Perfezione spirituale e Veganesimo

Aperto da Federico Mey2, 21 Aprile 2020, 11:29:52 AM

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Federico Mey2

All'interno della mia proposta di una nuova psicofilosofia (ovvero nuova ideologia) che indica come fine ultimo dell'agire individuale la Perfezione, ovvero la negazione dell'Errore, sta un elemento che, nel mondo attuale (salvo il continente indiano) è rivoluzionario, nel suo aspetto pratico: il Veganesimo.
Qual'è la ragione di esso, dal punto di vista psicofilosofico? E' lo sforzo di negare la sofferenza degli animali in quanto esseri senzienti e con attitudine al movimento, che nell'attuale sistema socio-economico mondiale è inevitabilmente causata dall'allevamento per il loro sfruttamento.
Che cos'è la sofferenza? La sofferenza è Male, e la mia idea di Perfezione condanna il Male.

Il non-Male distinto dal Bene
Tuttavia, c'è un ragionamento più sottile per chi facilmente tende a inglobare l'idea di condannare il Male all'interno del dualismo Bene-Male.
Quest'ultimo è il tipo di ragionamento in cui si è immersi, per lo meno in occidente, date anche l'influsso di cristianesimo e nazismo, ideologie entrambe immerse di dualismo Bene-Male, che si nutrono di esso.
Cosa significa proporre il non-Male e non il Bene come suo contrario?
Ad esempio, che io non voglio il maiale felice (Bene), ma disprezzo il fatto che soffra (non-Male).
Ad esempio che personalmente io non possegga neanche un cane, proprio perchè mi sentirei in colpa del Bene che potrei concedergli simultaneamente alla coscienza che il Male degli allevamenti degli altri animali, suoi simili, non è estinto.

Vita e morte
Facendo il parallelo con la vita e la morte, includo nel ragionamento sia animali che uomini. Qual'è la soluzione estrema per la sofferenza? E' la non-vita, data da non-nascita ma anche morte (ovviamente minimizzando la sofferenza).
Nell'ambito animali il non-Male consiste nel negare la nascita, imperfetta in quanto segnata da futura sofferenza, quindi dal negare l'allevamento. Nell'ambito umano consiste nel promuovere aborto (tra l'altro nel caso in cui la nascita non sia relativa ad una famiglia regolare e naturale), eutanasia e suicidio assistito (come possibilità concesse).

Sconfiggibilità del Bene assoluto
Inoltre, se si restasse inglobati nel dualismo Bene-Male, non si riuscirebbe a cavarsela: evidentemente il Male è un istinto presente in parte dell'umanità, si formano due schieramenti e il Bene non potrà mai riuscire a vincere, perchè ha un'obiettivo troppo ambizioso e troppo distante da quell'altra parte di umanità.

Teologia-Filosofia negativa
La mia idea del non-Male descritta è coerente con in'idea più ampia della mia ideologia della Perfezione (infatti chiamata "Teoria dell'Errore"), che tende a negare ciò che non è, piuttosto che affermare ciò che è. Questo atteggiamento discende dall'idea che la Perfezione è originaria, perchè in origine c'è il Nulla ed esso, essendo caratterizzato dall'assenza di Errore (come di ogni altra cosa), è Perfetto. Quindi bisogna negare l'imperfezione più che promuovere la Perfezione.
Il Male e la sofferenza vengono avversati in quanto Errore, più che in quanto Male in senso morale.

Assolutizzazione del corrente atteggiamento Vegano
E' però anche necessario, per me, ampliare l'ideologia Vegana di non-sofferenza animale ad altri sistemi economico-sociali, date le facili critiche possibili a che sostiene oggi questa ideologia, di non essere disposto a seguirla in ogni caso. Basta pensare a 2 cose: il fatto che questa ideologia sia soltanto della corrente società, e che sia assente nel passato, e l'altra cosa che, nel bisogno, l'umano sia costretto ad abbandonarla.
La mia idea è che l'atteggiamento Vegano (che a questo punto può non consistere di essere vegani in pratica) può essere visto come assoluto sulla base di: coscienza umana della sofferenza animale e minimizzazione della sofferenza animale nel caso in cui nel bisogno si sia costretti a sfruttare animali. Questa idea ovviamente nega in ogni caso l'attuale allevamento, perchè mancano sia il bisogno, sia la minimizzazione della sofferenza.

viator

Salve Federico. Dimmi però una cosa : se è sacrosanto l'astenersi da ciò che comporterebbe sofferenze per viventi umani ed animali......................come la mettiamo con la sofferenza dei viventi VEGETALI ?----------- Oppure i vegetali non soffrono poichè non strillano e non si agitano ?.



