Quali aree del cervello si attivano quando si ama e quando si odia?

Aperto da Socrate78, 26 Agosto 2021, 13:35:35 PM

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Socrate78

Siccome, anche per me che sono credente, i sentimenti hanno oltre ad una origine spirituale anche un'origine fisica (cerebrale) qualcuno sa dirmi quali sono le aree cerebrali che si attivano quando si ama molto qualcosa e quando invece si prova odio? Mi interesserebbe sapere soprattutto quali sono le aree cerebrali implicate nell'odio o in sentimenti simili (disprezzo ad esempio) e se sono per caso uguali a quelle che determinano l'amore. Qualcuno sa dirmi qualcosa?

Jacopus

Socrate buongiorno. Credo che sarebbe stato più opportuno inserire questo topic in scienza. In ogni caso Baron-Cohen, che insegna a Cambridge, ha scritto un libro che potrebbe interssarti, che si intitola "La scienza del male" proprio su questo argomento. Rispetto all'amore, e quindi a tutto ciò che ci fa sentire bene, perchè collegati agli altri in modo positivo, Baron-Cohen, parla di circuito dell'empatia, che riguarda una decina di regioni del cervello fra loro interconnesse: la corteccia prefrontale, la corteccia orbitofrontale, l'opercolo frontale, il giro frontale inferiore, la corteccia cingolata, la giunzione temporoparietale, il solco temporale superiore, la corteccia somatosensoriale, il lobulo parietale inferiore e l'amigdala. Tranne l'amigdala, sono tutte zone del cervello che si sono strutturate nel cervello umano umano recentemente e provano come il successo della specie homo sapiens derivi dal suo spirito empatico e dal suo senso di collaborazione e di identificazione. Le connessioni fra queste zone sono complesse e specifiche di ogni individuo. Inoltre quelle zone non svolgono solo quella funzione di sensibilizzazione all'empatia ma molte altre.


Secondo Baron Cohen, il male nasce da un malfuzionamento di questo circuito, a sua volta determinato da fattori sociali. E' infatti inevitabile considerare che il nostro cervello, come ho già scritto molte volte, si calibra sulla base delle esperienze vissute. Se ad un bambino viene detto "A scuola ti devi far rispettare, se qualcuno ti picchia gliene devi dare altrettante, altrimenti ti picchio io quando torni a casa", il circuito dell'empatia svilupperà delle zone non bene connesse e le prime esperienze di picchiaggio nei confronti dei compagni di scuola determinerà ulteriori destrutturazioni di quel circuito. E' per questo motivo che le religioni, ad esempio, sono state molto importanti, nel corso della storia umana, perchè hanno comunque sottolineato l'importanza della mitezza, del porgere l'altra guancia, in un mondo, che nella sua rudezza sfociava spesso nella violenza più cruda. In questo senso compiere una piccola opera di bene allunga il suo riflesso, si potrebbe dire, nel corso dei secoli, perchè la persona beneficiata avrà appreso che il bene/empatia esiste e lo restituirà nel futuro a qualcun altro. Allo stesso modo funziona anche la crudeltà. Un atto crudele ricevuto sarà molto facilmente restituito, non necessariamente all'autore di quella crudeltà originaria.


In sintesi, molte correnti di ricerca indicano che il cervello umano e fatto per essere cooperativo e socievole, ma gli sviluppi culturali sia macro che micro, possono bloccare o diminuire questo circuito dell'empatia fino a creare i presupposti per la crudeltà individuale e collettiva. A differenza della quasi totalità degli altri animali, fatta eccezione per i mammiferi superiori, i nostri comportamenti sono comportamenti appresi e la complessità del cervello rende questi comportamenti plastici e mutevoli in infinite direzioni contrastanti.


