trascendono e a mio avviso sono un forte indizio dell'esistenza di una realtà ultraterrena.
Non volermene ma mi sembra un riepilogo quanto meno discutibile.
Ho portato io sopra due esempi tutti italiani che qui ricordo per la terza volta : è classificata come esperienza di <pre-morte> quella della signora non vedente che però ricorda l'incidente stradale e la targa di chi l'ha investita , e altrettanto è classificata come esperienza di <pre-morte> quella del signor Nesticò che in <pre-morte> partecipò a una partitella di calcio con amichetti noti, in realtà mai avvenuta.
Ti sembra ci sia qualcosa in comune tra queste due esperienze? A me proprio no.

Ma soprattutto (già detto anche questo, e mi scuso della ripetizione) : qualunque cosa accada nelle cosiddette <esperienze di pre-morte>, come si fa a definirle <di pre-morte> quando la morte non è seguita e il cervello VIVENTE del "pre-morto" che non è poi morto, nella sua immensa complessità, può aver generato qualche miliardata di processi (tutti DI vivente, che infatti non è morto) di cui conosciamo meno di niente?
Non so più come dirlo: è questo nesso indimostrato e indomostrabile che non mi torna! Quello in base al quale si prende un tipo di esperienza (che poi è molto variegato) e ci si vuole autoconvincere che quell'esperienza sia un saggio o una prova di vita oltre la morte.
Per me è sicurissimamente una prova di quante potenzialità sconosciute abbia il nostro cervello, ma non mi sentirei mai di andare oltre solo perchè spero nella vita ultraterrena (e ci spero, credimi, soprattutto pensando ai cari che non sono più qui).

A questo punto prendo a parametro uno dei miei <vissuti> che non posso aver vissuto fisicamente e scientemente.
Già detto che il senso del sovrannaturale mi accompagna, come Croce e come Delizia, dalla prima infanzia.
Anni fa accade che per ragioni personali e familiari resto da sola per due settimane nella mia casa (grandicella e non in condominio). Per i primi treo quattro giorni esco, lavoro, sono anche fuori a pranzo e cena, torno tutto ok.
Poi...senza che fosse accaduto nulla di particolare...la quarta o quinta sera...rientro e vdo a letto, ma ero agitata senza motivo plausibile. Se volessi romanzare potrei dire che era come se percepissi qualche evento imminente o qualche presenza ignota. Ma non romanzo la cosa e dico solo che ero inspiegabilmente agitata, senza che quella nottata avesse nulla di obiettivamente diverso dalle tre o quattro precedenti.
Sta di fatto che anzichè assopirmi...mi sveglio ed elettrizzo ansiosamente sempre di più.
Decido di svariare e stancarmi e vado nella camera di fianco alla mia, con il proposito di svariare riordinandola.
Vado in quella stanza con un disivoltura che non c'era e che stavo imponendo a me stessa, e infatti mi agitano subito dei fasci di luce che immediatamente capii essere dovuti ai fari delle  alle auto che passavano e la cui luce entrava obliquamente dinanzi a me da una terza stanza. Tranquilla comincio a riordinare e a quel punto, nella stanza in cui lavoravo, avevo alle spalle UNA sola fonte di luce che era quella del lampadario monolampada della stanza stessa.
Comincio a lavorare e mi rendo conto che...invece di produrre UN'ombra tra pavimento e pareti...ne produco DUE e neanche del tutto sincrone...mi soffermo sul fenomeno e varie prove di movimento, in cui si conferma inequivocabilmente che con una sola fonte di luce alle spalle io produco due ombre e che queste non sono sincrone...
FINE
Io in quel <vissuto> non ho fatto altro.
So che al mattino dopo mi sono svegliata senza asolutamente pensare a questa cosa. Però ero tranquillissima e tale sono restata per tutti gli altri giorni di notti da sola.
Per me era un'esperienza acquisita e metabolizzata nel più tranquillo dei modi, tanto da non ripensarla neanche, come non si ripensa a tutto ciò che ordinario e normale.
Fu solo molto dopo, infatti, e in seguito ad <esperienza> analoga, che mi sovvenne la prima e mi resi conto che io non avrei assolutamente potuto viverla con la me fisica e cosciente che sono .
La ragione è molto semplice: io, anche la io di oggi, se mi rendessi conto che ad ogni mio movimento corrispondono due ombre non sincrone...ma ti assicuro che scapperei fuori di casa e mi metterei in auto per fare giorno in qualunque posto diverso da casa mia, e organizzandomi sul tipo di provvedimenti da adottare prima di rientrarci!
Assolutissimamente IMPOSSIBILE che la me cosciente avrebbe potuto tornare a letto e dormire tranquillamente fino al mattino, dopo una presa d'atto di questo genere.
E invece è successo. O meglio : non so cosa sia successo. Non lo so proprio. So che quella <esperienza> è stata una pietra miliare e tutta in positivo. So che non era un sogno. So che l'ho vissuta ma non fisicamente e non con presenza a me stessa della me stessa vigile. (E così TANTE altre).
Come la vogliamo leggere? (ripeto che ero assolutamente sana e senza alcuna interferenza di sostanze psicoattive, alcol incluso).
Me la posso romanzare ipotizzando (faccio per dire) un angelo che mi ha presa per mano e riportata a letto per dormire serena malgrado tutto?
A me non viene...
Mi viene molto più lineare ipotizzare che sia stata una risorsa di qualche parte del mio cervello che si è attivata in presenza di stress (perchè quella sera lo stress c'era e potevo tagliarlo a fette per quanto solido, benchè non ne avessi ragioni plausibili, e beanchè assolutamente nulla fosse cambiato rispetto ai tre o quattro giorni precedenti in cui non avevo nessun tipo di agitazione). E mi torna molto più logico pensare che sia stato un meccanismo di <autocura> del cervello, con potenzialità ed efficacia davvero inimmaginabili. 