Non esiste mentalità più assurda di quella che esprime il veganismo.



Se veramente - per personale visione etica - non si vuole la sofferenza di alcun vivente, l'unica soluzione resta il FRUTTARIANESIMO !. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Su questo punto io e Viator siamo d'accordo. Le piante sono esseri viventi esattamente come noi, si nutrono come noi, trasformano elementi chimici e la luce solare come noi, si sviluppano attraverso la replicazione del DNA come noi. Addirittura comunicano fra di loro come noi attraverso enzimi come i nostri (ad esempio il glutammato).
L'unico vantaggio di mangiare vegetali rispetto agli animali è il minor impatto ambientale delle coltivazioni vegetali rispetto agli allevamenti di bestiame.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

#3
La vita di qualcuno è sempre la morte di un altro, il veganesimo è un ideologia pericolosa proprio perchè si astrae da questa regola biologica e crede di farla franca non allevando grandi mammiferi. Per coltivare la terra efficacemente bisogna uccidere miliardi di insetti, miliardi di funghi, uccidere o costringere al deserto centianaia di specie animali, in definitiva ridurre la biodiversità di miliardi di ettari di terreno ad una manciata di culture selezionate,  tutti gli altri saranno morti, che possano soffire o meno, è un finto problema. Basta prendere l'ultimo animale estinto, che non so chi sia, e scoprire che nessun uomo lo mangiava, ma si è estinto lo stesso per colpa degli umani. Certo, essendo "non nato" non avrà sofferto, ma a suon di far "non nascere" esseri viventi ci rimarranno le pietre. Una filosofia che veramente superi la dicotomia bene-male è  una filosofia della contaminazione, della ricerca di equilibrio, della caducità, che non ricerchi facili scappatoie morali e offra strambe vie per uscire dal circolo vita-morte.Bisogna imparare a sopportare che ogni nuova vita porta con se un carico inevitabile di morte per essere vissuta.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

baylham

Sono d'accordo con InVerno, ma ritengo che il veganesimo sia socialmente meno dannoso di altre diete, etiche, culture e filosofie.


I vegetali non soffrono, come non soffrono i virus, batteri e funghi.

Federico Mey2

Purtroppo su questo argomento c'è il rischio di affrontare posizioni prevenute, ed è il caso delle prime 3 risposte ricevute ieri. E' una situazione tipica al Bar dello Sport, in cui la presenza di persone che usano il ragionamento soltanto in modo retorico con l'obiettivo predefinito di difendere con le unghie il proprio ... piatto.
Quindi non rispondo, anche se sarebbe facile farlo, ma lo farei soltanto al bar, mentre da un forum di filosofia mi aspetto più profondità, acutezza e soprattutto ricerca della Verità.
Risponderò soltanto a chi, pur non praticando il vegetarianesimo, stimi la proposta di limitare la sofferenza.

Jacopus

Caro Federico Mey, i discorsi da bar sport, giustamente, si fanno al bar sport e mi sembra quindi la tua, una giusta decisione.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Secondo me, il veganesimo etico esprime, nella pratica, uno slancio spirituale verso l'Assoluto.

Nella ricerca della Verità, inevitabilmente ci rendiamo man mano conto del male. Il male che è nel mondo, il male che facciamo, il male che noi stessi siamo!
E così ciò che prima era "normale", legittimo, magari persino giusto... diventa ora inaccettabile.

La scelta vegana, che io tuttavia non riesco ad attuare, rientra nell'inaccettabilitá di causare sofferenza a degli animali.
Perché questa sofferenza è ormai riconosciuta come male.

Che il Bene assoluto non ci sia, non sia possibile, non è però affatto una limitazione.
Il non Male infatti ha tutta la sua ragion d'essere, la sua motivazione, nel Bene, che non c'è, proprio in quanto è!

Infatti l'Uno, il Bene, l'Essere, l'Assoluto sono lo stesso Nulla.