E' per questo motivo che molti studiosi ritengono che prima dell'economia, andrebbe educato l'uomo come soggetto empatico e benevolo, ma come puoi ben intuire un programma del genere si scontrerebbe con le esigenze del mondo produttivo e capitalistico che devono invece sottolineare l'egoismo, la competizione e il narcisismo di ognuno di noi, al fine di produrre sempre di più, guadagnare sempre di più e così via. Se scoprissimo la possibilità di una società cooperativistica, invece di una automobile a persona, probabilmente ne basterebbe una ogni 10 persone, ma questo significherebbe che ognuno di quei dieci dovrebbe considerare quell'automobile un bene prezioso di tutta la collettività. Ad ogni modo rischio di finire OT. Era solo per sottolineare come una certa visione del nostro cervello può condizionare anche una certa visione della società.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Ciao socrate, quelle che possono essere definite come emozioni sociali fanno riferimento al cosiddetto sistema limbico, che è situato al di sotto della corteccia. Si tratta forse della parte più complessa del sistema nervoso, molteplice ente connessa con la corteccia alla quale è solitamente assegnato il pensiero razionale.
Non ho idea se poi vi siano specificazioni per singola emozione, una volta ho sentito Telmo Pievani parlare della localizzazione del sentimento dell'orgoglio.
Devi comunque, tener conto che le nostre espressioni emozionali sono frutto di elaborazioni complesse, tu parli ad esempio di disprezzo, ma il disprezzo presuppone  una costruzione etica, e questa costruzione ha probabilmente buoni tratti di razionalità.
Stesso dicasi per la rabbia, che presuppone un'idea di giustizia, anch'essa costruita in qualche forma razionale.
E' la rabbia, poi, che quando non viene sfogata si sedimenta e diventa odio.

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 26 Agosto 2021, 14:27:13 PM
Socrate buongiorno. Credo che sarebbe stato più opportuno inserire questo topic in scienza. In ogni caso Baron-Cohen, che insegna a Cambridge, ha scritto un libro che potrebbe interssarti, che si intitola "La scienza del male" proprio su questo argomento. Rispetto all'amore, e quindi a tutto ciò che ci fa sentire bene, perchè collegati agli altri in modo positivo, Baron-Cohen, parla di circuito dell'empatia, che riguarda una decina di regioni del cervello fra loro interconnesse: la corteccia prefrontale, la corteccia orbitofrontale, l'opercolo frontale, il giro frontale inferiore, la corteccia cingolata, la giunzione temporoparietale, il solco temporale superiore, la corteccia somatosensoriale, il lobulo parietale inferiore e l'amigdala. Tranne l'amigdala, sono tutte zone del cervello che si sono strutturate nel cervello umano umano recentemente e provano come il successo della specie homo sapiens derivi dal suo spirito empatico e dal suo senso di collaborazione e di identificazione. Le connessioni fra queste zone sono complesse e specifiche di ogni individuo. Inoltre quelle zone non svolgono solo quella funzione di sensibilizzazione all'empatia ma molte altre.


Secondo Baron Cohen, il male nasce da un malfuzionamento di questo circuito, a sua volta determinato da fattori sociali. E' infatti inevitabile considerare che il nostro cervello, come ho già scritto molte volte, si calibra sulla base delle esperienze vissute. Se ad un bambino viene detto "A scuola ti devi far rispettare, se qualcuno ti picchia gliene devi dare altrettante, altrimenti ti picchio io quando torni a casa", il circuito dell'empatia svilupperà delle zone non bene connesse e le prime esperienze di picchiaggio nei confronti dei compagni di scuola determinerà ulteriori destrutturazioni di quel circuito. E' per questo motivo che le religioni, ad esempio, sono state molto importanti, nel corso della storia umana, perchè hanno comunque sottolineato l'importanza della mitezza, del porgere l'altra guancia, in un mondo, che nella sua rudezza sfociava spesso nella violenza più cruda. In questo senso compiere una piccola opera di bene allunga il suo riflesso, si potrebbe dire, nel corso dei secoli, perchè la persona beneficiata avrà appreso che il bene/empatia esiste e lo restituirà nel futuro a qualcun altro. Allo stesso modo funziona anche la crudeltà. Un atto crudele ricevuto sarà molto facilmente restituito, non necessariamente all'autore di quella crudeltà originaria.


In sintesi, molte correnti di ricerca indicano che il cervello umano e fatto per essere cooperativo e socievole, ma gli sviluppi culturali sia macro che micro, possono bloccare o diminuire questo circuito dell'empatia fino a creare i presupposti per la crudeltà individuale e collettiva. A differenza della quasi totalità degli altri animali, fatta eccezione per i mammiferi superiori, i nostri comportamenti sono comportamenti appresi e la complessità del cervello rende questi comportamenti plastici e mutevoli in infinite direzioni contrastanti.