bobmax

Da quanto mi è capitato di sperimentare personalmente, le cosiddette "esperienze pre morte", pur avvenendo spesso in situazioni in cui la propria sopravvivenza è in forse, non riguardano la morte in sé.

E neppure un eventuale, improbabile, al di là.
Piuttosto, sono occasioni in cui l'io individuale perde momentaneamente di consistenza. A causa di un repentino ampliamento di consapevolezza.
 L'altro, non è più davvero "altro", non lo è mai stato.

Nel mio caso, mi sono ritrovato ad essere l'amato. Pur mantenendo una reminiscenza del mio io individuale, ero pure l'amato.

L'impatto sull'io individuale è violento.
Perché la mente perde ogni riferimento, assiste senza poter razionalizzare.
Solo dopo la esperienza, è possibile cercare di recuperare un senso di ciò che si è comunque vissuto.

L'Uno è infatti impossibile da affrontare.
Solo l'amore può salvare dall'orrore del Nulla. E trasformarlo in beatitudine.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Aspirante Filosofo58

Ho appena finito di leggere il libro "La vita oltre la vita" di Raymond Moody, che spiega bene il concetto di pre-morte, di queste persone che si sono trovate per un certo periodo di tempo fuori dal corpo, potendo vedere e sentire tutto ciò che avveniva intorno al loro corpo, dato quasi per spacciato; di come queste persone quasi si vergognassero di raccontare quegli episodi, per paura di non essere credute,  o peggio, di essere prese per matte. Mi è piaciuto anche perché l'autore non mi ha mai dato l'impressione di essere un "tifoso" pro o contro la pre-morte. 
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

Pensarbene

Una scissione di emisferi che libera l'emisfero destro dal sinistro,l'intuizione e i processi analogici e inconsci di solito repressi.
In quelle condizioni,una persona può sperimentare "cose dell'altro mondo" che sono,invece,di questo.

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