Il riconoscimento del Male implica dolore. E quindi la nostra discesa all'inferno. Inferno che è qui, ora, pronto per noi. Per entrarci è sufficientemente ricercare la Verità.

Ma il Male, è pure il filo d'Arianna che conduce a Dio.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

viator

Salve baylham. Citandoti : "I vegetali non soffrono, come non soffrono i virus, batteri e funghi".


Sino a questo momento ho sempre preso "alla leggera" i tuoi interventi ma ora mi accorgo di avere sbagliato poichè capisco chi veramente tu sei : "L'Arbitro dei Viventi".



Comunque per placare ogni e qualsiasi sensibilità etico-dolorifica, propongo a te ed a Federico, assieme a chi condivide le vostre idee, di farvi promotori di una proposta di Legge che preveda l'istituzione di Pubblici Macelli corredati di reparti di Anestesia Preventiva prima di passare al cosiddetto abbattimento delle vittime. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Che le piante non soffrano come noi è possibile, ma nessuna sofferenza è uguale (lo sapeva anche Tolstoj quando scrisse Anna Karenina). Però soffrono, al punto che mettono in moto tutta una serie di risposte quando vengono danneggiate, grazie ad un enzima che si chiama glutammato, di cui ci serviamo anche noi, esseri senzienti, autonominatici signori del mondo e unici percettori di sensi e cognizioni superiori (compreso il dolore).


http://www.saperescienza.it/news/piante-animali/il-linguaggio-segreto-delle-piante-come-si-difende-il-mondo-vegetale-25-10-2018/2216-il-linguaggio-segreto-delle-piante-come-si-difende-il-mondo-vegetale-25-10-2018
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Non so in quale regno vivente si manifesti la sofferenza e chi lo decida, tendo però a non dare un valore assolutamente negativo alla sofferenza, anzi penso che le cose più belle nascano proprio dalla sofferenza e che senza di essa non potrebbe esistere nulla di "buono", inteso anche come assenza di sofferenza. Meno male che la sofferenza esiste, altrimenti probabilmente saremmo non-sofferenti, come - secondo la concezione che va per la maggiore - i vegetali.

Peraltro, se fossi stato d'accordo con te, Federico, non avrei scritto assolutamente niente, perchè riterrei di non aver nulla da dire, spero invece di averti fatto un pò soffrire, filosoficamente!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

baylham

Per quanto concerne il dolore, la sofferenza fisica ritengo che i vegetali e i viventi in generale privi di un sistema nervoso centrale non soffrano.
La loro condizione è simile agli uomini con la malattia genetica CIPA.
Che un taglio di un ramo o di un foglia produca meccanismi biochimici di difesa nel vegetale non mi sorprende affatto, anzi lo trovo coerente con i processi di evoluzione biologica, ma ciò non significa che il vegetale provi dolore.
Che i batteri o virus provino dolore è assurdo.


Non penso affatto che gli uomini siano padroni del mondo, penso che gli animali sentano il dolore per quanto scritto sopra.


Sul tema sono perfettamente d'accordo con l'obiettivo di ridurre la sofferenza umana e dei viventi in generale, odio la sofferenza.

InVerno

#12
Dato per assunto che gli animali hanno un sistema nervoso, rimane da capire secondo quale logica empirica o teorica, l'allevamento animale, in qualsiasi forma e senza distinzione, provochi sofferenza nell'animale.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Federico Mey2

Citazione di: InVerno il 22 Aprile 2020, 21:13:14 PM
... spero invece di averti fatto un pò soffrire, filosoficamente!
Infatti, la mia è proprio una sofferenza intellettuale, per il valutare che c'è così poca gente in grado di ragionare...

sapa

Citazione di: Jacopus il 21 Aprile 2020, 19:39:04 PM

L'unico vantaggio di mangiare vegetali rispetto agli animali è il minor impatto ambientale delle coltivazioni vegetali rispetto agli allevamenti di bestiame.
E anche qui ci sarebbe parecchio da dire. Dipende anche dalla coltivazione, ma l'impatto ambientale dell'agricoltura moderna non è inferiore a quella di un allevamento. Agricoltur e allevamento, del resto, formerebbero insieme un connubio ideale. Dipende ache dall'allevamento, però. Anche qui occorrerebbe distinguere.

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