E' per questo motivo che molti studiosi ritengono che prima dell'economia, andrebbe educato l'uomo come soggetto empatico e benevolo, ma come puoi ben intuire un programma del genere si scontrerebbe con le esigenze del mondo produttivo e capitalistico che devono invece sottolineare l'egoismo, la competizione e il narcisismo di ognuno di noi, al fine di produrre sempre di più, guadagnare sempre di più e così via. Se scoprissimo la possibilità di una società cooperativistica, invece di una automobile a persona, probabilmente ne basterebbe una ogni 10 persone, ma questo significherebbe che ognuno di quei dieci dovrebbe considerare quell'automobile un bene prezioso di tutta la collettività. Ad ogni modo rischio di finire OT. Era solo per sottolineare come una certa visione del nostro cervello può condizionare anche una certa visione della società.
Ciao jacopus, tu vedi sempre l'empatia come una sorta di essenza del bene, ed in antitesi con l'egoistica società capitalistica. I meccanismi empatici sono presenti in tutta l'umanità, anche nei capitalisti più sfegatati, anche nei criminali più incalliti. Quando questi meccanismi non funzionano non si diventa egoisti, si diventa psicotici.
Questi meccanismi, poi, hanno il ruolo fondamentale di informare l'individuo sulla presenza degli altri, sulle loro esigenze, sulle opportunità che rappresentano.
Da questo a configurare una società dove gli individui collaborano, anche in forme organizzative molto complesse, come quelle di mercato o quelle collettiviste, ce ne vuole.
Non credo sia così scontata la conclusione che tu trai che il capitalismo riduce l'empatia, o anche che vi sia una relazione diretta tra empatia e altruismo.
L'empatia si sviluppa, come anche tu hai notato, in funzione di quello che trova nell'ambiente umano, e lo imita. Se nel mio ambiente sono razzisti, io empatizzeró il razzismo.

Phil

Un paio di spunti da una ricerca del 2008 basata su 17 soggetti umani (doveroso dunque il "beneficio di inventario"):
«La visualizzazione di un volto odiato ha comportato un aumento dell'attività nel giro frontale mediale, nel putamen destro, bilateralmente nella corteccia premotoria, nel polo frontale e bilateralmente nell'insula mediale. Abbiamo anche trovato tre aree in cui l'attivazione era correlata linearmente con il livello dichiarato di odio, l'insula destra, la corteccia premotoria destra e il giro fronto-mediale destro. Un'area di disattivazione è stata trovata nella circonvoluzione frontale superiore destra. Lo studio mostra quindi che esiste un modello unico di attività nel cervello nel contesto dell'odio. Sebbene distinto dal modello di attività correlato all'amore romantico, questo modello condivide tuttavia due aree con quest'ultimo, vale a dire il putamen e l'insula.» (fonte)

«La parte più sorprendente e forse sorprendente della ricerca di Zeki e Romaya per me, tuttavia, non è che l'odio e l'amore siano intrecciati insieme. È che la principale differenza nei due modelli cerebrali attivati ​​era che le aree della corteccia cerebrale frontale, temporale e parietale - legate al giudizio e al ragionamento - si disattivano in amore rispetto all'odio.
Questo è sorprendente per me, dato che sia l'odio che l'amore sembrano essere passioni che consumano tutto. Tuttavia, implica che le persone innamorate prendono decisioni meno razionali e giudicano meno i loro partner, mentre l'attenzione e la logica vengono mantenute nel comportamento nei confronti di un nemico. "È più probabile che nel contesto dell'odio l'hater possa voler esercitare un giudizio nel calcolare le mosse per (causare) danno", ha suggerito Zeki in una dichiarazione.» (fonte)

Jacopus

Buongiorno Anthonyi. Quello che scrivi è sostanzialmente esatto. Anche Hitler era empatico e probabilmente voleva bene al suo pastore tedesco e ad Eva Braun. Non esiste un malvagio sempre versato alla malvagità e neppure un capitalismo sempre versato all'egoismo. Per quanto riguarda lo stato psicotico a cui accenni, hai compreso il problema ma nella casistica esistono anche casi di totale assenza di empatia, che probabilmente, proprio per evitare lo stato psicotico, si struttura in forme delinquenziali, dove l'assenza di empatia può essere un vantaggio. Inoltre come ho già scritto altrove, piuttosto che di empatia bisognerebbe parlare di compassione, poiché esiste anche una empatia negativa, come quella del killer che si mette nei panni della vittima per colpirla nel luogo e nel momento migliore.


Detto questo andrebbero distinti due livelli, che sono comunque interconnessi, quello individuale e quello delle istituzioni e delle sottostanti classi sociali che le gestiscono. A livello individuale possono esistere tutte le combinazioni possibili, capitalista generoso, proletario egoista, ma a livello macro non è impossibile osservare delle tendenze, attraverso le quali anche una struttura sociale astratta come il Capitalismo, diventa storicamente concreta e, nella sua concretezza, aprire o meno all'empatia, alla solidarietà e alla cooperazione. A me pare, ma mi posso sbagliare, che in questo momento storico, successivo all'era Tatcher/Reagan e successiva caduta dell'URSS, il Capitalismo abbia abbandonato ogni reticenza morale e si sia avviato verso una nuova fase di enorme accumulazione e di disinteresse verso il bene comune, considerato non "bene in sè" ma come possibile strumento di controllo sociale. Il paradosso sta nel fatto che il capitalismo (e la borghesia) nacque e fondó la sua legittimazione sulla competizione, economica ma anche sociale e politica. Nel XXI secolo agisce in una situazione di monopolio culturale, provvedendo così ad amplificare quelle condizioni di assenza di empatia e di compassione che sono sotto gli occhi di tutti, basta guardare qualche pubblicità, qualche intervento politico, gli sguardi delle persone per strada.
Tornando al discorso sul cervello è proprio questo tipo di società che viene appresa dalle nuove generazioni, per le quali sarà il "sistema operativo" con il quale far funzionare il cervello.
Un ultimo esempio per sottolineare la distanza fra sistemi sociali. Nel socialismo reale, con tutte le sue pecche ed errori, vi era la tradizione che tutti dovessero fare tutto. Shostakovich, uno dei più grandi compositori del 900, svolgeva regolarmente delle attività manuali, previste per lui come per tutti gli intellettuali dell'epoca. È evidente che l'empatia nasce dall'esperienza. Lavorando accanto ad un fabbro per una settimana si comprende il significato di quella vita. Attualmente invece la distanza sociale fra gli uomini è tale che diventa sempre più difficile immedesimarci nelle "vite degli altri", e tutto questo ha conseguenze organiche, fisiche, nella stessa conformazione (plastica) del cervello di ognuno di noi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Phil. Odio e amore si attivano probabilmente in strutture cerebrali più arcaiche, rispetto a quelle che elaborano l'empatia e la cooperazione. E la loro struttura basica permette di considerare che si attivino le stesse parti del cervello. Siamo noi, nella nostra foga esplicativa, a cercare di separare  ciò che nella realtà non lo è. A proposito di struttura razionale ed emotiva del cervello, Damasio ha scritto delle pagine importanti, proprio per sottolineare come la res extensa e la res cogitans  siano interconnesse, così come emozioni e capacità di pensare razionalmente.
Il mio pensiero, molto sinteticamente è questo. La strada principale è l'apprendimento: si può apprendere la bontà e ad non odiare, ma anche la malvagità e a odiare. Attraverso l'apprendimento il cervello muta la sua struttura e trasmette epigeneticamente le sue modifiche alle generazioni successive. Resta di fatto che vi è comunque un solido retroterra organico cerebrale genotipico (e quindi non modificabile) che ci predispone alla cooperazione. Questa predisposizione innata può essere alterata da fattori sociali, la cui persistenza nel tempo, può provocare modifiche anche alla struttura epigenetica dell'organismo umano, rendendo più stabili certi comportamenti piuttosto che altri.
Detta dinamica a sua volta è comunque influenzata sia dall'ambiente (un ambiente violento favorirà un comportamento violento) che dal caso.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

La psicologia di massa ha analizzato la sindrome gregaristico-autoritaria che unifica amore (per il proprio leader e clan) ed odio (per la parte avversa). Non credo che buttarla sulla neurologia cerebrale sia molto chiarificante su comportamenti umani che hanno una base psicologico-culturale.

Il cervello umano è assai versatile e potente, ma ad attivarlo sono gli stimoli ambientali, non la sua fisiologia data una volta per tutte.  Meglio non evocare lo spirito di Lombroso, posto che le minacce di tipo scientifico ed ideologico alla nostra salute ed equilibrio mentale sono già tecnicamente ottime e abbondanti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Citazione di: Socrate78 il 26 Agosto 2021, 13:35:35 PM
Siccome, anche per me che sono credente, i sentimenti hanno oltre ad una origine spirituale anche un'origine fisica (cerebrale) qualcuno sa dirmi quali sono le aree cerebrali che si attivano quando si ama molto qualcosa e quando invece si prova odio? Mi interesserebbe sapere soprattutto quali sono le aree cerebrali implicate nell'odio o in sentimenti simili (disprezzo ad esempio) e se sono per caso uguali a quelle che determinano l'amore. Qualcuno sa dirmi qualcosa?

Salve Socrate78. Sai che ti considero un fenomeno ? Non a livello di Forum, ma veramente a livello planetario ?.A me sembra che i tuoi quesiti siano talmente "naif" da risultare frutto non di ragionamento, bensì di "riflessi corporali automatici" (tipo starnuto, per intenderci).

Quindi tu credi che i sentimenti siano frutto sia dell'attività cerebrale che di quella spirituale ? Ma in quale modo : contemporaneamente ed in via condominiale e simultanea (mezzo sentimento di origine cerebrale e l'altra metà dello stesso sentimento......per via spirituale).........alternando sentimenti interamente cerebrali con altri sentimenti diversi ed interamente spirituali ?.......oppure ancora alternando lo stesso sentimento, il quale verrà generato una volta cerebralmente, la volta successiva, invece spiritualmente) ?.

Scusa ma, se sei credente, sarai convinto che, dopo la morte, l'anima conservi la capacità di provare dei sentimenti (come minimo la capacità di amare Dio, non trovi ??)........eciò (lo capirebbe pure un bambino, basta che abbia fatto la Prima Comunione) dovrebbe essere la prova certa (per un credente, appunto) del fatto che i sentimenti nascono e si svolgono UNICAMENTE a livello spirituale.

O non vorrai dirmi che che l'anima-spirito emana solo sentimenti benefici o comunque di una qualche tipologia ben specificata............mentre altri e magari opposti sentimenti sono generati - in esclusiva - dalla bieca e viscida materia cerebrale.

Ma veramente non hai riflettuto su tali aspetti prima di metterti a scrivere il tuo stupefacente quesito ?

Comunque vedo che la tua domanda sembra avere - qui dentro - suscitato più fervoroso interesse che scetticismo, quindi ti faccio i miei complimenti. Secondo me, certi argomenti hanno sempre successo in un Forum (vedi Covid, sentimenti e migranti) perchè - come si dice - quando una cosa tira. la tira, e non è il caso di star troppo a rifletterci soopra !!!. Salutoni e buon successo alla interessante discussione.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Per Ipazia. W. Reich ha scritto un libro classico ed encomiabile ma dagli anni trenta ad oggi, la ricerca scientifica ha fatto qualche passetto in avanti. Oltretutto senza mai sfatare l'importanza dell'ambiente e dei fattori sociali, ma senza neppure mitizzarli. Il discorso su Lombroso sarebbe lungo ma anche interessante.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Per Viator. Mi spieghi qual'è il senso del tuo intervento? Socrate è liberissimo di credere in quello che vuole. La domanda è stata posta in modo fuorviante in tematiche spirituali ma riguarda gli aspetti organici dei sentimenti e non quelli spirituali. Direi che tutti dobbiamo rispettare di più le persone che scrivono in questo forum, al di là dell'essere d'accordo o meno con le opinioni espresse. Per scatenare gli istinti primordiali va benissimo Facebook o Instagram.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve Jacopus. Certo che Socrate78 può credere in ciò che vuole; esattamente come io posso liberamente trovare "naif" non il suo quesito, bensì i suoi personali presupposti, facendogli notare la grottesca (anche se liberissima) contraddizione nascente dal suo proclamarsi credente. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Socrate78

#12
Non c'è contraddizione nel fatto che io mi proclami credente con quello che io ho detto, caro Viator, e ti mostro anche il motivo (poi puoi anche rifiutarlo, ovvio). Secondo me sia il corpo sia la Coscienza (da credente la chiamo anima, ma il senso è quello) sono ENERGIA, la Coscienza (anima) è fatta di energia sottile e il corpo (materia) di energia più densa. Si tratta insomma, se si vuole vedere la cosa scientificamente, di VIBRAZIONI ENERGETICHE (con una certa frequenza). Quindi una configurazione organica cerebrale tendente all'odio secondo me deriva non soltanto dalla chimica, ma proprio dal fatto che nel profondo l'anima si è AMMALATA, vibra ad una frequenza BASSA (l'odio è frequenza vibrazione bassa) e quindi influenza il corpo (energia densa) facendogli prendere una configurazione chimica conforme all'odio! Ovviamente se tu intervieni sul corpo chiamandogli la configurazione chimica (con droghe o psicofarmaci) questo può avere un'effetto positivo anche sull'anima (tutto è energia interconnessa), ma se l'anima è CORROTTA passato l'effetto la persona tornerà ad essere come prima, quindi non c'è vera guarigione. E' per questo che gli psicofarmaci non riescono molto spesso a curare veramente gli psicotici (che spesso tornano anche ad essere peggiori dopo essere apparentemente guariti), perché il medico dando i farmaci ha soltanto migliorato l'energia corporea momentaneamente, ma se l'anima è orientata all'odio ( vuol dire che vibra a bassa frequenza, l'amore è alta frequenza, e più si ama più la frequenza si alza, Dio è il MASSIMO) ecco che la bassa frequenza determinerà anche in futuro nella persona psicotica l'emergere del male, anzi può essere persino molto peggio, perché durante i trattamenti psichiatrici gli psicotici vengono spesso se sono agitati legati ai letti, repressi, quindi in futuro (anche molto dopo) questa repressione dopo il cambiamento momentaneo potrebbe esplodere in una violenza tremenda, in cui si odia tutto e tutti.  Il Paradiso può essere spiegato come un mondo in cui ci sono frequenze vibrazionali altissime, che sono connesse ad un amore immenso, in cui si prova solo gioia, solo emozioni positive, mentre l'Inferno è l'opposto, si tratta di anime messe insieme che hanno na frequenza vibrazionale bassa, quindi stanno male proprio perché l'energia si trasmette e quindi si trasmette sofferenza ed odio. Più bassa è la frequenza, peggio è.  Ora ti confesso una mia opinione, che  ti stupirà. Le anime peggiori, caro Viator, sai quali per me quali sono? Non sono le anime (comunque a bassa frequenza) dei criminali (quelli hanno bisogno di affetto e amore forse più di tutti, perché la società li rifiuta come la peste, quindi vanno aiutati pian piano a salire nell'amore), ma sono le anime delle persone AUTISTICHE, perché sono chiuse nel loro mondo e non si relazionano con il mondo esterno, quindi siccome Dio è per essenza, comunione, relazione, ecco che io credo l'anima di un autistico è proprio purtroppo ad un livello bassisssimo, lontanissimo da Dio, molto difficile da recuperare.
Da questo si possono anche comprendere le regole per migliorare l'anima, ciò sforzarsi di eliminare ogni pensiero negativo, tutto il pessimismo, addirittura sono convinto che è bene provare compassione solo per chi è felice (solo empatia POSITIVA), perché se tu compatisci una persona che soffre il male energetico che prova ti entra dentro (il dolore è male, energia bassa), e quindi fa degradare in realtà anche l'anima. Bisogna fare il bene essendo felici dentro, senza compatire il sofferente.

anthonyi

Ciao socrate, forse viator qualche ragione ce l'ha, tu fai confusione tra anima e corpo.
Hai appena parlato delle anime degli autistici, ma l'autismo è una malattia che ti impedisce di comunicare le emozioni, e come nascere sordomuti, diresti tu che un sordomuto ha un'anima chiusa perché non può comunicare? Penso di no.
L'anima prescinde dalle nostre limitazioni fisiche, anche quelle nella comunicazione emotiva.

Jacopus

Per Socrate. Alla luce di quanto hai scritto, hai fatto bene a mettere la domanda nella sezione spirituale ::) . Io ti posso rispondere da un punto di vista laico. Come ha già detto Anthonyi, l'autismo è una malattia organica, considerare gli autistici delle persone malvage e cattive a me risulta incomprensibile, visto che non sono certo mosse dalla consapevolezza se si comportano in un certo modo. L'autismo inoltre si muove su un spettro molto variegato, fino agli autistici ad alto funzionamento (leggere i libri di Oliver Sacks, per farsene un'idea, oltre che per leggere dell'ottima letteratura anglo-americana). E' come se tu dicessi che un tetraplegico merita di andare all'inferno mentre un criminale ha bisogno di amore e magari se la cava con un pò di purgatorio. Ammesso che anche il criminale è diventato un delinquente per ragioni socio-ambientali (ma non sempre), a me sembra che chi sta male per motivi organici non dovrebbe essere condannato, seppure in camera spiritualis.
Oltretutto il discorso che porti sulle vibrazioni a bassa ed alta frequenza è privo di alcun fondamento, a meno che uno non se la canti e se la suoni per proprio conto.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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